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Gara pazza, suggeriva il meteo. E gara pazza è stata, tra pioggia a intermittenza, innumerevoli Safety car (4 più 3 virtual), incidenti a ripetizione e un numero nemmeno quantificabile (non in tempo reale) di cambi gomme. L’ha vinta Max Verstappen tra il tripudio dei tifosi arancioni che hanno trasformato anche Hockenheim in un circuito olandese. Bravo, Max, a sopravvivere, rimediando anche a un testacoda e a scappare quando è stato il momento. Per una vittoria che resterà nella memoria della Formula 1. Secondo Sebastian Vettel, che era partito ultimo. Bravissimo, dunque. A scattare avanti mangiandosi via una grossa fetta del gruppone. Poi ha faticato un po’ sul passo. Ma a differenza di tutti gli altri non ha mai sbagliato e ha sfruttato l’occasione nel finale, quando la Safety car lo ha portato sotto il gruppo di outsider che si è sorprendentemente trovato in lotta per il podio. Sul quale è salito Daniil Kvyat, per la prima volta sulla Toro Rosso (nel 2016 ci salì con la Red Bull). La Toro Rosso non ci saliva da 11 anni, da Monza 2008 con Vettel. Sì, perché le due Mercedes e la Ferrari di Charles non sono arrivate in fondo, come anche la Red Bull di Pierre Gasly. Tutte e tre hanno sono uscite di scena nel cambio di direzione del Motordom. Talmente insidioso da diventare una specie di Trattoria al Curvone di Fantozzi. Con continue uscite di pista. Dalla battaglia esce felice anche Antonio Giovinazzi, ottavo, miglior piazzamento in carriera.

Risultati immagini per formula 1

Al via Verstappen si inchioda e volan davanti le due Mercedes: 1° Hamilton, 2° Bottas. Dietro Leclerc balza da 10° a 6° e Vettel da 20° a 14°. La prima Safety entra al 3° giro per l’incidente Sergio Perez. Girandola di cambi per mettere le gomme intermedie. Vettel continua a risalire, arriva all’8° posto. Dal 23° giro qualcuno comincia ad azzardare le gomme slick, comincia Magnussen, poi Vettel (rosse), Verstappen (gialle) e via via tutti gli altri, sfruttando la Virtual safety car decretata per un lungo di Lando Norris (uscito di scena). Solo che con le slick non si sta in pista. Tutti gli errori sono nel cambio di direzione al Motodrom, le ultime due curve : Verstappen si gira, un 360°, ma resta in pista. Leclerc no, si schianta e si impantana nella ghiaia, disperato. Poco dopo sbaglia anche Hamilton, nello stesso punto. Danneggia l’ala, ma riesce a ripartire, entra ai box, tagliando malamente la traiettoria (si prenderà 5” di penalità) i meccanici non hanno le gomme pronte, il pit durerà 50”. Ancora Safety car, e ancora tutti dentro a rimettere le gomme verdi-intermedie. Davanti c’è Verstappen, secondo Hulkenberg, terzo Bottas, quarto un eccellente Albon, quinto Hamilton, Vettel è ottavo.

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Le due Mercedes si prendono seconda e la terza posizione. Davanti Verstappen allunga. È il giro 41 quando nel solito punto va a sbattere Nico Hulkenberg. Safety car, allora. Ancora un giro di pit per rinnovare le verdi, ma non per tutti. Il che rimescolerà molto le carte. Perché al 48° giro non piove, la pista va asciugandosi di nuovo e c’è la processione ad andare a montare le rosse. In testa rimane Verstappen, ma dietro è bagarre: secondo Stroll, terzo Kvyat, quarto Bottas, quinto Sainz; Vettel è nono, Hamilton dodicesimo, Giovinazzi tredicesimo. Kvyat passa Stroll; Albon supera Gasly per il 7° posto. Al 52, incredibile, sbaglia ancora Hamilton, un 360° senza urti, che lo sbalza ultimo, cioè 15°, dietro anche alle povere Williams: alla fine chiuderà 11°. E tre giri dopo scivola via anche l’altra Mercedes: Bottas si stampa sotto al solito Motodrom. Con l’ennesimo boato degli olandesi in tribuna. Torna dentro la Safety car, che ormai ha fatto quasi gli stessi giri delle auto in corsa. E si ricuce tutto: Vettel è quinto, davanti ha Sainz, Stroll e Kvyat. Il podio è a portata. Al giro 60 si prende Sainz. Sul rettilineo del 62° si fuma Stroll. Al 63 si prende Kvyat ed è secondo. E contento, un’iniezione di fiducia di cui aveva tanto bisogno.

