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Nella conquista della Supercoppa Europea da parte del Liverpool, c’è il suo letale zampino. Due gol, la solita prestazione decisiva anche contro il Chelsea che ha provato a riprendere la partita sul 2-2, per poi perdere ai rigori. Sadio Mané è una freccia indispensabile nella faretra del tedesco Klopp: l’esterno senegalese ha ripreso a correre così come aveva finito la scorsa, trionfale, stagione con il successo in Champions League, il secondo posto in Premier e la finale della Coppa d’Africa con il suo Senegal.

 

E proprio al Senegal e ai suoi connazionali, Mané ha dedicato le sue “vacanze” (poche) estive. Come? Aiutando il suo paese con nuovi progetti per la comunità. Nella sua città natale di Bambali, l’attaccante del Liverpool, che ha già costruito uno stadio, un ospedale e una moschea, ha stanziato la somma di euro 270.000 per far costruire una scuola e creato un fondo per le famiglie indigenti.

Un tiro deviato di Bounedjah al 2’ regala il successo alle Volpi del Deserto, campioni 29 anni dopo l’ultimo successo nel torneo. Al Cairo, la nazionale allenata da Belmadi piega in finale il Senegal, che chiude secondo come nel 2002 e non riesce a interrompere la maledizione che non l’ha mai visto trionfare nel torneo continentale. L’Algeria aveva vinto la sua prima e sinora unica Coppa d’Africa quasi 8 anni prima della nascita di Ismael Bennacer. Era il 1990 e oggi il giovane centrocampista nato in Francia è stato scelto come il miglior giocatore del torneo.

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Bennacer ha 21 anni. Ha il padre marocchino e la madre algerina. E ha giocato nell’Under 18 e nell’Under 19 francese. Il suo debutto con la nazionale marocchina sembrava certo, veniva dato per scontato. Poi all’improvviso fu chiamato dall’Algeria, nel settembre 2016 debuttò per mano di Rajevac giocando 6 minuti in una gara ufficiale vinta 6-0 col Lesotho e il suo destino si è legato per sempre alle Volpi del Deserto. Alla Coppa d’Africa del 2017 fu portato dal belga Leekens tra la sorpresa generale: aveva disputato solo una partita di Coppa di Lega con l’Arsenal. In Gabon non giocò nemmeno un minuto. E anche nelle qualificazioni a questa Coppa d’Africa Belmadi l’aveva usato solo una volta, a qualificazione avvenuta.

 

Però il c.t. algerino in Egitto non ha avuto dubbi: Bennacer titolarissimo e man of the match in due delle prime tre gare. Mentre in Europa si decideva il suo futuro, col passaggio dall’Empoli al Milan grazie all’ok dell’Arsenal, che ha deciso di non tenerselo, lui restava concentrato sull’obiettivo nazionale, la vittoria della Coppa d’Africa. Accanto al talento Mahrez, sempre in campo, sempre brillante, spesso decisivo. E anche in finale contro il Senegal ha lasciato il segno: è stato lui a rubar palla a centrocampo avviando l’azione che dopo 79 secondi ha portato alla rete che ha deciso la finale, il tiro di Bounedjah deviato incredibilmente nella propria porta da Sané.

Il Milan ha trovato un tesoro, e a prezzi davvero contenuti se pensiamo alle follie di questo mercato. La quindicina di milioni di euro spesi per il miglior giocatore della Coppa d’Africa, tra l’altro con la sua buona dose di gavetta in Serie A già alle spalle, ha il profumo dell’affarone. Bennacer si presenta con la medaglia di campione continentale e il premio di man of the tournament. A dicembre compirà 22 anni: il futuro è suo.

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Sarà tra Senegal e Algeria la prossima finale della Coppa d’Africa, edizione 2019, la prima che si gioca a 24 squadra e in estate.  I Leoni di Teranga hanno avuto la meglio della Tunisia ai tempi supplementari grazie a un autogol di Bronn; per l’Algeria è Mahrez, giocatore del Manchester City, a realizzare il gol del definitivo 2-1 contro la Nigeria a tempo ampiamente scaduto con un perfetto calcio di punizione. La finale tra Senegal e Algeria è in programma per venerdì 19 luglio allo stadio Internazionale del Cairo alle ore 21.00 e visibile su Dazn.

