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Olimpiadi di Pyeongchang 2018

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Quante volta da bambini abbiamo avuto un sogno e lo abbiamo raccontato a qualcuno o scritto in un diario? Ecco quello che è successo alla neo campionessa olimpica Sofia Goggia, che già da piccola aveva le idee molto chiare sui suoi obiettivi.

Dopo la sua vittoria a Pyeongchang le è tornato in mente un vecchio test dove le si chiedeva di esprimere il suo sogno agonistico. Quel questionario è ora parte della sua storia, come prova tangibile di un percorso che nella sua mente era già cominciato all’età di 9 anni.

Indovinate un po’ come risponde Sofia Goggia alla domanda in questione?

Il sogno della mia carriera agonistica è: Vincere le olimpiadi di discesa libera

Un sogno che è diventato realtà quello della sciatrice bergamasca, che alle Olimpiadi Invernali di Pyeongchang 2018 ha conquistato l’oro proprio nella discesa libera, come ha sempre desiderato.

Oggi con orgoglio mostra quel vecchio questionario che apparentemente contiene solo i sogni di una bambina che non sa ancora nulla di quello che succederà da grande.

Era il 2 ottobre del 2002: ora, nel 2018, è pronta per affrontare nuove sfide e portare avanti quel sogno che in parte si è realizzato, ma che non significa essere arrivati. Nuove sfide la attendono, a cominciare dalla penultima tappa di Coppa del Mondo che si terrà in settimana, dove vuole dare il massimo.

Al suo ritorno a casa ha deciso di dedicarsi a se stessa in vista delle prossime prove e, mentre si dedicava al suo allenamento, si è concessa anche uno spazio per ricordare la sua infanzia, fatta di sogni e di speranze.

Sofia Goggia non solo non ha mai perso quella speranza di vincere un giorno le Olimpiadi, ma anche la sua forte personalità, che l’ha condotta fino a qua, diventando motivo di orgoglio per tutta l’Italia. Guardate un po’ cosa scrive in fondo al questionario quando le si chiede “se non raggiungo gli obiettivi che mi sono proposto, in quale grado continuo ad accettarmi come persona

completa accettazione!

E il fatto che questa risposta sia sottolineata per ben tre volte la dice lunga sul suo carattere determinato e grintoso che le ha permesso di non arrendersi mai, nonostante le difficoltà incontrate, e ottenere i risultati che ha sempre desiderato.

Pyeongchang e le sue Olimpiadi invernali ci salutano così: con un medagliere ricco e unico nel suo genere per le sorprese e i record, e una cerimonia di chiusura spettacolare ed emozionante come quella di apertura.

Ma partiamo dai protagonisti di questi XXIII Giochi Invernali che hanno conquistato la scena dal 9 al 25 febbraio, alternando momento di sport a momenti di vita e rendendoci partecipi anche di storie di grande effetto che hanno reso più avvincente questa edizione.

È la Norvegia che ha fatto da protagonista assoluta in diversi sport e che si guadagna la prima posizione del medagliere. Chiude questa competizione olimpica con 39 medaglie, di cui 14 ori, 14 argenti e 11 bronzi.

Un record assoluto che la elegge la Regina di Pyeongchang, capace anche di battere il record degli Stati Uniti ottenuto a Vancouver nel 2010, con un totale di 37 medaglie.

Gli atleti norvegesi hanno ottenuto un risultato storico! E fra tutti festeggia Marit Bjoergen, fondista che entra nella storia come la più vincente della storia delle Olimpiadi.

Nella sua carriera si è aggiudicata ben quindici medaglie olimpiche: 8 ori, 4 argenti e 3 bronzi. Un vero trionfo per il suo paese già leader nel medagliere olimpico 2018.

Al secondo posto troviamo una Germania che equivale la Norvegia per medaglie d’oro ma totalizza meno argenti (10) e bronzi (7). Un ottimo risultato che gli fatto quasi sfiorare la prima posizione.

In terza posizione domina il Canada con 29 medaglie complessive, di cui 11 ori, 8 argenti e 10 bronzi.