 

 

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That’s one VERY happy podium 🥳🍾 . Epic race, guys 👏👏👏 Enjoy your celebrations! . #GermanGP 🇩🇪 #Formula1 #F1

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Il gran premio di Formula 1 a San Paolo ci ha lasciato altre impressioni: un Lewis Hamilton già campione che continua a vincere, una Mercedes sempre forte e che grazie ai suoi piloti ha vinto anche il titolo costruttori e un Max Verstappen sempre più protagonista del circus.

Il pilota olandese infatti, dopo la grande gara in Messico si è ripetuto sul circuito brasiliano che per poco non ha vinto. Per poco perché a rovinargli la festa è stato il pilota della Racing Point Force India, Esteban Ocon, reo di aver speronato Verstappen da doppiato quando l’olandese era leader della gara; per la cronaca poi la gara l’ha vinta Hamilton superando proprio il pilota della Red Bull andato in testacoda.

Da questa azione è scaturita una lite post gara in cui Verstappen ha più volte spintonato il francese durante le fasi di pesatura. Ai microfoni, inoltre, ha rincarato la dose dicendo di “esser stato buttato fuori da un idiota”. Il transalpino ha poi ribattuto: “Rifarei la stessa manovra, anzi allungherei la staccata ancora di più!”.

A causa della reazione avuta, il giovanissimo Verstappen è stato punito dalla FIA a due giorni di lavori socialmente utili da scontare entro sei mesi.

Non è la prima volta che in Formula 1 avvengono questi tipi di litigi tra piloti.

SALAZAR – PIQUET 1982

Uno scontro che è rimasto nella storia della Formula 1. Il pilota Piquet guida indisturbato la gara ad Hockenheim in Germania. Un po’ com’è successo a Verstappen a rovinarglia la festa è stato un doppiato. Il cileno Eliseo Salazar, invece di far passare il leader del Gp chiude improvvisamente sulla Brabham guidata da Piquet, ponendo fine alla gara per entrambi. La reazione del francese è stata ripresa da tutte le tv mondiali: sceso dalla vettura Piquet cerca subito il faccia a faccia con Salazar, il quale si prende due pugni sul casco e schiva pure un calcio.

SCHUMACHER – SENNA 1992

Puramente nostalgica è stato lo scontro verbale tra il compianto Ayrton Senna e l’allora giovanissimo e inesperto Michael Schumacher. Al Gp di Magny-Cours, il tedesco manda fuori gioco il campione del mondo in carica al primo giro. Il brasiliano si presenta sulla griglia di partenza in borghese e si avvicina al giovane Schumacher, il quale viene “bacchettato” dallo stesso brasiliano, ma con toni pacati.

La ramanzina di Senna a un giovane Schumacher per del Gp di Francia

SCHUMACHER – COULTHARD 1998

Meno pacato è stato invece lo scontro tra Schumi e il pilota McLaren David Coulthard al Gran Premio del Belgio a Spa del ’98. Il ferrarista era al comando della gara e una vittoria avrebbe riaperto i discorsi in ottica campionato, complice il forfait di Mika Hakkinen. Il tedesco compie il sorpasso di doppiaggio sul britannico, il quale però frena di colpo, distruggendo la Rossa del tedesco e la sua monoposto. Per Schumacher addio vittoria. Al rientro nei rispettivi box, Schumi scende dalla sua F300 per si dirige in quello McLaren arrabbiato più che mai e intenzionato a risolvere la faccenda con lo scozzese. Memorabili sono i tentativi di Jean Todt e Stefano Domenicali per cercare di calmare il tedesco. I due si rappacificarono qualche giorno più tardi in pubblico.

FISICHELLA – VILLENEUVE 2006

Durante le qualifiche del Gp d’Europa a Nürburgring va in scena un siparietto acceso tra il pilota romano della Renault Giancarlo Fisichella e Jacques Villeneuve su Bmw Sauber. L’italiano accusa il canadese, reo di aver rallentato il giro lanciato, restando fuori dai primi 10 in griglia. “Fisico” si presenta nei box Sauber insultando in maniera palese Villeneuve.