 

SENEGAL-TUNISIA 1-0

Un clamoroso errore di Hassen, portiere della Tunisia (fino a quel momento tra i migliori in campo), regala di fatto ai tempi supplementari la finale della Coppa d’Africa al Senegal, che torna a giocarsi il trofeo continentale dopo 16 anni dall’ultima volta. La prima occasione è per le Aquile di Cartagine: corner da destra di Khazri, Koulibaly buca la marcatura ma Msakni spedisce alto da ottima posizione.
Il Senegal risponde immediatamente con una grande giocata di Sabaly ma la conclusione si stampa sul palo. Ancora Senegal pericoloso verso la fine del primo tempo: prima Niang spreca mandando al lato l’assist di Diatta, poi Mane arriva a tu per tu con Hassen, lo salta, ma sbilanciato non riesce a trovare lo specchio della porta. La Tunisia si rifa viva a inizio ripresa: Khenissi sfugge alla coppia centrale del Senegal, si presenta davanti a Gomis ma il suo tentativo di pallonetto finisce alto. La squadra di Giresse potrebbe passare dal dischetto al 75′: Sassi calcia e trova il braccio largo di Koulibaly in scivolata (giallo per il difensore del Napoli che, diffidato, salterà la finale) e per l’arbitro è rigore. Dal dischetto si presenta proprio Sassi, che però si fa ipnotizzare da Gomis.
Stesso copione dell’altra del campo al minuti 81′: Sarr viene abbattuto in area da Meriah, ma Hassen è bravo e intercetta il tiro di Saivet. Si arriva così al 10’ del primo tempo supplementare: questa volta Hassen sbaglia clamorosamente l’uscita su una punizione da destra, la palla sbatte in maniera rocambolesca su Bronn e finisce in rete. È l’autogol che manda il Senegal in finale, per la seconda volta nella sua storia.

ALGERIA-NIGERIA 2-1

Soffre tantissimo l’Algeria, che riesce ad avere la meglio contro un’ottima Nigeria al 95’ grazie a una punizione capolavoro di Mahrez che beffa il portiere Akpeyi, non del tutto esente da colpe nella circostanza. Comincia molto bene l’Algeria, che si rende subito pericolosa con Bennacer che chiude il triangolo tra Feghouli, Mahrez, ma il tiro del gioiellino dell’Empoli viene respinto dalla difesa avversaria.
Bensebaini non riesce a centrare lo specchio della porta di testa, poi poco dopo si fa vedere anche la Nigeria con Awaziem, anche lui impreciso con uno stacco. L’Algeria torna a pressare: alla mezz’ora Bounedjah tira addosso ad Akpeyi sprecando così un’ottima occasione. Collins rischia l’autogol nel tentativo di anticipare Bounedjah con un pallonetto ma, al 40’, l’autorete si concretizza: Feghouli crossa forte in mezzo e dopo una serie di carambole, il pallone rimbalza su Troost-Ekong e termina in fondo al sacco alle spalle di un incolpevole Akpeyi. La Nigeria non si fa comunque intimidire e fa la partita nel secondo tempo: il primo spunto del match di Iwobi porta alla penetrazione e al tiro a lato di quest’ultimo.
Poi, al 72’, Feghouli reclama a gran voce un fallo di mano di Mandi nella propria area e il Var gli dà ragione: è rigore per la Nigeria. Ighalo è freddissimo dal dischetto, spiazza M’Bolhi e pareggia i conti. L’Algeria sembra uscita dal campo nella ripresa, ma si risveglia improvvisamente nel finale. Feghouli spara altissimo da ottima posizione, Bennacer colpisce in pieno la traversa con un bolide da fuori area e infine, nell’ultimo minuto di recupero, la punizione dal limite di Mahrez sorprende il portiere sul suo palo con un gran sinistro a giro. Nigeria beffata a pochissimi secondi dai supplementari. L’Algeria vola in finale.

