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Prima di Neymar al Paris Saint Germain, prima delle megalomani operazioni di mercato in terra inglese con gli acquisti in difesa tra Manchester City e Liverpool. Prima della bolla creata da sceicchi e fondi asiatici, c’era l’Italia che come il Klondike era una miniera d’oro per numero di talenti e operazioni di calciomercato. Ma quali sono state le operazioni più costose che hanno visto coinvolta la Serie A sia in entrata che uscita? Ecco la top10

 

#10 Christian Vieri

Nella Liga, con la maglia dell’Atletico Madrid, segna 24 gol in 24 partite. Primo posto nella classifica marcatori e quindi la conquista del Trofeo Pichichi, unico italiano a vincerlo. La Lazio di Cragnotti, dunque, decide di riportarlo in Italia nell’estate 1998 dopo una sola stagione in Spagna. Ma Vieri, nella capitale rimane poco: è sensazionale il suo passaggio all’Inter l’anno successivo con Moratti che vuole regalare a Lippi l’ariete per puntare allo scudetto. L’operazione per portare a Milano il 25enne ex-Juve è, fino a quel momento, la più costosa di sempre: quasi 90 miliardi di lire offerti alla Lazio (nel prezzo è compreso il cartellino di Simeone, valutato 21 miliardi) ovvero 48 milioni di euro.

#9 Gaizka Mendieta

Sono gli anni dello strapotere della Lazio e di Cragnotti prima del crack fallimentare. I laziali non solo dominano in Serie A e si fanno valere anche in Europa sul rettangolo di gioco, ma fanno la voce grossa anche nel calciomercato. L’oggetto dei desideri è lo spagnolo Mendieta, capitano e leader del Valencia con il quale, dopo aver vinto la Coppa del Re e la Supercoppa spagnola nel 1999, disputa due finali consecutive di Champions League, perdendole entrambe contro Real Madrid e Bayern Monaco. Eletto miglior giocatore della competizione nella stagione 2000-2001, la Lazio, nella stessa estate dopo aver ceduto Nedved alla Juventus, decide di piazzare il colpo versando nelle casse valenciane 89 miliardi di lire (48 milioni di euro) diventando così il secondo acquisto più costoso nella storia del club biancoceleste dopo Hernan Crespo.

#8 Gianluigi Buffon

Quelle di inizio millennio sono estati calde, caldissime per il mercato dei calciatori, soprattutto in Italia che di talenti ne ha ancora e mantiene un prezioso fascino a livello europeo e internazionale. Così sempre nell’estate 2001, mentre Mendieta valigie in mano passa dalla Spagna all’Italia, percorso inverso – destinazione Madrid – lo fa Zinedine Zidane che lascia la Juventus per accasarsi al Real. Con i soldi incassati, la Juventus decide di investire massicciamente nel mercato facendo razzia del meglio che c’è in giro. Sfumato lo scudetto anche (ma non solo) per alcune incertezze del portiere Van Der Sar, Moggi bussa alla porta del Parma e chiede Buffon, 23 anni e un futuro certo da campione. Così, dopo aver perfezionato l’acquisto di Lilian Thuram dal Parma, sempre dagli emiliani, la Juventus acquista Buffon per 75 miliardi di lire più la cessione a titolo definitivo di Jonathan Bachini, valutato 30 miliardi (in totale 52,88 milioni di euro). Il portierone è quell’anno l’acquisto più oneroso nella storia della società bianconera, record mantenuto fino al 2016.

#7 Hernan Crespo

L’avevamo già chiamato in causa con l’operazione Mendieta. Sì, perché Gaizka è il secondo acquisto più costoso nella storia della Lazio: al primo posto c’è l’attaccante argentino Hernan Crespo. Crespo nel 2000 ha 25 anni, gioca nel Parma e con i ducali vince Coppa Italia, coppa Uefa e Supercoppa Italiana. La Lazio con il tricolore sul pezzo investe ben 110 miliardi di lire (56,81 milioni di euro) per aggiudicarsi el Valdanito. Il suo trasferimento risultò essere il più costoso nella storia del calcio mondiale, seppur per pochi giorni: nello stesso mese, infatti, il portoghese Luis Figo viene acquistato dal Real Madrid per 143 miliardi di lire.