MASSA – ALONSO 2007

Sempre a Nürburgring un anno più tardi, i protagonisti di un battibecco furono Alonso e Massa. Lo spagnolo della McLaren durante l’ultimo giro si tocca con il ferrarista e, prima della premiazione sul podio, accusa il brasiliano di aver cercato volontariamente la collisione. Massa non accetta l’accusa e tra i due volano insulti in lingua italiana, con il brasiliano che sembra più nervoso.

VETTEL – WEBBER 2013

Al Gran Premio di Sepang in Malesia i due piloti della Red Bull sono rivali per il titolo. L’australiano guida la gara e il muretto ordina a Vettel di non attaccare. Il tedesco, però, non rispetta l’ordine ed effettua il sorpasso pericoloso andando a vincere la gara. Il loro rapporto si rompe e la tensione nel box Red Bull sarà palpabile fino al termine del campionato (vinto da Vettel).

Vettel vince il Gp di Sepang davanti a un visibilmente arrabbiato Mark Webber

VETTEL – HAMILTON 2017

A Baku duello tra Vettel e Hamilton. Il britannico guida la gara in regime di safety car. Il tedesco lo segue alle spalle. Dopo una curva Hamilton frena, secondo il ferrarista in maniera troppo brusca, e Vettel lo tampona danneggiando la sua Ferrari. Il tedesco perde le staffe e si affianca alla Mercedes dell’inglese, insultandolo e speronandolo con le gomme anteriori.

Era il 2005, 22 maggio per l’esattezza, e il film prossimo all’uscita da promuovere era “Star Wars – La vendetta dei Sith”. Una settimana prima la pellicola venne presentata al Festival di Cannes e, rimanendo sempre in Francia, George Lucas decise di organizzare una visione privata per gli ospiti vip del GP di Formula 1 più “stellare” che ci sia: Monaco, ovviamente. Ma a noi non interessa tanto questo, quanto quello che avvenne in pista…e anche nel paddock.

Una sponsorizzazione “ad hoc” con la scuderia più giovane e ambizioso del momento (che poi si rivelerà anche vincente), la Red Bull. E il risultato fu “cinematografico”:  livrea delle due monoposto personalizzate, ma anche pit-crew vestita da Stormtroopers, con tanto di Darth Vader responsabile della paletta stop&go, che per quel giorno fu, facile a dirlo, una spada laser.

La commistione sport e Guerre Stellari piace e le trovate si sprecano da nord a sud, da motori, palloni e via dicendo. Rimanendo sempre in pista, 12 anni dopo e siamo nel 2017, a Montecarlo la “Forza” era nuovamente presente, ma senza pomposità con grafiche jedi e truppe. Anzi, per festeggiare i 40 dall’uscita del primo fortunato film della saga, ci ha pensato la Renault con sobri adesivi sulla monoscocca e con tute personalizzate dei due piloti Nicolas Hülkenberg e Jolyon Palmer. Una ricorrenza tra l’altro speciale anche per la stessa scuderia francese che nello stesso 1977 fece debuttare in F1 la RS01 turbo.

Ma la celebre frase «Che la forza sia con te» non sempre porta bene. Chiedere al tennista Nova Djokovic che nell’ottobre del 2012, per Halloween, durante il Master di Parigi decise di fare il suo ingresso indossando la maschera di Darth Vader. Ma forse, in quella circostanza, sarebbe stato meglio indossare la maschera al termine del match per coprire il viso – immaginiamo – arrabbiato e deluso per la sconfitta sorprendente contro il suo rivale Sam Querrey.

In Australia, poi, la situazione è degenerata. L’ultimo film “Star Wars: gli ultimi Jedi” è uscito ufficialmente il 14 dicembre nei cinema australiani, ma la A-League, il massimo campionato di calcio, ha deciso di promuovere l’evento con trovate forse un po’ troppo azzardate. Il video ufficiale, infatti, mescola pezzi di trailer con musica che gasa assieme a giocatori e spezzoni di partita. Per i fan più temerari esiste anche un pallone ufficiale edizione limitata con la fisionomia di BB-8.

