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La grafica su schermo aveva da poco segnato il passaggio dal settimo all’ottavo secondo, in Gibilterra e in Belgio, forse, alcuni tifosi si stavano per accomodare sul divano con una birra in mano e hanno già visto i giocatori belgi esultare per la rete del vantaggio. L’attaccante Benteke ha segnato il gol più veloce nella storia delle Mondiali e delle relative qualificazioni. Un’azione fulminea mista all’ingenuità della retroguardia della piccola Nazionale da poco riconosciuta dalla Fifa, assieme al Kosovo: fischio d’inizio, i padroni di casa giocano un pallone all’indietro, Ryan Casciaro si lascia soffiare la sfera da Christian Benteke che punta il capitano Roy Chipolina, lo supera agevolmente e infilza il portiere Ibrahim, che durante il match, verrà superato per altre cinque volte. Un 6-0 tennistico impreziosito dalla rete in 8,1 secondi, secondo la Uefa, dell’attaccante del Crystal Palace.

Dopo 23 anni cade, dunque, il precedente record che è appartenuto al sammarinese Davide Gualtrieri. Da una piccola nazione a un’altra, da Gibilterra a San Marino. Era il 17 novembre del 1993, qualificazioni per il Mondiale del ‘94 e al Dall’Ara di Bologna, contro i colossi dell’Inghilterra, l’attaccante della piccola nazione enclave, scrisse il suo nome nella storia, siglando la rete del vantaggio in 8,3 secondi con complicità del difensore Stuart Pierce. Una rete talmente veloce che i fotografi non riuscirono ad immortalare l’evento a tal punto che i giornali, il giorno dopo, utilizzarono un fermo immagine preso dal video del match. “End of the world” intitolò il Daily Mail il giorno dopo: un esito drammatico per i Three Lions che, nonostante la vittoria per 7-1, non ottennero il pass perché scavalcati da Norvegia e Olanda.

Anche se Benteke ha fatto meglio di lui, Davide Gualtieri, come lui stesso ha raccontato al sito Uefa.com, è ancora oggi un idolo:

A distanza di tempo mi accorgo di aver fatto davvero qualcosa di importante. Un gol in poco più di 8 secondi all’Inghilterra non capita sempre, forse è proprio per questo che ancora oggi anche i tifosi di altri paesi passano a trovarmi nel mio negozio di elettronica

Una repubblica, due squadre e due sogni: ecco gli elementi che stanno facendo ridere e piangere a San Marino, dopo la qualifica dei Tre Fiori e quella mancata per un soffio della Folgore. Il premio in palio era la partecipazione ad una competizione europea, l’Europa League, e la possibilità di entrare nella storia per la prima volta.

Ed è la squadra dei Tre Fiori che firma questo risultato storico, perché diventa il primo club dopo 18 anni che riesce ad accedere al prossimo turno di Europa League.

Grande la soddisfazione dei giocatori e del loro allenatore, Matteo Cecchetti, che guarda già alla prossima partita del primo turno che sarà disputata contro gli sloveni del Rudar Velenje.

Tra le due gare di andata e ritorno disputate, è sicuramente la prima che ha determinato il passaggio turno. I Tre Fiori si sono scontrati contro il Bala Town vincendo la prima partita per 3-0 e perdendo la seconda per 1-0.

All’interno della squadra festeggiano tutti, sia i calciatori che hanno preso parte ad entrambe le partite che quelli rimasti in panchina, ma che hanno avuto un ruolo, anche se piccolo, nel match decisivo.

Il volto più noto è quello di Alessandro Teodorani, ex giocatore del Cesena in Serie A nella stagione 1990/91, che all’età di 46 anni riesce ancora a reggere bene il ritmo in campo e riuscire a giocare ininterrottamente anche per 96 minuti!

E poi c’è Sossio Aruta, ex del Pescara, conosciuto anche per le sue partecipazioni ad alcuni programmi televisivi come Campioni-Il sogno e Uomini e Donne. Non ha potuto giocare l’ultima partita dei Tre Fiori ma già guarda avanti alla prossima grande sfida che è in programma il 12 luglio (andata) e il 19 luglio (ritorno).

Ma, mentre da un lato San Marino è in festa, dall’altro non può che avere anche l’amaro in bocca per il destino beffardo che invece ha coinvolto l’altro suo club, la Folgore.