#6 Edison Cavani

Edinson Cavani si è affermato come uno dei giocatori più prolifici d’Europa. È passato dal Napoli al PSG nel 2013 ed è adesso parte di quello che è probabilmente il miglior attacco d’Europa. Il suo trasferimento da 64 milioni e mezzo di euro adesso sembra un affare se si pensa al mercato gonfiato ed Edison, attualmente, è il miglior marcatore nella storia del club transalpino. Scommesse calcio oggi vedono il PSG tra i favoriti per la conquista della Champions League in quanto possono disporre anche della star brasiliana Neymar per rinforzare il loro attacco. Dai uno sguardo all’infografica per vedere i maggiori ingaggi della Serie A.

#5 Kakà

Mezzo milione in più rispetto all’affare Cavani – PSG, in quinta posizione c’è la cessione di Kakà nel 2009 al solito Real Madrid che, ciclicamente, mette piede nel supermercato Italia. Kakà, figliol prodigo del Milan, già promesso a gennaio al Manchester City decide di rimanere in rossonero, ma la cessione è solo rimandata e approda così nell’universo Galacticos assieme a Cristiano Ronaldo. La faraonica campagna acquisti del Real Madrid di Florentino Perez continuò con l’ingaggio del francese Karim Benzema dal Lione per 35 milioni, degli spagnoli Raul Albiol dal Valencia, Alvaro Arbeloa e Xabi Alonso dal Liverpool e Esteban Granero dal Getafe.

#4 Zlatan Ibrahimovic

Zlatan nella sua ossessiva ricerca di vincere la Champions League, dopo aver dominato in Italia prima con la Juventus e poi con l’Inter accetta il passaggio al Barcellona, nella stessa estate del doppio colpo merengues Kakà – Cristiano Ronaldo. La società spagnola paga 46 milioni di euro all’Inter più la cessione del camerunese Eto’o, valutato 20 milioni. Inizialmente è previsto anche il prestito per un anno del bielorusso Hleb, con diritto di acquisto da parte dei nerazzurri per 10 milioni, ma è saltato, e quindi il Barcellona versa altri 3 milioni circa per concludere l’affare per una valutazione totale di 69.5 milioni di euro.

#3 Zinedine Zidane

L’avevamo già accennato. Eccoci al gradino più basso del podio. Sua maestà Zinedine Zidane che nel 2001 si trasferisce dalla Juventus al club Real Madrid che, per averlo tra le sue file sborsa 150 miliardi di lire (77,5 milioni di euro), realizzando il più costoso trasferimento di un giocatore nella storia del calcio fino a quel momento. Con i bianconeri, il talento francese gioca complessivamente 212 partite e segna 31 gol, di cui 24 in Serie A.

#2 Gonzalo Higuain

Tra acquisti e cessioni, sul podio c’è sempre la Juventus. Gonzalo Higuain, a modo suo, ha segnato la storia della Serie A: arrivato in Italia nel 2013, comprato dal Napoli per sostituire proprio Cavani, el Pipita nella stagione 2105-2016 fa il botto. Entra nella top ten dei migliori marcatori della storia del Napoli, toccando quota 70 reti complessive;  va a segno per sei giornate consecutive, eguagliando la striscia positiva di Maradona nella stagione 1987-88; supera  Cavani per gol segnati in una stagione, fino ad allora il miglior cannoniere stagionale nella storia degli azzurri e il 14 maggio, nel 4-0 dell’ultima giornata contro il Frosinone, realizza la tripletta che gli consente di chiudere il campionato con 36 reti in 35 partite, vincendo la classifica marcatori e superando il record assoluto di reti in un singolo campionato italiano, fino ad allora detenuto da Nordahl nella stagione 1949-50, ed eguagliando inoltre quello di Rossetti che resisteva dal 1928-29, quando il campionato si disputava a più gironi. Con questo bigliettino da visita niente male, la Juventus decide di fare follie e sborsa ben 90 milioni di euro per averlo. Il suo trasferimento è il più costoso nella storia della Serie A.

#1 Paul Pogba

Ma se la Juventus ha potuto sborsare questa cifra è perché nella stessa sessione di mercato, nell’estate 2016, il Manchester United bussa alla porta dei bianconeri per riportarsi a casa il gioiellino Pogba lasciato partire troppo in fretta. La cifra è da capogiro: per riacquistare a titolo definitivo il suo ex calciatore, il club inglese sborsa una somma complessiva di 105 milioni di euro. In Italia si rompe il muro dei 100 milioni di euro per un’operazione di mercato. Si tratta in quel momento del trasferimento più oneroso nella storia del calcio, superato l’estate successiva dai 222 milioni sborsati dal PSG per Neymar.