 

Il calcio, però, non è nuovo a queste contaminazioni provenienti da lontane galassie. Prendete i tifosi del  CSKA Sofia, per esempio:

 

Nel 2008, David Beckham provò a diventare un Clone trooper…più o meno. Diciamo che almeno il colore della divisa era azzeccato…

E siamo in America, patria di tutto questo, e dove, tra basket, hockey, baseball e football, la presenza di Star Wars è dilagante. Tra un Chewbecca tra gli spalti e un Darth Vader in cabina di regia per riprendere la partita in corso, lo sport a stelle e strisce non poteva essere immune da tutta questa mania. Crediamo possa bastare una foto ricordo di Magic Jonhson durante una partita di baseball tra i Mariners e i Los Angeles Dodgers.

Ma invece i protagonisti della saga fantascientifica più longeva della storia del cinema per quali squadre tifano? Ecco prendete Mark Hamill, alias Luke Skywalker. Bene da un giorno all’altro Twitter e stampa britannica sono letteralmente esplosi da una notizia virale: Hamill tifa Wolverhampton. Niente di tutto vero (inizialmente). Il motivo? Aveva messo un “like” a un tweet di un suo fan che gli chiedeva se gli piacessero i lupi (wolves in inglese – diminuitivo della squadra che attualmente militano in Championship).
Da qui un delirio contagioso prontamente smorzato dallo stesso attore.

Anche se alla fine…

“Dobbiamo completare il lavoro cominciato in F.1. Adesso c’è Austin, ci sono ancora quattro gare. La stagione non è persa, l’impegno continua”.

Con queste parole, Sergio Marchionne, presidente di Ferrari, parla a Class CNBC della situazione della Scuderia di Maranello all’indomani del GP del Giappone dove, un problema ad una candela ha impedito a Sebastian Vettel di giocarsi le possibilità di vittoria contro il binomio Lewis Hamilton-Mercedes, costringendolo al ritiro dopo soli 5 giri.

“Quando è un componente che costa 59 euro che le fa saltare la gara, su macchine che costano milioni di euro, da veramente fastidio” spiega Marchionne. “Il problema è nato e bisogna gestirlo. Dobbiamo rinnovare l’impegno per quanto riguarda la qualità della componentistica che sta arrivando in F.1: è un problema che abbiamo ignorato nel tempo e che non è stato di una certa importanza Ma adesso, in almeno tre occasioni ha avuto un impatto devastante sulla performance della Scuderia, su cose che tecnicamente hanno un valore relativo. L’aggiusteremo” rassicura il numero uno di Maranello.

“La stagione non è persa, c’è ancora tutto il tempo per rifarsi. La macchina, con tutta la modestia che abbiamo in Ferrari, ha fatto dei passi enormi in avanti e, senza fare l’arrogante, credo che sia allo stesso livello, se non superiore, alla Mercedes, oggi” afferma Sergio Marchionne.

gp d'Ungheria

“Il fatto che anche la Red Bull abbia fatto dei passi in avanti è importante, ma non credo che vada ad impattare sul posizionamento della Ferrari in gara. Sono sicuro che se non avessimo avuto problemi come  quelli nelle ultime tre gare, stamattina avremmo fatto un discorso diverso – dice -. La realtà è, che tra gli sbagli dei piloti a Singapore, i problemi in Malesia con dei tubi veramente ridicoli e il problema della candela ieri, abbiamo perso dei punti. Io non parlo della sfortuna perchè non ci credo, sono cose che succedono, sopratutto in gara. La cosa importante è non perdere la fiducia che ci ha portato fino a qui, perché bisogna ricordarsi che l’anno scorso non ci avrebbe scommesso nessuno che la Ferrari si sarebbe trovata in queste condizioni. Io sono contentissimo di quello che ha fatto la squadra. Ho una fiducia immensa che nelle prossime quattro gare parte del divario con la Mercedes riusciremo a chiuderlo. Diamogli tempo”.

Pole Position per Sebastian Vettel nel GP di Singapore. Il tedesco della Ferrari è stato il più veloce con il tempo di 1’39″491. Al suo fianco partirà la Red Bull di Max Verstappen a 323 millesimi. In seconda fila l’altra Red Bull di Daniel Ricciardo che è più lento di 26 millesimi rispetto al compagno di squadra.

Quarto è Kimi Raikkonen a 0″578 dall’altra Ferrari. Solo in terza fila le due Mercedes che non facevano così male dalla gara di Singapore del 2015.

Lewis Hamilton è più lento di 635 millesimi rispetto al suo rivale nella corsa al titolo piloti. Valtteri Bottas è molto più indietro con 1″319. In quarta fila la Renault di Nico Hulkenberg a un secondo e mezzo e Fernando Alonso con la McLaren a 1″6.

