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Settantamila anime in silenzio. Per sessanta secondi. Un respiro profondo, intenso e sentito. Tutto lo Stade de France si è unito per ricordare le vittime inglesi del terrorismo. Francia – Inghilterra era l’amichevole di lusso.
Più che amichevole, una serie di gesti di fratellanza per ribadire unione e testa altra contro il terrorismo che a Manchester e a Londra ha lasciato sangue e morti: trenta persone uccise, tanti feriti.

La Francia, che ha sua volta ha pianto per i propri cari, ha aperto le braccia e accolto gli inglesi. Emozioni e brividi continui prima dell’inizio del match: l’inno “God save the Queen” cantato all’unisono, proprio come “Don’t look back in anger”, pezzo icona degli Oasis, scritto da Noel Gallagher e lanciato come singolo nel 1996 e tratto dall’album, dell’anno prima, (What’s the Story) Morning Glory?

E’ con la musica che si risponde all’ignobile terrore. Tutti insieme: è uno scambio reciproco di affetto e omaggi proprio come aveva fatto due anni fa l’Inghilterra dopo gli attacchi del 13 novembre. Gesti spontanei e genuini come quelli visti tra tifosi del Borussia Dortmund e Monaco dopo l’attacco al pullman della squadra tedesca.

Contro ogni paura, non solo nello stadio, ma anche nelle ore precedenti: ecco alcuni tifosi inglesi in giro per le strade di Parigi cantare ancora un brano degli Oasis, questa volta “Wonderwall”:

Le doverose misure di sicurezza, tiratori scelti e reparti speciali non hanno frenato l’entusiasmo per una partita bella da vedere e tifare. Hanno vinto i Blues per 3-2, nonostante l’inferiorità numerica per espulsione di Varane. Ritmi frenetici e tanta voglia di fare con Mbappé e Dembélé da un lato e con Kane, autore di una doppietta, dall’altro. E’ proprio il centravanti del Tottenham ad aprire i giochi al 9’, poi pari di Umtiti al 22’ e raddoppio francese con Sidibé al minuto 43. Nella ripresa Kane trasforma dal dischetto al 48’. Ma i ragazzi di Deschamps non demordono e al 78’ mettono la freccia per il definito sorpasso con la rete di Dembélé.

Sul campo abbiamo visto il talento dei calciatori del prossimo futuro; sugli spalti si guarda avanti e non indietro (con rabbia) come suggerisce proprio il brano degli Oasis. Perché c’è bisogno di coraggio, di guardarsi dentro e di diventare grandi. Con un sorriso e con un inno alla vita.