Ma in questa edizione a cinque cerchi in Corea del Sud, celebre per essere la prima in cui ben 30 paesi diversi hanno vinto la medaglia, un posto d’onore spetta anche alla nostra Italia, che si piazza al dodicesimo posto e ci regala 10 medaglie, con i tre ori delle tre donne azzurre protagoniste (Fontana, Moioli, Goggia).

Infine, il paese ospitante, la Corea del Sud, si trova alla settima posizione con 17 medaglie e può salutare le Olimpiadi con orgoglio, passando il testimone alla Cina, prossima destinazione della torcia olimpica per le discipline invernali.

Le Olimpiadi della Pace, come molti le hanno battezzate, chiudono i battenti con una cerimonia di chiusura emozionante. Le future Olimpiadi di Pechino vengono presentate in modo plateale, facendo danzare figure di panda luminose e creando un gioco di luci davvero unico.

Si è spento il braciere, si è sventolata la bandiera olimpica e si ufficializzato il passaggio di consegne a Pechino: l’appuntamento con l’edizione XXIV edizione è fissato per il 2022.

E per quanto riguarda il nostro paese ecco come l’Italia ha salutato Pyeongchang, con la nostra portabandiera Carolina Kostner:

Alla fine il pronostico è stato rispettato. La Russia, pur orfana della sua bandiera, del suo inno e persino del suo nome in conseguenza del cosiddetto “doping di Stato”, è salita sul gradino più alto del podio nella finale di hockey sul ghiaccio maschile dopo aver piegato all’overtime una sorprendente Germania, al termine di una finale al cardiopalma, ricca di emozioni e colpi di scena.

(L’euforia del calciatore tedesco Bastian Schweinsteiger nel vedere la semifinale della Germania)

L’Oar (Olympic Athletes from Russia) parte forte e dimostra sin dal primo tempo la sua superiorità sulla compagine tedesca, segnando il goal del vantaggio ad un secondo dallo scadere del primo tempo grazie a Voinov. La Germania trova il pareggio a metà del secondo tempo con Schultz, grazie anche ad una deviazione decisiva del portiere Koshechkin.

Ma è il terzo tempo quello per il quale questa finale verrà sicuramente ricordata negli anni a venire: i russi tornano in vantaggio con Gusev (53’21”) ma dopo appena dieci secondi subiscono il pareggio ad opera di Kahun. Al 57′ succede l’impensabile: la Germania passa in vantaggio con Muller e per la Russia si mette davvero male.

Il team russo riprende ad attaccare disperatamente per ribaltare il risultato ma, a meno di un minuto dal termine, il punteggio è ancora di 3 a 2 per la Germania. Mentre sugli spalti tra i tifosi russi inizia a prevalere lo sconforto e la Germania già assapora una vittoria che avrebbe del clamoroso, a 56 secondi dallo scadere del match e senza Koshechkin a protezione della gabbia, è ancora una volta Gusev a trovare la via del goal che vale i tempi supplementari.

Il match si conclude a metà dell’overtime, quando Kaprizov, sfruttando la temporanea superiorità numerica sulla Germania, segna il golden goal che consegna ai russi una medaglia d’oro che mancava dal 1992. Una vittoria non senza strascichi polemici, che poco hanno in realtà a che fare con lo sport: durante la premiazione, infatti, tutta la squadra, insieme ai tifosi accorsi a PyeongChang, ha cantato a squarciagola l’inno russo, vietato dal Cio, nonostante venisse trasmessa la melodia dell’inno olimpico. Un comportamento criticato da diversi media, soprattutto americani.

 

Il lettone Oleg Znarok, ‘allenatore della squadra russa, ha dichiarato a caldo alla stampa:

Questa finale vittoriosa è stata la partita più importante della mia vita. Dopo la fine del match il presidente Putin mi ha chiamato per esprimermi le sue congratulazioni ed è stato molto piacevole

 

Si concludono con un ottimo risultato le Olimpiadi invernali di Pyeongchang 2018 per il nostro paese, che ha dimostrato di essere competitivo e di grande talento, guadagnando ben 10 medaglie.

Si tratta di 3 medaglie d’oro, 2 d’argento e 5 di bronzo, facendo balzare l’Italia al dodicesimo posto nel medagliere olimpico.

