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Russia 2018

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L’ultimo “huh” gridato assieme. L’ultimo geyser sound con le mani che schioccano all’unisono. Assieme a Sammy Basso e ai suoi genitori, con tutto il team di Mondiali.it. Al Bar da Gigi, a Cassola, e dove sennò! Il Mondiale di calcio è ampiamente alle spalle, i campionati sono iniziati, si torna a fare il tifo per la propria squadra e per il proprio sport. Sono passate di mezzo le delusioni della Ferrari e del Mondiale di volley maschile, la gioia strozzata in gola per la finale mondiale della Nazionale italiana femminile di pallavolo.

La temperatura inizia a scendere, ma per l’occasione è stata rispolverata la maglia azzurra celebrativa realizzata appositamente per il progetto “Mondiali.it for Iceland”. E il cui ricavato della vendita è andato all’Associazione Italiana Progeria Sammy Basso onlus che sin da subito ha accettato, con entusiasmo, di accompagnare una banda di scalmanati della provincia vicentina a sostenere l’Islanda, la più piccola nazione a prendere parte a una Coppa del Mondo.

La birra, a giugno come oggi, non è mancata, e attorno a un tavolo abbiamo ripensato all’avventura estiva: un’estate all’italiana, senza Italia, ma con copricapo da vichinghi, con tamburi, con dirette Facebook, con presentazione di libri e chiacchiere con gli autori, con il nostro inviato e il nostro tifoso sardo partiti per la Russia, con il baccalà in assenza si squalo putrefatto (sì, è un piatto caratteristico islandese). Con l’1-1 contro la corazzata Argentina e con il rammarico delle due partite successive. Pazzi, noi di Mondiali.it, e altrettanto pazzi anche i sostenitori e tifosi che hanno vissuto il Bar da Gigi. E pazzo anche Sammy che, nonostante gli esami e la scrittura della tesi, è stato sempre presente. Sammy, poi, si è laureato con il massimo dei voti (lode compresa!).

E mentre lo sguardo va verso i prossimi progetti, mentre pensiamo già alla prossima squadra “cenerentola” da tifare (Gibilterra, per esempio, con le sue due prime storiche vittorie), ogni promessa è debito per cui abbiamo consegnato a Sammy l’assegno con quanto raccolto dall’iniziativa “Mondiali.it for Iceland”. Ora vorremmo capire come farà a presentarsi in banca con un assegno di queste dimensioni…

Non ci resta che brindare un’ultima volta, gridando Áfram Ísland! Sempre Áfram Ísland! augurando a Sammy un felice proseguo con gli studi, ripensando a un’estate a modo suo magica e unica.

(Foto di Luca Marazzato)

Tra Cristiano Ronaldo e Lewandowski, venerdì sette settembre, contro la Polonia, per l’Italia si alza ufficialmente il sipario sulla Uefa Nations League 2019, la nuova “Champions” esclusiva per Nazionali. Gli azzurri, dopo il sorteggio del 24 gennaio a Losanna, è finita nella Lega A, girone 3 assieme a Portogallo e Polonia.
In tutto 55 squadre divise in quattro leghe: la Lega A, la prima serie, oltre al gruppo dell’Italia vede un altro girone di ferro, quello tra Germania, Francia e Olanda (gruppo1); la Spagna (girone 4), invece, se la vedrà con Inghilterra e Croazia. Girone 2 composto invece da Belgio, Svizzera e Islanda.

Il nuovo torneo avrà cadenza biennale e si pone quale principale finalità quella di aumentare la reputazione e l’interesse per le Nazionali, andando a sostituire di fatto quelle che sono le tradizionali amichevoli stabilite dal calendario delle competizioni internazionali Fifa con un vero e proprio torneo.

Era infatti palese come il meccanismo di amichevoli di preparazione in essere risultasse ormai poco stimolante e venisse vissuto più come un fastidioso diversivo al week-end di campionato che come occasione di rappresentare a livello mondiale i propri colori nazionali, rivelandosi pertanto poco probante.

Il dibattito sulla creazione della competizione era partito già nel 2011 sotto la presidenza Platini in occasione del Meeting Strategico 2011 a Cipro ed è proseguito in occasione di una serie di incontri di Top Executive Programme (Tep) negli ultimi quattro anni, nella fattispecie: la riunione dei segretari generali Uefa a Stoccolma nel 2013, il Meeting Strategico Uefa a Dubrovnik nel 2014, diverse riunioni della Commissione Competizioni per Squadre Nazionali Uefa e più di recente una serie di incontri regionali Tep in Europa.