Sedici minuti per scrivere un record, l’ennesimo record di una carriera calcistica che l’ha visto primeggiare in ogni terra europea. Zlatan Ibrahimovic, a 36 anni, e dopo aver recuperato dopo neanche sette mesi da un infortunio ai legamenti del ginocchio, non ha intenzione di abdicare.

King Zlatan c’è e gli sono serviti 16 minuti nel match di Champions League tra Basilea e Manchester United (che ha visto la vittoria per 1-0 degli svizzeri). Quello di mercoledì 22 novembre, infatti, è stato il suo esordio ufficiale in Champions League con i Red Devils: in Europa, Ibrahimovic, aveva giocato l’anno passato, ma in Europa League, facendosi, tra l’altro, male proprio nel match contro l’Anderlecht lo scorso 20 aprile.

Con questo gettone, il 120esimo dall’inizione della sua carriera, lo svedese diventa il primo giocatore nella storia della Champions League a disputare la coppa dalle grandi orecchie con sette – ripetiamo sette – squadre diverse: Ajax, Juventus, Inter, Barcellona, Milan, PSG e Manchester United.

In campo dalla stagione 2002-2003 (quella del vittoria del Milan sulla Juventus nella finale dell’Old Trafford), Ibrahimovic ha avuto un rapporto scontroso con la Champions: nonostante i tanti cambi di maglia, non è mai riuscito ad avvicinarsi all’idea di poter alzare il trofeo della competizione per club più importante al mondo. E, in alcuni, casi ha chiuso la stagione a bocca asciutta senza segnare nemmeno una rete: nel 2004-2005, primo anno alla Juventus e 2006-2007 alla sua prima stagione con la casacca neroazzurra dell’Inter.

Gustiamoci, però, ciascun “primo gol” in Champions League con le diverse maglie della sua carriera:

AJAX

Esordio con botto per Ibra con i Lancieri al suo debutto in Champions. Prima partia del girone D, Ajax – Lione, viene decisa il 17 settembre 2002 proprio dalla doppietta dello svedese. E che doppietta! Ibrahimovic segnerà altri tre gol durante il torneo (uno anche contro la Roma), prima di uscire ai quarti contro il Milan, nell’indenticabile match finito 3-2.

 

 

JUVENTUS

La prima stagione con la Vecchia Signora, come visto, si conclude con uno zero nella casella “gol segnati”. Per Ibra dieci presenze, ma nemmeno una rete. L’anno successivo, 2005-2006, piazza tre reti tutte nella prima fase del girone A, rimanendo a secco negli ottavi e nei quarti, dove la Juventus viene fatta fuori dall’Arsenal. Il suo primo gol con i bianconeri in Champions è contro il Rapid Vienna il 27 settembre 2005. Anche qui, un gol davvero notevole.

 

INTER

Primo anno in nerazzurro e stesso copione come durante l’esperienza alla Juventus. Ibrahimovi manca l’appuntamento con il gol che ritorna, nell’anno 2007-2008, anche questa volta nel girone G alla seconda giornata, con la doppietta contro il PSV Eindhoven, il 2 ottobre 2007. Ibra segnerà altre tre reti, rimanendo nuovamente a secco nella fase a eliminazione diretta: l’Inter, infatti, uscierà per mano del Liverpool.

 

 

BARCELLONA

Quella di vincere la Champions League inizia a essere un’ossessione per Ibrahimovic che lascia l’Inter per giocare nel club più vincente di questa era, il Barcellona. E’ l’anno 2009-2010, anno che i tifosi interisti ricorderanno per il Triplete, beffardo agli occhi dello svedese. Nella squadra blaugrana resiste solo un anno, realizza quattro reti in Champions arrivando fino in semifinale, il punto più lontano raggiunto dallo svedere nella sua carriera europea. Il primo gol è il 20 ottobre 2009 nella sconfitta, storica e davvero impensabile, del suo Barça contro il Rubin Kazan. E vale davvero la pena rivedere tutte le azioni di quell’incontro:

 

 

MILAN

E’ l’ultimo grande sussulto della storia di Berlusconi al Milan. I Rossoneri piazzano una formazione in grado di vincere lo scudetto nell’anno 2010-2011, puntando forte su Ibrahimovic. Il 15 settembre 2010, lo svedese bagna il suo esordio in Champions League con una doppietta all’Auxerre. Proprio come con l’Ajax, finora unico club nel quale ha segnato al suo debutto, Zlatan fa innamorare i suoi nuovi tifosi. Ma non solo: il suo fu proprio l’esordio rossonero a San Siro.

