Perché la calciatrice Marta, che con il Brasile ha segnato più gol di Pelé ed è modello ispiratrice per le giovani giocatrici, non può avere lo stesso fascino narrativo del suo omologo maschile? E perché non celebrare, per esempio, il Giappone femminile che nel 2011 ha vinto il Mondiale (cosa che non è riuscita agli uomini) nonostante il paese in ginocchio per lo tsunami di qualche mese prima? E che dire di Megan Rapinoe e della sua lotta per la parità di diritti?
Il romanticismo, le storie di successo e di determinazione contro sistema e pregiudizi, nel calcio così come nello sport più in generale, non conoscono distinzioni di sesso. Così, almeno dovrebbe essere, secondo lo sguardo artistico di Sara Liguori, in arte Sarita, illustratrice che vive a Firenze (ma originaria di Castellamare di Stabia) e che da due anni si è tuffata nel mondo del pallone impugnando una matita e una tavolozza di colori (con dovute licenze poetiche, avendo anche a disposizione tavolette grafiche): «E’ nato dopo aver conosciuto i ragazzi di Zona Cesarini, loro facevano una serie di presentazioni di film a tema calcistico e ho creato alcune locandine per ciascuna proiezione. Ricordo ancora Sócrates, una delle grafiche ancora oggi più vendute come t-shirt. Con loro ho scoperto il lato romantico del calcio per quanto sia cresciuta in una famiglia dove si idolatrava Maradona e si tifa tutt’oggi il Napoli: mi sono appassionata alla letteratura sportiva e pian piano ho pensato di metter su un progetto mio indipendente».
Un percorso artistico, iniziato prima al liceo e poi sviluppato e ampliato durante i tre anni di accademia a Firenze anche se si è focalizzata più sulla scultura. Un mondo che, però, ha abbandonato ben presto per cercare la sua strada tortuosa, fatta di titubanze e di altri mestieri (quanto è dura “campare” d’arte?) prima di convincersi a investire su se stessa e sulla passione per l’illustrazione: corsi specifici, giri di contatti, consigli e suggerimenti dai più navigati, una pagina Facebook e un profilo Instagram creati ad hoc per mostrare le proprie creazioni e farsi largo in un settore che resta a maglie strette, ma senza rivalità aperta: «Si riacquista una dimensione più infantile, lontani da preconcetti e più legata puramente all’amore verso il calcio: è un piccolo mondo che condividi con altri che ti confortano perché ti danno un grande senso di appartenenza. Devo ringraziare Gianni Galleri che ho conosciuto alla prima edizione dell’Offside Fest: mi ha dato consigli e mi ha motivato, spronandomi e convincendomi che valeva la pena crederci».
L’anno scorso, ha quotidianamente seguito i Mondiali in Russia, pubblicando a fine giornata un’illustrazione riepilogativa delle partite viste o qualche focus su un giocatore o momento particolare. Una soddisfazione, dice lei, sapere che molti suoi amici tenevano il passo della manifestazione iridata seguendo la sua pagina e non direttamente i canali ufficiali o giornali. Ed eccoci, un anno dopo con l’edizione femminile in Francia dei Mondiali, la prima dopo 20 anni che vede l’Italia nuovamente protagonista. Tutto il movimento calcistico crede in questa competizione come momento di svolta tra un prima e un dopo nell’opinione pubblica e anche nei diritti delle calciatrici, a livello di sponsor, retribuzione e, più in generale, rispetto: «Il calcio è manifesto di quello che ci gira attorno anche sul mondo femminile e sul ruolo della donna stessa. Mi infastidisce sentire la solita polemica sulla donna che non capisce di tattica per questo ho sentito il bisogno di dire la mia puntando sulla comunicazione positiva, senza fare polemiche o scadere nei soliti discorsi retorici o anche “iperfemmisti”. Come fare? L’unico modo è quello di esaltare i successi, io non dico di guardare le donne per presa posizione, dico solo che nel calcio femminile c’è tanta poetica quanto in quello maschile».
Storie di donne che si sono battute, che vanno enfatizzate, a cui la società in passato e ancora oggi pone dei blocchi, dei limiti, forza a prendere altre strade o semplicemente dice “tu non lo puoi fare”. Sarita vuole raccontare ragazze che sono modelli motivazionali, per loro stesse innanzitutto, ma che possono diventare beniamine da appendere nelle camerette di bambine di questa o della prossima generazione. Gama, capitano della Nazionale femminile, che con Sarita condivide il nome, in occasione delle celebrazioni per i 120 anni della Figc, davanti al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha detto:
Molti non conoscono però i sacrifici che abbiamo fatto quando eravamo bambine, semplicemente per riuscire a praticare lo sport che amiamo, e quelli profusi negli ultimi anni anche fuori dal campo perché ci venisse riconosciuto il nostro spazio e la possibilità di esprimerci al meglio. Per me e le mie compagne oggi è una festa. Molte di noi sono state presenti su molti fronti negli ultimi tre anni e sono testimoni – soprattutto a se stesse – di quello che è stato un primo viaggio alla ricerca della nostra dimensione. Noi sappiamo che oltre ai valori sportivi e alla nostra competitività, alla voglia di dare il meglio in campo spinte dalla nostra passione e dal desiderio di rappresentare al meglio il nostro Paese, abbiamo avuto una forza in più che ci ha mosso con moto costante, la forza che solo la capacità di sognare qualcosa di più grande ti può dare. Questa forza è il coraggio di pensare di poter cambiare il volto del nostro sport in Italia, fare conoscere il nostro splendido mondo a tutti gli italiani, soprattutto alle bambine italiane, creare per loro dei nuovi modelli a cui potersi ispirare e tracciare una strada meno impervia per il loro futuro.