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Ramadan

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Dopo ben 28 anni di assenza l’Egitto si è qualificata per i Mondiali di calcio che cominceranno a giugno in Russia. La sua ultima partecipazione risale, infatti, al 1990.

Ma oltre alla gioia di poter competere per il titolo mondiale, per la squadra egiziana e soprattutto per il suo allenatore, ci sono alcuni problemi di natura religiosa da affrontare in vista dell’inizio della competizione iridata.

Il problema è stato posto da Hector Cuper, ct dell’Egitto, che mette in luce le evidenti difficoltà per i suoi giocatori di affrontare il Mondiale preparati e in forma, pur rispettando i precetti del Ramadan, che impone il digiuno completo, anche di acqua, per un mese intero.

Ecco come ha espresso le sue titubanze il commissario tecnico della squadra egiziana:

Come posso allenarli a mezzanotte dopo l’Iftar? E come posso allenarli di giorno senz’acqua e quando non hanno avuto nulla da mangiare?

Per quanti non conoscono i termini legati alla religione egiziana, l’iftar rappresenta il momento in cui al calar del sole il digiuno può essere interrotto. Si tratta però di tempi tecnici restrittivi per una squadra di calcio che deve competere in un mondiale.

Inoltre, il Ramadan termina proprio il 15 giugno, vale a dire un giorno dopo l’inizio della competizione che è prevista per il 14 giugno.

La questione è piuttosto delicata e probabilmente per essere risolta bisognerà affidarsi alla decisione del Supremo Consiglio Islamico che può decidere di concedere un editto religioso, chiamato fatwa, che dispensa i giocatori dal seguire il digiuno del Ramadan.

Questa soluzione è già stata adottata altre volte in casi simili e sembra la più plausibile per permettere alla nazionale egiziana, e alle altre che seguono la religione islamica, di competere al massimo livello al pari degli altri. 

In effetti non è solo l’Egitto che deve preoccuparsi di questo problema: squadre come quelle di Arabia Saudita, Iran, Marocco, Tunisia, Nigeria e Senegal presentano le stesse difficoltà.

Cuper ha sollevato la questione, ora dipende dalle autorità del governo accontentare le sue richieste o meno.