 

 

PARIS SAINT GERMAIN

Nel 2012 il Milan perde i pezzi e due su tutti, Thiago Silva e Zlatan Ibrahimovic volano a Parigi. Nel PSG, Zlatan, nel pieno della maturità calcistica, rimane per quattro stagioni (mai così a lungo in un club) raggiungendo numeri pazzeschi: 180 presenze, 156 gol e 61 assist. Così come con Ajax e Milan, anche con il team francese, Ibra segna al suo debutto in Champions. E’ il 18 settembre 2012 e segna una rete nel 4-1 sulla Dinamo Kiev. L’anno successivo, 2013-2014, sarà il più prolifico per l’attaccante svedese che piazzerà 10 reti in Europa.

 

Riuscirà Ibrahimovic a segnare anche con il Manchester United? Siamo pronti ad aggiornare questo articolo…e chissà magari lo vedremo clamorosamente anche ai Mondiali del 2018. La Svezia c’è…

Neymar, al centro di critiche e pettegolezzi, non riesce più a trattenere la pressione esercitata dalla stampa e crolla proprio in conferenza stampa.

È accaduto durante l’ultimo incontro con i giornalisti dopo la partita disputata dal Brasile a Lilla. La questione è sempre la stessa: non si perdona al giocatore di aver lasciato il Barcellona per essere andato a giocare al Psg e addirittura si vocifera che anche lui stesso si sia pentito della sua scelta. Ma ecco la replica di Neymar:

Non è successo niente, ho letto solo un sacco di cose inventate. Sto bene, sono felice, motivato, soddisfatto, sono un giocatore che dà tutto in campo e tutto ciò che sta venendo fuori mi dà molto fastidio, perché stanno inventando un sacco di storie che non sono vere. Non ho problemi con Cavani, non ho alcun problema con l’allenatore. Io voglio solo essere felice, non sono venuto (a Parigi) per dare fastidio a nessuno, quindi vi chiedo di smettere, visto anche la mia importanza per la squadra e il mio ruolo in campo. 

Nessun rimpianto, quindi e nessun pentimento giustificano i continui attacchi da parte della stampa che non smette di criticarlo. La frustrazione per essere continuamente al centro di queste polemiche prende, però, il sopravvento sulla rabbia e il giocatore brasiliano ci tiene a sottolineare di volere solo un po’ di tranquillità:

Non sono arrabbiato, sono venuto volentieri a parlare, non mi piacciono i trambusti e le storie inventate. Oggi parlo per rispondere alle persone che pensano di sapere tutto e non sanno niente. Quindi è più facile sentire quello che esce dalla mia bocca. Ripeto, non ho alcun problema al PSG, quello che mi preoccupa è la pressione della stampa. Sono un ragazzo a cui piace vincere e vincere titoli. Sono felice di essere andato al Psg, sono stato felice quando ho lasciato Barcellona e sono felice ora

Anche il ct del Brasile Bacchi interviene e a difesa dell’amico con il quale ribadisce di non avere alcun problema. Dalle sue parole si evidenzia una grande ammirazione per Neymar, soprattutto per il suo grande cuore, e questa sincera dichiarazione di stima commuove anche il diretto interessato, che non riesce a trattenere le lacrime ed è costretto ad allontanarsi dalle telecamere.

Ecco il video di questo momento con le parole del ct Bacchi:

Mario Balotelli non è un calciatore che ama molto le interviste anzi, in oltre occasioni, ci sono stati contrasti tra i media e l’attaccante.

I giornalisti del Nice Matin qualceh giorno fa, dopo un anno dal suo approdo in Francia, hanno avuto il “privilegio” di ascoltare le parole dell’italiano.

SuperMario ha spaziato su vari argomenti: dallo sport in cui ha parlato della sua avventura a Nizza ma soprattutto della Nazionale, oltre che della sua vita privata.

