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Massimo Ranieri si appresta a vincere la trentottesima edizione del festival di Sanremo con “Perdere l’amore”, l’Italia rimane incollata alla tv per quello che è l’ultimo prestigioso eco della canzone nazionale, ma qualche istante prima i riflettori e il palcoscenico, seppur idealmente, sono per un ragazzotto di San Lazzaro di Savena di appena 22 anni.
Uno che è stato in grado di interrompere e deviare momentaneamente il rigido e ingessato festival della musica italiana con le sue regole ed etichette…lui che è uno sciatore. Non un calciatore, non appartenente a uno sport, diciamo, più nazionalpopolare.
Alberto Tomba irrompe nella serata finale del festival: un collegamento in diretta con l’innevato Canada per le Olimpiadi di Calgary del 1988, dove il bolognese è al cancelletto di partenza per la seconda manche dello slalom speciale.

Alberto Tomba, “la Bomba”, è riuscito a coinvolgere spontaneamente milioni di italiani, con il suo carisma, il suo fare fuori dalle regole, istrionico ed estroverso, il suo essere campione e anche personaggio che lo sport italiano ha conosciuto poche altre volte. Uno dei primi fenomeni mediatici che ha fatto innamorare la stampa italiana, l’unico a polarizzare l’attenzione degli spettatori al di fuori dei confini strettamente sportivi e a sfidare, con ironia, un idolo internazionalmente riconosciuto:

Maradona è venuto in Italia e tanti si inginocchiano davanti a lui. Fanatici nel calcio ce ne sono più che nello sci. No, non lo invidio, mi sta bene così. Ma lo voglio sfidare perché al calcio non sono male, voglio vedere lui sugli sci… Ecco, Maradona ti sfido” (Gazzetta dello Sport – 31 dicembre 1988)

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Dall’orchestra al pubblico esigente del teatro Ariston, dai cantanti ai conduttori Miguel Bosé e Gabriella Carlucci, passando per i tanti ospiti internazionali che sono saliti sul palco nei quattro giorni di spettacolo come Paul McCartney, Joe Cocker, Bon Jovi o Paul Anka, l’unica esibizione che volevano vedere era quella di Alberto Tomba che, due giorni prima, aveva conquistato l’oro nel gigante alla sua prima partecipazione a dei Giochi olimpici invernali.

In silenzio e in trepidazione, tutti osservano la sua prova: Tomba parte, famelico, aggredendo la pista con il suo stile unico. Segna, alla fine della prova, il tempo ottimo di 1:39,47, guida la classifica provvisoria, ma bisogna ancora aspettare il tedesco Wörndl. Va, arriva al traguardo e il cronometro segna 1: 39,53. Sei centesimi di differenza, sei centesimi per consegnare la seconda medaglia d’oro al collo dell’italiano Tomba. Sono ben 20 milioni, gli italiani che incollati davanti allo schermo, quella sera durante il festival. Alla fine della performance, il primo ad alzarsi dal pubblico è Aldo Biscardi, conduttore del celebre “Processo”.

Saranno in totale in carriera, cinque medaglie olimpiche (tre d’oro), quattro trofei mondiali (due ori), una Coppa del mondo nel 1995 e otto di specialità tra quattro di slalom e quattro di gigante, per un totale di 88 podi in Coppa del mondo e 50 vittorie.

A fine 1988, quando l’Italia e il mondo scoprono il talento di un giovane ragazzo romagnolo destinato a entrare nella leggenda, Alberto non si rende conto di quello che ha fatto, anzi, desideroso di diventare il migliore, confessò di avere un sogno che, rileggendolo oggi, lui, personaggio carismatico, mediatico e dello show, suona quanto mai appropriato:

Diventare il più grande del mondo. Riuscire a conquistare talmente tanto, che la gente che per ora non mi conosce tanto, potrebbe riconoscermi dappertutto anche vestito in borghese. Essere noto come il Papa, Reagan, Gorbachov o Stallone. No ma forse Stallone in Africa non lo conoscono…”

 

(Gazzetta dello Sport – 31 dicembre 1988)

