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Raheem Sterling, attaccante 24enne del Manchester City, giamaicano naturalizzato inglese, prende posizione contro il razzismo nel calcio, un problema descritto come “profondo” e “lontano dall’essere risolto” all’interno del manifesto pubblicato dal Times martedì 23 aprile: è lui stesso a proporre alcune soluzioni per lottare questo fenomeno ancora dilagante.

Sembra da pazzi che nel 2019 ci sia ancora bisogno di scrivere un editoriale su un giornale per chiedere dei cambiamenti radicali per uno sport che amo. Ma lo faccio perché il problema del razzismo nel calcio è grave, profondo e ancora lontano dall’essere risolto

Il giocatore del Manchester City è diventato una figura di riferimento nella lotta contro il razzismo dopo essere stato vittima a più riprese di insulti e la sua è una proposta decisa e dura: chiede a voce alta 9 punti di penalità al club e tre giornate a porte chiuse in caso di insulti razzisti.

 

Avere sempre più persone BAME (nero, asiatico e minoranze etniche) in posizioni di leadership in club e organi di governo, assicura pene più coerenti e adeguati per comportamenti razzisti e discriminatori, con un piano d’azione per l’educazione come parte delle sanzioni, non punire i giocatori se lasciano il terreno quando sono vittime di razzismo, cercano sponsor per finanziare i programmi contro il razzismo e incoraggiare i media a prendere le loro responsabilità nei confronti delle responsabilità razzismo

Tanti personaggi, tra giocatori ed ex professionisti hanno firmato questo testo: Alex Oxlade-Chamberlain (Liverpool), Benjamin Mendy (Manchester City), Rafael Benitez Newcastle), David Ginola, Ruud Gullit, Sol Bamba (Cardiff), Wes Morgan (Leicester), Trent Alexander-Arnold (Liverpool), Wilfried Zaha (Crystal Palace) et Vincent Kompany (Manchester City). Non c’è più da nascondere la testa sotto al suolo.

Se ne sono accorti tutti, più o meno, in presa diretta. Tranne uno, l’unico incaricato di decretare il penalty, l’arbitro Kassai. E così il rigore inesistente concesso al Manchester City, in Champions League, contro lo Shakhtar Donetsk ha fatto subito il giro della rete.

Minuto 24 del match del Gruppo F, fra inglesi e ucraini: Sterling si invola verso la porta difesa da Pyatov inseguito da Matviyenko che però non riesce a stargli tanto dietro. L’ex ala del Liverpool poco prima di calciare a rete, inciampa, colpisce una zolla di terreno con lo scarpino e cade a terra da solo, senza che il difensore numero 22, ben distante, lo tocchi. Non è simulazione, attenzione, perché l’attaccante di origini giamaicane si è evidentemente incartato goffamente, ma per l’arbitro Kassai non ci sono dubbi e, come se avesse i paraocchi, si dirige verso il dischetto senza accettare discussioni.

 

Gabriel Jesus ha poi trasformato il rigore, portando il Manchester City sul 2-0. Sterling, solo a fine partita, ha ammesso di non esser stato toccato, che però non lo assolve dalla mancanza di correttezza che di certo non gli fa onore. Così, subito dopo il triplice fischio finale che ha visto la squadra inglese vincere tranquillamente per 6-0, il tabloid The Sun ha pubblicato sul suo profilo Twitter la copertina della prima pagina. Una bella “X” rossa sopra al sei e in cinque accanto per far intendere il numero reale di gol segnati senza quella sceneggiata

 

Sull’episodio è intervenuto a fine partita ovviamente anche Guardiola, ammettendo che anche dalla panchina si erano resi conto che non fosse rigore e invocando nuovamente l’utilizzo del Var anche in Champions:

Ci siamo resi subito conto che non era un rigore. Ho detto molto tempo fa che gli arbitri devono essere aiutati. Vogliono fare una buona prestazione, non vogliono sbagliare, ma oggi il gioco è veloce e i giocatori sono più abili. Col Var sarebbero bastati 10 secondi per capire che non c’era il rigore