Ma come funzionerà questa innovativa competizione? Il format è quanto mai dettagliato e prevede meccanismi di promozione e retrocessione ed avrà addirittura effetti diretti sulla composizione dei prossimi Europei. Vediamo in che modo:

La Uefa Nations League sarà composta da quattro Campionati a loro volta suddivisi in quattro Gruppi da tre o quattro squadre. Le 55 rappresentative, saranno inserite nel proprio torneo (A-B-C-D) in base all’effettivo valore in modo tale da garantire gironi il più possibile competitivi ed appassionanti.
Pertanto, nel campionato A, si affronteranno le Nazionali con un ranking più elevato e via dicendo fino al Girone D che vedrà competere le Nazionali con un ranking più basso.

Per la prima edizione, faranno testo i coefficienti Uefa del 15 novembre 2017, vale a dire quella che avrà valenza fino alla conclusione dei Mondiali del 2018.
Le quattro vincitrici di ogni torneo, che prevede gare di andata e ritorno, si qualificheranno per la Final Four con gare ad eliminazione diretta stabilite da un sorteggio. La squadra che trionferà nella Final Four sarà ovviamente eletta campione della Uefa Nations League.
Venendo al meccanismo di promozioni e retrocessioni, le vincitrici dei vari gironi, ad eccezione del Torneo A, verranno promosse nel Torneo superiore, le ultime quattro classificate verranno invece retrocesse.

Ma, come detto, la Uefa Nations League sarà anche importante in ottica Europei poiché, in base ai risultati, verranno determinate quattro qualificate al massimo torneo continentale, una per ogni girone. Nell’anno dei Campionati Europei, a marzo, verranno disputati dei play-off ai quali prenderanno parte le vincitrici di tutti e quattro i gironi.
Nel caso in cui una di queste squadre abbia già ottenuto la qualificazione, verrà sostituita da una rappresentativa dello stesso gruppo non qualificata in base alla sua posizione nel Ranking. Gli accoppiamenti dei play-off verranno stabiliti dai risultati ottenuti nel corso della Uefa Nations League.

La prima Uefa Nations League prenderà il via nel settembre del 2018, dopo i Mondiali di Russia e si chiuderà nel giugno del 2019, contribuendo quindi alla creazione di quello che sarà il tabellone di Euro 2020, visto che anche la fase di qualificazione diventerà molto più snella.

Va infine specificato che la Uefa Nations League e le Qualificazioni Europee aderiranno al già esistente calendario per gare delle nazionali, non comportando ulteriori carichi di lavoro su giocatori e club e preservando così il già instabile equilibrio nei rapporti Nazionali – Club.

Senza dubbio si tratta di un progetto di grande impatto, per certi versi rivoluzionario, ma la domanda da porsi è: sarà effettivamente in grado di rivoluzionare la percezione degli impegni delle Nazionali – anche da parte degli stessi calciatori – nei periodi di transizione tra le massime manifestazioni continentali ed intercontinentali?
E’ evidente che, almeno sulla carta, la Uefa Nations League offrirà partite più stimolanti e con un maggiore grado di competizione alle squadre, contribuendo a creare un calendario dedicato e una struttura più articolata al calcio per nazionali, teoria peraltro confermata direttamente dalla voce di federazioni nazionali ed allenatori nel corso delle consultazioni con la Uefa effettuate nella fase di progettazione.

Il Torneo sarà occasione ghiotta soprattutto per le nazioni medio-piccole, poiché garantirà loro un percorso ulteriore per giocarsi un posto per le fasi finali dei tornei europei.

I presupposti sembrano buoni: che la rivoluzione sia divenuta realtà?

Se pensiamo ai Mondiali di calcio non possiamo che fare collegamenti diretti a quelli che sono i ricordi di ognuno di noi. Un gol che ci ha fatto saltare di gioia, un rigore sbagliato che ci ha fatto piangere o una parata miracolosa che ci ha fatto tenere il cuore in gola.

Il Mondiale di calcio è questo, un andirivieni di emozioni continue.