Senegal Tunisia e Algeria Nigeria. Sono queste le semifinali della Coppa d’Africa, in programma il 14 luglio. Gli ultimi due quarti di finale hanno completato il tabellone di chi si giocherà un posto per la finale del 19 luglio. La Tunisia si sbarazza nel secondo tempo della sorpresa Madagascar, mentre all’Algeria occorrono i calci di rigore per avere la meglio sulla Costa d’Avorio.

Madagascar Tunisia 0-3

Assieme al Benin è stata la sorpresa di questa edizione del torneo. Il Madagascar aveva attirato le simpatie per il suo ruolo di under dog in questi quarti di finale. E dire che la squadra di Nicolas Dupuis era partita anche bene nel match impensierendo con Nomenjanahary la porta tunisina. La gara si sblocca e si decide nella ripresa: al 52’ Sassi beffa il portiere Adrien del Madagascar grazie a una deviazione fortuita di Fontaine. Otto minuti più tardi la Tunisia chiude i conti con Msakni, mentre Sliti al 93’ sigilla il match. Un risultato forse bugiardo che penalizza oltre modo il Madagascar. La Tunisia torna in una semifinale di Coppa d’Africa dal 2004, quando poi vinse quell’edizione.

Costa d’Avorio – Algeria 1-1 (4-5 dcr)

Gara palpitante a Suez tra ivoriani e algerini. Al 20’ c’è il vantaggio delle Volpi nel deserto con Feghouli. Nella ripresa l’Algeria ha l’occasione ghiotta di raddoppiare con un rigore al 48’ sprecato da Bounedjah, che centra la traversa. Gol sbagliato, gol subito e la Costa d’Avorio trova il pari al 62’ con Kodjia. Partita bloccata, i minuti trascorrono e la paura di perdere attraversa sia la squadra di Kessie che quella di Bennacer, probabili futuri compagni di squadra nel Milan di Giampolo. Si va ai rigori: il centrocampista rossonero non sbaglia, al pari del napoletano Ounas. Gli errori decisivi della Costa d’Avorio con Bony e Die rendono vano l’unico penalty sbagliato dall’altra parte con Belaili.

L’Algeria vola in semifinale, la festa dei suoi tanti tifosi residenti in Francia (circa due milioni) si trasforma in tragedia a Montpellier dove una donna è morta investita dall’auto di un algerino che ha perso il controllo del mezzo. La polizia ha arrestato l’uomo, mentre il figlio della vittima è in gravi condizioni in ospedale.

Semifinali

14 luglio, Il Cairo, ore 18: Senegal Tunisia (diretta Dazn)

14 luglio, Il Cairo, ore 21: Algeria Nigeria (diretta Dazn)

Dopo le sorprese riservate dagli ottavi di finale, i quarti di Coppa d’Africa non hanno riservato colpi di scena nelle prime due partite. Avanzano come da copione Senegal e Nigeria, prime qualificate in semifinale. Tornano a casa Benin e Sudafrica, castigatori dei superfavoriti Marocco ed Egitto nel turno precedente. Ma non sono state partite scontate, tutt’altro. Sono servite deviazioni fortunose al 90’ e superiorità numeriche nel finale per garantire il passaggio del turno alle squadre di Manè e Iwobi.

Senegal Benin

C’era grande attesa al Cairo per il primo quarto di finale tra Senegal e Benin. Una curiosità dettata dall’impresa clamorosa compiuta dalla squadra di Michel Dussuyer negli ottavi di finale. Questa volta i favori del pronostico sono stati rispettati, ma la Nazionale di Koulibaly ha dovuto attendere il 70’ per sbloccare il match. Prima c’era stato molto equilibrio, con il Benin molto attento e organizzato in campo. Il portiere senegalese della Spal. Gomis, rischia di combinarla grossa con un rinvio che stava quasi per trasformarsi in autore. Poi la combinazione Manè Gueye porta alla rete decisiva del giocatore dell’Everton. Nel finale il Benin chiude in 10 per l’espulsione di Verdon. Il Senegal ora attende in semifinale la vincente di Madagascar Tunisia.