Convinto dell’intervista, Balotelli ha ribadito:

È importante che mi esprimi in modo che i tifosi sappiano la mia vera personalità e l’uomo che sono. Mi danno ai nervi i giudizi che vanno oltre il calcio!

A Nizza sta vivendo una nuova vita calcistica, l’anno scorso l’exploit della squadra della Costa Azzurra con tanto di qualificazione alla Champions League. Quest’anno la situazione è più altalenante. Attualmente i rossoneri non vincono in campionato da oltre un mese e domani c’è la trasferta a Parigi contro il Psg.

Vincere è possibile, difficile, ma fattibile. Anche se avrei preferito giocare contro Neymar.

In effetti la stella brasiliana salterà il match a causa dell’espulsione rimediata nell’ultima gara contro il Marsiglia, comunque sia un motivo in più per il Nizza per giocarsela di più contro i vicecampioni di Francia.

Ovviamente le belle prestazioni in campo di SuperMario portano al pensiero Nazionale. Lungo l’intervista Balotelli non ha negato il suo forte attaccamento alla maglia azzurra e che gli piacerebbe ancora tanto poterla indossare dato che l’ultima convocazione risale al novembre 2014 dal ct Conte. In quell’occasione la punta ha dato forfait a causa di un infortunio; mentre l’ultimo match in azzurro risale addirittura alla triste partita del Mondiale brasiliano 2014 persa per 1-0 contro l’Uruguay.

Se il ct Ventura volesse chiamarmi, io sarei pronto. Se non volesse farlo, tiferei sempre per la mia Nazionale!

Un attaccante più maturo quello visto a Nizza, grazie anche alla fiducia della squadra e alla stabilità personale. La nascita del secondo figlio, Lion, il bimbo avuto dalla relazione con Clelia, ragazza 26enne residente in Svizzera, ha giovato in Mario.

Good night ❤️ #Father&Son

Un post condiviso da Mario Balotelli???? (@mb459) in data:

Sembrano lontani i tempi del “Why always me?”

Balotelli sa che per meritarsi la maglia azzurra deve dimostrare di essere sempre ad alti livelli e come tale accetta di ascoltare le critiche solo calcistiche:

Accetto i giudizi anche se possono non piacermi. In ogni caso so bene quando non ho giocato bene la domenica: il lunedì ne discuto con l’allenatore. Non ho bisogno di leggerlo sui giornali per saperlo. E se ho giocato male, per rimediare devo lavorare duramente dal lunedì al venerdì per far bene alla domenica seguente. Non è che il giudizio degli altri m’interessi, ma per me il solo mezzo per migliorare è lavorare. Le critiche non mi piacciono, ma esistono e le accetto. Fanno parte del mestiere. Se non le accetti, bisogna cambiare sport!

Dario Sette

Fatale è stata la sconfitta in trasferta al Parco dei Principi di Parigi. Carlo Ancelotti è stato esonerato dalla panchina tedesca del Bayern Monaco dopo poco più di un anno.

In effetti manca solo l’ufficialità del club, ma oramai la decisione sarebbe più che definitiva.

Gli ingranaggi con la squadra iniziavano ad andare a intermittenza da qualche settimana e ciò lo si era notato anche in campionato. In effetti, i bavaresi, durante le ultime due uscite in Bundesliga, hanno raccolto la miseria di un punto: sconfitta in trasferta contro l’Hoffenheim  e pareggio contro il Wolfsburg all’Allianz Arena per 2-2.

Neymar e compagni, nella seconda gara del girone di Champions, hanno fatto sì che la società bavarese optasse per questa decisione.

Dopo il ko europeo, infatti, la società tedesca, capeggiata dal presidente Rumenigge, ha deciso di riunirsi per un vertice d’emergenza, al fine di trovare la giusta strategia. Mister Ancelotti ha prima pensato alle dimissioni, ma alla fine le parti hanno convenuto per un esonero precoce, prima di Natale, cosa che al Bayern non accadeva dal 1991, quando fu Jupp Heynckes ad essere mandato a casa dopo un pessimo inizio di stagione.

