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Olimpiadi di Londra

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Appena pochi giorni di vita e già il neonato reale è oggetto di scommesse e ipotesi sul suo glorioso futuro.

Si chiama Louis ed il terzogenito nato dall’unione del principe William d’Inghilterra e della moglie Kate Middleton. Ma oltre ad essere sotto i riflettori per il suo rango, la sua nascita ha suscitato l’interesse dei bookmakers che lo vogliono protagonista di moltissime scommesse incentrate sul suo futuro, che in tanti vedono nel mondo dello sport.

Si sa, in Inghilterra si scommette proprio su qualunque cosa e le quote che riguardano il piccolo Middletton sono davvero allettanti per non fare almeno un tentativo.

Il principino diventerà un calciatore? La quota è di 1000:1! Nell’immaginario collettivo non solo potrebbe essere un nuovo talento calcistico, ma giocare addirittura nella nazionale.

E se il pallone non entrerà fra i suoi interessi, forse potrebbe far sognare il paese conquistando una medaglia olimpica, abbracciando un qualunque altro sport che lo elegga un campione indiscusso. La quota in questo caso è di 50:1, perché essendo già esistente un caso in famiglia la probabilità diventa più alta. In questo caso il principe Louis potrebbe voler emulare la cugina Zara Phillips, argento alle Olimpiadi di Londra del 2012 nelle gare equestri.

Nonostante sia più interessante vederlo alle prese con qualche trofeo sportivo, secondo alcuni è più facile che superi la gerarchia e diventi l’erede al trono. La quota in questo caso è di 100:1.

Ma che diventi il futuro re inglese o che intraprenda la carriera sportiva, il terzo royal baby al momento rimane l’argomento più interessante per chi ama scommettere. Ma soprattutto per chi non teme di attendere circa 18 anni per veder fruttare la propria intuizione e chissà, magari quel giorno festeggiare una grossa vincita proprio come è avvenuto al nonno di Lewis Cook, giocatore della nazionale inglese, e a chi come lui ha tentato la fortuna anni fa. 

Si è tanto parlato di lui, il medico delle ginnaste: si tratta di Larry Nassar, che si è occupato per tre anni della salute delle giovani allieve della Federazione Usa di ginnastica.

Dopo le denunce di molestie si è arrivati in tribunale e il medico non ha potuto più negare l’evidenza, ammettendo quindi tutti gli abusi davanti al giudice, che gli ha promesso una pena esemplare.

Così è stato e Larry Nassar dovrà scontare ben 60 anni in carcere.

Tutto è cominciato nel 2016 quando due coraggiose ragazze hanno deciso di non tacere più e denunciare ciò che era successo a loro, come ad altre ragazzine, tutte di età compresa fra i 13 e i 15 anni.

Su di lui gravavano accuse di pornografia infantile e il medico ha poi confermato di essere responsabile di questi capi di accusa a lui rivolti e che sono anche stati dimostrati in modo inconfutabile da prove multimediali a supporto dell’accusa. Si parla di 37.000 tra foto e video, conservati nel pc di Nassar, che insieme alle sempre più numerose denunce sono state la sua condanna.

Larry Nassar ha anche scelto di non farsi difendere, chiedendo il perdono delle sue vittime:

Mi dispiace immensamente e chiedo perdono ogni giorno

Tra queste ragazze parlano anche l’olimpionica McKayla Maroney, che ha vinto la medaglia d’oro a squadre a Londra 2012, vittima di abusi da parte del dottore sin dai 13 anni, Aly Raisman e Gabby Douglas, che hanno vinto tre ori olimpici a Londra e a Rio nel 2016.

Nessuno scampo, quindi, per Larry Nassar, che ha ricevuto una condanna che deve servire da esempio: è stato condannato per tre capi di accusa di pornografia infantile, che equivalgono a 60 anni. Il giudice che si è occupata del caso, infatti, non ha mostrato alcuna pietà per il medico, ma anzi ha così giustificato il suo verdetto:

Il tempo in carcere dovrà servirle per meditare sui suoi atti che potrebbero condizionare queste ragazze per tutta la vita

Una carriera ricca di successi e una grinta da vendere: ecco chi è Rosalba Forciniti, che sin da piccola ha iniziato ad amare il judo e non l’ha più mollato. Questo sport è diventato parte della sua vita e gli ha regalato non poche soddisfazioni.

Dal suo esordio ha collezionato una serie di trofei: oro nel 2003 ai Campionati europei di judo juniores, oro nel 2008 nei campionati mondiali under23 e oro a squadre e argento individuale agli Europei di Vienna nel 2010. Ma la lista è ancora lunga e arriva fino alla medaglia di bronzo nel 2012 alle Olimpiadi di Londra.

Qui si interrompe la sua carriera in ascesa, ma non per problemi fisici (come era capitato nel 2008 quando a causa di un infortunio non ha potuto partecipare alle Olimpiadi di Pechino) ma per maternità. Diventa mamma di due bellissimi bambini e si allontana momentaneamente dalle palestre.

Ma adesso è pronta per tornare in pista, più determinata e carica che mai, come lei stessa afferma in un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport:

Ho avuto due figli, quindi per forza di cose mi sono dovuta fermare. Ora però sono tornata ad allenarmi e già a gennaio salirò sul tatami per i campionati italiani assoluti a Roma. Non vedo l’ora!

Ed è proprio decisa a far parlare ancora del suo talento, magari riuscendo a trasmettere questa passione anche alle generazioni future. Secondo il suo punto di vista attraverso le opportunità che i giovani hanno oggi è più facile avvicinarsi a questo mondo e fare esperienze importanti, come quella prevista in Giappone per gli italiani che possono allenarsi in una delle patrie di questa realtà.

La presenza di grandi campioni al loro fianco, in particolare chi non gareggia più, aiuterebbe molto le nuove promesse del judo a imparare le basi tecniche che fanno la differenza. Alcuni nomi? Fabio Basile e il campione del mondo Hifumi Abe sono per lei al momento i più forti in questa disciplina sportiva e possono essere un valido esempio per i giovani.

E alla domanda “Perché un bambino dovrebbe far judo?” ecco le sue parole: 

Per lo stesso motivo per cui l’ho fatto io! Il judo mi ha dato tanto: divertimento, passione, adrenalina. Poi per un bambino dona uno sviluppo armonico del corpo, del movimento, regole da seguire…. Tante volte ho pensato, durante il mio percorso, di smettere, ma il judo quando ti entra dentro è un amore troppo grande per non praticarlo per tutta la vita

E proprio lei in prima persona dimostra quanto la passione per il judo sia forte quando entra nella propria vita. Dopo ben 5 anni di stop torna ad allenarsi e a gareggiare: vedremo quali altre soddisfazioni sarà in grado di regalarci.