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Olimpiadi di Sochi

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Si era già parlato di una possibile presenza russa alle prossime Olimpiadi invernali di Pyeongchang 2018 in veste neutrale. Adesso arriva la conferma definitiva: la Russia è ufficialmente esclusa dai Giochi Olimpici.

Il verdetto CIO (Comitato Internazionale Olimpiadi) è arrivato ieri e ha lasciato interdetti i vertici russi che fino all’ultimo speravano in una decisione differente. I risvolti nelle recenti indagini per doping, che non hanno lasciato scampo a tutti gli atleti positivi ai controlli, sono la causa di questa esclusione.

Ciò non toglie, però, che gli atleti idonei potranno far parte della competizione ma a titolo individuale, senza inno, senza bandiera e indossando una divisa che non avrà i colori del paese di origine ma la scritta OAR (Olympic athlete from Russia). Ovviamente nessuna possibilità di far parte del medagliere.

Questi eventuali partecipanti devono prima passare tutte le verifiche antidoping e, solo dopo un’accurata valutazione svolta dalla commissione, saranno accettati fra gli altri atleti.

Secondo il CIO questa è l’unica strada da percorrere per punire la Russia, colpevole di aver leso l’integrità delle Olimpiadi.

La Russia viene ancora una volta colpita nell’orgoglio e Putin promette una replica a questa decisione che la taglia fuori da uno degli eventi più importanti, tornando a parlare di ingiustizia.

Ma per il paese russo le brutte notizie non finiscono qua, perché sono state prese altre importanti decisioni che riguardano le punizioni verso i responsabili di questa situazione e che sono direttamente coinvolti nello scandalo del doping di Stato.

Il primo ad essere colpito è Vitaly Mutko, vice primo ministro e soprattutto presidente del Comitato Organizzatore Mondiali di Calcio 2018 e presidente della Federcalcio russa. L’allora Ministro dello sport, che ha presieduto alle Olimpiadi di Sochi del 2014, è bandito per sempre dalle Olimpiadi.

Inoltre, la Russia dovrà pagare una multa di ben 15 milioni di dollari, che serviranno per finanziare la lotta contro il doping.

E adesso si aspetta la reazione della Russia: secondi alcuni è abbastanza facile che si ricorra ad una forma di boicottaggio da parte del governo di Putin, che potrebbe decidere di non accettare queste condizioni e non prendere affatto parte alla competizione in Corea del Sud.

Ecco come si esprime a riguardo Thomas Bach, Presidente della CIO, sperando che non succeda:

I boicottaggi non hanno mai dato alcun risultati ed attuandolo la Russia negherebbe ai propri atleti puliti l’esperienza di un’Olimpiade. Della vicenda, naturalmente, non ho mai direttamente parlato con Putin, ma qui si tratta di capire se si vuole gettare un ponte verso il futuro o innalzare muri

Non accennano a diminuire le indagini contro la Russia, accusata e penalizzata per aver fatto uso di sostanze dopanti durante le Olimpiadi. Dopo la squalifica a vita di diversi atleti e la revoca delle loro medaglie conquistate nelle scorse competizioni, adesso si torna a parlare dell’atletica.

Già penalizzata dalla IAAF (Associazione Internazionale delle Federazioni dell’atletica leggera) ed esclusa dalle gare da circa un biennio, adesso viene tagliata fuori anche dai Mondiali indoor, in programma dal 1 al 4 marzo a Birmingham, e dagli Europei di cross 2017, previsti il 10 dicembre a Samorin.

Ma pare che anche la sua presenza agli Europei di Berlino sia al momento messa in discussione. Questo prolungamento della sospensione è dovuto ai risultati delle indagini antidoping che continuano a tutela dello sport e degli atleti cosiddetti “puliti” che gareggiano onestamente. Ecco le parole di Rune Andersen, presidente della IAAF:

Sono stati compiuti diversi passi avanti ma non a sufficienza 

E Sebastian Coen ci tiene a sottolineare:

E’ nostro preciso compito e dovere creare condizioni di equità e fiducia per tutti: dobbiamo separare gli atleti puliti da quelli che appartengono a un sistema a rischio contaminazione 

Indagine antidoping: la Russia accusa la CIO di decisioni affrettate

Dalla Russia, però, arrivano le proteste, ed è immediata la replica da parte del portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che difende i suoi atleti e trova ingiusto questo accanimento verso il suo paese, nell’atletica come negli altri sport coinvolti:

Per quanto riguarda le decisioni del Cio, si tratta di decisioni che andrebbero valutate a fondo e con calma. La cosa più importante è che in futuro vengano adottate misure risolute e attive per proteggere i legittimi interessi dei nostri atleti, in conformità con le leggi e in piena cooperazione con le organizzazioni sportive internazionali

Il paese russo non sopporta l’idea di aver visto annullare delle importanti medaglie (il numero è salito a 9!) ed essere scesi al terzo posto nel medagliere. Ma la CIO (Comitato internazionale Olimpico) non ha intenzione di fermarsi e continuano le revoche dei trofei ottenuti da atleti risultati positivi ai controlli.