Dalla quinta fila scatteranno Stoffel Vandoorne con la seconda McLaren a 1″9 e Carlos Sainz con la Toro Rosso, più lento di oltre due secondi e mezzo.

“La macchina è stata fantastica – ha commentato Vettel ancora carico di adrenalina, appena sceso dalla sua vettura – Quando senti che la Ferrari prende vita, ci fai quello che vuoi. Amo questa pista, sono molto contento del risultato. Sapevamo che potevamo arrivare in alto, è stata dura ma ce l’abbiamo fatta. Ora mi devo un po’ calmare…”.

Red Bull in grande spolvero nelle prove libere del Gran Premio di Singapore. Mercedes con Lewis Hamilton non tanto distante e le Ferrari? Le rosse non hanno vissuto una grande giornata, soprattutto nella seconda sessione, quella disputata nelle stesse condizioni di qualifiche e gare.

Il team austriaco sfrutta le power unit nuove montate a Monza, pagando le penalità, e sul circuito cittadino di Marina Bay illuminato a giorno, sembra la vettura da battere, anche se siamo solo al venerdì. Daniel Ricciardo guida la classifica in entrambe le sessioni e nella seconda, montando le Pirelli Ultrasoft ferma il cronometro su un incredibile 1’40″852, di quasi due secondi più veloce rispetto alla passata edizione, lasciando a oltre mezzo secondo il compagno di squadra Max Verstappen. Hamilton è a sette decimi e Bottas con la seconda Mercedes accusa un ritardo di 1″252. Indietro le Ferrari.

La prima è quella di Kimi Raikkonen che ha faticato a trovare il giusto setup ed è nono a poco meno di due secondi dall’australiano della Red Bull, preceduto manche dalla Renault di Nico Hulkenberg, dalle Mclaren di Stoffel Vandoorne e Fernando Alonso e dalla Force India di Sergio Perez. Sebastian Vettel è solo undicesimo, diviso dal compagno di team dall’altra Force India di Esteban Ocon.

Il pilota tedesco è stato più lento di 2″252, ma il suo tempo nel tentativo sul giro secco è stato ottenuto montando le Pirelli dalla mescola più dura portata qui a Singapore, la gialla Soft. Questo perchè quando ha calzato le più performanti Ultrasoft, ha trovato nel primo tentativo una vettura a rallentarlo, convincendolo ad alzare il piede; mentre nel secondo ha commesso un errore, finendo contro un cartellone, staccandolo, tanto da rendere necessaria la virtual safety car.

A quel punto, Seb, tornato ai box, non è più uscito per provare la qualifica, ma per provare i long run in vista della gara. C’è da dire che nel suo primo giro abortito Vettel aveva ottenuto il miglior parziale assoluto nel primo tratto di pista, ripetendosi anche nel secondo.
Confrontando le prestazioni, anche per quanto riguarda il passo gara, Ricciardo è stato il più veloce con una media di 1’46″5 inanellando ben 21 giri con lo stesso treno di Ultrasoft. Più distanti gli altri, da Verstappen al duo della Mercedes e ai due della Ferrari. Vettel, infatti, non è mai sceso sotto l’1’47″5.
Insomma un venerdì che ha un pò smentito quello che si pronosticava alla vigilia. Confermati i progressi della Red Bull su di un tracciato cittadino favorevole alla RB13. Mercedes più veloce di quanto ci si attendesse, ma Ferrari un po’ in sordina. Ma tanto è solo il venerdì.

Per un calciatore di qualsiasi categoria o nazione, i fischi fanno parte di un contesto molto presente nei rettangoli di gioco.
È una forma di contestazione frequente da parte dei tifosi, soprattutto in periodo di crisi di risultati o di scarsità di gioco. I fischi sono sovente rivolti anche ai calciatori cosiddetti “traditori”, un esempio recentissimo può essere Higuain, passato dal Napoli alla Juventus con tanti rumors; è successo a Ronaldo il fenomeno, trasferitosi al Milan dopo gli anni trascorsi all’Inter.

Negli ultimi tempi fortissimi fischi sono rivolti ad alcuni calciatori quando indossano la maglia della propria Nazionale. Mugugni e critiche non per la scarsità d’impegno in campo ma disapprovazioni legati proprio al fatto di indossare quella specifica maglia.

