Di una partita di calcio si possono scommettere tante variabili. Il risultato, in primis. Poi il numero dei gol, il minuto di realizzazione, le espulsioni, le reti per tempo. E si può anche decidere di puntare su qualcosa che non dovrebbe accadere in un certo arco temporale. Ad esempio sull’assenza di calci di rigore in un determinato minuto. C’ è stato un tifoso, che su twitter corrisponde a Jay, che ha scommesso 25 sterline sulla formula “no penalty” nel primo minuto di gioco della finale di Champions League tra Tottenham e Liverpool.
Per nove partite su dieci quello sarebbe un esito scontato, è raro che venga assegnato un rigore dopo solo pochi secondi di partita. Anzi, per una finale della Coppa dei Campioni, sarebbe un record. Purtroppo per il tifoso, il match da guinness dei primati è proprio la finale del Wanda Metropolitano. Il pallone calciato da Manè che finisce prima sulla spalla e poi sul braccio largo di Sissoko è stato punito dall’arbitro slovacco Skomina. Dopo soli 23 secondi. Una decisione che avrà mandato nello sconforto non solo i tifosi del Tottenham ma anche lo sfortunato scommettitore.
E’ dal 1997 che una matricola in una finale di Champions non riesce a portarsi la Coppa a casa. Ci proverà il Tottenham, la sorpresa dell’edizione 2019, che al Wanda Metropolitano di Madrid sfida il Liverpool. Entrambe sono reduci da due memorabili rimonte in semifinale. I reds con il clamoroso 4-0 rifilato al Barcellona dopo lo 0-3 del Camp Nou. Gli spurs hanno ribaltato lo 0-1 interno andando a vincere 3-2 all’ultimo secondo all’Amsterdam Arena contro l’Ajax, con la tripletta di Lucas Moura. Il derby inglese in Spagna sarà preceduto da un minuto di silenzio in memoria di Josè Antonio Reyes, il calciatore iberico morto in un incidente stradale questa notte. Aveva vinto 4 Europa League con Siviglia e Atletico Madrid, militando anche nell’Arsenal e nel Real Madrid.
Dunque tocca a Mauricio Pochettino provare a regalare al Tottenham il più grande successo internazionale della sua storia. Nel palmares della squadra di Harry Kane finora, a livello europeo, figurano una Coppa delle Coppe (1963), due Coppe Uefa (1972-1984) e una Coppa di Lega italo inglese (1971). Il tecnico di origini piemontesi proverà così a invertire un trend che vede, da 19 anni, le esordienti sempre sconfitte in finale di Champions. Valencia nel 2000, poi Bayer Leverkusen nel 2002, Monaco 2004, Arsenal 2006, Chelsea 2008. Quarto nella Premier, il Tottenham deve però migliorare la fase difensiva, visto che ha la peggior difesa della Champions con 17 gol subiti, di cui 7 arrivate nei primi 15 minuti di gioco.
Il @SpursOfficial ha più talento individuale di quel che sembri. Il @LFC a centrocampo è solido e sa prendere in mano la partita. Sono curioso di vedere se sarà una gara inglese o se la tensione la bloccherà #TottenhamLiverpool#UCLfinal
Il Liverpool, dalla sua parte, ha la forza del blasone, oltre a quella tecnica. Cinque Coppe dei Campioni in bacheca, anche se le ultime due finali sono state perse (Milan 2007, Real Madrid 2018). Ma rispetto all’anno scorso Juergen Klopp ha un Alisson in più al posto dello sfortunato Karius e, si spera, un Salah in campo per 90 minuti. L’anno scorso l’egiziano fu messo ko da un intervento di Sergio Ramos nella finale di Kiev. L’allenatore tedesco deve anche invertire il tabù finali che lo perseguita. Finora, infatti, il tecnico nativo di Stoccarda ha perso le ultime sei finali disputate. Prima con il Borussia Dortmund. Wembley 2013, finale di Champions contro il Bayern Monaco. Berlino 2014, finale di Coppa di Germania ancora contro il Bayern. Berlino 2015, ancora Coppa di Germania, ko contro il Wolfsburg. Poi con il Liverpool. 2016, League Cup contro il Manchester City. Basilea 2016, finale Europa League contro il Siviglia. Kiev 2018, finale Champions contro il Real Madrid.
