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C’erano davvero tutti, lunedì 23 settembre, al teatro della Scala di Milano per il “The Best FIFA Football Awards”, premio indetto nel 2016 nel quale rappresentati dei media, commissari tecnici e capitani delle Nazionali votano il miglior giocatore, il miglior allenatore e il top11 della scorsa stagione.

TheBest FIFA Men’s Player 2019: Leo Messi

Il premio più atteso è finito a Lionel Messi, ovvero quello di miglior giocatore della passata stagione. Messi si è imposto davanti a Van Dijk e Ronaldo, unico tra i grandi big non presenti alla Scala per la cerimonia e rimasto a Torino. Per Messi è la prima vittoria del premio da quando porta questo nome; la seconda se vogliamo considerare il vecchio FIFA World Player; unito però ai 5 Palloni d’Oro (di cui 4 vinti quando la FIFA insieme a France Football avevano fuso i due premi) fanno dell’argentino il recordman assoluto in termini di riconoscimenti individuali. Messi riesce insomma a vincere il premio come migliore calciatore FIFA anche in un anno in cui si è portato a casa soltanto la Liga e succede al croato del Real Madrid, Luka Modric.

 

TheBest FIFA Women’s Player 2019: Megan Rapinoe

Nel campo femminile invece il successo di miglior giocatrice è stato tutto di Megan Rapinoe. La calciatrice americana, campionessa del mondo e trascinatrice della nazionale statunitense al secondo titolo mondiale consecutivo, è stata eletta dalla FIFA come la più forte dell’anno 2019.

 

Jurgen Klopp e Jill Ellis i miglior allenatori

Jürgen Klopp ha vinto il premio di miglior allenatore per la stagione 2019: il tecnico dei Reds ha preceduto Pep Guardiola (Spagna/Manchester City) e Mauricio Pochettino (Argentina/Tottenham Hotspur). Capace di guidare il Liverpool sul tetto d’Europa, Klopp ha così parlato sul palco: «Un vero onore, anche se il nostro è stato un grande lavoro di squadra e non capisco perché questo riconoscimento arrivi a un singolo». Al termine del suo discorso Klopp ha spostato l’attenzione sull’associazione “Common Goal”, movimento di beneficenza lanciato con il supporto del calciatore spagnolo Juan Mata e di cui fa parte anche Giorgio Chiellini, che si impegna a destinare una parte degli stipendi dei calciatori/allenatori che ne aderiscono per progetti dedicati alle persone meno fortunate. Per la categoria allenatrici, lo scettro va a Jill Ellis, coach degli Stati Uniti per il suo secondo Mondiale portato a casa.

Miglior portiere: Alisson

Da quest’anno è stato introdotto anche il premio per il miglior portiere e se lo aggiudica Alisson Becker, il numero 1 dei Reds, ex Roma, che ha preceduto Ederson (Brasile/Manchester City) e Marc-André ter Stegen (Germania/Barcelona). Alisson in questa stagione ha vinto la Champions League con il Liverpool e la Coppa America con il Brasile.

Migliore XI FIFA

Questo invece l’undici scelto dalla FIFA per la stagione 2019. Per la Juventus sono presenti Cristiano Ronaldo e De Ligt, anche se l’anno passato ha giocato con la maglia dell’Ajax. L’undici completo: Alisson; Ramos, De Ligt, Van Dijk, Marcelo; Modrić, De Jong; Hazard; Messi, Ronaldo, Mbappé.

 

Puskas Award, miglior gol del 2019: vince Zsori

Daniel Zsóri ha, invece, vinto il FIFA Puskas Award 2019, il gol più spettacolare della passata stagione. Il giocatore ungherese è stato premiato per la rete segnata in Debrecen-Ferencvaros TC, nel campionato magiaro, il 16 febbraio 2019. Zsóri ha preceduto Lionel Messi e Juan Fernando Quintero.

La nazionale di calcio statunitense ha battuto 2-0 l’Olanda nella finale dei Mondiali femminili, disputata domenica sera al Parc OL di Lione. Grazie al gol su rigore segnato da Megan Rapinoe a mezzora dal termine, e a quello immediatamente successivo di Rose Lavelle, gli Stati Uniti sono campioni del mondo per la quarta volta nella storia dei Mondiali : la Coppa del Mondo vinta in Francia si aggiunge a quelle vinte in Canada nel 2015, in casa nel 1999 e in Cina nel 1991.

 

A Lione gli Stati Uniti allenati da Jillian Ellis hanno vinto facendo prevalere il loro stile di gioco basato principalmente sulla costruzione di frequenti fasi d’attacco, tatticamente non così complesse ma estremamente concrete, grazie alla superiorità sul piano fisico delle sue giocatrici anche rispetto a una nazionale competitiva come quella olandese.

 

 

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Il primo tempo si è chiuso tuttavia in parità, con tanti tiri in porta da parte degli Stati Uniti e con l’Olanda limitata a sterili azioni in contropiede. Nel secondo tempo la partita non è cambiata e verso l’ora di gioco un calcio di rigore segnato da Megan Rapinoe, miglior marcatrice del Mondiale insieme ad Alex Morgan, ha portato in vantaggio gli Stati Uniti. Nella mezzora successiva l’Olanda, campione d’Europa in carica e alla sua seconda partecipazione, non è riuscita a reagire e ha subìto anche il gol del 2-0 con un tiro dal limite dell’area di Rose Lavelle.

