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“Predestinato” è probabilmente il termine più inflazionato nel ristretto vocabolario calcistico. Un aggettivo piazzato costantemente a ogni acerbo giocatore a cui, vuoi per una prodezza, vuoi per una serie di partite positive, viene già tracciato il suo futuro roseo.

Fuori luogo per molti calciatori, sicuramente non per uno: Theo Walcott. Sì lui senz’altro è stato quanto più vicino a rispecchiare quella parola, predestinato. Walcott è nato a Londra il 15 marzo 1989, ma è cresciuto nella piccola località di Compton, vicino a Newbury, dove ha giocato per la A.F.C. Newbury e in seguito alla scuola secondaria di The Downs School. Nella sua prima e unica stagione a Newbury, Theo è riuscito a mettere a segno più di 100 reti, prima di trasferirsi al Swindon Town e poi a Southampton. Aveva già gli occhi addosso della Nike che riuscì a stipulare un contratto di sponsorizzazione con il giovane calciatore, che in quel periodo aveva solamente 14 anni.

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La storia del wonderkid, in realtà, sta tutta nei record di precocità battuti, uno su tutti l’esordio in Nazionale maggiore, il 30 maggio del 2006, contro l’Ungheria, nella penultima amichevole prima del Mondiale tedesco. Walcott ha compiuto 17 anni da tre mesi, non ha ancora giocato un minuto in Premier League, né con l’Arsenal – il club in cui si è trasferito cinque mesi prima – né tantomeno con il Southampton. Il più giovane inglese a giocare una partita con la maglia dei Tre Leoni entra al 65esimo al posto di Michael Owen, che ancora oggi è il più giovane marcatore inglese di sempre ad una Coppa del Mondo, a Francia ’98. Eriksson non avrebbe potuto scegliere un cambio migliore, più suggestivo, per ufficializzare il passaggio di testimone tra due generazioni.

Non avrebbe potuto scegliere neanche avversario più azzeccato, per questo storico first cap: contro i magiari, hanno esordito in Nazionale Diego Armando Maradona e Lionel Messi. Walcott sarà convocato per i Mondiali, ma non scenderà in campo. Ha 17 anni, ci sarà tempo, dicono. Dicono male, in realtà, perché ora che di anni ne ha 31 non ha mai (o ancora) disputato una sola partita di Coppa del Mondo. Eppure dal 2006, l’Inghilterra ha preso parte a quattro edizioni.

Non si può dire che non abbia lasciato traccia, senz’altro: nell’Arsenal di Wenger ha giocato 399 partite e segnato 108 gol, in Premier League viaggia oltre i 340 gettoni e con l’attuale maglia dell’Everton impreziosirà il suo numero. Ha vinto tre FA Cup e due supercoppe d’Inghilterra sempre coi Gunners. E in Nazionale?

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Cose sparse: durante il ritiro per il Mondiale del 2006, ha dichiarato alla stampa inglese di essere uno sfegatato tifoso del Liverpool, con tanto di dettagli sui festeggiamenti per la vittoria della Champions League a Istanbul, nella stagione precedente.  E poi è diventato pure il più giovane calciatore di sempre a realizzare una tripletta in Nazionale: è il 10 settembre del 2008, l’Inghilterra è reduce dalla mancata qualificazione agli Europei di Austria e Svizzera, maturata in un match interno contro la Croazia. A Zagabria va in scena la rivincita, e la squadra di Capello vince per 4-1. Le tre reti di Walcott sono le prime realizzate con l’Inghilterra e il suo record come più giovane giocatore inglese a segnare una tripletta è ancora oggi imbattuto.

Avremmo detto che è un predestinato. Appunto.

 

Fonte:  Transfermarkt | Wikipedia | Rivista Undici 

Nessuna squalifica del settore, nessuna sanzione indistinta verso chi non aveva fatto nulla. Southampton Cardiff, in Premier League, non era una partita come le altre. La prima senza Emiliano Sala, l’attaccante argentino vittima di un incidente aereo e il cui corpo è stato ritrovato nel Canale della Manica. Ceduto al club gallese dopo gli anni a Nantes, il calciatore non ha fatto in tempo a indossare i nuovi colori, pur essendo nella storia come l’atleta più pagato nella storia del Cardiff. Il match del Saint Mary Stadium assumeva così contorni drammatici, e non per lo spareggio salvezza in campo.