Un tedesco, un argentino, un italiano e uno spagnolo. Come nelle più tradizionali barzellette da cabaret, le quattro finaliste europee sono allenate da quattro allenatori non inglesi. Ecco perché più che il trionfo del calcio di Sua Maestà, questa settimana di Coppe è il manifesto della Premier League. Il torneo più ricco del mondo con ricavi pari a 5,3 miliardi di euro (in Italia siamo a 2,1), con gli stadi più belli (occupati per il 96% rispetto al 62% di casa nostra) ma che è uno straordinario esempio di melting pot pallonaro. Ben il 67% dei giocatori del campionato inglese 2018-2019 è straniero: due su tre non possono giocare con la Nazionale dei Tre Leoni.
Fútbol inglés🏴 domina Europa🇪🇺⁉️ Spurs-DT Pochettino🇦🇷 Propietario:ENIC Group🇬🇧 Liverpool-DT Klopp🇩🇪 Propietario:FSG🇺🇸 Chelsea-DT Sarri🇮🇹 Propietario: Abramovich🇷🇺 Arsenal-DT Emery🇪🇸 Propietario: Kroenke🇺🇸 Players ingleses:18% de los 44 titulares en las Semis de vuelta UCL/EL
Una multiculturalità che può fare solo bene, arricchendo il valore e il brand della Premier. Nell’ultima edizione dei Mondiali, il 43% delle squadre arrivate in semifinale giocava in Inghilterra (al netto che tra le 4 c’era anche la squadra di Southgate). E le stesse squadre che si contenderanno le coppe europee hanno tre proprietà su quattro straniere: il Liverpool è del gruppo americano FNG (Fenway Sports Group), il Chelsea del magnate russo Abramovich, l’Arsenal dell’imprenditore statunitense Stan Kroenke. Solo il Tottenham gioca in casa con la compagnia d’investimento di Enic Group.
Managers/Players of the UK teams that have made the European Cup finals:
Ritornando in panchina i Fab Four hanno curriculum e pedigree diverso tra di loro. L’ex bandiera del Magonza passato dal Borussia Dortmund, Jürgen Klopp. Una vita all’Espanyol passando per Parigi per Mauricio Pochettino. L’impiegato di banca arrivato tardi al calcio che conta, sognando Sacchi come Maurizio Sarri. Il re delle coppe Unai Emery, alla quarta finale consecutiva di Europa League per partecipazioni dirette. E tra gli stessi marcatori andati a segno nelle semifinali solo Loftus-Cheek è inglese. Poi ci sono il brasiliano Lucas Moura, il gabonese Aubameyang, il francese Lacazette, il belga Origi e l’olandese Wijnaldum.
E pensare che l’uomo per la finale il Paris Saint Germain ce l’aveva in casa. Lucas Moura per 5 stagioni ha vestito la maglia per i francesi senza mai lasciare il segno. Finito nel dimenticatoio con gli arrivi, a turno, di Neymar e Mbappè, il brasiliano nato a San Paolo viene scaricato dagli sceicchi del Psg a gennaio 2018. Poteva venire in Italia al Napoli o all’Inter, preferì Londra e il Tottenham. Oggi si è preso il club inglese con una storica tripletta che ha ribaltato la qualificazione contro l’Ajax. Ma il classe ’92 non è l’unico ad aver fatto hattrick in una semifinale di Champions. Ecco chi l’ha preceduto.
Alessandro Del Piero
Il primo triplettista nella moderna Coppa dei Campioni è stato l’ex capitano bianconero nella semifinale dell’edizione 1997-1998. Nel 4-1 maturato nella gara di andata contro il Monaco Pinturicchio realizza tre gol: due rigori trasformati e una splendida punizione che trafigge Barthez.
Ivica Olic
Nel 2010 il centravanti croato del Bayern Monaco porta i tedeschi alla finale di Madrid con l’Inter. Nella semifinale contro il Lione, Olic firma da solo il 3-0 che vale il pass per l’ultimo atto, poi perso, con la squadra di Mourinho.