Il 3 febbraio 1972 iniziò l’undicesima edizione delle Olimpiadi invernali: si tenne a Sapporo – nell’isola di Hokkaido, la più settentrionale del Giappone – e fu la prima olimpiade invernale fuori da Europa o Nordamerica (le Olimpiadi estive si erano tenute solo a Melbourne nel 1956 e a Tokyo nel 1964). Dopo, le uniche altre sarebbero state a Nagano, ancora in Giappone, nel 1998. Grazie alla maggiore copertura televisiva le Olimpiadi divennero allora un evento ancora più globale e seguito in tutto il mondo, con un grande aumento dei ricavi dai diritti di trasmissione. Sapporo si era già aggiudicata le Olimpiadi invernali del 1940 ma nel 1937 si ritirò dall’ospitarle dopo che il Giappone aveva invaso la Cina.

Nella cerimonia inaugurale per la prima volta furono lanciati i palloncini al cielo al posto dei piccioni: 18.000 palloncini, precisarono gli organizzatori e di fatto la celebrazione olimpica di Sapporo fu l’ultima a godere di una certa serenità a livello organizzativo: pochi mesi dopo, la strage di Monaco di Baviera alle Olimpiadi estive, avrebbe comportato l’avvento di rigide misure di sicurezza nella logistica dell’ospitalità e dello svolgimento delle grandi manifestazioni sportive.

Alle olimpiadi di Sapporo parteciparono 35 Paesi, tra cui Taiwan e le Filippine per la prima volta. Il Giappone vinse per la prima volta una medaglia – o meglio tre – alle Olimpiadi invernali: una d’oro, una di argento e una di bronzo per il salto con gli sci. I protagonisti dell’edizione furono l’olandese Ard Schenk – che vinse tre medaglie d’oro nei 1.500, 5.000 e 10.000 metri di pattinaggio – e la russa Galina Kulakova, che ottenne tre medaglie d’oro per lo sci di fondo.

Ard Schenk è tutto’oggi considerato un eroe nazionale al punto che è stato dato il suo nome a un fiore, il Crocus chrysanthus Ard Schenk. Protagonista e pioniere, a suo modo, fu anche Francisco Fernández Ochoa  che con successo nello slalom speciale, consegnò alla Spagna la prima medaglia d’oro alle olimpiadi invernali.

Francisco Fernandez celebra la sua vittoria nello slalom maschile: per la prima volta la Spagna vinse una medaglia d’oro alle Olimpiadi Invernali

L’Italia vinse un oro nello slittino in doppio, un argento nel bob a quattro e Gustavo Thoeni ottenne l’oro nello slalom gigante e l’argento nello slalom speciale. Fu anche l’ultima edizione delle Olimpiadi invernali in cui vennero usati gli sci di legno, successivamente sostituiti da quelli in fibra di vetro e materiali sintetici.

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Il cielo è azzurro sopra St. Moritz. In una giornata che poteva essere a rischio causa maltempo, spunta il sole per l’Italia dello sci, che piazza una fantastica doppietta nel SuperG femminile sulle nevi svizzere: torna a vincere Sofia Goggia col crono di 1’12″96, precedendo di un solo centesimo la compagna di squadra Federica Brignone. Sul podio sale anche la statunitense Mikaela Shiffrin in ritardo di 0″13, poi quarta è l’austriaca Nicole Schmidhofer (+0″30) e quinta l’altra svizzera Lara Gut a 72 centesimi dall’azzurra.

Undicesima doppietta azzurra al femminile

Per Sofia si tratta del settimo sigillo in Coppa del Mondo (terzo successo nel superG), la prima vittoria della stagione, arrivata dopo una trasferta americana non soddisfacente, ma la campionessa esce proprio nel momento del bisogno. Secondo podio per Brignone, che replica il secondo posto nel gigante di Killington due settimane fa dove trionfò Marta Bassino. L’Italia celebra l’86esimo successo nella CdM femminile: si tratta dell’undicesima volta nella storia della Coppa del Mondo femminile che almeno due azzurre arrivano davanti a tutta la concorrenza. E andando indietro nel tempo, proprio in SuperG a St.Moritz, ci sono state due doppiette tutte italiane: Karen Putzer e Alessandra Merlin nel 1999 e ancora Karen Putzer davanti a Daniela Ceccarelli nel 2001.