Nigeria Sudafrica

Una gara in bilico fino all’89’ quando una deviazione fortunata di Trost-Ekong manda in Paradiso i nigeriani e condanna i sudafricani a una beffa dolorosa. Prima le due squadre avevano dato battaglia fin dall’inizio. Il primo tempo è molto intenso, ma poco spettacolare. La Nigeria passa al 27’ grazie a un tiro sporco di Chukwueze. Il Sudafrica rimanda al secondo tempo i propositi di rimonta: le parate di Williams consentono ai Bafana bafana di restare nel match e di trovare la parità con Zungu al 71’ dopo un check del Var su un possibile fuorigioco. Quando i supplementari sembravano alle porte proprio Williams sbaglia l’uscita e il difensore dell’Udinese Trost-Ekong devia la palla con il ginocchio, tanto basta per garantire il passaggio del turno alla Nigeria. L’avversario della semifinale uscirà dal confronto tra Costa d’Avorio e Algeria.

Quarti di finale

Senegal-Benin 1-0

Nigeria-Sudafrica 2-1

11 luglio: Costa d’Avorio-Algeria, Suez, ore 18, diretta Dazn

11 luglio: Madagascar-Tunisia, Il Cairo, ore 21, diretta Dazn

Semifinali

14 luglio, Il Cairo, ore 18: Senegal vincente Madagascar Tunisia (diretta Dazn)

14 luglio, Il Cairo, ore 21: Nigeria vincente Costa d’Avorio Algeria (diretta Dazn)

Se provassimo a chiedere l’esatta posizione del Benin sulla cartina geografica, in pochi (compresi noi) saprebbero rispondere. Eppure questo piccolo Stato da 8 milioni di abitanti si è qualificato ai quarti di finale della Coppa d’Africa eliminando il super favorito Marocco ai calci di rigore. Ma c’è di più. La Nazionale oggi allenata da Michel Dussuyer ha partecipato a 4 edizioni della Coppa, non vincendo neanche una partita. E anche nel torneo in svolgimento in Egitto il Benin ha collezionato “solo” quattro pareggi, il minimo indispensabile per accedere per la prima volta tra le migliori otto del continente.

La partita

È una storia di quelle che solo la Coppa Africa sa offrire. I beninesi nella competizione hanno un bilancio complessivo di 5 pareggi e 8 sconfitte. In questa edizione sono stati inseriti nel gruppo F con le favorite Ghana e Camerun, oltre alla Guinea. Terzo posto finale con tre punti frutto di tre pareggi: 2-2 con i ghanesi, 0-0 con Camerun e Guinea. Agli ottavi al Cairo il rocambolesco passaggio ai rigori contro le stelle del Marocco, guidate da Benatia e Ziyech. Il vantaggio degli scoiattoli al 53’ con Adilehou, pareggiato da En-Nesyri al 76’. Ziyech al 95’ può chiudere i conti dal dischetto ma il suo rigore si infrange sul palo.

Ora il Senegal

Si va ai supplementari, il Benin rimane in 10 per l’espulsione di Adenon ma non molla. Stringe i denti, si compatta e arriva ai rigori dove risultano decisivi gli errori dei marocchini Boufal e En-Nesyri. Esplode così la gioia del Benin per un clamoroso passaggio ai quarti di finale dove incontrerà il Senegal. La Nazionale di Koulibaly e Mane ha eliminato l’Uganda agli ottavi vincendo con uno striminzito 1-0. La stella del Liverpool è stata croce e delizia del match: prima ha sbloccato il risultato al 15’, poi ha sbagliato un rigore al 61’. Poco male visto che i senegalesi sono riusciti in ogni caso a qualificarsi per i quarti contro il Benin. La Nazionale che non vince ma si qualifica. E che per i più curiosi si trova nella parte occidentale dell’Africa.

Hanno circondato l’arbitro per ben due volte, rifiutandosi di continuare in protesta con il Var. Ma in quel momento le calciatrici africane del Camerun, forse, stavano anche pensando alla maledizione mondiale che perseguita il continente nero nei tornei maschili e femminili. La vittoria senza appello (3-0) dell’Inghilterra cancella ogni traccia d’Africa nei mondiali francesi. E se pensiamo agli uomini non si è mai andati oltre i quarti di finale, nonostante in diverse edizioni ci sia stata la concreta possibilità di proseguire oltre.