Cristiano Ronaldo
Chi, se non il re della Champions, poteva timbrare il cartellino anche in questa speciale classifica? Nel 2017 CR7 va a segno per tre volte nel derby in semifinale d’andata contro l’Atletico Madrid. Poi farà anche doppietta nella finale di Cardiff contro la Juve.
Bonus track: il 3+1 di Robert Lewandowski
L’ultima finale senza Messi o CR7 si era giocata nel 2013 tra Bayern Monaco e Borussia Dortmund. L’allora club allenato da Klopp si sbarazzò in semifinale del Real Madrid vincendo la gara di andata per 4-1 grazie addirittura a un poker dell’attaccante polacco.
Dai 600 gol di Messi all’eterno dibattito tra l’argentino e Cristiano Ronaldo. Dalla Pulce che gioca assieme a Ronaldinho ai ragazzini terribili dell’Ajax che sbancano anche Londra. C’è questo ed altro nella partweeta di Champions, i dieci migliori post nelle due serate europee.
Siete sempre lì ad esaltare Messi e buttare nel cesso Cristiano o viceversa a seconda della singola partita, quando invece dovreste godere ogni giorno per aver potuto vedere questi due mostri.
#TottenhamAjax Il bellissimo gesto dell’arbitro spagnolo #MateuLahoz che prima si assicura che #Vertonghen stia bene, poi gli accarezza la testa come un padre per consolarlo della forzata sostituzione causa infortunio. Proprio cm gli egocentrici protagonisti dell’#Aia. #Respectpic.twitter.com/Q7gH17YWAp
— Milanista NonEvoluto – Alessandro Jacobone (@NonEvoluto) 30 aprile 2019
Anno del Signore 2019: lo schema principale di una delle 4 semifinaliste di Champions League è il lancio alla speraindio alla ricerca della capoccia di Llorente#TottenhamAjax
E dire che la semifinale stava per sfumare per un suo sciagurato retropassaggio. Al 93’ di un pazzo Manchester City Tottenham Kristian Eriksen arresta la corsa e riparte da dietro, cercando aiuto nel compagno di squadra Jan Vertonghen. Palla intercettata da Bernaldo Silva, percussione in area e gol di Sterling. Per fortuna dei due calciatori del Tottenham la rete è annullata dal Var per una posizione di fuorigioco. Altrimenti, in particolare l’olandese, avrebbe avuto molta difficoltà nel tornare a Londra. E, soprattutto, non avrebbero incrociato l’Ajax in semifinale in uno scontro dal forte valore simbolico.
Eriksen ti sarei venuto a cercare anche in Groenlandia dopo quella schifezza di retropassaggio. #COYS
Si giocano la finale due squadre fuori dalle prime posizioni del fatturato nella classifica di Deloitte. Addirittura il Tottenham per due anni di seguito non ha fatto mercato. In più, a partire da Eriksen e Vertonghen, la colonna portante degli Spurs è cresciuta made in Amsterdam. Il centrocampista danese, classe 1992, è stato prelevato dall’Ajax dopo aver mosso i primi passi nell’Odense. Lo stesso difensore belga conta oltre duecento presenze con gli olandesi tra il 2006 e il 2012. Ma non solo. Nella squadra di Pochettino ci sono anche gli ex tulipani Toby Alderweireld (186 presenze con l’Ajax) e il colombiano Davinson Sanchez (una sola stagione nel 2016-2017).
Four former Ajax players featured for Spurs in tonight’s #UCL quarter-final:
🇧🇪 Jan Vertonghen 🇧🇪 Toby Alderweireld 🇩🇰 Christian Eriksen 🇨🇴 Davinson Sanchez
Anche Barcellona Liverpool offre alcuni incroci da libro Cuore. Pensiamo a Philippe Coutinho, esploso in riva al Mersey Side dopo la deludente esperienza con l’Inter. Per il talento brasiliano cinque anni ad Anfield Road con 54 reti in 201 presenze. The Kid ha lasciato Liverpool un anno fa per Barcellona non senza qualche mugugno della sua vecchia tifoseria nella Kop. In maglia reds è passato anche Luis Suarez (e prim’ancora anch’egli nell’Ajax). Dal 2011 al 2014 ha collezionato 133 gettoni in campo con 82 reti, una media gol da urlo. I due sono stati compagni di squadra anche a Liverpool per qualche mese nella prima parte del 2014.
