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È un sogno azzurro che si avvera la vittoria di Marco Cecchinato al Roland Garros contro Novak Djokovic. Non sono né le qualità in campo dell’italiano a stupire e nemmeno il suo ennesimo successo, ma è l’ascesa di questo tennista palermitano che si è fatto strada fra i big e, nel match dei quarti di finale del torneo del grande slam, ha battuto l’ex numero 1 al mondo.

6-3, 7-6, 1-6, 7-6. Questo il punteggio finale di una partita combattuta fino alla fine con l’avversario serbo un po’ sottotono e con qualche dolore al collo. Dopo due set di vantaggio per l’italiano la partita sembrava già conclusa, ma il gioco continua e si fa ancora più avvincente quando Djokovic guadagna il terzo set e rimette tutto in discussione.

Cecchinato non si arrende e al tie break si aggiudica la sua vittoria più importante, che lo porta dritto in semifinale insieme ai 3 più grandi di Parigi.

Il tennista non riesce a trattenere l’emozione a conclusione del match, tra lacrime e parole di grande gioia:

Mi batteva forte il cuore, tutti i match point li avevo giocati bene. Dopo tante chance sprecate iniziavo a crederci meno ma alla fine ho giocato una palla stupenda. Ho iniziato il match convinto di farcela, non avevo niente da perdere. Man mano ci ho creduto, ho tenuto il livello alto tranne che nel terzo set. E’ una vittoria che mi ripaga di tanti sacrifici: palestra, alimentazione, professionalità. Ora la semifinale, è incredibile

E l’Italia esulta insieme a lui per aver riportato il tricolore nuovamente in semifinale, in corsa per il titolo, dopo ben 40 anni. L’ultimo a farcela risale al 1978: si tratta di Corrado Barazzutti, che non riuscì però poi ad andare avanti e perse il match contro Bjorn Borg.

Ma prima ancora c’è stato Adriano Panatta, nel 1976, che a Parigi ha raggiunto non solo la semifinale, ma anche la finale e ha poi conquistato il titolo negli Open di Francia. E proprio lui adesso diventa il primo tifoso di Cecchinato, convinto di poter cedere il testimone all’italiano che ha dimostrato di essere un osso duro:

Mi sembra un ragazzo equilibrato, dovremmo essere felici per quello che ha fatto, ma ogni gara ha la sua storia. Se sono disposto a cedere il mio trono? L’ho ceduto tanti anni fa, poi a me i troni non piacciono, gli auguro tanto fortuna. Se dovesse vincere avrei il vantaggio che nessuno mi chiederebbe più nulla della mia vittoria del 1976. La qualità nel suo tennis Cecchinato evidentemente ce l’aveva già. Poi capita che si trovano momenti favorevoli, scatta qualcosa, si prende fiducia e si capisce che puoi giocartela con tutti e cambi come giocatore. E’ la cosa più bella che possa capitare ad un giocatore, quando capisce di potersela giocare con tutti

La semifinale che attende il palermitano sarà una grande sfida per lui, che dovrà riuscire a battere Dominic Thiem.

Ma Marco Cecchinato è già un vincitore per tutti noi, capace di far rivivere il sogno azzurro dopo anni, senza mai perdere la sua grinta e la voglia di farcela e capace di emozionare con la sua spontaneità.

Ed ora riviviamo insieme alcuni momenti salienti del match e gli ultimi attimi prima della sua impresa storica:

Martedì 3 luglio 1979 una data storica per il tennis italiano, il tennista Adriano Panatta fa sognare gli italiani dai campi erbosi di Wimbledon. Tuttavia quando si parla di storia, non sempre finisce con un esito positivo. In effetti il destino è beffardo e Panatta esce sciaguratamente di scena ai quarti contro l’americano Pat Dupré.

L’estate italiana è calda (soprattutto dal punto di vista delle cronaca nera per gli anni di piombo) ma, come spesso accade per i grandi eventi sportivi, gli italiani cercano in tutti i modi di sintonizzarsi con le radio e con le tv per ascoltare le cronache della Rai dal campo centrale di Wimbledon.

Il romano Panatta è lì pronto a giocarsi il tutto per tutto all’interno del magico Grande Slam britannico che tutti i tennisti del mondo sognano di vincere almeno una volta.
C’è chi è un veterano di vittorie, come lo è lo svizzero Roger Federer nel presente o come lo è stato nel passato lo svedese Bjorn Borg, e chi come Panatta in quell’anno sentiva di poter far molto bene, dopo le vittorie negli anni sulla terra rossa di Roma, Madrid e soprattutto Parigi al Roland Garros.

Nel 1979 l’Italia è con il tennista azzurro che sta facendo sognare e appassionare proprio tutti. Lui era testa di serie e pertanto aveva possibilità di allenarsi la settimana prima sui campi dove poi avrebbe giocato.

I favori sono tutti dalla sua, a parte uno scatenato Bjorn Borg che dall’altra parte del tabellone sta abbattendo uno ad uno i suoi avversari per raggiungere subito la finalissima.

Le prime apparizioni scivolano senza intoppi.
Lo spagnolo Jimenez al primo turno, battuto senza patemi tre set a zero.
Al secondo la wild card inglese Smith. Vittoria al quinto set con un netto 6-3.
Terzo turno contro il gigantesco svedese Bengston: tre tie break di fila, tutti per Panatta.

Bengston tanto era alto che serviva dal terzo piano, un ragazzo a posto, leale e intelligente. Ora è un top manager di una grande società.

Negli ottavi è faccia a faccia con il rapido americano Sandy Meyer. Panatta gioca bene e con un 6-3 e due tie break porta a casa una vittoria meritata e quarti di finale in saccoccia.

Sulle ali dell’entusiasmo la racchetta italiana sa di essere in forma e poter realmente concretizzare qualcosa di buono sull’erba inglese.

Giunto ai quarti, Panatta sa benissimo che lo statunitense Pat Dupré è solamente un’altra vittima da sconfiggere per raggiungere la finale contro l’altro favorito del torneo, Borg.

Il match parte alla grande grazie ad un agile 6-3 per il romano. Il secondo set inizia ancora meglio: 4-1.
L’urlo molto romano, da Foro Italico “A-dri-a-no, A-dri-a-no”, echeggia a Wimbledon.

Campo velocissimo, palline Slazenger altrettanto. Colpisco bene, ho un perfetto tempo d’impatto, non vedo come Dupre possa reagire.

Tuttavia, forse la presunzione, la maledizione o qualcos’altro rompe l’incantesimo. Adriano Panatta inizia a perder colpi e ad innervosirsi e quel netto 4-1 diventa uno sciagurato 6-3 per l’americano.
Oramai il tennista azzurro perde quella lucidità dimostrata fino a quella parte di gara del torneo inglese. Al terzo set oramai i due contendenti sono alla pari e l’italiano riesce a passare al tie break.
Il quarto set però disegna la parabola discendente del match per Panatta. 6-4 per Dupré che poi si ripete al quinto e ultimo set per 6-3.

Sconfitta amara, forse amarissima che tuttora brucia all’italiano e agli italiani che tanto credevano che Panatta potesse andare in fondo al Grande Slam inglese.

Il rammarico c’è e non solo per la sconfitta ma soprattutto perché in campo ero molto serio e umile ma per la prima volta pensai di avere già vinto.

Dario Sette