L’emblema del sentimento calcistico però è il gol. Ci sono gol come quello di Tardelli o quello di Fabio Grosso, ci sono i gol di Pelè, di Ronaldo, di Maradona e tanti tanti altri. Una serie innumerevoli di marcature che si sono susseguite dall’inizio del torneo calcistico più seguito al mondo.

Gli ultimi ad esultare per un gol vittoria sono stati i tedeschi che, grazie alla rete di Mario Goetze al minuto 113 dei tempi supplementari, hanno vinto il Mondiale 2014 in Brasile.
Proprio il gol di Goetze è stato l’ultimo in ordine cronologico ad essere segnato in una fase finale dei Mondiali, ma chi è stato il primo a segnare la prima storica rete in un campionato del mondo?

Questo “piccolo” record lo detiene un francese, Lucien Laurent, primo marcatore nella gara inaugurale del Mondiale 1930: Francia – Messico. La gara si disputò allo stadio Pocitos di Montevideo domenica 13 luglio, davanti a poco più di 500 spettatori.

Il centrocampista transalpino al minuto 19 del primo tempo insacca la palla alle spalle dell’incolpevole portiere messicano Oscar Bonfiglio, con un bel tiro al volo.

Lo stesso Laurent, invece, ha più volte ribadito che

Il gol non è stato nulla di speciale!

In realtà bella o non bella è stata la rete che ha segnato la storia del calcio mondiale e della vecchia Coppa Rimet.


Lucien Laurient nacque il 10 dicembre 1907 in Val de Marne. Dopo alcuni anni in cui militò tra le fila dei semiprofessionisti del Cercle Athletique de Paris, decise di passare al Sochaux, espressione calcistica della Peugeot, per la quale lavorava e ottenne uno specifico permesso. Ovviamente in quei tempi, nessuno era calciatore professionista.

Gli undici titolari della Francia al Mondiale 1930

La trasferta in Uruguay fu effettuata con la nave “Conte Verde” con a bordo la nazionale romena, quella francese e jugoslava, tre arbitri europei e il presidente Fifa Jules Rimet che con sé portava la Coppa. Si partì il 21 giugno da Genova per poi arrivare in Uruguay il 4 luglio.

Trascorremmo 15 giorni nel Conte Verde per raggiungere il Sud America. Gli esercizi di base li facevamo di sotto e ci allenavamo sulla coperta della nave. Il nostro allenatore non ci parlò mai di tattica. C’era anche una piscina, era come un villaggio turistico. Non capivamo pienamente la grandezza del motivo per cui stavamo andando in Uruguay. Solo anni e anni dopo ci siamo resi conto del nostro posto nella storia. In quel momento era solo avventura. Eravamo giovani che si stavano divertendo. (L. Laurent)

Prima del fischio d’inizio le due nazionali entrarono in campo con le proprie bandiere.

Dopo meno di 20 minuti il primo gol del Mondiale. La partita si concluse con un netto 4-1 per i francesi che con Maschinot realizzarono anche una storica prima doppietta. Anche se il record di Laurent sarà per sempre negli annali del calcio.

Il suo nome è Yuri Cortez e nelle ultime 12 ore ha invaso i tabloid per un motivo che prima di Croazia-Inghilterra non si sarebbe mai immaginato: infatti, in occasione del gol decisivo di Mario Mandzukic, il fotografo di AFP è stato travolto prima dal calciatore della Juventus e subito dopo da tutti i suoi compagni di squadra. Un momento esilarante quanto inaspettato che, giustamente, è stato preso con il sorriso dal protagonista di questa storia il quale ha anche ricevuto le scuse dei giocatori croati. Il messicano non ha smesso di immortalare le emozioni neanche quando è stato atterrato regalandoci istantanee che ci fanno capire a pieno la gioia non solo degli undici in campo ma di una nazione che in 27 anni di indipendenza è riuscita a raggiungere due volte le semifinali e, ieri, la prima finale.

Al termine della sfida Yuri Cortez ha raccontato quanto è accaduto: “Ero molto vicino a loro, stavo fotografando e sono stato travolto. Che emozione! Ho continuato a scattare foto perché questi sono momenti unici. Al termine dell’esultanza i giocatori sono venuti ad assicurarsi delle mie condizioni“. Il fotografo, ancora visibilmente emozionato, ha vissuto il suo World Cup moment, i giocatori della Croazia, invece, sperano di travolgerne un altro anche in finale.