Dopo sci di fondo e skeleton, anche il bob e il pattinaggio di velocità subiscono la punizione con il coinvolgimento di Aleksandr Zubkov (doppio oro) e Olga Fatkulina (argento). Le loro medaglie conquistate alle Olimpiadi di Sochi nel 2014 sono state, quindi, annullate. 

Continuano i controlli da parte della CIO (Comitato Olimpico Internazionale) relativi all’utilizzo di doping nelle scorse olimpiadi in Russia. E, dopo i quattro fondisti, Maxim Vylegzhanin, Alexey Petukhov, Julia Ivanova e Evgenia Shapovalova, altri russi subiscono la squalifica a vita.

Alexander Tretyakov, Elena Nikitina, Maria Orlova e Olga Potylitsyna: sono loro i nuovi atleti nel mirino dell’indagine, che risultano positivi agli accertamenti del comitato. Come già accaduto ad altri sportivi prima di loro, l’esito è determinante e viene punito con la revoca dei trofei conquistati e la squalifica per tutta la vita.

Alla vigilia delle prossime Olimpiadi invernali di Pyeongchang, quindi, i 4 atleti di skeleton sono tagliati fuori dai giochi, aumentando ancora di più la polemica intorno alla partecipazione stessa della Russia in Corea del Sud. Sono molti, infatti, gli Stati che temono un comportamento scorretto da parte della nazione russa e che i risultati possano essere falsati dall’uso di doping.

Nel frattempo, Alexander Tretyakov, Elena Nikitina, Maria Orlova e Olga Potylitsyna sono costretti ad accettare con amarezza la severa punizione che porta via loro anche le medaglie conquistate finora.

Tra loro, Alexander Tretyakov aveva vinto nello skeleton la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Sochi nel 2014 ed Elena Nikitina aveva conquistato il bronzo nella stessa competizione.

Revocati i trofei, i nuovi vincitori diventano quindi Martins Dukurs al primo posto, seguito da Antoine e Tomass Dukurs. Invece il titolo di Nikitina passa a Katie Uhlaender.

Duro colpo per la Russia e per lo skeleton nei prossimi giochi olimpici, che perde alcuni dei suoi migliori atleti in questo sport invernale tornato in voga dal 2002 con l’aggiunta della competizione femminile. Questa disciplina, così simile allo slittino e diversa solo per la postura durante le gare, viene dunque coinvolta nello scandalo doping che sta effettuando controlli a tappeto su tutti gli atleti, come era già successo poco tempo fa allo sci, suscitando anche la reazione di Putin che vedeva in queste squalifiche delle manovre politiche. (leggi qui)

Putin non ci sta e alla notizia della squalifica a vita che coinvolge altri 4 fondisti russi si scatena la bufera, che inevitabilmente dallo sport si trasferisce in politica, in un nuovo scontro tra Russia e Usa.

La vicenda comincia quando i quattro fondisti, Maxim Vylegzhanin, Alexey Petukhov, Julia Ivanova e Evgenia Shapovalova, vengono coinvolti nell’indagine della CIO (Comitato Olimpico Internazionale) effettuata contro gli atleti che fanno uso di sostanze dopanti per vincere le gare. In seguito ai ripetuti controlli si è appurato che alcuni di loro erano positivi al test antidoping, ma i risultati sono stati insabbiati dallo Stato. Tra questi c’erano Alexander Legkov, medaglia d’oro nella 50 km, e Evgeniy Belov, puniti a novembre con la squalifica a vita.

Ma la CIO non si è fermata e ha continuato le sue verifiche che oggi accusano i 4 fondisti di doping e li condanna alla squalifica a vita, revocando tutte le loro medaglie ottenute alle Olimpiadi di Sochi. Si parla di 1 oro e 3 argenti, che da oggi in poi non hanno più alcun valore.

Una situazione che né Putin né gli atleti coinvolti possono accettare senza reagire. E così è già stato annunciato che si farà ricorso al TAS, per fare chiarezza su una situazione ambigua che sembra avere dei retroscena politici. I campioni russi, infatti, si dichiarano innocenti:

Non hanno prove e non abbiamo mai fatto niente di sbagliato né violato le regole. Continuerò ad allenarmi per la coppa del Mondo, c’è ancora la possibilità di andare alle Olimpiadi e ci crediamo

Queste sono le parole amare di Vylegzhanin che non vuole rinunciare alle prossime olimpiadi invernali che avranno inizio nel mese di febbraio. La decisione definitiva sulla partecipazione della Russia ai Giochi di PyeongChang sarà presa a breve, nel mese di dicembre, e c’è grande agitazione in tutto il paese.

Anche Vladimir Putin dice la sua e si schiera nettamente a favore dei suoi atleti, coinvolti secondo lui in una disputa che di sportivo ha ben poco e che invece mira a indebolire la Russia nelle prossime elezioni. Sarebbero quindi le vittime di un complotto che vuole mettere in cattiva luce lo stato in vista delle presidenziali imminenti. Ecco il suo commento:

C’è qualcosa che mi preoccupa, le Olimpiadi cominceranno a febbraio e quando si terranno le nostre presidenziali? A marzo. Sono grandi i sospetti che questo utilizzato come pretesto per creare malcontento tra gli appassionati di sport, cercando di far credere loro che lo Stato sia responsabile delle irregolarità