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Dieci vittorie consecutive. Nessuno, in questa fase centrale della stagione 2019-2020 di Serie A sta facendo meglio della Lazio. E contro la Sampdoria,  match in programma sabato 18 gennaio alle 15 allo stadio Olimpico, la striscia positiva può solo allungarsi.  Contro i blucerchiati, poi, sono sfide sempre da “over”:  il 7 maggio 2017, si registrò addirittura un record perché Lazio-Sampdoria 7-3 è stata la partita con più gol del decennio passato. In quell’occasione andarono a segno Ciro Immobile (2), Keita, de Vrij, Hoedt, Lulic e Felipe Anderson.

Ma non fu un caso isolato. Nel 1995-96, Lazio-Samp finì 6-3  con doppietta di Signori, nel 1998-99, 5-2 e quella fu la notte magica di Sinisa Mihajlovic, autore di una tripletta. Più in generale, la Lazio segna almeno un gol alla Sampdoria all’Olimpico dal 1989, quando si registrò l’ultimo 0-0 del confronto. Dal 2000 ad oggi sono 10 le vittorie della Lazio all’Olimpico, a fronte di appena 4 pareggi e una sola sconfitta (Lazio-Samp 1-2, 23 gennaio 2005).

Sinisa Mihajlović, allenatore serbo del Bologna, ha tenuto venerdì 29 novembre una conferenza stampa nel centro sportivo del club con i medici dell’Ospedale Sant’Orsola che lo hanno seguito nelle cure dopo la leucemia acuta mieloide diagnosticatagli la scorsa estate: un modo per sancire il suo progressivo riavvicinamento al calcio. Le cure, infatti, procedono bene. Il recente trapianto di midollo osseo ha funzionato e non ci sono state complicazioni. Le sue condizioni sono soddisfacenti, ma occorre ancora molta cautela per via della fragilità del suo nuovo sistema immunitario: potrà riavvicinarsi alla squadra e al calcio, ma con ritmi ancora ridotti e senza frequentare posti affollati, stadi compresi, almeno per le prossime settimane.

Mihajlović ha ringraziato i dottori, il club, gli amici e la famiglia, commuovendosi più volte. Ha voluto mandare un messaggio di sostegno a tutti i malati che si stanno curando, dicendogli di non perdere mai la voglia di vivere. Ha parlato di tutte le fasi della malattia, di essere dimagrito nove chili e di aver perso il senso del gusto: tutte condizioni che però torneranno lentamente alla normalità. Dopo aver parlato degli ultimi mesi, ha detto di non voler sentire più parlare di malattia ed è passato ai temi calcistici, dicendo subito di essere «incazzato nero» per le recenti prestazioni deludenti del Bologna e di aver anche parlato con Zlatan Ibrahimović circa un un suo possibile trasferimento al Bologna: Mihajlović lo ritiene possibile.

Alla prima giornata di Serie A, abbiamo già un vincitore. Non della partita, ma dell’intera stagione. Anche se la battaglia è personale, intima. Un paio d’ore prima della partita la sorpresa: aveva promesso ai suoi ragazzi di esserci, solo lui sa quanto gli sarà costato essere di parola. La vittoria più bella della prima domenica di campionato è il ritorno in panchina di Sinisa Mihajlovic, meno di un mese e mezzo dopo l’inizio della battaglia contro la leucemia. Arrivato allo stadio con la mascherina, eccolo in panchina al fischio d’inizio: cappellino in testa e cerotto sul lato sinistro del collo, segnato nel corpo dalla battaglia che la vita lo ha chiamato a combattere, trovandosi di fronte un leone.

Bologna lo aspettava, nello store in città c’è una maglia dedicata a lui e al suo numero 11. E seduto Mihajlovic resiste poco: dialoga coi vice Tanjga e De Leo, lascia il connazionale davanti alla panchina a guidare la squadra, quando nelle pause i giocatori passano davanti dà disposizioni, impassibile al rigore trasformato da Sansone, poi comincia a saltare su a ogni azione e ben presto in piedi ci resta lui e si riprende il timone anche fisicamente. Fino alla fine. Fino al 92’, quando Sinisa abbandona il campo con un paio di minuti di anticipo sulla fine del recupero. Poi, di nuovo mascherina al viso, lascia lo stadio per tornare in ospedale: era la sua giornata libera.

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Fonte: Gazzetta dello Sport

Undici leoni, un’esortazione per chi andrà in campo e un tributo per un tecnico che è come se scendesse in battaglia coi suoi giocatori. Lo store ufficiale del Bologna in Galleria Cavour ha ideato la maglia “11 Mihajlovic”, una trovata assolutamente simbolica di carica e vicinanza per il momento che stanno vivendo il tecnico serbo e il club rossoblù.

Più che una “maglia-dedica” per l’allenatore serbo sembra essere un incitamento per i calciatori e i tifosi a stringersi intorno al proprio tecnico e a remare tutti dalla stessa parte. Anche il numero, l‘unidici, è tutt’altro che casuale e si lega in un certo senso all’hashtag scelto dalla società per questa stagione: #WeAreOne, siamo una cosa sola. La richiesta che arriva è quindi di vedere “undici Mihajlovic”: i supporter del Bologna sognano di vedere sempre in campo lo spirito del loro tecnico e che, in parte, hanno già visto a Pisa per l’esordio stagionale in Coppa Italia.

L’allenatore serbo sta portando avanti la sua battaglia contro la leucemia, monitorando la squadra da lontano giorno dopo giorno e come ha sottolineato il suo vice De Leo è “più combattivo che mai”. Il suo esempio può essere importante per i giocatori che, a loro volta, vogliono provare a dargli la forza per superare questo brutto momento.

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La maglia è stata ideata dallo store ufficiale ed è, ovviamente, solo un simbolo visto che nella numerazione ufficiale l’11, in realtà, appartiene a Ladislav Krejci, che certamente sarà ben lieto di vedere il suo numero accostato a quello dell’allenatore ma avrà qualche responsabilità in più rispetto al solito. Sinisa Mihajlovic ha indossato la maglia numero 11 per quasi tutta la carriera, ininterrottamente dal 1996 fino al ritiro, e per questo motivo il nuovo inatteso regalo è ancora più apprezzabile. Un filo diretto che va dal periodo del campo ad oggi.