Erano in tantissimi domenica 8 luglio, all’indomani dell’eliminazione della Russia ai quarti di finale ad opera della Croazia dopo i calci di rigore, al Fifa Fan Fest di Vorobyovy Gory, a Mosca. Una folla enorme, 24000 persone secondo gli organizzatori, che ha salutato la nazionale con canti, cori, inni e applausi fragorosi, perché in realtà, fermandosi ad un passo dalle semifinali, la Russia il suo mondiale l’ha già vinto.

Россия (Russia) e “Спасибо (Grazie) le parole che hanno risuonato nell’aria più di ogni altra; da parte loro i calciatori della nazionale hanno srotolato un enorme striscione con la scritta “Играем за вас!” (Giochiamo per voi!) in tributo ai tifosi così devoti ed al loro supporto durante tutto il torneo.

L’attaccante Artem Dzyuba, tra i migliori durante la Coppa del Mondo, accolto da una tempesta di applausi ha dichiarato alla folla:

È un grande onore per noi essere qui, abbiamo giocato per il nostro Paese con passione. Abbiamo dimostrato che la Russia è una potenza calcistica, grazie mille!

Il portiere Igor Akinfeev, protagonista assoluto, ha affermato che la squadra ha giocato con tutto il suo cuore e la sua anima e che le emozioni che ha provato durante la Coppa del Mondo rimarranno dentro di lui per il resto della sua vita.

Anche il commissario tecnico,  Stanislav Cherchesov, ha espresso la sua gratitudine ai tifosi russi ed ha promesso che la nazionale offrirà prestazioni ancora migliori ai prossimi Mondiali del 2022 in Qatar.

I giocatori e i fan hanno poi cantato insieme l’inno nazionale prima che la squadra lasciasse il Fifa Fan Fest accompagnata dagli “Спасибо” della folla.

Di sicuro non vincerà i Mondiali di calcio 2018, ma il Giappone merita il premio come squadra più dignitosa e al contempo civile.

Dopo la disfatta con il Belgio, ad un passo dal sogno di arrivare ai quarti di finale, i giapponesi salutano la rassegna iridata a testa alta, dimostrando di sapere accettare le sconfitte con grande dignità.

Ed è così che invece di andarsene arrabbiati da quello stadio che li ha prima visti assaporare il vantaggio sull’avversaria di ben due reti e poi infrangere il sogno nell’ultima parte del match, decidono di lasciarsi alle spalle questa esperienza mondiale con un gesto di civiltà: ripulire gli spogliatoi e persino le tribune da cartacce e immondizia lasciate durante la partita.

Sia i giocatori che i tifosi nipponici hanno la stessa pensata.

Eppure non deve essere stato affatto facile affrontare la delusione di una vittoria mancata, sfuggita per un soffio quando ormai sembrava quasi fatta.

Nella prima parte del match, la nazionale dei diavoli rossi si è lasciata andare lottando senza determinazione e permettendo all’avversaria di guadagnare quel vantaggio importante che ha fatto accendere la speranza di conquistare il passaggio turno. Ma la gioia del Giappone si è affievolita già dopo il primo gol e si è quasi definitivamente spenta con la rete che ha determinato la parità.

Sullo sfondo dei tempi supplementari sempre più vicini, che davano ancora un barlume di speranza alla nazionale giapponese, arriva poi quel gol decisivo che distrugge i sogni di un intero paese, cresciuto guardando Holly e Benji e sognando di sollevare la coppa del mondo come nel celebre cartone animato.

Ma la squadra di Nishino, dopo le inevitabili lacrime al termine del match, lascia il segno e lo fa nello spogliatoio, senza telecamere e riflettori, perché la vera classe si vede anche e soprattutto dietro le quinte. Solo un messaggio scritto in russo, “grazie”, e alle spalle uno spogliatoio splendente.

E non sono da meno i suoi tifosi, che con ancora addosso i singolari quanto grotteschi costumi per sostenere la propria squadra, pulisce gli spalti. Le immagini della tifoseria con i sacchi della spazzatura in mano e lo sguardo ancora deluso hanno fatto il giro del mondo.

Non li vedremo in finale a competere per il titolo, ma i giapponesi (così come i senegalesi prima di loro) hanno guadagnato ammirazione e rispetto da parte di tutto il mondo per la loro condotta esemplare e questo forse vale anche di più di qualsiasi altro riconoscimento.

