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Un anno dopo il successo sugli Springboks, per sua stessa ammissione la vittoria più importante nella storia della Nazionale, Sergio Parisse torna nella sala stampa del ‘Franchi’ di Firenze alla vigilia della sfida contro l’Argentina (domani ore 15, diretta DMAX canale 52 dalle 14.15 con Rugby Social Club), secondo dei Credit Agricole Cariparma Test Match di novembre 2017.

“Firenze non può che richiamare i ricordi di un anno fa, della storica vittoria contro il Sudafrica. Chi quel giorno come me era in campo ricorderà sempre quella giornata”.

“Siamo felici di aver portato a casa la gara di Catania contro Fiji – dice in conferenza il capitano dell’Italrugby, domani al cap numero 128 – ma la partita contro i Pumas sarà molto diversa, molto più difficile. A questo dobbiamo essere preparati”.

mondiali 2019

Battuta per l’ultima volta nel 2008 dall’Italia a Cordoba, ma reduce da una serie di sette sconfitte consecutive nel Championship e contro l’Inghilterra, l’Argentina per Parisse non appare in crisi: “Sono abituati a giocare ad altissimo livello, batterli sarà un’impresa non inferiore a quella di un anno fa contro il Sudafrica”.

Il gruppo azzurro, per il capitano, ha le qualità per riuscirci:

“E’ un gruppo giovane, estremamente sano sotto ogni punto di vista. Per me è un piacere farne parte: cerco di conoscere meglio i ragazzi, di condividere il tempo fuori dal campo con loro, aiutarli dove posso. Contro Figi ero alla mia seconda partita in sei giorni, non mi sentivo in grande forma, domani spero di alzare la mia performance”. “Pazienza e disciplina, come ha detto Conor (O’Shea, il ct, ndr), saranno le chiavi del match. I Pumas sono abituati a conservare il possesso in attacco, a costruire moltissime fasi: per segnare la meta all’Inghilterra ne hanno giocate trenta. Dovremo essere pronti a difendere, a fronteggiare la loro aggressività ed a mantenere la disciplina. Sarà – conclude Parisse – una sfida molto difficile e intensa”.

Ha iniziato a giocare con una palla ovale a sei anni quando era un bambino e oggi, con oltre 120 presenze in Nazionale, non ha intenzione di smettere. Si tratta di Sergio Parisse, 33enne rugbista italiano nato in Argentina a La Plata da genitori abruzzesi residenti in Sudamerica per lavoro. Suo padre, Sergio senior, era già stato giocatore di rugby a L’Aquila. Rientrato in Italia in età adolescenziale, si è immerso appieno nel rugby per poi mai staccarsene sino a diventare una bandiera e storico capitano dell’Italrugby.

Leader indiscusso della Nazionale italiana, oltre che del club in cui milita lo Stade Français Paris, il capitano copre il ruolo di terza linea centro come il più classico dei numeri 8.
Parisse è nella capitale francese da dodici anni e ha avuto modo di vincere due campionati, uno nella stagione 2005/06 e l’altro nel 2014/15 ricevendo anche il riconoscimento di miglior giocatore del torneo.

Storica è stata la notizia di qualche settimana fa di un dietro front che ha riguardato proprio la società francese. Per molto tempo si è parlato di una fusione tra il club Stade Français e l’altra squadra parigina e rivale, il Racing 92. La notizia aveva scaturito mugugni soprattutto tra i tifosi, infatti la rivalità tra le due squadre è molto forte, paragonabile ai derby italiani Roma – Lazio e Milan – Inter.
Una vera e propria rivoluzione che per giorni ha reso teso il clima a Parigi e nelle due squadre che insieme contano quasi 90 giocatori. Infatti il progetto societario prevedeva un taglio del 50% dei giocatori facenti parte delle due rose. Taglio che però non avrebbe coinvolto direttamente Sergio Parisse così come non avrebbe interessato Dan Carter, il rugbista neozelandese del Racing 92 nonché il più pagato al mondo. A farne le spese sarebbero stati molti compagni di squadra del capitano azzurro.
Proprio per questo motivo l’intera rosa dello Stade Français, guidata proprio da Parisse, aveva pensato di proclamare un vero e proprio sciopero, interrompendo gli allenamenti e minacciando anche di non scendere in campo per il match di campionato.
Tuttavia attraverso un comunicato ufficiale, il presidente del Racing 92, Jacky Lorenzetti, ha ufficializzato che la fusione non si è fatta più, per la gioia dei tantissimi supporters e dei giocatori.

Aldilà degli aspetti prettamente sportivi, dopo tante stagioni a Parigi, Sergio Parisse è quasi francese d’adozione anche se il suo cuore batte solamente per l’Italia. Negli ultimi anni, proprio il capitano è stato il simbolo di un’Italrugby che ha cambiato look e che si è affacciata a palcoscenici internazionali con una gran voglia di farsi notare.

Il leader della Nazionale vive con la sua famiglia nella capitale transalpina, il tempo libero lo dedica alla sua famiglia e al relax. Piace accompagnare sua figlia a scuola o al parco, ma adora anche dormire, soprattutto le sera dopo un duro match.
Prima del riposo a letto però, Sergio Parisse, a fine gara negli spogliatoi cerca di alleviare la fatica gustandosi una buona birra con i suoi compagni con tanto di selfie. Ovviamente la birra la si gusta meglio dopo una vittoria.

 

A quasi 34 anni è ancora punto di riferimento del suo club e della Nazionale. Il sacrificio, la pazienza  e la costanza hanno fatto sì che diventasse uno dei giocatori più forti della storia dell’Italrugby. Il suo sogno è vincere qualcosa proprio con la maglia azzurra, provando a fare meglio nella prossima Coppa del Mondo in Giappone nel 2019.