Goggia: “Sofia c’è, mi godo questa bella giornata”

“Oggi mi godo questa bella giornata, dopo i dubbi che ci sono stati a Lake Louise: ‘Sofia c’è, Sofia non c’è..’ e invece eccomi. Speriamo di vivere altre emozioni come quella di oggi”. Queste le parole di Sofia Goggia dopo la vittoria in Svizzera. La bergamasca, scesa in pista con il pettorale numero sedici, è riuscita a fare la differenza nel salto finale, dove ha anche perso un bastoncino a otto porte dal traguardo, ma ha maturato una velocità tale da riuscire a finire davanti alla connazionale, che invece era stata un po’ più prudente in quella fase. “L’ho perso in atterraggio del salto – ha ammesso l’azzurra ai microfoni di Raisport – ho messo talmente forza che ho mollato le mani. Se sono risultati importanti per il gruppo? Sì, ci danno spinta perché alla fine viviamo insieme tanti giorni all’anno”. Domani Goggia tornerà in pista per lo slalom parallelo: “Farò il mio esordio in questa nuova disciplina, è uno slalom con porte da gigante e ti costringe ad avere un tempismo molto breve”.

Brignone: “Brucia un centesimo, è un soffio…” 

“Mi brucia il centesimo, è un soffio. Ci stavo quasi credendo ma sapevo che Sofia poteva arrivarmi davanti, penso comunque di aver sciato bene e sono soddisfatta”. Ecco il commento a caldo di Federica Brignone al termine del SuperG di St. Moritz, chiuso al secondo posto. “Sul salto sono arrivata lunga – ha proseguito l’azzurra ai microfoni di Raisport – mi ha permesso di fare la parte finale molto forte ma lì ho perso e potevo fare qualcosina in più”. Un risultato che dà continuità in una stagione davvero positiva, sin qui, per i colori italiani: “E’ un’altra bella doppietta, chi vince ha sempre ragione, è positivo quando hai una squadra che funziona bene, tutto il team spinge e tutti si lavora per lo stesso obiettivo”, ha chiosato la 29enne nata a Milano. Anche il resto della squadra italiana si è comunque ben comportato: Elena Curtoni è 15esima con un ritardo di 1″06 sulla Goggia, 17esima Francesca Marsaglia (+1″27), 18esima Marta Bassino (+1″51) e 23esima Nicol Delago a +1″86.

Shiffrin leader in classifica, salgono le due azzurre

In classifica generale Mikaela Shiffrin vola a quota 532, davanti a Viktoria Rebensburg che ha solamente meno della metà dei suoi punti (262), mentre Federica Brignone sale al terzo posto con 241. Balzo in avanti anche per Sofia Goggia, che risale in settima piazza frutto dei suoi 186 punti. Domenica tutte di nuovo in pista per il primo slalom parallelo della stagione, ma intanto si festeggia: a St.Moritz l’Italia risponde presente.

In una conferenza stampa affollata e dal grande impatto mediatico in Austria, Marcel Hirscher ha annunciato la sua volontà di porre fine alla sua incredibile carriera agonistica, come già aveva anticipato a marzo. Il trentenne fuoriclasse del «Wunder team», considerato uno dei più grandi sciatori di tutti i tempi, annovera nel suo palmares, tra gli altri, due titoli olimpici (combinata e slalom gigante a Pyeongchang 2018), cinque titoli iridati individuali (slalom speciale a Schladming 2013, combinata a Vail/Beaver Creek 2015, slalom gigante e slalom speciale a Sankt Moritz 2017, slalom speciale a Are 2019) e due a squadre (gara a squadre a Schladming 2013 e a Vail/Beaver Creek 2015), tre ori iridati juniores, otto Coppe del Mondo consecutive e dodici di specialità (sei di slalom gigante e sei di slalom speciale), e una Coppa Europa generale.