Il Mondiale in Russia continua e oggi si torna nuovamente in campo per continaure ad arricchire il quadro delle qualificazioni agli ottavi di finale.

Scendera’ in campo la Corea del Sud che, contro la Germania, si gioca ancora le sue poche speranze di passaggio del turno. La sconfitta contro il Messico ha certamente complicato i piani della squadra asiatica che dal 2002 non riesce piu’ a superare la fase a gruppo.

Sicuramente sara’ piu’ che complicato superare la corazzata tedesca e in piu’ i coreani dovranno attendere il risultato dell’altro match tra Messico – Svezia.

Tra i delusi della nazionale asiatica c’e’ sicuramente la stella, Heung-Min Son, attaccante del Tottenham Hotspur. Una delusione non solo sportiva ma anche personale: l’ala infatti, in caso di mancata qualificazione (cosa al quanto probabile), sara’ costretto a rispondere alla severa chiamata alle armi della sua nazionale per un periodo davvero lungo, ben 21 mesi.

Ha fatto il giro del mondo la commovente immagine di Son nella quale lo si vede piangere in maniera evidente di fronte al Presidente della Corea del Sud, Moon Jae-in. Quest’ultimo si è intrattenuto a fine partita con i giocatori per ringraziarli, comunque, per l’impegno profuso in campo.

Tra i piu’ malpensanti dietro le lacrime di Son, pero’, c’e’ quella paura di affrontare il servizio militare che, in Sudcorea e’ obbligatorio e deve essere svolto entro il compimento del 28esimo anno di eta’, a 1200 euro l’anno.

Ovviamente se ció dovesse accadere per l’esterno ci potrebbero essere difficolta’ nel continuare la sua avventura in Europa.
In particolare dovra’ prendere parte alla squadra di calcio dell’esercito, lo Sangjue Sangmu, percependo 100 euro al mese di stipendio (una differenza abissale rispetto ai 5 milioni annui che percepisce a Londra).

Il destino peró non e’ ancora del tutto scritto per Son. Diversi giocatori, per meriti sportivi, hanno ricevuto un “sconto” dalla leva.
Per esempio nel 2002, quando Han e compagni riuscirono ad arrivare alla finalina del 3-4 posto, e per loro ci fu un vero e proprio taglio di ben 17 settimane.
Cosa successa anche nel 2014 quando la Corea del Sud ha vinto i giochi asiatici. Peccato che in quella squadra Son non c’era: non essendo un torneo ufficiale FIFA, il Bayer Leverkusen (squadra in cui era tesserato in quel momento il classe ‘92) non concesse il proprio giocatore.

Tuttavia su questo aspetto nulla e’ ancora perduto. In primis se la Corea del Sud dovesse raggiungere la qualificazione e poi perche’ ad agosto in Indonesia ci sono i Giochi asiatici, mentre a gennaio è in calendario la Coppa d’Asia. In caso di vittoria in entrambe queste competizioni, il giocatore (così come tutti i suoi compagni coinvolti) potrà continuare a giocare in virtù dei risultati ottenuti.

Ad un passo dall’eliminazione, ci pensa lui, Toni Kroos a salvare la sua nazionale da un’uscita clamorosa dai Mondiali di Russia 2018.

Un gol al 95esimo e tutta la Germania può festeggiare di avere ancora una possibilità per poter sognare di sollevare ancora una volta la Coppa del Mondo.

Nella partita che la Germania ha giocato contro la Svezia si è davvero temuto il peggio. Fino agli ultimi minuti di gara quel pareggio segnava la fine dell’avventura mondiale per i campioni del mondo in carica. Ma proprio ad un soffio dal triplice fischio arriva il miracolo che prende il nome di Toni Kroos.

La sua rete ha regalato nuove speranze a tutta la Germania e lo ha eletto eroe della partita.

Ma chi è Toni Kroos?

Conoscere da vicino il calciatore significa anche rispolverare i libri di storia fino alla caduta del muro di Berlino, perché è proprio quello il periodo in cui nasce il centrocampista tedesco.

Siamo nel 4 gennaio 1990 nella cittadina di Greifswald, appena 9 mesi prima della riunificazione. Ed è per questo che c’è chi lo ha definito “l’ultimo figlio della Germania est”. Appassionato di calcio sin da piccolo, si era già fatto notare soprattutto nel 2014, quando insieme alla sua squadra, conquistò il titolo nei Mondiali giocati in Brasile.