La sorpresa più grande di questa competizione olimpica sono state le donne, capaci di salire in cima al podio in ben tre discipline. Arianna Fontana è stata la regina dello short track, Michela Moioli ha conquistato l’oro nello snowboard e infine Sofia Goggia ha dato spettacolo nella discesa libera, primeggiando su tutte le altre avversarie ben più quotate di lei.

Insomma un successo al femminile che rende orgoglioso anche il Comitato olimpico, capitanato da Giovanni Malagò, che dice:

 Le vere protagoniste sono state le donne, mai successo nella storia delle Olimpiadi invernali. Un 3-0 agli uomini

Nel complesso, dovendo dare un bilancio dell’intera competizione, all’Italia spetta un bel sette, per l’impegno, i risultati e i miglioramenti rispetto alle ultime Olimpiadi di Sochi del 2014:

Abbiamo aumentato del 25% il bilancio rispetto a Sochi. Complimenti alla Lombardia, regione da dove vengono i tre ori che ha scavalcato l’Alto Adige, che per il Coni è importantissimo. Non abbiamo mai avuto tanti medagliati così giovani, l’età più bassa di sempre

I nostri atleti sono dunque motivo di orgoglio nazionale, anche chi non è riuscito a conquistare nessun trofeo. Tra tutte le discipline in gara, è soprattutto la categoria dello sci alpino che ha lasciato l’amaro in bocca, perché le aspettative sugli azzurri erano abbastanza alte.

Malagò ci tiene a precisare che si può sempre migliorare e sicuramente sarà così anche in questa disciplina fra 4 anni:

Lo sfogo di Innerhofer sui ricambi? Succede. Lo slalom? Ci sono problemi, ma nel prossimo quadriennio possiamo affrontarli per migliorare: 500mila euro di investimento non è garanzia di risultato. Chi viene dopo di me se non vince 3 ori e 10 medaglie ha fallito. Abbiamo fatto salire l’asticella. E abbiamo rimpianti come i due millesimi di Fischnaller nello slittino: ma ora lo slittino è una squadra competitiva, sembrava che dopo Zoeggeler fosse finito tutto

Aggiunge anche la necessità di riuscire a perfezionarsi su altri sport, in modo da competere al massimo livello anche dove al momento come paese siamo meno forti: 

Bisogna investire su specialità giovani come halfpipe, big air e freestyle: è più complicato vincere in nuove discipline, ma non possiamo disinteressarcene. Ci aspettavamo di più da altri sport

L’edizione odierna dei Giochi Olimpici invernali ha portato quindi un ottimo bilancio allo sport italiano, che continua a regalare soddisfazioni e promette di stupire ancora di più nelle prossime edizioni.

E per concludere in bellezza, durante la cerimonia di chiusura dell’evento è stata l’intramontabile Carolina Kostner a fare da portabandiera, per sottolineare il ruolo predominante delle donne in questa XXIII edizione dei Giochi Olimpici 2018, che hanno portato in alto il nome e la bandiera dell’Italia.

Il 23 febbraio, in Russia, è il Giorno dei difensori della Patria, una festa nazionale nella quale gli uomini, considerati tutti potenziali soldati, ricevono auguri e regali. Ma è stata una donna, anzi una ragazzina, che proprio nella giornata odierna ha reso gloria alla Russia: la quindicenne Alina Zagitova, vincitrice, nel pattinaggio artistico, della prima medaglia d’oro russa alle olimpiadi di PyeongChang 2018.

La giovanissima Alina, costretta come tutti i suoi connazionali a gareggiare sotto le insegne dell’Oar (Olympic Athletes from Russia), aveva già concluso il programma corto al comando della classifica, mentre grazie all’ultima prova del programma libero femminile, eseguita sulle note del Don Chisciotte di Ludwig Minkus, ha totalizzato 239,57 punti, suo nuovo primato personale.

Un successo ottenuto in un clima non certo favorevole per gli atleti russi in generale, ed in particolare per la stessa Zagitova, fermata tre giorni subito dopo l’inizio della sessione di allenamento per un controllo anti doping a sorpresa.

Mentre Alina Zagitova diventava la seconda più giovane campionessa olimpica di tutti i tempi, un’altra atleta russa, Evgenia Medvedeva, campionessa del mondo in carica, conquistava la medaglia d’argento, con il punteggio totale di 238,26.