Hirscher adesso conta 67 primi posti (quello nel gigante di Beaver Creek, che gli era stato assegnato dopo la squalifica di Stefan Luitz, gli è stato tolto perché il Tas ha accolto il ricorso del tedesco): aggiungerne altre 20 per raggiungere il recordman di sempre, lo svedese Ingemar Stenmark, sarebbe stato tutt’altro che impossibile. E non sono esclusi ripensamenti in vista del Mondiale di Cortina 2021 e poi dei Giochi di Pechino 2022.

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Questo non è come cambiare lavoro, ma come finire la tua vita da un giorno all’altro

Ha detto il campione austriaco in una conferenza stampa trasmessa in diretta da diverse emittenti televisive austriache. Alla domanda sulle sue ragioni di ritirarsi, Hirscher ha affermato che rimanere motivati e rigenerarsi dopo ogni stagione è diventato più difficile nel corso degli anni. Hirscher termina la sua carriera come uno degli atleti di maggior successo che abbia mai gareggiato nello sci.

Mancano meno di due anni ai Mondiali 2021 di sci alpino che si disputeranno a Cortina d’Ampezzo, stessa località che ospiterà le Olimpiadi Invernali 2026. Sofia Goggia sarà l’ambasciatrice della rassegna iridata che sarà assoluta protagonista nella Perla delle Dolimiti: la campionessa olimpica di discesa libera ha trovato un accordo con gli organizzatori dell’evento e sarà così il volto simbolo della kermesse. La bergamasca ha conquistato una vittoria e due secondi posti in Coppa del Mondo sulla mitica Olympia delle Tofane, tra l’altro il successo del gennaio 2018 fu il viatico per il trionfo a cinque cerchi che giunse il mese successivo a PyeongChang.

Sofia Goggia si affiancherà così all’idolo locale Kristian Ghedina e sarà ambassador nel mondo diffondendo i valori e l’immagine dei Mondiali di sci alpino, contribuendo alla promozione di Cortina d’Ampezzo. L’azzurra ha commentato in questo modo il suo nuovo ruolo:

Diventare Ambassador di Cortina 2021 è un onore a cui tengo tantissimo. L’Olympia delle Tofane è da sempre la mia preferita, nelle scorse stagioni mi ha regalato grandi risultati. Si tratta di una località in cui respiriamo un’atmosfera particolare e incredibile allo stesso tempo: quando si prendono gli impianti di risalita è facile essere catturati da tutte le bellezze che la circondano. Dal punto di vista tecnico rappresenta a mio parere la tappa più bella del circuito, perché i tracciati di gara e quelli di allenamento sono preparati con grandissima professionalità e dove le esigenze delle atlete vengono messe al primo posto. Ringrazio Fondazione Cortina per avermi dato questa opportunità, lavorerò per arrivare all’appuntamento mondiale in piena forma. Cortina incanta perché si tratta di una location fra le più belle al mondo e offre attraverso il suo territorio molte opportunità. E anche a livello affettivo rimarrà nel mio cuore: a Cortina indossai due anni fa il mio primo pettorale rosso di leader della classifica di Coppa del mondo davanti a Lindsey Vonn, a Cortina scattai tanti anni fa la mia prima foto con la campionessa americana e sempre a Cortina l’anno scorso le resi omaggio, seppur reduce da infortunio, quando annunciò al mondo il suo ritiro agonistico

Quello appena trascorso è stato un week end mozzafiato per l’Italia sulla neve. In diverse discipline, infatti, sono arrivate piacevoli medaglie che hanno regalato sorrisi e buoni propositi per il futuro.

Partiamo da quella che è sicuramente l’impresa più bella e importante del fine settimana: vittoria femminile nella tappa di slittino in Coppa del Mondo. A riuscirci, dopo ben 23 anni, è stata la bolzanina Sandra Robatscher, nipote del grande Armin Zoeggler (buon sangue non mente). Classe ’95, la slittinista azzurra ha ottenuto il miglior risultato sulla pista di Altenberg. In realtà, a causa della neve, la tappa si è conclusa dopo una sola manche, guidata dall’italiana. L’ultimo trionfo femminile in questa disciplina risale al 1996, quando Gerda Weissensteiner si impose a Koenigssee e St. Moritz.