Più fattibile è la situazione con il suo club, seppure in questa stagione lo Stade Français non stia brillando. Parisse spera che il prossimo anno si possa ripuntare alla vittoria del campionato magari con un suo “drop”, colpo di rara bellezza ma che il capitano ha già saputo realizzare molto tempo fa.

Dario Sette

Si avvicina a grandi passi l’appuntamento con il Sei Nazioni di rugby. L’esordio degli azzurri nel torneo più antico del mondo chiuderà la prima giornata dell’edizione 2017, domenica 5 febbraio alle 15.00 allo Stadio Olimpico di Roma contro il Galles.
La nostra nazionale è reduce da un 2016 tutt’altro che indimenticabile a livello continentale, ma è uscita senza dubbio rinvigorita dalla prima storica affermazione sul Sudafrica nei test match autunnali. Dal canto loro, i gallesi, quinta forza del ranking internazionale, non vincono il torneo dal 2013 e sono reduci dal secondo posto dello scorso anno.

Inevitabile, anche visti i precedenti, che i ragazzi di O’Shea abbiano, almeno sulla carta, le stimmate di vittima sacrificale. Schiacciante, infatti la supremazia dei Dragoni nei 23 precedenti a livello di test, con 20 affermazioni, a fronte dei soli 3 exploit azzurri, l’ultimo dei quali esattamente 10 anni fa nel corso del Sei Nazioni 2007 al Flaminio di Roma (23-20 finale).

A cosa appigliarsi quindi per il nostro appuntamento con la gloria?

Probabilmente all’ultimo scontro diretto di settembre 2015 dove, nella bolgia di Cardiff, i nostri portacolori avevano dato prova di grande forza e animus pugnandi per un, più che dignitoso, 23-19 finale.
Incoraggianti anche le parole del capitano e condottiero degli Azzurri, Sergio Parisse – 121 presenze e 13 Sei Nazioni alle spalle – che, alla presentazione del Torneo, descriveva positivamente l’approccio richiesto da O’Shea:

Il Galles sarà subito una sfida impegnativa: la affrontiamo con un gruppo che è lo stesso di novembre, che sente la fiducia dei tecnici. C’è qualche innesto nuovo quello che mi auguro è che sia la volontà, la voglia da parte di tutti noi di esprimerci sempre al meglio. Una partita alla volta, per cinque partite. Ho, abbiamo tutti grande fiducia nello staff tecnico: pianificheranno il lavoro per portarci all’Irlanda freschi, con tante energie, specialmente dal punto di vista mentale. Iniziamo con due partite in casa (dopo il Galles a Roma arriverà l’Irlanda, sabato 11 febbraio) e questo è un aspetto importante: ogni volta che giochiamo all’Olimpico, davanti al nostro pubblico, è una carica in più. Vogliamo essere all’altezza, vogliamo toglierci soddisfazioni insieme ai nostri fans. E poi il bello del 6 Nazioni è che, ogni anno, regala sorprese.

 

E allora, perché non crederci?

 

Si avvicina a grandi passi l’appuntamento con il Sei Nazioni di rugby. L’esordio degli azzurri nel torneo più antico del mondo chiuderà la prima giornata dell’edizione 2017, domenica 5 febbraio alle 15.00 allo Stadio Olimpico di Roma contro il Galles.
La nostra nazionale è reduce da un 2016 tutt’altro che indimenticabile a livello continentale, ma è uscita senza dubbio rinvigorita dalla prima storica affermazione sul Sudafrica nei test match autunnali. Dal canto loro, i gallesi, quinta forza del ranking internazionale, non vincono il torneo dal 2013 e sono reduci dal secondo posto dello scorso anno.

Inevitabile, anche visti i precedenti, che i ragazzi di O’Shea abbiano, almeno sulla carta, le stimmate di vittima sacrificale. Schiacciante, infatti la supremazia dei Dragoni nei 23 precedenti a livello di test, con 20 affermazioni, a fronte dei soli 3 exploit azzurri, l’ultimo dei quali esattamente 10 anni fa nel corso del Sei Nazioni 2007 al Flaminio di Roma (23-20 finale).

A cosa appigliarsi quindi per il nostro appuntamento con la gloria?

Probabilmente all’ultimo scontro diretto di settembre 2015 dove, nella bolgia di Cardiff, i nostri portacolori avevano dato prova di grande forza e animus pugnandi per un, più che dignitoso, 23-19 finale.
Incoraggianti anche le parole del capitano e condottiero degli Azzurri, Sergio Parisse – 121 presenze e 13 Sei Nazioni alle spalle – che, alla presentazione del Torneo, descriveva positivamente l’approccio richiesto da O’Shea:

Il Galles sarà subito una sfida impegnativa: la affrontiamo con un gruppo che è lo stesso di novembre, che sente la fiducia dei tecnici. C’è qualche innesto nuovo quello che mi auguro è che sia la volontà, la voglia da parte di tutti noi di esprimerci sempre al meglio. Una partita alla volta, per cinque partite. Ho, abbiamo tutti grande fiducia nello staff tecnico: pianificheranno il lavoro per portarci all’Irlanda freschi, con tante energie, specialmente dal punto di vista mentale. Iniziamo con due partite in casa (dopo il Galles a Roma arriverà l’Irlanda, sabato 11 febbraio) e questo è un aspetto importante: ogni volta che giochiamo all’Olimpico, davanti al nostro pubblico, è una carica in più. Vogliamo essere all’altezza, vogliamo toglierci soddisfazioni insieme ai nostri fans. E poi il bello del 6 Nazioni è che, ogni anno, regala sorprese.

 

E allora, perché non crederci?