Tuttavia la diciannovenne moscovita non ha potuto trattenere le lacrime per la mancata conquista del gradino più alto del podio, un traguardo che ad inizio stagione sembrava dover essere suo; probabilmente l’infortunio occorsole prima della finale del Gran Prix ha condizionato la sua preparazione e quindi il suo percorso in queste olimpiadi invernali.

La sfida tra le due atlete russe potrebbe presto rinnovarsi il mese prossimo in occasione dei mondiali di Milano, dove la Medvedeva sarà chiamata a difendere il titolo iridato conquistato nelle due precedenti edizioni.

Il terzo gradino del podio è stato conquistato dalla canadese Kaetlyn Osmond, mentre la nostra Carolina Kostner ha chiuso al quinto posto, suo secondo miglior risultato olimpico dopo la medaglia di bronzo di Sochi 2014.

Grazia, eleganza e tanta esperienza non sono bastate a Carolina Kostner per salire sul podio delle Olimpiadi invernali di Pyeongchang 2018. La corsa verso una medaglia leggendaria per lei finisce qua, ma non senza la soddisfazione di essere riuscita ancora una volta ad incantare tutti.

Quinto posto per la nostra azzurra che chiude la sua partecipazione ai Giochi Olimpici con il sorriso e con queste parole:

Questa mia Olimpiade è la metafora dello sport e della vita. Il punto non è trovare la perfezione, ma scoprire i propri limiti, rialzarsi quando si cade e superare gli ostacoli che man mano si palesano sulla propria strada. Quando due anni fa sono ripartita da zero, non sapevo nemmeno se il mio corpo avesse intenzione di partecipare al progetto. Oggi posso dire che rispetto a Sochi, al di là del risultato, mi sento più forte in tutto. Anche mentalmente. Ho trovato i giusti equilibri, che mi hanno aiutata a vivere questa avventura serenamente. Spero la mia storia possa essere di ispirazione a chi è in difficoltà

Sul primo gradino del podio troviamo un astro nascente del pattinaggio russo, Alina Zagitova, di appena quindici anni, che riesce a battere anche la connazionale Evgenia Medvedeva  che al termine della gara versa lacrime amare per un argento che non è abbastanza.

Carolina è stata battuta da quelle baby russe di cui si è tanto parlato ancora prima di intraprendere l’esperienza olimpica. Ma lei è comunque soddisfatta della sua esibizione e del suo risultato e si dice anche molto contenta di aver gareggiato con atlete in gamba e competitive, alle quale fa i suoi complimenti.

La sua performance non era perfetta e aveva dettagli tecnici inferiori, ma l’espressività e l’interpretazione di Carolina non hanno eguali e anche alla sua quarta partecipazione ad un’Olimpiade è riuscita a emozionare tutti col suo talento.

Sara stata la sua ultima esibizione olimpica?

A chi le chiede se così finisce un’era, ecco cosa risponde l’atleta delle Fiamme Azzurre:

Se si chiude un’era? Non credo proprio, c’è il mondiale in Italia adesso. Mi riposo un po’ e poi al lavoro per vivere un’altra bella esperienza a Milano. Certe decisioni non si prendono mai a caldo

Il suo futuro immediato per ora prevede la partecipazione ai Campionati Mondiali di pattinaggio a Milano e poi si vedrà. Anche se più “anziana” delle sue colleghe, Carolina si sente ancora in gran forma e sente di potere ancora competere allo stesso livello delle giovanissime.

E lo ha dimostrato con la sua esibizione sulle note di L’apres midi d’un faune di Debussy, che le ha fatto conquistare la quinta posizione nella gara di pattinaggio di figura, entrando nella top five delle migliori.

Che ci fa Winnie the Pooh a Pyeongchang?

La protagonista delle olimpiadi in Corea del Sud, Soohorang, la tigre bianca donata ai vincitori delle medaglie, per un po’ è stata messa da parte per lasciare il palcoscenico a Winnie The Pooh, che ha colorato la Gangneung Ice Arena di Pyeongchang in onore di Yuzuru Hanyu.