Per arrivare alla finale di Lione, gli Stati Uniti avevano eliminato Spagna, Francia e Inghilterra nella fase a eliminazione diretta, peraltro dopo aver battuto anche la Svezia — arrivata poi in semifinale — nella fase a gironi. Hanno quindi sconfitto una dopo l’altra quasi tutte le migliori nazionali del torneo, confermando la loro superiorità partita dopo partita.

Negli Stati Uniti il calcio femminile è stato un fenomeno unico nel suo genere, e lo rimane tuttora: si è formato da solo, ha vinto tanto, si è battuto numerose volte per il riconoscimento dei suoi diritti e continua ad essere un modello per l’emancipazione femminile nel mondo dello sport.

 

Che il mondo sportivo americano abbia l’amministrazione Donald Trump nel mirino è cosa nota. Proteste, azioni e offensive sono state messe in atto da diverso tempo dai sportivi di ogni genere: dal football americano al calcio, passando dall’Nba.

A fare la voce grossa, stavolta, è la stella del soccer a stelle e strisce: Megan Rapinoe. La centrocampista ha promesso che, in vista del prossimo Mondiale femminile in Francia, farà aumentare il grado di disappunto nei confronti del presidente statunitense.

Tra le azioni previste, la 33enne ha deciso che non canterà l’inno nazionale americano per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle discriminazioni degli afroamericani e sulle politiche di Trump sulle questioni integrazione e immigrati.

Non è la prima volta che la Rapinoe si fa sentire e si mette in prima fascia contro il tycoon. In passato era stata tra le atlete che hanno deciso di inginocchiarsi durante l’inno “The Star-Spangled Banner prima di qualche match importante.

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Megan Rapinoe in ginocchio durante l’inno Usa

Questo gesto è partito da Colin Kaepernick durante il precampionato 2016 fino ai primi match della stagione Nfl.
Il quarterback aveva deciso di andare oltre la tradizione americana che prevede di essere in piedi durante l’inno. Un modo per sottolineare la situazione nei confronti delle minoranze etniche.

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Colin Kaepernick in una delle sue proteste durante l’inno americano

E proprio Kapernick è stato l’ispiratore di molti altri atleti come Megan Rapinoe

Probabilmente non metterò mai la mano sul cuore e non canterò più l’inno nazionale; è un gesto contro tutte le ineguaglianze e le cattiverie che quest’amministrazione muove contro chi non assomiglia a loro!

L’enfasi patriottica è una prerogativa essenziale nell’identikit (un po’ stereotipato, dai) di un perfetto americano. Del resto, come mai gli alieni che decidono di devastare il mondo e annullare l’umanità, si concentrano sul suolo a stelle e strisce?

Toni epici, da mano sul cuore, attraversano Hollywood per poi arrivare alla musica e all’arte, ma c’è un campo indiscusso dove il valore dell’essere americano è superiore: lo sport. E quando uno statunitense sa di essere forte, la combo può essere atomica. Non solo nel basket, nell’NBA, quintessenza dello sport, ma anche nel calcio femminile, gli Usa possono vantare – legittimamente – la loro superiorità.

Detentrice dell’edizione 2015 in Canada, Nazionale con più successi (tre), la squadra degli Stati Uniti si pone un gradino sopra le altre anche ai nastri di partenza del Mondiale 2019 in Francia e, Fox Sports america, broadcaster ufficiale della competizione, ha deciso di ribadire questo concetto nel suo spot promozionale girato dal famoso regista Joseph Kahn.

Epica, enfasi, patriottismo e climax ascendente adrenalinico, ovviamente, non mancano. Fox sapeva che bisognava sparare per colpire e lo si capisce dal titolo: “All eyes on us”, che oltre a caricare di responsabilità e aspettative le 23 calciatrici, pone una domanda che i tifosi di tutto il mondo si stanno chiedendo, ovvero, qualcuno può competere con l’America, regina indiscussa?

Del resto il claim, recitato dall’attrice Carrie Coon, dice: «Take your best shot. Just remember – You come at the queen, you best not miss». Il risultato è uno spot veloce, furioso e coinvolgente in cui, in successione, si vedono le statunitensi, dalla Morgan a Rapinoe, gareggiare contro la Francia tra contrasti intensi e azioni rapide. Il video è stato talmente preso sul serio dalla calciatrici che Robert Gottlieb, vice presidente esecutivo e responsabile marketing di Fox Sports, ha svelato questo aneddoto:

Becky Sauerbrunn, che alla fine della pubblicità la si vede affrontare in takle una giocatrice francese, durante le riprese ha subito un colpo al ginocchio e ha iniziato a perdere sangue. Non si è lamentata durante la fase di registrazione, ma quando abbiamo visto la ferita abbiamo pensato che fosse arrivato il momento di fermarsi: un infortunio così sarebbe stato un disastro. Ovviamente non abbiamo detto nulla all’allenatore altrimenti avrebbe perso la testa!