Sandra Robatscher ha chiuso la prima manche con 90 millesimi di vantaggio sulla campionessa del mondo Natalie Geisenberger e 246 sulla russa Viktoriia Demchenko. Il secondo atto non è andato di scena per la fitta nevicata che ha reso impraticabile la pista. Contentissimo il direttore e zio della giovanissima Sandra, Armin Zoeggler, che è stato soddisfatto della vittoria.

Un’altra delle gioie più importanti sono arrivate dallo snowboard che ha avuto come protagonisti la campionessa olimpica, Michela Moioli, e Omar Visintin ai Mondiali di Park City. Gli azzurri hanno conquistato una bella medaglia d’argento nella gara a squadre di snowboardcross, vinta dai padroni di casa americani Mick Dierdorff e Lindsey Jacobellis.

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La soddisfazione degli azzurri sul podio a Park City

La gioia per Moioli è doppia perché arriva dopo una fase di ripresa a causa dell’infortunio subito lo scorso ottobre e conseguente operazione al menisco del ginocchio sinistro. Contento anche Visintin che, dopo diversi tentativi, è riuscito a mettersi al collo una meritata medaglia in questa disciplina.

Sorrisi anche nello short track, grazie alla campionessa Martina Valcepina. L’azzurra, dopo l’argento europeo di qualche settimana fa, ha ottenuto il primo successo in carriera in Coppa del Mondo.

 

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La prima vittoria in Coppa del Mondo di ISU Short Track non si scorda mai 💖 È stata una giornata intensa e le sensazioni che ho provato ieri durante i 1500 mi hanno aiutata oggi nei 500. Sono felicissima ed emozionata per questo primo oro in Coppa del Mondo🥇Sicuramente non me l’aspettavo perché in questa stagione non ero ancora riuscita ad esprimermi al meglio. Sono riuscita ad avere il tempo migliore in semifinale e partire quindi dalla prima corsia in finale. Ho gestito tutte le gare da davanti e sono veramente molto contenta. In generale abbiamo anche raggiunto bei risultati come squadra. Nelle staffette c’è stata anche un po’ di sfortuna, ma abbiamo sicuramente fatto tutti delle belle prove. Voglio dedicare questo successo alle mie bimbe e alle persone che mi sono state vicino in questi due giorni 😘 Grazie Dresda, ci vediamo il prossimo weekend al PalaTazzoli di Torino 🇮🇹 Mi raccomando, vi aspetto numerosissimi 💪 🔥 Fiamme Gialle ❄️ FISG – Federazione Italiana Sport del Ghiaccio 🇮🇹 Italia Team

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In effetti, nonostante le tante medaglie conquistate, la pattinatrice 26enne non aveva mai ottenuto un primo posto in coppa. A Dresda, in Germania, il trionfo nella gara che preferisce, la 500 metri. Ora spera di ripetersi nella prossima tappa in programma a Torino.

Nel segno di Sofia Goggia e di Dominik Paris.

Lo sci azzurro si aggrappa ancora una volta ai due sciatori che hanno regalato sorrisi e successi nelle ultime uscite di Coppa del Mondo di sci alpino.

Rispettivamente a Garmisch e Kitzbuehel i due atleti italiani hanno dimostrato nuovamente il loro enorme talento. Grazie a loro ora si guarda in maniera più positiva il Mondiale di Are, che è alle porte.

Il 29enne altoatesino ha ottenuto due podi di ottima fattura, sulle piste alpine austriache. L’exploit sulla pista di Streif con il quarto successo in carriera (tre in discesa e uno in SuperG), davanti all’elvetico Beat Feuz e all’austriaco Otmar Striedinger.

 

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great weekend…😄🤘🏻 congrats to @josef_ferstl what amazing race with number one and congrats to @yoclarey

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L’azzurro si è ripetuto anche in SuperG con un grande terzo posto a soli dieci centesimi dalla vetta, ottenuta un po’ a sorpresa dal tedesco Ferstl. Un po’ di rammarico per un piccolo errore nella fase centrale della prova, ma comunque un piazzamento importante in vista della classifica di specialità, con soltanto sei punti di distacco dall’austriaco Kriechmayr.

