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La Nazionale italiana, venerdì 11 ottobre, ha fatto visita ai piccoli pazienti malati di tumore dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma. Il difensore della Lazio, Francesco Acerbi, che qualche anno fa ha vinto la personale battaglia contro un cancro al testicolo sinistro, è stato il giocatore che più di ogni altro ha voluto regalare un sorriso a tutti i bambini presenti nei reparti e ha lasciato la struttura per ultimo. Alessandro Iapino, responsabile dell’Ufficio Stampa e del Coordinamento Editoriale dell’ospedale , suo suo profilo Twitter ha raccontato un bell’aneddoto: «Francesco dobbiamo andare, è tardi, sono già tutti sulle navette» gli è stato detto. «Non mi importa, possono anche andare, io prendo un taxi, ma finché non finisco il giro non me ne vado», la risposta del calciatore.

La squadra all’arrivo all’ospedale al Gianicolo è stata suddivisa in gruppi, per incontrare il maggior numero possibile di bambini e ragazzi ricoverati nei diversi reparti, e per Acerbi è stato senza dubbio un momento molto emozionante perché il 14 luglio 2013, appena arrivato al Sassuolo, riceve la notizia più brutta della sua vita: tumore al testicolo sinistro. Per il difensore comincia la battaglia più dura, fatta di chemioterapia, pazienza e tanta fiducia. Il tumore viene rimosso, a settembre torna in campo a Verona contro l’Hellas e tutto sembra finire al meglio. Ma il destino ha altre idee e a dicembre arriva la seconda mazzata: in un controllo antidoping dopo la partita con il Cagliari, Acerbi risulta positivo alla gonadotropina corionica. Non si tratta di doping, ma qualcosa di molto peggio: il tumore è tornato. La battaglia si gioca così su due campi: da una parte le cure per debellare il male proseguono, dall’altra lotta di ricorso in ricorso contro la sospensione cautelare per doping. E alla fine vince ancora. La battaglia per la vita, il trionfo più bello.