La protesta delle calciatrici africane contro l’arbitro

La Nigeria femminile nel 1999

E così, mentre gli uomini in Egitto disputano la Coppa d’Africa, le donne in Francia assisteranno da spettatrici al prosieguo del torneo. Il risultato ottenuto dal Camerun, dopo la rocambolesca qualificazione agli ottavi ai danni della Nuova Zelanda, si avvicina al miglior risultato conseguito da un’africana a un Mondiale. Nel 1999, infatti, la Nigeria raggiunse i quarti di finale nell’edizione disputatasi negli USA. Il 1° luglio di 20 anni fa, a Landover, le ragazze biancoverdi furono sconfitte dal Brasile solo ai tempi supplementari per 4-3 dopo una clamorosa rimonta dallo 0-3.

Le illusioni maschili

Non va meglio neanche ai maschietti. Più volte si è detto di un calcio africano in ascesa, in procinto di contendersi il trofeo con le squadre più forti, ma il definitivo salto di qualità è stato finora sempre fallito. Basti pensare che nell’ultimo mondiale in Russia nessuna squadra del continente si è qualificata almeno agli ottavi di finale. Tutte fuori già dopo la fase ai gironi. Così i risultati migliori restano i quarti centrati per la prima volta dal meraviglioso Camerun di Omam Biyik e Roger Milla a Italia ’90, battuti dall’Inghilterra al San Paolo di Napoli. Risultato eguagliato dal Senegal di Bruno Metsu e Diouf a Corea e Giappone 2002, ko per mano della Turchia. Infine l’ultima grande illusione giocando “in casa”. Sudafrica 2010, quarti di finale, il Ghana sconfitto ai rigori dall’Uruguay dopo una partita drammatica.

Un po’ a chiunque sarà capitato di commettere errori nell’invio di una mail: per esempio chi ha scritto in maniera errata l’indirizzo o chi ha dimenticato di inserire l’allegato. 

Un grave errore l’ha commesso con il proprio indirizzo di posta elettronica la federazione calcistica senegalese in occasione delle convocazioni per il prossimo match di qualificazione alla prossima Coppa d’Africa

La vittima dell’errore commesso dalla federazione è stato il calciatore dell’Inter: Keita Baldé. L’attaccante non è stato convocato dalla nazionale senegalese, non per scelta tecnica ma per uno sbaglio burocratico.

La federazione del Paese africano ha sbagliato indirizzo email, inviando la comunicazione della convocazione dell’attaccante ex Lazio, al vecchio indirizzo di posta dell’Inter.

Per Keita dunque niente nazionale ma soprattutto niente partecipazione all’importante partita di sabato 17 contro la Guinea Equatoriale valida per le qualificazioni alla Coppa d’Africa 2019.

Dal club nerazzurro nessuna comunicazione e tanta delusione per l’attaccante, che già non sta trascorrendo un grandissimo periodo dal punto di vista realizzativo e ambientale ad Appiano Gentile.

Keita Baldé con la maglia dell’Inter

A spiegare il qui pro quo è stato direttamente il vicepresidente della FSF, Addoulaye Sow, affermando che il club interista ha inviato la comunicazione di aver cambiato indirizzo mail attraverso una lettera. Lettera che però, evidentemente, non è stata presa in considerazione che ha poi costato il forfait di Keita.

Una vicenda al termine della quale sono arrivate alla società nerazzurra anche le scuse da parte di Augustin Senghor, presidente della FSF.

Per Keita Baldé ci sarà modo di lavorare a Milano con tranquillità per ritrovare la giusta serenità e la freschezza atletica dopo gli impegni del Mondiale e il fatto che sia arrivato alla corte di Spalletti solamente a metà agosto.