Se Paris ha fatto la voce grossa, non è stata da meno Sofia Goggia in Germania. La bergamasca ha brillato a Garmisch, rientrata da pochissimo dopo il grave infortunio al malleolo subito lo scorso ottobre a Hintertux. La campionessa olimpica si è presentata in maniera sorprendente nel supergigante piazzandosi al secondo posto del podio. In meno di 24 ore la 26enne si è ripetuta nell’amata discesa, ancora con un secondo posto. in ques’ultima prova, a dir la verità, c’è anche un pizzico di rammarico per Sofia che, se non avesse commesso un leggero errore nella prima parte, avrebbe potuto puntare anche al primo posto. Quarta seconda piazza di fila in due anni, anche se, per come è arrivato, sa comunque di vittoria. La condizione fisica non è ancora al top e forse non sarà possibile raggiungerla nemmeno per il Mondiale. Per Are l’obiettivo è dare il massimo e, perché no, puntare a una medaglia.

In vista delle uscite in Svezia, sia Paris che Goggia ci sono, ora aspettiamo anche gli altri come: Federica Brignone (caduta in discesa insieme a Federica Sosio) e Christof Innerhofer.

Abbiamo assistito all’ultima gara a Cortina e, forse, all’ultima in carriera? Le lacrime rimangono lì, gli occhi sono lucidi per Lindsey Vonn che a 34 anni è tornata nuovamente in pista dopo l’ennesimo infortunio al ginocchio dello scorso novembre. E quell’aggettivo “ennesimo” non è un’esagerazione fuori luogo. Sulle Dolomiti, nel weekend tra il 19 e 20 gennaio, la sciatrice americana non ha concluso il SuperG di Cortina, dopo aver saltato una porta a metà del tracciato.

Al traguardo ha ricevuto l’applauso del pubblico e un mazzo di fiori da parte di Sofia Goggia, arrivata a sorpresa sull’Olympia delle Tofane per omaggiare la sua amica e rivale. Le due si sono abbracciate a lungo, Sofia si è inginocchiata davanti al suo idolo, ed entrambe sono apparse molto commosse. Poi ai microfoni Lindsey, con quel magone che è tanto difficile nascondere, ha detto:

Non vorrei smettere, ma il dolore alle ginocchia è troppo forte. Mi prendo qualche giorno per pensarci, non è una decisione che posso prendere in fretta, sono molto scossa adesso, le cose non sono andate come mi aspettavo, ho avuto tanti infortuni e anche quest’ultimo mi ha fatto penare. Qui a Cortina la mia ultima gara in carriera? E’ una possibilità

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Un annuncio a sangue caldo, dettato dall’adrenalina e dallo sconforto, ma la regina della velocità, oro a Vancouver 2010 in discesa, quattro Coppe del mondo generali, due titoli mondiali, è nuovamente distrutta dal dolore fisico e psicologico dopo il nuovo problema al ginocchio. Nella sua gara numero 402 in carriera, Vonn ha gareggiato con le ginocchiere, non riuscendo a concludere la gara nonostante il feeling con Cortina: qui ha il primato dei successi, 12 di cui sei in discesa e sei in SuperG

Il mio corpo mi impedisce di fare quello che voglio, anche oggi in gara non volevo fermarmi ma il ginocchio mi faceva male, non sto sciando come potrei e vorrei, e a questo punto non so che fare. Devo pensarci su, mi prendo un paio di giorni per decidere se smettere oppure no

La parola fine ora significherebbe tanto, dai Mondiali ad Are in Svezia il prossimo febbraio al sogno di raggiungere e superare gli 86 successi in Coppa del Mondo di Ingemar Stenmark, lontana al momento solo quattro vittorie. Ma Lindsey Vonn ha lottato tanto, tantissimo per ottenere tutto quello che ha conquistato, disperandosi per la rottura del legamento crociato e per l’assenza dalle Olimpiadi di Soci.