Il pattinatore, battezzato da poco come il più grande della storia, ha vinto ai XXIII Giochi olimpici invernali la sua seconda medaglia d’oro. Un record che lo fa entrare nella storia insieme ai grandi come Gillis Grafstrom, Karl Schafer e Dick Button, per aver vinto ben due titoli due titoli consecutivi nel singolo negli ultimi 66 anni.

Un fenomeno che all’età di soli 23 anni è già entrato negli annali di questa disciplina sul ghiaccio e naturalmente in quelli delle Olimpiadi invernali.

E la sua storia personale rende ancora più avvincente questo grande traguardo, raggiunto con impegno, determinazione e il sostegno di tante persone che hanno seguito il suo percorso e reso ancora più memorabile questi momenti a Pyeongchang.

Proprio il pubblico è stato capace di emozionare il pattinatore giapponese più del trofeo stesso, con una pioggia di Winnie the Pooh che sono stati lanciati sulla pista da pattinaggio dopo la sua esibizione.

Ma perché hanno scelto di festeggiarlo in questo modo così bizzarro?

Pare che Yuzuru Hanyu sia molto legato a questo noto pupazzo e lo porti sempre con sé. Che sia per scaramanzia o per ragioni affettive non lo sappiamo, ma quel che è certo è che è il suo portafortuna in ogni gara.

Ma in Corea del Sud anche Winnie the Pooh ha avuto qualche problema a circolare liberamente nell’arena, complice anche l’antagonismo con la mascotte ufficiale dei Giochi olimpici.

Così il pattinatore si è dovuto esibire senza il suo fedele amico di stoffa accanto, lasciato a malincuore in albergo. Ma i suoi sostenitori, che conoscono bene il loro beniamino, non hanno voluto fargli sentire questa mancanza in uno dei momenti più importanti della sua vita e hanno invaso con decine di Winnie the Pooh l’intera pista, dimostrandogli affetto e ammirazione.

Un gesto che ha commosso Yuzuru Hanyu, che per poter partecipare a questa competizione olimpica ha dovuto affrontare un grave infortunio e che nel corso della sua carriera ha fatto i conti anche con i disagi del sisma che ha colpito il suo paese.

Chi non ricorda il forte terremoto del 2011 che, data la forte intensità (ben magnitudo 9!) ha generato anche uno tsunami e causato migliaia di vittime? Yuzuru Hanyu ha vissuto in prima persona la paura e le conseguenze di questa tragedia e quei momenti di panico sono ancora impressi nella sua mente:

Mi stavo allenando sulla pista di casa, a Sendai, e d’istinto sono scappato fuori dall’edificio coi pattini ai piedi. Ho passato tre giorni al centro di accoglienza, poi sono tornato a casa con la mia famiglia. Il sisma però aveva rotto le tubature della pista, sono stato due settimane senza pattinare

Ma la sua voglia di stare sui pattini non si è mai spenta e appena gli è stato possibile ha ripreso gli allenamenti e ha conquistato una serie di successi, senza mai voltarsi indietro.

Nel 2014 e nel 2017 si aggiudica il titolo di campione del mondo. È andato oltre i suoi limiti in più di un’occasione, registrando ben dodici record del mondo di punteggio e al momento sono suoi i record mondiali per programma corto, libero e punteggio finale.

Insomma, un fuoriclasse come pochi che, nonostante tutto, rimane un leader e oggi festeggia insieme al suo Winnie the Pooh l’ennesimo successo. E a chi si chiede cosa ne farà di tutti quei pupazzi che il pubblico ha lanciato sulla pista, ecco cosa risponde Yuzuru Hanyu:

Gli orsetti gialli che mi hanno lanciato i tifosi? Li regalerò ai bambini poveri

Perché oltre al talento c’è anche un cuore grande in questo giovanissimo campione olimpico che ha emozionato tutti con la sua storia.

Che quelle di PyeongChang sarebbero state olimpiadi difficili, in Russia ne erano consapevoli tutti. Costretti a gareggiare sotto la bandiera neutrale dell’Oar (Olympics Atheletes from Russia) per via del cosiddetto “doping di Stato” risalente a Sochi 2014, per gli atleti russi, ancora a caccia del primo oro, i problemi sembrano non finire mai.