Ad Ancelotti, oltre allo scarso rendimento in campo, è stato difficile reggere i comportamenti all’interno dello spogliatoio, situazioni che il tecnico di Reggiolo è sempre riuscito a gestire nei grandi club in cui allenato. Le frizioni con Robben, infatti, vanno ad aggiungersi a quelle recenti con Ribery, Lewandowski e Muller. I senatori della squadra, non proprio gli ultimi arrivati. Una spaccatura non risanata dentro e fuori dal campo.

Proprio il numero 10 olandese al termine del match aveva espresso il disappunto per la sua assenza tra gli undici titolari e della disfatta bavarese a Parigi:

Meglio non commentare le scelte, ogni parola detta in più sarebbe di troppo!

Dopo la vittoria di un Meisterschale e di due Supercoppa di Germania (l’ultima ottenuta all’inizio di questa stagione ai danni del Borussia Dortmund)l’avventura di Carlo Ancelotti in Baviera è giunta al capolinea.

Intanto è partito già il toto allenatore per sostituire il tecnico emiliano. Per ora la squadra è stata affidata al vice di Carletto, Willy Sagnol, ma la vera candidatura alla successione del tecnico italiano sarebbe Thomas Tuchel, ex allenatore del Dortmund.

Situazione simile a quella di Ancelotti, la sta vivendo Andrea Stramaccioni a Praga. Al quarto posto a dieci punti dal primo, l’allenatore dello Sparta non se la passa benissimo e già i tifosi gli hanno dato il ben servito.

Meglio va sicuramente ad Antonio Conte al Chelsea e a Claudio Ranieri che, dopo una partenza a singhiozzo, è riuscito a trovare i giusti equilibri a Nantes.

In Liga è appena sbarcato Gianni De Biasi che, dopo l’esperienza come ct dell’Albania, ha accettato l’incarico difficile all’Alaves, squadra ferma ancora a 0 punti dopo sei partite. Sarà un vero e proprio miracolo riuscire a salvare la squadra basca.

In Russia, è tornato a dominare lo Zenit San Pietroburgo grazie alla guida tecnica di Roberto Mancini, mentre lo Spartak Mosca di Carrera deve gestire bene il doppio impegno campionatoChampions League.

Fabio Cannavaro in Cina è quarto con il suo Tianjin Quanjian a pochi punti dal terzo posto.

Difficile la vita di un allenatore italiano all’estero.

Dario Sette

Il countdown che metterà la parola fine sulla trattativa di calciomercato che passerà alla storia come la più onerosa di sempre (al 2017, verrebbe da dire) è già iniziato. Neymar sta per aprire l’ennesimo solco nel mondo del calcio: il suo passaggio dal Barcellona al Paris Saint Germain sembra in dirittura d’arrivo, ha salutato la squadra e lo stesso club catalano ha ufficialmente comunicato le intenzioni del fuoriclasse brasiliano.

C’è da pagare la clausola di 222 milioni di euro, ma per il presidente qatariota Nasser Al-Khelaïfi non è un intoppo insormontabile. Così, dopo appena quattro stagioni, il 25enne lascia il Barcellona sgretolando il terribile trio d’attacco assieme a Messi e Suarez. La MSN dal 2014, anno di arrivo di Suarez dal Liverpool, ha segnato la bellezza di 364 gol.

E mentre cadono le certezze di un club che sembrava impossibile da saccheggiare, mentre si alzano polveroni di polemiche sulle cifre folli dell’operazione e del suo contratto (arriverà a guadagnare, secondo i calcoli, un euro al minuto), mentre si invoca il fair-play finanziario e mentre si creano le faide tra un Dani Alves che invita O Ney sotto la Tour Eiffel e Piqué e Mascherano che provano a convincerlo, arriva la classe di Messi.

Fuori dalla bagarre delle polemiche, ma con un tocco delicato e morbido come il suo sinistro sa essere, l’argentino saluta anticipatamente il suo amico con un video apparso su Instagram. Dalle maglie accanto nello spogliatoio, alle esultanze assieme, passando per gli allenamenti e i giochi di sguardi che dimostrano una sola cosa: il grande affiatamento tra i due calciatori.
Sul post, accanto al video emozionante, si legge:

E’ stato un grande piacere aver condiviso tutti questi anni con te, amico. Ti auguro buona fortuna in questa tua nuova tappa della vita

 

Messi si è esposto: un’ultima disperata mossa per convincere Neymar a rimanere in blaugrana o è davvero finita?