Gli azzurri giocano al san Paolo contro la Stella Rossa di Belgrado, mentre la squadra di Spalletti sono ospiti del Tottenham al Wembley di Londra.
Il re Mida della Champions, Carlo Ancelotti, ha ribadito di evitare di fare calcoli matematici in ottica qualificazione. Per ora conta solamente vincere davanti al proprio pubblico per poi dare un’occhiata al risultato al Parco dei Principi tra Paris Saint Germain – Liverpool.
Un post condiviso da SSC Napoli (@officialsscnapoli) in data:
In effetti, per qualificarsi già oggi, i partenopei devono innanzitutto battere i serbi e sperare che Neymar e compagni perdano o pareggino contro i reds. Se ciò non dovesse accadere si rimanda tutto all’ultimo turno, con Liverpool – Napoli vera finale. Nel peggiore delle ipotesi: perdendo oggi potrebbero finire all’ultimo posto, ma comunque con possibilità di qualificazione.
Al san Paolo gli azzurri dovrebbero scendere in campo con la squadra al completo. In attacco coppia Mertens – Insigne con l’italiano che arriva da tre partite consecutive in gol. Solamente due mostri sacri del calcio nostrano in Europa hanno fatto meglio: Alessandro Del Piero con 5 gol consecutivi (stagioni 1995-1996 e tra 96/97 e 97/98) e Pippo Inzaghi con 6 reti nell’annata 2002/03. Lo stadio e il pubblico partenopeo sarà sicuramente un’arma in più per la squadra di Ancelotti, così com’è stato il “Marakana” di Belgrado per i biancorossi.
Tanta gente sarà sugli spalti anche di un altro impianto mozzafiato qual è il Wembley che ospita l’Inter. È la prima volta che la squadra nerazzurra gioca sul campo della nazionale dei Tre Leoni.
Cercheranno di tenere a bada tensione e pressione gli uomini di Spalletti, comunque convinti del buon percorso europeo fatto finora. Contro Harry Kane e company l’Inter deve provare a strappare un risultato positivo per chiudere già oggi il capitolo girone insieme alla già qualificata Barcellona. Pochettino si gioca la carta del fattore campo per riaprire tutti i discorsi grazie anche alla vittoria mozzafiato nei minuti di recupero contro il Psv Eindhoven.
Come si può immaginare l’attacco dell’Inter sarà guidato dal generoso Mauro Icardi che ha deciso di regalare a ogni compagno di squadra un Rolex per festeggiare il titolo di capocannoniere la scorsa stagione.
Sbloccatosi anche con la Selección in amichevole contro il Messico, il capitano vuole continuare a trascinare la squadra nerazzurra a suon di gol. Ai londinesi ha già fatto male nel match d’andata con il gol dell’1-1, prima di Vecino. Gli Spurs, questa sera, cercheranno, invece, di non farsi sfuggire l’occasione. Al match arrivano con un buon stato di forma, grazie soprattutto alla convincente vittoria contro il Chelsea di Sarri in Premier League.
Se Napoli e Inter dovessero raggiungere Roma e Juve agli ottavi, per l’Italia sarebbe un vero e proprio squillo europeo, con la sola nazione italiana a portare 4 squadre tra le prime 16. Record, tra l’altro, mai raggiunto da quando è stata rivista la formula della Champions League.
Ogni tifoso interista e ogni appassionato di calcio ha sicuramente ripetuto questa frase quando hanno visto entrare la palla in rete dopo il colpo di testa di Matias Vecinoal minuto 92 di Inter Tottenham.
L’Inter da sempre è una squadra “pazza” che riesce a regalare gioie come quella della prima notte di Champions dopo 6 anni, oppure dolori per una sconfitta in casa contro il Parma. I tifosi lo sanno ed è per questo che per il graditissimo ritorno nel palcoscenico europeo si è presentato numeroso sugli spalti del Meazza.
Sessantacinquemila spettatori a spingere Icardi e compagni al debutto in Champions League.
