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Olimpiadi di Tokyo 2020

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Le Olimpiadi di Tokyo 2020 sono una meta troppo importante per moltissimi atleti che farebbero di tutto per poter conquistare il tanto ambito pass olimpico. C’è però chi si è spinto anche oltre i livelli del rigore etico per raggiungerle e salvaguardare il proprio posto a discapito di quello del suo rivale più forte.

È la curiosa vicenda che ha scosso di recente il mondo della canoa, con protagonisti la star del kayak giapponese Yasuhiro Suzuki e il suo temibile avversario Seiji Komatsu.

Lo scenario dove è andato in scena il misfatto è una gara nazionale dove entrambi hanno partecipato. Secondo la ricostruzione dei fatti, Suzuki, mosso dalla paura che fosse proprio lui a soffiargli il posto alle prossime Olimpiadi, decide di compiere un gesto sconsiderato di cui oggi paga care le conseguenze.

Suzuki versa degli steroidi anabolizzanti nella borraccia di Komatsu e in seguito ai controlli antidoping l’atleta viene accusato di fare uso di sostanze dopanti e di conseguenza viene squalificato.

Yasuhiro Suzuki ha raggiunto il suo obiettivo ma invece di esultare per avere eliminato il suo rivale viene scosso da una crisi di coscienza che lo spinge a confessare tutto, andando incontro a tutte le conseguenze del caso.

Ecco come si giustifica il colpevole dell’amara vicenda:

Mi aveva fatto venire il sangue amaro, non volevo che mi sorpassasse nelle gerarchie verso la qualificazione

Komatsu ha tirato un sospiro di sollievo alla rivelazione del rivale perché nonostante la sua strenua difesa nessuno voleva credere alla sua innocenza, date le prove concrete. Oggi finalmente può riappropriarsi del suo titolo e proseguire le gare.

Annullata la sua squalifica prende atto invece quella del vero artefice di tutta la vicenda, Susuki, che viene squalificato per 8 anni.

Ma sembra che questa pena, che lo esclude ovviamente dalle tanto sognate Olimpiadi, per alcuni non sia abbastanza. Pare infatti che non sia la prima volta che l’atleta giapponese cerchi di eliminare qualche avversario di troppo con stratagemmi vari e secondo molti è da valutare addirittura la radiazione a vita.

Che abbia capito finalmente la lezione? Quel che è certo è che almeno la sua confessione ha reso più pulite le gare di canoa delle Olimpiadi giapponesi che altrimenti sarebbero state macchiate in partenza da imbrogli e sotterfugi.

La grande novità in arrivo l’anno prossimo è riservata agli appassionati di triathlon, che potranno seguire a livello mondiale le gare dedicate alle staffette miste in una vera e propria serie mondiale.

Le World Series saranno appassionanti e cariche di adrenalina, con le loro distanze brevi contrapposte all’alta velocità delle prove, e la suspense che fino all’ultimo lascia col fiato sospeso sul possibile vincitore.

La competizione, che prevede squadre formate da due uomini e due donne, avrà un ruolo fondamentale in vista delle Olimpiadi di Tokyo del 2020. Infatti, gli atleti che vi prenderanno parte potranno qualificarsi per i Giochi Olimpici e gareggiare per la medaglia.

Questa specialità del triathlon prevede un percorso multidisciplinare che associa nuoto, corsa e ciclismo e per la prima volta la vedremo alle Olimpiadi.

Si tratta per l’esattezza di 300 metri da percorrere a nuoto, 8 km con la bicicletta e 1.5 km per raggiungere il traguardo correndo.

Su questa competizione si punta moltissimo, soprattutto perché farà il suo grande debutto olimpico, e così enfatizza l’importanza delle World Series Marisol Casado, Presidente delle Federazione Internazionale:

Vogliamo spingere tutti gli atleti e soprattutto le Federazioni nazionali a prendere parte alle World Series a gareggiare per un posto ai Giochi e combattere per una medaglia olimpica come squadra. La Mixed Relay conferisce a questo sport un profondo senso di team building, ma la cosa più importante è la dimostrazione che donne e uomini possono competere insieme risultando entrambi egualmente importanti per il successo della squadra

Le World Series prenderanno il via il 7 giugno a Nottingham, in Gran Bretagna e poi si sposteranno in Germania, ad Amburgo il 15 luglio e infine si gareggerà a Edmonton, in Canada, il 29 luglio.

Li avevamo lasciati pronti per la nuova avventura giapponese: i convocati azzurri, volati nella patria del karate per perfezionare il loro allenamento in vista delle successive competizioni, cominciano a regalare le prime soddisfazioni all’Italia.

Nell’ultima tappa del 2017 del circuito mondiale Serie A di Okinawa, in Giappone, l’assoluto protagonista della categoria 75 kg è l’azzurro Luigi Busà, che si guadagna l’oro collezionando un successo dopo l’altro e sbaragliando tutti i suoi avversari, compreso il connazionale Andrea Minardi.

Busà ha battuto senza particolari difficoltà Germania, Kazakistan, Cina e Taipei e si è imposto come vincitore in questa competizione che è ancora più importante per il luogo in cui si sta svolgendo, il Giappone, dove il karate è nato.

Nel Kumite maschile alla WKF Karate1 Series A di Okinawa il campione italiano ha battuto per ultimo il giapponese Mori Yuta e, dopo il grande successo appena ottenuto, adesso punta alle Olimpiadi di Tokyo del 2020.

Ecco le sue stesse parole dopo il grande trionfo:

Ho preparato questa gara nei migliore dei modi, soprattutto perché ho molto rispetto per il Giappone e per gli atleti giapponesi: la loro cultura, la loro filosofia e il loro karate mi affascina da sempre. Lo staff del Centro Sportivo dei Carabinieri e della Nazionale, mi hanno dato una grande mano, il ritiro fatto a Gotemba poi mi ha formato ancora di più nello spirito e nella mente: ho respirato vera aria marziale

E poi aggiunge:

Ho vinto contro il campione di casa Yuta Mori, arrivando a quota 32 punti segnati lungo tutto il percorso. Chi riesce a vincere qui in Giappone significa che ha una marcia in più e ne sono felice. Ho messo a segno molte tecniche di gambe, ci sto lavorando tanto per rendere il mio combattimento più vario e fantasioso possibile

Altre soddisfazioni dal team azzurro

La medaglia d’oro di Luigi Busà non è l’unica gioia che gli azzurri in Giappone hanno dato all’Italia. Arrivano, infatti, altri importanti riconoscimenti dai nostri connazionali con un argento e due bronzi.

Nella categoria 84 kg, Nello Mastri vince la medaglia d’argento, secondo solo al giapponese Araga, che lo ha battuto per 2-0. Nella stessa categoria Michele Martina arriva in quinta posizione.

Nella categoria 60 kg, Angelo Crescenzo vince la medaglia di bronzo e nel kumite femminile lo stesso trofeo viene vinto da Alessandra Mangiacapra.