È di due giorni fa la notizia della positività al meldonio di Alexander Krushelnytsky, fresco vincitore della medaglia di bronzo nel curling doppio misto insieme alla moglie Anastasia Bryzgalova. Una storia poco chiara sin dall’inizio (il meldonio non influirebbe sulle prestazioni sportive, a maggior ragione in uno sport come il curling) che in queste ore si sta tingendo ulteriormente di giallo: lo stesso Krushelnytsky, in precedenza mai risultato positivo, ha infatti accusato un compagno di squadra di averlo sabotato versandogli nella bevanda la sostanza vietata per vendicarsi del fatto di non essere stato selezionato per le olimpiadi.

Sempre due giorni fa la campionessa di pattinaggio artistico, la quindicenne Alina Zagitova, è stata sottoposta ad un test antidoping a sorpresa, pochi minuti dopo aver iniziato gli allenamenti. Un modus operandi che non è stato gradito dalla delegazione russa, secondo la quale Alina avrebbe dovuto terminare la sua sessione di allenamento, prima di sottoporsi a tutti i controlli richiesti.

Intanto appare ancora lontana la risoluzione della controversia tra Russia e Comitato olimpico internazionale sul pagamento a quest’ultimo di una multa da 13 milioni di euro per finanziare la lotta al doping, un requisito che, insieme al rigoroso rispetto delle norme etiche avrebbe potuto riabilitare la compagine russa e permetterle di sfilare sotto le proprie insegne durante la cerimonia di chiusura.

Ma Mosca, come recentemente confermato dallo stesso capo delegazione russo a PyeongChang 2018, Stanislav Pozdnyakov, aveva già comunicato l’intenzione di pagare la sanzione dopo la cerimonia di chiusura, per avere la certezza di poter sfilare con i propri vessilli. Un braccio di ferro che nei prossimi giorni dovrà inesorabilmente concludersi, vedremo a favore di chi.

Soddisfazioni, riconoscimenti e grandi risultati quelli dei nostri azzurri alle Olimpiadi in Corea del Sud. Medaglie importanti arrivano anche nello short track e nel biathlon, per portare ancora più alto il nome dell’Italia nello sport.

Short track: è argento

Arianna Fontana, Martina Valcepina, Lucia Peretti e Cecilia Maffei sono le protagonista della settima medaglia azzurra vinta a Pyeongchang. Per loro è argento nella staffetta, in una gara che ha riservato delle sorprese e tante emozioni.

Sembrava non ci fosse alcuna possibilità contro le avversarie coreane e cinesi ma per l’Italia era già un grande risultato essere arrivate terze. Poi il colpo di scena: dopo un’attenta analisi, Cina e Canada vengono squalificate.

Ecco come arriva in modo del tutto inaspettato l’argento per la staffetta azzurra e le ragazze sono incredule quanto felici di questo improvviso cambio di classifica.

Abbiamo tagliato il traguardo col bronzo poi a sorpresa è venuto l’argento. Alla fine è stato un casino, ho capito solo che abbiamo portato a casa l’argento. Non abbiamo capito bene cosa fosse successo, eravamo tutte concentrate sul continuare la gara. Ma siamo seconde, il resto chissenefrega

Ecco le prime parole della portabandiera Arianna Fontana che festeggia la sua seconda medaglia olimpica:

Stiamo scrivendo un pezzo di storia, qualcosa che terremo sempre con noi. Ho superato Zoeggeler e Monti per numero di medaglie? Sicuramente è un qualcosa che fa piacere però non ho mai pensato di vincere una medaglia per battere Zoeggeler o altri, l’obiettivo era arrivare qui e fare bene individualmente e con la squadra. E ci siamo riuscite

E poi aggiunge con l’approvazione delle sue compagne:

La medaglia in staffetta è tra le più belle perché è di tutta la squadra, anche delle ragazze che sono rimaste in Italia

Medaglia di bronzo per il biathlon azzurro

Lukas Hofer, Lisa Vittozzi, Dorothea Wierer e Dominik Windisch aggiungono un altro tassello al medagliere olimpico con il bronzo nel biathlon, staffetta mista.