Minuto di silenzio prima del fischio di inizio, visibilmente provati i giocatori ospiti. Eppure, in tribuna, c’era chi non aveva né rispetto, né umanità. Due supporter del Southampton sono stati, infatti, sorpresi mentre sfottevano (a modo loro) gli avversari mimando con le braccia le ali di un aeroplano. Un gesto senza senso che però non è passato inosservato. Ripresi dalle telecamere dello stadio, sono stati arrestati dalla polizia, ma non solo. Dovrebbero anche ricevere un Daspo di tre anni. I Saints hanno prontamente condannato l’accaduto:

Il Southampton Football Club conferma che i due tifosi sono stati arrestati e che i loro dati sono stati presi dalla polizia nel corso dell’incontro con il Cardiff. Continueremo a collaborare con la polizia per individuare altre persone che possono aver compiuto gesti contro i tifosi del Cardiff. Tale comportamento non sarà tollerato a St Mary’s: il club terrà una posizione estremamente dura nei confronti di chiunque sia coinvolto e intende bandire i sostenitori identificati

E così, mentre in Italia ci si arrovella il cervello su quali settori squalificare a causa di cori beceri, in Inghilterra la certezza della pena va di pari passo con la responsabilità penale personale. Era già accaduto nei mesi scorsi prima con Aubameyang e poi con Sterling, vittime di insulti razzisti. Subito identificati, nel primo caso erano stati prontamente arrestati. Non è difficile, basta volerlo. In Italia, probabilmente, manca proprio questo.

Tornare dove tutto è cominciato.

Manolo Gabbiadini ha detto sì alla Sampdoria, squadra in cui ha giocato dal 2013 al 2015 e con cui ha fatto il grande salto nel panorama calcistico italiano.

L’attaccante bergamasco ha voluto fortemente il club blucerchiato, così come forte è stato l’interesse della Samp che ha sbaragliato la concorrenza di Real Betis, Schalke 04 e Fiorentina per riprenderselo.

Gabbiadini lascia il Southampton dopo meno di due anni in cui ha disputato 60 partite tra campionato e coppe, realizzando 12 reti. A Genova arriva in prestito a tre milioni di euro con obbligo di riscatto fissato a nove. Firmerà un contratto fino al 2024 a 1,5 milioni di euro a stagione.

In Premier League è stato apprezzato soprattutto al suo arrivo in cui ha regalato gioie ai tifosi Saints. Il suo primo gol lo ha siglato al debutto dopo appena 13 minuti dal fischio d’inizio contro il West Ham in Premier League.

Gli inglesi lo hanno strappato dal Napoli nel gennaio del 2017 per 17 milioni di euro. La decisione di lasciare l’Italia e il Napoli è stata condizionata dal suo scarso utilizzo da parte dell’ex tecnico azzurro, Maurizio Sarri.

Col ritorno a Genova, l’attaccante proverà a riconquistare minuti in campo, persi negli ultimi mesi, e perché no anche il feeling davanti alla porta. Il clima e i tifosi del Marassi gli daranno la giusta spinta per riprendersi la scena. Ad aiutarlo, inoltre, ci sarà anche Fabio Quagliarella.

Con la maglia blucerchiata, Gabbiadini ha realizzato 15 gol in 47 presenze in due stagioni, prima del trasferimento al club di De Laurentis. Il suo arrivo, molto probabilmente, prevede una partenza, forse Defrel.

Il tecnico doriano Giampaolo cercherà di valutare primo lo stato fisico dell’attaccante e piano piano lo lancerà anche alternandolo con Caprari. La Samp avrà bisogno anche dei gol di Gabbiadini se vuole puntare a un posto in Europa per la prossima stagione. Un buon rendimento sarà positivo anche in ottica nazionale, Roberto Mancini preferisce l’abbondanza di uomini ed è anche per questo che Manolo Gabbiadini ha scelto nuovamente Genova.

È arrivato in Inghilterra in punta di piedi, ma da subito ha voluto farsi notare, dimostrando che la Premier League è alla sua portata.

Si tratta di Manolo Gabbiadini, l’attaccante ex Napoli che, dallo scorso gennaio veste la maglia del Southampton. I tifosi Saints lo hanno subito apprezzato merito anche della sua prima rete all’esordio contro il West Ham. Una settimana dopo arriva addirittura la prima doppietta nella vittoria schiacciante contro il Sunderland. Mica male per un attaccante che a Napoli era quasi sempre in panchina per dare spazio a Higuain prima e Mertens poi.