Un caso molto attuale è legato all’attaccante tedesco, Timo Werner. La punta centrale della nazionale tedesca, con ben sei reti realizzate nelle ultime cinque apparizioni con la nazionale tedesca, viene puntualmente punzecchiato dai supporters tedeschi non appena entra in campo. Il motivo? Semplice. Il giovane calciatore classe ’96 è reo di essersi trasferito nel RasenBall Lipsia dallo Stoccarda. Il RB Lipsia è una delle squadre più odiate di Germania per via della proprietà del club in mano alla Red Bull. È una squadra che, per i puristi, non rappresenta l’integrità del calcio tedesco perché creata da zero, senza passato e tradizione. Insomma, di latta. Werner ha preso la decisione di lasciare lo Stoccarda (la squadra della sua città) nel 2016 per accasarsi nel club più odiato del Paese.

Paradossale, poi, sapere che il giovane attaccante soffre anche di un problema d’udito: sembra che il rumore e quindi anche frastuono degli stadi più caldi d’Europa gli crei fastidi fisici che non gli permettono di giocare. In Champions League, nel settembre 2017, il Lipsia ha giocato in trasferta contro il Besiktas, squadra turca con uno dei tifi più focosi. Wernen, nonostante abbia provato a giocare con i tappi alle orecchie, è stato sostituito per un malore che gli ha accusato problemi respiratori e di circolazione.

Ma i fischi non punzecchiano solo Timo. Sorte simile è capitata al brasiliano ma con passaporto spagnolo, Diego Costa. L’attuale attaccante del Chelsea, dopo le strabilianti stagioni a Madrid sponda Atletico, dinanzi al bivio nazionale Brasile – Spagna, ha scelto di accasarsi  con le Furie Rosse. Le prestazioni poco esaltanti non hanno certo aiutato il bomber a trovare feeling con la nazionale iberica e i suoi ex tifosi brasiliani ci hanno riso su. In effetti, sin dalle prime apparizioni, Diego Costa è stato sommerso di fischi da parte dei tifosi brasiliani sugli spalti oltre che da insulti con l’invito di starsene in Spagna e rinnegare le sue origini.

Anche per un calciatore della nazionale italiana c’è stato un caso di questo genere. Il protagonista in questione è l’italobrasiliano, Thiago Motta. Durante il Mondiale 2014 in Brasile è stato letteralmente immerso di fischi da parte dei suoi ex connazionali. Il centrocampista del Paris Saint Germain non ha mai rivolto parole velenose nei confronti del suo paese natio, semplicemente ha più volte sottolineato di sentirsi italiano e quindi onorato di indossare la maglia azzurra. I fischi non l’hanno colpito più di tanto, “Mi sento italiano e quindi va bene!”, ha ribadito più volte Motta.

Dopo le prime libere la Red Bull di Daniel Ricciardo è la più veloce anche nella seconda sessione in vista del Gp di Budapest. Il pilota australiano ha fermato il tempo sull’1’18”455 precedendo la Ferrari di Sebastian Vettel (1’18”638) e la Mercedes di Valtteri Bottas (1’18”656).
Quarto crono per l’altra Rossa di Kimi Raikkonen in 1’18”755 davanti alla Stella d’Argento di Lewis Hamilton (1’18”779), che ha girato con le più lente soft rispetto alle supersoft usate dagli altri, ed all’altra Red Bull di Max Verstappen (1’18”951) A mezzo’ora dal termine delle prove libere incidente alla Sauber di Pascal Wehrlein, il pilota tedesco va lungo alla curva 11 dell’Hungaroring e sbatte violentemente sulle barriere, distrugge la vettura ma ne esce indenne. Altra bandiera rossa e altri minuti di prove presi per un altro incidente poco dopo alla Renault di Jolyon Palmer.

i ferraristi

”Ho avuto alti e bassi – aggiunge il pilota tedesco della Ferrari ai microfoni di Sky – non è andata troppo male e sembriamo tutti vicini. Dovrebbe essere divertente domani, lavorando più sulle gomme dovremmo andare meglio”. La gara? ”Se ci sarà l’opportunità cercheremo di vincere”. Tutto sommato soddisfatto anche l’altro ferrarista Kimi Raikkonen: ”non è andata male, abbiamo provato diverse cose anche se non abbiamo girato quanto avremmo voluto. La partenza è importante come sempre, ma qui è il momento più semplice per guadagnare posizioni”.