Risultati immagini per toni felix kroos

Ed è allora che è stato battezzato il primo e ultimo figlio dell’est ad aver vinto una competizione mondiale. Adesso, a distanza di quattro anni, si torna a parlare di lui con orgoglio e ammirazione, per aver riportato in corsa la sua nazionale da un’esclusione che sembrava ormai sicura.

Toni Kroos si gode, dunque, il suo momento di gloria e sono queste le sue parole alla fine di una partita al cardiopalma:

A molte persone sarebbe piaciuto se oggi fossimo usciti, ma non è così facile. Il primo tempo non è stato positivo ma poi devi avere gli attributi per giocare la ripresa in quel modo. Ora dobbiamo riposarci, battere la Corea del Sud e giocare in modo convincente

Adesso il calciatore e tutta la Germania devono affrontare l’ultima grande sfida. Sarà vero che le vincitrici dell’anno precedente registrano quasi sempre dei flop nella competizione successiva? I tedeschi hanno tutto l’interesse a dimostrare che il destino si può anche cambiare.

Toni Kroos, capace di cambiare le sorti della nazionale tedesca quando ormai non ci credeva più nessuno, ne è convinto: vincere è ancora possibile e l’ultimo figlio dell’est non ha intenzione di passare il testimone così facilmente e porta la Germania in cerca del suo quinto titolo mondiale.

E’ stata una vera e propria disfatta per un’intera nazione che, prima del Campionato del Mondo, ha veramente creduto che si potesse fare bene e invece i sogni si sono infranti prima sotto i colpi del Senegal e poi contro la Colombia.

Ecco appunto, la Polonia torna subito a casa dal Mondiale di Russia 2018 e tra la gente polacca c’e’ molta delusione.

A Bystrzyca Kłodzka a sudovest del della Polonia a confine con la Repubblica Ceca, il day after e’ molto silenzioso: la gente non vuole parlare molto e la sola parola che erge nell’aria e’ “Katastrofa!”. Intanto c’e’ chi ha gia’ tolto la bandiera dall’esterno dei palazzi.

I giornali di oggi si chiedono il perche’ di questo “disastro” sportivo di Lewandowski e compagni.

Uno dei capri espriatori del flop mondiale e’ proprio il capitano dei biancorossi, Robert Lewandowski. Il centravanti del Bayern Monaco ha inciso in maniera negativa nei due match contro Senegal e Colombia e certo i suoi gol sono mancati tantissimo alla causa polacca. Proprio colui che detiene il record di marcature con la Polonia (ben 55 reti) ha dato forfait in questo appuntamento mondiale e il popolo polacco gli attribuisce qualche colpa.

Per i gli abitanti di Bystrzyca Kłodzka colpevole e’ anche il commissario tecnico Adam Nawałka, reo di non aver trasmesso la giusta adrenalina nello spogliatoio, soprattutto nel primo match contro gli africani. Arrivare contro la Colombia con zero punti e con l’obbligo della vittoria e’ stato un vero e proprio handicap che, col senno di poi, si e’ rilevato come un suicidio.

Su Wyborcza, il giornale piu’ importante di Polonia il titolone:

Da dove viene la sconfitta della squadra nazionale polacca alla Coppa del Mondo?

Ovviamente tutti cercano di dare delle risposte a questo, cosi’ come le cerchera’ il prima possibile anche il presidente della PZPN (Federazione calcistica polacca), Zbigniew Boniek, il quale molto probabilmente prendera’ la decisione sul futuro riguardo il ct Nawałka.

Sicuramente sul capitano Lewandowski pesa come un macigno questa beffa sportiva e lui stesso crede che al centro ci sia il fatto che la Polonia sia arrivata in Russia con una debolezza fisica e mentale.

In effetti a Kazan altro neo importante della formazione e’ stata la difesa che ha ballato un po’ troppo. Lo stesso portiere juventino Szczesny non e’ stato proprio impeccabile, soprattutto nel primo match ontro il Senegal. La retroguardia, priva anche dell’ex Torino Kamil Glik ha subito la velocita’ dei colombiani, in particolare di Juan Cuadrado.

Ora non resta che chiudere nel migliore dei modi questa parentesi russa, che per la Polonia e’ stata una vera delusione.