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E poi di nuovo nel 2016, la sua partecipazione alle Olimpiadi di Peyongchang ancora in forse: dopo l’ennesima, rovinosa, caduta, in picchiata, in allenamento, i chirurghi le avevano inserito una placca e una dozzina di viti nel braccio. Lindsey ha lavorato otto ore al giorno per recuperare al meglio e prima possibile , con una dedizione propria solo dei grandissimi. Nonostante tutto si è sempre rialzata in piedi e rimessa gli sci sotto gli scarponi. Adesso spetta a lei mettere il punto a una storia bellissima e che farà comunque male.

Vola lontano Ryoyu Kobayashi, vola dritto nella storia del salto con gli sci. Il 22enne giapponese, domenica 6 gennaio ha trionfato anche sul trampolino di Bischofshofen, in Austria – è il primo nipponico a riuscirci – e stravincere la Tournée dei Quattro Trampolini, con un en plein, quattro su quattro, che nella storia del torneo è riuscito solo ad altri due atleti: il tedesco Sven Hannawald nel 2002 e il polacco Kamil Stoch nel 2018.

Quinta vittoria consecutiva in stagione, Kobayashi  quest’anno non ha letteralmente rivali: dopo aver trionfato a Oberstdorf,       a Garmisch-Partenkirchen e a Innsbruck, il ragazzo di Hachimantai si aggiudica l’aquila d’oro con un salto finale dallo stile impeccabile che gli permette di rimontare dopo il quarto posto al primo volo.  E il podio finale è altrettanto storico con due tedeschi e nessun austriaco: medaglia d’argento per Markus Eisenbiechler e medaglia di bronzo per Stephan Leyhe.

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Fuori dai magnifici tre, l’austriaco Stefan Kraft, a podio a Bischofshofen ma fuori dal medagliere finale per il salto bucato a Garmisch, e niente medaglia al collo proprio per Kamil Stoch, leader indiscusso l’anno passato, ma quest’anno mai all’altezza.

La Tournée dei Quattro Trampolini, in tedesco “Vierschanzentournee”, è una delle più prestigiose competizioni della specialità dopo le Olimpiadi e la Coppa del Mondo ed è un torneo di salto con gli sci organizzata dagli sci club di quattro località sciistiche alpine, due tedesche e due austriache. Istituito nel 1952, il torneo è assegnato al saltatore che totalizza il punteggio complessivo più alto sui quattro eventi. A partire dalla stagione 1979-1980 le singole gare che compongono il torneo sono valide anche ai fini della classifica di Coppa del Mondo.

Ryoyu Kobayashi  bissa l’unico successo di un connazionale, il celebre Kazuyoshi Funaki, due ori alle Olimpiadi e secondo come piazzamento finale nella Coppa del Mondo 1997-1998 dove trionfò nei Quattro Trampolini centrando tre successi su quattro e mancando il primo posto a Bischofshofen.

Il trionfo in discesa alle Olimpiadi invernali di PyeongChang è ancora nella mente di tantissimi appassionati. Ed è proprio grazie all’oro olimpico che, Sofia Goggia è stata nuovamente premiata come “Donna dell’anno” ai Gazzetta dello Sport Awards.

Sofia Goggia premiata come “Donna dell’anno” 2018

La scorsa stagione è stata anche quella del sogno con la Coppa del Mondo di specialità.

Attualmente la sciatrice bergamasca si sta riprendendo dopo l’infortunio alla gamba destra dell’ottobre scorso. In questa fase di stop forzato ha avuto modo di pensare a se stessa, conscia di poter tornare più forte di prima.

Il mio recupero dall’infortunio procede bene e sono contenta di tutta la mobilità che il mio piede sta riacquisendo. È un infortunio che deve aspettare i tempi biologici della guarigione ma spero di poter mettere gli sci appena dopo Natale.

L’obiettivo è quello di poter esser presente per gennaio alla prova di Coppa del Mondo a Cortina d’Ampezzo, dove proprio la scorsa stagione ha ottenuto un grande successo in discesa.

Ovviamente la voglia di tornare il prima possibile c’è ma Sofia vuole evitare il rischio di una ricaduta che le complicherebbe l’annata.

Il principale diventa guarire completamente per avere la testa e il fisico pronti a gareggiare al 100%. Per me l’importante resta godermi il percorso e vivere bene il quotidiano.

Intanto si gode i secondo premio come donna dell’anno.