La redazione di Hello Sport è volata proprio in Inghilterra a Southampton per incontrare l’attaccante azzurro. Un’intervista divertente in cui Gabbiadini racconta i suoi primi 10 mesi oltremanica

continua a leggere sul sito Hello Sport 

Nel campionato di calcio più bello del mondo tra i protagonisti ci sono anche gli italiani, sia nel rettangolo verde che in panchina.

Alla prima uscita stagionale c’è chi ha brillato e chi invece è stato surclassato in maniera netta, ricevendo anche critiche molto pesanti. Ma andiamo per gradi.

Gli italiani che ora sono in Premier League cercano di lasciare il segno magari pensando a vecchie glorie come Gianfranco Zola o Gianluca Vialli che hanno lasciato un ricordo indelebile nella storia del loro club di appartenenza e nel cuore dei tifosi.

Partendo dalla retroguardia difensiva.

Sta cercando di farsi amare come lo hanno amato i tifosi granata, Matteo Darmian. Il terzino della nazionale, pagato 25 milioni dalla società dello United per strapparlo dal Torino, dopo un periodo di ambientamento, ha ripreso continuità nelle prestazioni ed è un titolare nella difesa di Mourinho. Il numero 36 alterna copertura e attacchi con costanza, chiave principale per lo schema di gioco dell’allenatore portoghese. Il primo trofeo stagionale (la Supercoppa Europea) è sfumato e per questo i Red Devils hanno l’obbligo di tornare protagonista in campionato e in Champions League; Matteo Darmian darà il suo contributo in vista anche di una sua convocazione per il Mondiale 2018 in Russia.

Training face!! ⚽ #MUTOUR

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A Londra, sponda West Ham, è presente un altro difensore roccioso italiano, anch’egli ex Torino: Angelo Ogbonna. Il centrale è arrivato nella capitale britannica nell’estate del 2015 per 11 milioni dalla Juventus e ora è uno dei perni principali della difesa degli Hammers almeno per molte stagioni dato che l’anno scorso ha rinnovato il contratto fino al 2022. Il difensore inoltre, non vuole uscire dai radar della Nazionale per Russia ’18.

A centrocampo non c’è nessun italiano che smista palla, mentre c’è abbondanza in attacco con Manolo Gabbiadini che gioca nel Southampton e Stefano Okaka nel Watford.

Due punte giovani e che tanto bene stanno facendo in due squadre che puntano a stupire in campionato dopo il dominio delle big.

Il calciatore ex Roma e Anderlecht, Okaka, questa stagione è partito col piede giusto segnando una rete nel rocambolesco 3-3 alla prima giornata contro il Liverpool. La squadra di proprietà della famiglia Pozzo, dopo il divorzio con Walter Mazzarri, ha chiamato il lusitano Marco Silva. Il bomber d’origine nigeriane è la prima punta degli Hornets e come tale proverà a fare parecchi gol.

Manolo Gabbiadini ha lasciato l’Italia lo scorso gennaio accettando l’offerta del Southampton. Nelle prime giornate di Premier ha subito dimostrato di poter stare appieno nel campionato inglese. L’esperienza a Napoli è stata altalenante a causa delle numerosissime panchine alle spalle prima di Gonzalo Higuain e poi di Milik e Mertens. Nei Saints vuole affermarsi cercando di strappare la convocazione per il prossimo Mondiale e diventare punto di riferimento sia per l’Italia che per l’Europa.

About last training ?? ⚽️ #SaintsFC ⚪️?? #mg20 #mtm

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Dalla panchina , invece, l’unico “superstite” italiano è Antonio Conte. Nonostante le voci di mercato che lo hanno visto vicino all’Inter, il tecnico salentino ha deciso di continuare l’avventura al Chelsea dopo la prima grande stagione, chiusa con la vittoria del campionato. 11 milioni di euro di contratto e una gran voglia di giocare la Champions League hanno aiutato Conte a decidere di restare alla panchina dei Blues. L’inizio della stagione è stato negativo con la sconfitta ai rigori in Community Shield contro l’Arsenal e il tonfo in casa alla prima di campionato contro il Burnley. Strada in salita per l’ex ct della Nazionale il quale deve cercare ben altro per poter essere protagonista in questa stagione.

In questo momento sono 5 gli italiani in Inghilterra, ma fino alla chiusura del mercato tutto può ancora succedere.

Dario Sette