Lo stadio pieno, le televisioni di tutto il mondo collegate, un po’ di coreografie con fiori, coriandoli, colombe e gente che indossa i costumi tipici, una bella cantata, il richiamo al fairplay e poi il fischio di inizio che dà il via alla competizione. Il rito della partita inaugurale, così come lo pensiamo oggi, è stato introdotto nel 1966 ed è cresciuto via via che la spettacolarizzazione dell’evento Mondiale è divenuta una cosa non secondaria.

Riservata all’esordio della squadra di casa o a quello della squadra campione in carica, il match che ha segnato l’avvio della Coppa del Mondo dall’edizione inglese in poi è stato spesso fonte di risultati inattesi. Vandenbergh, Omam Biyik e Bouba Diop sono stati i protagonisti di tre sconfitte subite dai detentori del titolo. Se, però, lo sgambetto del Belgio vicecampione d’Europa ai danni dell’Argentina di Maradona nel 1982 ci poteva anche stare, ben diverso fu l’impatto della vittoria del Camerun nuovamente sull’Argentina a Italia ’90 e del successo del Senegal sui francesi nel 2002.
Sono, infatti, bene impresse nella mente le immagini dei leoni indomabili, in dieci per quasi tutta la ripresa per l’espulsione di Kana Biyik e in nove negli ultimi minuti per il rosso a Massing, e nonostante tutto vincenti grazie al volo in cielo di Omam Biyik e all’indecisione di Pumpido. E sono altrettanto vividi i ricordi di Diouf che fa impazzire la difesa transalpina e di Bouba Diop che con un tap in regala all’esordiente Senegal la vittoria.

Ad analizzar più a fondo i risultati, si scopre che le prime quattro partite inaugurali finirono 0-0: Inghilterra-Uruguay nel 1966, Messico-URSS nel 1970, Brasile-Jugoslavia nel 1974, Germania Ovest-Polonia nel 1978. E visto che anche l’Italia nel 1986 non riuscì a vincere contro la Bulgaria, 1-1 con reti di Altobelli e pareggio di Nasko Sirakov a pochi minuti dal termine, bisogna attendere il 1994 per vedere finalmente la squadra detentrice del titolo vincere il match inaugurale. In quell’occasione fu la Germania a uscire vittoriosa: 1-0 sulla Bolivia rimasta in dieci per l’espulsione affrettata di Etcheverry comminata dal fiscale Brizio Carter (il nome vi dice qualcosa?). Il gol di Klinsmann fu però oscurato dal gesto tecnico che regalò in mondovisione Diana Ross, fuor di dubbio la vetta più alta raggiunta in una cerimonia inaugurale.

I tedeschi vinsero anche il match di apertura del 2006, stavolta in qualità di paese ospitante (4-2 al Costarica di Wanchope il risultato finale). Due successi nella partita inaugurale li possono vantare anche i brasiliani e curiosamente anche per loro ce ne fu uno da campioni in carica, 2-1 sulla Scozia nel 1998, e uno da padroni di casa, 3-1 alla Croazia -con aiuto arbitrale– nel 2014. A Johannesburg, l’11 giugno del 2010, infine, fu registrato il sesto pareggio nella storia dei match di apertura della Coppa del Mondo; Tshabalala portò in vantaggio i sudafricani, poi Rafa Marquez pareggiò per il Messico, strozzando in gola l’urlo dei tifosi di casa.

In chiusura non possiamo, però, dimenticare che senza colombe, fiori, balli e quasi senza spettatori, agli ordini dell’uruguayano Lombardi, lo stesso Messico e la Francia si ritrovarono di fronte sul campo di Pocitos, a Montevideo, il 13 luglio 1930, in uno stadio che sarebbe stato demolito da lì a poco.
In contemporanea al Gran Parque Central era in programma Stati Uniti-Belgio. Lo stadio del Centenario non era ancora pronto e così gli organizzatori avevano deciso di far disputare le prime partite sui terreni di gioco allora usati da Peñarol e Nacional e, in attesa dello stadio giusto, di non far scendere in campo i padroni di casa.
Così l’onore della prima rete della storia dei Mondiali -anzi, della Coppa Rimet- toccò a un francese, con qualche minuto di anticipo sullo statunitense Bart McGhee. A Pocitos les bleus vinsero agevolmente 4-1 e fu Lucien Laurent al 19′ a portare i suoi in vantaggio. Quasi un segno del destino. Perché di quella Francia, che non sarebbe riuscita a passare il turno, solo Laurent sarebbe vissuto tanto a lungo da assistere al trionfo mondiale del 1998.