Tra gli undici messi in campo da Spalletti c’è anche colui che ha permesso di strappare il pass per l’Europa, Matias Vecino. L’uomo che il 20 maggio scorso con una zuccata a pochi secondi dal fischio finale contro la Lazio ha regalato la gioia del quarto posto e quindi Europa.
Beh contro il Tottenham quell’uomo si è ripetuto e l’ha rifatto. Quando tutto sembrava scritto, quando gli Spurs credevano di avere la partita sotto controllo, prima un eurogol di Icardi ma poco dopo ancora lui, ancora Vecino e ancora di testa, al 92esimo minuto.
Sugli sviluppi di un calcio d’angolo, il difensore olandese De Vrij fa sponda per il centro e colpo di testa vincente dell’uruguaiano. San Siro esplode di gioia, i primi tre punti del girone sono intascati.
Vecino l’uomo del destino. È stato definito così da tutto l’ambiente. Un centrocampista che non fa molti gol, ma quelli che realizza sono pesantissimi. I suoi 12 gol in campionato in Italia (il primo nel lontano marzo 2014) hanno sempre portato punti alle sue squadre: di norma vittoria, in rari casi pareggi. Le ultime quattro reti sono state segnate tutte dopo l’80esimo minuto.
Ci abbiamo creduto fino in fondo con la spinta dello stadio. L’importante è crederci, dopo il pareggio abbiamo cercato la vittoria e questo ha fatto la differenza. Questa e quella contro la Lazio sono state emozioni forte, ma speriamo che ce ne saranno altre.
Agli interisti nati per soffrire piacciono questi momenti. I segni del destino, le partite che si rovesciano e certi gol che portano lontano. Chissà, forse Vecino è diventato uno specialista.
Il ritorno in Champions League avverrà di fronte a circa 65mila spettatori che riempiranno le tribune dello stadio “Meazza” di Milano: per sei giocatori di Spalletti sarà l’esordio assoluto nella competizione (Icardi, Handanovic, Vecino, Skriniar, Candreva e De Vrij).
L’ultima gara dell’Inter in Champions, nel 2012 contro il Marsiglia
I precedenti – Sono quattro i precedenti tra Inter e Tottenham, tutti negli ultimi anni a partire dal 2010, con due vittorie a testa e ben 19 gol segnati. La prima sfida si svolge il 20 ottobre 2010 in Champions nel match valevole per la terza giornata del gruppo A: i nerazzurri hanno festeggiato il triplete solo 5 mesi prima e hanno Rafa Benitez in panchina al posto di Josè Mourinho. Dopo il pareggio per 2-2 in trasferta contro il Twente, la squadra del capitano Zanetti ha travolto il Werder Brema in casa per 4-0.
Nella terza giornata affrontano il Tottenham di Luka Modric e Peter Crouch, con l’ex Robby Keane pronto a subentrare dalla panchina e un giovane gallese (all’epoca 21 enne) che galoppa chilometri sulla fascia sinistra col suo numero 3. Si chiama Gareth Bale ed è ancora abbastanza sconosciuto al grande pubblico.
Un giovane Gareth Bale in Inter Tottenham del 2010
Gareth Bale show – Il primo tempo dei nerazzurri è travolgente, uno dei migliori della loro storia internazionale: va a segno subito Javier Zanetti, poi Eto’o su rigore con espulsione del portiere Gomes (e Modric sostituito da Carlo Cudicini), Stankovic e ancora Eto’o: all’intervallo è 4-0 per i padroni di casa.
Partita già finita, anzi no. Perché il Tottenham, nonostante il passivo e l’uomo di svantaggio, prova la rimonta della vita affidandosi proprio a Bale: tripletta con due gol in fotocopia che fanno tremare il pubblico di San Siro per un pareggio che sarebbe stato clamoroso. Finisce 4-3, il mondo scopre il talento gallese che si ripeterà anche nella gara di ritorno, vinta 3-1 dal Tottenham.