Per loro un meritato terzo posto dopo la Francia e la Norvegia, che però si fa attendere un po’ prima di poter essere davvero festeggiato. Infatti, a causa di un ricorso presentato dalla Germania per un presunto fallo da parte di Dominik Windisch il risultato finale è stato messo a rischio per circa trenta minuti.

Dopo attente analisi però la staffetta tricolore può tirare un sospiro di sollievo e salire sul podio a festeggiare la medaglia di bronzo.

Si conferma così il bronzo ottenuto a Sochi nel 2014.  Per Windisch si tratta della terza medaglia olimpica e della seconda in Corea, dopo aver ottenuto anche un altro bronzo nella 10 km sprint.

Con questo risultato è lui il terzo italiano della storia del biathlon con due medaglie nella stessa edizione olimpica dopo Johann Passler nel ’98 e Karin Oberhofer nel 2014.

Le mie medaglia? Se mi avessero detto che sarei tornato a casa con due bronzi, mai ci avrei creduto!

Una vittoria che è merito anche degli altri suoi compagni che hanno dato il massimo. La prima a gioire è Lisa Vittozzi che sale sul podio olimpico per la prima volta, mentre Wierer e Hofer avevano già provato questa emozione in Russia.

È arrivata anche la nona medaglia azzurra a far trionfare un’Italia già orgogliosa dei suoi atleti olimpici. E oggi si festeggia la grandezza di Sofia Goggia, arrivata prima nella discesa libera delle Olimpiadi invernali di Pyeongchang 2018.

La neo regina dello sci alpino conquista la medaglia d’oro dopo una gara perfetta frutto di concentrazione e tanta voglia di tornare in vetta. Adesso si può dire che la sua rinascita è completa e gli anni trascorsi a fare i conti con gli infortuni e i problemi sono solo un lontano ricordo.

Sofia Goggia sale sul primo gradino del podio precedendo di 9/100 la norvegese Ragnhild Mowinckel, che si aggiudica l’argento e di 47/100 l’eterna rivale Lindsey Vonn, che si deve accontentare del bronzo.

Commossa e incredula, esprime ai giornalisti tutta la sua felicità non ancora pienamente esplosa:

Non me ne sto ancora rendendo conto. Sono un vulcano pronto ad esplodere, credo che succederà presto

Un sogno tanto atteso che finalmente si realizza: ecco cosa rappresenta questa vittoria per l’azzurra bergamasca, che ha lottato tanto per arrivare a questo storico traguardo:

La vittoria la dedico a me stessa, al mio bel Paese, alle persone che vogliono bene a Sofia indipendentemente dal fatto che vinca l’Olimpiade. Grazie a chi ha creduto ad una bambina che a sei anni sognava di vincere le Olimpiadi sulla neve di Foppolo

Non ha mai perso di vista l’obiettivo e ha finalmente sciato come ha sempre desiderato:

Ero concentrata su me stessa e sulle poche, essenziali cose che avrei dovuto fare per essere al meglio. Non era questione di medaglie o di vincere, volevo fare la mia discesa con il mio modo di sciare. Ieri, quando ho tagliato il traguardo dopo la terza prova, ho capito come avrei dovuto sciare oggi. C’erano due punti su cui avrei dovuto focalizzare l’attenzione e alcuni pronti in cui sapevo che avrei potuto fare la differenza sfruttando le pendenze. Ed è ciò che ho fatto. Sono felice perché non ho fatto errori. La migliore “goggiata” di sempre è arrivata oggi. Così cambiamo accezione al termine

Le Olimpiadi in Corea del Sud sono motivo di orgoglio per il nostro paese che a pochi giorni dalla chiusura dell’evento ha già conquistato ben 9 medaglie, di cui tre di oro sotto il segno delle donne che la portano al collo: Arianna Fontana nello short track, Michela Moioli nello snowboard e adesso Sofia Goggia nello sci alpino.

Da notare che quest’ultimo trofeo è il primo oro per l’Italia nella discesa libera olimpica.

Un oro storico quello di Sofia Goggia che stavolta non ha combinato alcun pasticcio ma è diventata l’orgoglio nazionale nello sci alpino:

Sono una pasticciona, ma oggi ho cercato di essere una samurai

E non possiamo che essere pienamente d’accordo con lei!