 

Se con l’avvicinarsi dei Mondiali riaffiora una certa amarezza per tutta l’Italia che non sarà presente, c’è un giocatore che porterà con sé un pezzetto della nostra bandiera e lo farà con orgoglio.

Si tratta di Alfred Gomis, calciatore di origini senegalesi che vive nel nostro paese dall’età di tre anni. Provvisto di doppia cittadinanza, ha scelto di seguire il Senegal nell’avventura mondiale e difendere la porta di quel paese di cui ha pochi ma importanti ricordi e che conserva le sue radici.

Cruciale è stato il suo ritorno in patria, che lo ha aiutato a ricordare i luoghi della sua infanzia e rivedere i suoi familiari. Un’esperienza forte, soprattutto quando ha visitato la tomba del padre morto di recente, che ha fatto scattare quel qualcosa che ha condizionato la sua decisione.

Ho scelto il Senegal per ricordare papà: quello che ha fatto per me e per i miei fratelli, tutti portieri anche loro, è stato pazzesco. Non eravamo certo benestanti e lui ha fatto sacrifici e rinunce enormi per realizzare il nostro sogno. E dire che io in porta da bambino ci sono finito controvoglia

Ma nel suo cuore c’è anche l’Italia e, durante un intervista per il Corriere della Sera, ecco cosa ha detto in proposito:

Porterò in valigia anche il tricolore, con orgoglio: mi sento italiano, per educazione e formazione, non solo sportiva. E sarò sempre grato all’Italia: sono arrivato quando avevo 3 anni, sono cresciuto prima a Cuneo e poi a Torino, l’ho girata per giocare. E quest’anno, anche se un po’ in ritardo, ho giocato la mia prima stagione in serie A, centrando una storica salvezza: meglio di qualsiasi sogno

Gomis, che milita nella Spal come portiere, nei prossimi giorni volerà in Russia per aiutare la sua nazionale a conquistare la Coppa del Mondo, perché in Senegal il calcio è considerato quasi una religione:

Sono pazzi per il calcio. È una valvola di sfogo fondamentale per tutta la comunità. Quando ci siamo qualificati per la Russia, a 16 anni dall’ultima volta, era impossibile girare per le strade, tutte intasate. Per noi non è un peso, ma una responsabilità verso la gente, quello sì

Le aspettative per la competizione mondiale ci sono ma senza mai perdere di vista l’obiettivo principale: divertirsi e giocare con il cuore. E con un pizzico di competitività che non guasta sperano di ottenere dei buoni risultati sin dalle prime partite, anche per merito dei grandi giocatori che hanno in squadra, come Koulibaly, di cui ha un’enorme stima.

Gomis, che non può non ricordare con amarezza le inquietudini del suo paese senegalese, come la schiavitù, ha sempre lottato contro i pregiudizi anche qui in Italia. Ma, ora che è considerato uno di noi, le cose sono cambiate e il calciatore ci tiene a sottolineare che gli italiani agiscono non per razzismo ma spesso per ignoranza:

Quando entro in un luogo mi guardano in un certo modo, poi quando mi sentono parlare molto bene italiano è diverso. Sicuramente l’Italia non è un Paese razzista, ma la situazione politica attuale può portare una persona comune ad aumentare i propri pregiudizi razzisti

E inevitabile a tal proposito viene affrontata anche la questione Balotelli e la sua fascia di capitano:

Per me il capitano è quello la cui parola pesa. Detto questo sono favorevole a dare la fascia a Mario. Che così sarà consapevole di rappresentare non più soltanto se stesso o un club, ma l’Italia intera

Personalità decisa e idee chiare: ecco cosa risulta evidente di Gomis da questa intervista. Lui, unico italiano che andrà al mondiale, con la voglia di vincere non solo per se stesso ma per gli schiavi neri, per suo padre e anche un po’ per il nostro paese.