NOTE: ammoniti Chivu e Palacios; espulso Gomes all’8′
Lord Nicola Berti – Inter Tottenham non è solo Gareth Bale, ma anche Nicola Berti: l’esterno classe 1967, dopo 311 presenze e 51 gol con la maglia nerazzurra, nel 1998 arriva a Londra, ingaggiato dagli Spurs, dove resta solo un anno disputando 21 partite e siglando 3 reti.
Nicola Berti con la maglia del Tottenham abbraccia un altro ex interista, Jürgen Klinsmann
Nella lista dei giocatori da tenere d’occhio in vista del Mondiale che inizierà a breve non può mancare il fuoriclasse della Corea del Sud, Son Heung-Min, esterno sinistro offensivo in forza al Tottenham dal 2015 successivamente alla fortunata parentesi con la maglia del Bayer Leverkusen. Dopo l’esperienza non particolarmente brillante di Brasile 2014, la selezione asiatica cercherà di fare il proprio meglio nella rassegna intercontinentale russa: l’urna non è stata affatto benevola riservandogli un posto complicato nel gruppo F, in compagnia di Germania, Messico e Svezia. Shin Tae-Yong, commissario tecnico dei Guerrieri Tae-Guk, sa che le speranze di accedere agli ottavi di finale passano soprattutto dalla stella degli Spurs.
Fonte foto: foxsportsasia.com by Julian Finney/Getty Images
Ai microfoni della Fifa, Son ha parlato in vista di Russia 2018 e dei propri ricordi del Mondiale 2002 disputatosi in Giappone e nel suo paese natale. All’epoca l’esterno sinistro non aveva neanche dieci anni ma le imprese di Park Ji-Sung e compagni (che eliminarono Italia e Spagna, piazzandosi poi al quarto posto) resteranno per sempre impresse nella sua memoria e in quella dei tifosi coreani, i quali si augurano di poter rivivere notti del genere. Nel corso della propria storia le Tigri Asiatiche non hanno mai avuto una rosa di prima fascia ma proprio l’esperienza di inizio millennio ha aumentato sensibilmente il numero di appassionati nei confini nazionali ed il movimento calcistico è sicuramente in crescita.
“Ho ottimi ricordi riguardo il mondiale del 2002, c’era Park Ji-Sung, il mio idolo ed il miglior giocatore coreano di tutti i tempi. Vidi le partite in tv: mi ricordo che dopo la vittoria ai calci di rigore con la Spagna (quarti di finale n.d.r.) le persone persero completamente la testa. Ognuno indossava la maglia rossa dei Guerrieri Tae-Guk, compreso me”. Una storia del genere continua a popolare la mente dei football-fan coreani che vedono in Son il successore naturale di Park: entrambi si sono consacrati definitivamente in Premier League ma il primo attende ancora la possibilità di potersi giocare il tutto e per tutto con la sua nazionale.
“La squadra di inizio millennio era composta da grandi giocatori ma io stravedevo per Park. Ho visto tantissime sue partite in Premier League e giocare al suo fianco nella Coppa d’Asia del 2011 è stato emozionante. Al ritiro ero in stanza con lui ma non riuscivo a parlargli tanta era la mia timidezza: ero positivamente ossessionato da lui e lo spiavo per scoprire tutti i suoi segreti”. Non sono molti i giocatori coreani ad aver militato nel massimo campionato inglese, anche per questo l’ex Manchester United resterà sempre una leggenda a sud del 38° parallelo.
fonte foto: football-tribe.com
Per Son Heung-Min sarà la seconda partecipazione ai Mondiali dopo la non fortunata edizione del 2014 dove le Tigri Asiatiche abbandonarono la competizione ai gironi. “Nel 2014 avevamo un sacco di giovani giocatori con nessuna esperienza nella Coppa del Mondo: non è come giocare in campionato o alle qualificazioni, è tutto diverso. Dobbiamo essere pronti come squadra: Messico, Svezia ed ovviamente Germania sono più forti di noi ma non verremo a fare la comparsa, scendiamo in campo solo per vincere. Chiaramente vi è una differenza di qualità tra le rose ma a livello mentale faremo di tutto per farci trovare pronti”. Dopo lo scalpo di Italia e Spagna, i Reds vogliono allungare la propria lista battendo i tedeschi, un’impresa che può realizzarsi solo nel segno di Son.