Ad un passo dalla qualificazione, pronti a registrare il record insieme ai Tre Fiori per un nuovo passo nella storia del calcio della piccola Repubblica, arriva quel gol che infrange i sogni ed esclude la squadra dall’Europa League.

In vantaggio per tutta la partita contro l’Endorgany, la Folgore assaporava già l’idea della qualificazione quando proprio al 96esimo, arriva la rete del pareggio in un misto di delusione e rimpianti per la grande beffa.

Anche se è pur sempre una magra consolazione, la Folgore potrà almeno contare sulla partecipazione di una squadra all’interno dell’Europa League che rappresenta il proprio piccolo paese. Tutto può ancora succedere, ma essere arrivati a questo punto è già un traguardo per tutta San Marino.

Avvocato, l’importante è che non fumi Bonini, è lui quello che deve correre

Michel Platini è negli spogliatoi del vecchio Comunale di Torino, durante l’intervallo di una partita della Juve. Di fronte ha uno stupito Gianni Agnelli che lo vede fumare tra un tempo e l’altro. Accanto c’è il biondo di San Marino, il portaborracce di una squadra che negli anni ’80 vinse tutto anche grazie ai chilometri macinati da Massimo Bonini.

Prima di Manuel Poggiali e Alex De Angelis nelle moto, la Repubblica di San Marino ha avuto il suo alfiere nel centrocampista bianconero, premiato come miglior giocatore della storia di questo staterello di 33mila anime che si fa spazio nell’Italia centro settentrionale tra Emilia Romagna e Marche.

Il «nostro fantastico terzo straniero» dopo Platini e Boniek, come lo ribattezzava il presidente Giampiero Boniperti, è un predestinato già dalle giovanili disputate con la formazione della Juvenes nella sua Serravalle. Nel 1977, a 18 anni, arriva la chiamata dal Bellaria in serie C, primo capitolo di un mini tour in zona emiliano romagnola con Forlì e Cesena. La promozione in serie A gli vale la chiamata da Giovanni Trapattoni nel 1981 come erede di Beppe Furino nel centrocampo della Juventus.

La diga in mezzo al campo, il ruba palloni da smistare in avanti, il mediano di copertura per le scorribande offensive di Platini e Boniek, Rossi e lo stesso Tardelli che, grazie a Bonini, ha più vocazione offensiva nel suo ruolo.

Mi piaceva fare il mediano perché non ero al centro dell’attenzione, bensì del gioco. Dovevo correre tanto e bene e a me veniva tutto semplice. Si trattava di saper vedere il gioco, far correre la palla, occupare gli spazi per recuperare palloni e rilanciare gli attaccanti. Ma, soprattutto, c’era da mettere a posto la squadra, richiamare i propri compagni quando si perdeva un po’ il filo

(Intervista a Francesco Caremani su Storie di Calcio)

Bonini capitano del San Marino nel match contro l’Inghilterra che costò la mancata qualificazione inglese ai Mondiali ’94

Con la Juventus del Trap vince tutto: tre scudetti, una Coppa Italia, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa europea, una Coppa dei Campioni (nella maledetta finale dell’Heysel) e una Coppa Intercontinentale.

Nel suo palmares c’è anche San Marino. Milita prima per nove volte nella nazionale italiana under 21 di Azeglio Vicini poi sceglie di indossare i colori della sua terra di nascita con 19 presenze. Una di questa passerà alla storia dei Mondiali, anzi delle qualificazioni alla Coppa del Mondo: è la sera del 17 novembre 1993, è la sera del match tra San Marino e Inghilterra, quella della sconfitta per 7-1, ma quel singolo gol segnato a tempo di record da Gualtieri costò la mancata qualificazione inglese ai Mondiali americani del 1994. E Bonini quella sera indossava la fascia da capitano.
Appesi gli scarpini al chiodo, Massimo Bonini sarà anche allenatore di San Marino tra il 1996 e il 1997 mentre oggi è il direttore tecnico della Federcalcio sammarinese.

Se hai la fortuna di nascere a San Marino è giusto che giochi nella tua Nazionale. Io sono nato qui e qui ho sempre vissuto alla grande. Avevo anche i nonni italiani, e avrei potuto, ma sarebbe stato assurdo. Ho già avuto la fortuna di giocare in una Juve stellare, con gente come Platini, e vincere tanto. Va bene così

(Corriere di Bologna, 30 maggio 2013)

La nuova maglia della nazionale di San Marino griffata Macron e acquistabile nello store online

 

Corre, segna a raffica e gioca divertendosi la Nazionale del futuro, che ad Empoli travolge 8-0 San Marino con quattro gol per tempo in un’amichevole ‘vetrina’ per alcuni tra i migliori talenti di un calcio italiano che guarda con fiducia ai suoi giovani.

Il match con San Marino è la degna conclusione dei quattro raduni organizzati dallo scorso novembre e dedicati ai calciatori emergenti dei campionati di Serie A e Serie B, un’attenzione al vivaio confermata dall’età media sempre più bassa nelle gare disputate dagli Azzurri tra settembre e marzo (scesa dai 31 anni di Italia-Francia ai 26,7 di Olanda-Italia).

ventura

“Questa partita – il commento di Ventura – non fa che confermare che alle spalle di chi sta giocando ora in Nazionale c’è un gruppo di ragazzi che vuole arrivare lì, è il segnale più bello e importante. Lo spirito e la disponibilità sono quelli giusti, il risultato non contava perché incontravamo una squadra che non è di grandissimo livello, ma era la prima partita per chi ha fatto gli stage e c’era in ballo la possibilità di dire chi sono e cosa vogliono diventare. C’erano pochi spazi e, soprattutto nella prima mezzora, abbiamo fatto buone giocate. Non so quando, ma alcuni di questi ragazzi faranno parte della Nazionale prossima futura: sono molto giovani, hanno del potenziale e hanno bisogno di tempo per trovare la strada giusta per sfruttarlo”.

lapadula

“Il mister ci teneva molto all’atteggiamento – sottolinea Lapadula – per noi era una gara importante, ci tenevamo a fare bene e sono contento che le giocate provate e riprovate in questi giorni siano riuscite”.

Il match con San Marino permetterà al Commissario Tecnico Giampiero Ventura di vedere all’opera in una gara ufficiale quel gruppo di giocatori che hanno iniziato a prendere contatto con la maglia azzurra in occasione dei raduni organizzati dallo scorso novembre, con l’obiettivo di allargare la base dei calciatori pronti a far parte della Nazionale e attuare un ricambio generazionale.

“Questa sera – avverte il Ct – abbiamo un obiettivo più importante rispetto al risultato: fare verifiche e dare la possibilità a questi ragazzi, che anche oggi si sono allenati alla grande, di entrare dalla porta principale in questa Nazionale. Il problema oggi non è se vinciamo ma come vinciamo, non è fare una buona giocata, ma con quale intensità”.

Da sempre molto attento alla formazione dei giovani, in questi primi mesi alla guida della Nazionale Ventura sta cercando di trasmettere loro la giusta mentalità e le conoscenze tattiche fondamentali per poter continuare ad indossare la maglia azzurra: “Quando vengono qui i ragazzi hanno un abito loro, che si sono cuciti nel loro club. L’obiettivo degli stage è fargli un armadio di tanti abiti, di quelle che noi chiamiamo conoscenze. Così, in base a quello che trovo metto l’abito giusto per essere competitivo. Ieri – ha raccontato il Ct – ho parlato con ogni giocatore, fino a mezzanotte. Sono giovani, hanno bisogno di qualcuno che li aiuti a crescere e che gli dica qual è la strada giusta”.

Guardando anche ai prossimi impegni con Uruguay e Liechtenstein, Ventura deve fare i conti con qualche assenza di troppo in difesa:

“Il mio augurio è che i tre difensori della Juventus possano durare il più a lungo possibile. Ci ho parlato anche di recente, ho ottenuto da loro la massima disponibilità considerando che dopo la finale Champions ci sarà da affrontare in amichevole l’Uruguay. E’ una gara importante, cui tengo molto, perché batterlo significherebbe risalire ulteriori posizioni nel ranking ed entrare tra le prime dieci Nazionali al mondo, risultato che ci manca da tempo. Le alternative a Bonucci, Chiellini e Barzagli, sono Rugani e Romagnoli, ma entrambi hanno problemi fisici. Per questo, oltre a Caldara, terrò fino all’11 giugno anche Conti”.