Sono nato nella miseria: da piccolo, a Port Harcourt, vivevo per strada, aiutando mia madre a vendere l’akara, una specie di torta di fagioli. O scendevo allo stagno a pescare, e quando andava bene rimediavo la cena per tutti
Taribo West ha conosciuto la fame prima della fama, ma anche quando era ricco e famoso ha saputo cambiar vita, per abbracciare la religione pentecostale e farne la principale ragione dell’esistenza. Lo ricordano ancora tutti con affetto sia all’Inter, dove ha giocato due anni, dal 1997 al 1999, vincendo anche l’Uefa, che al Milan, l’anno dopo, quando colorò di rossonero le sue celebri treccine facendo inalberare i suoi ex tifosi. Un personaggio sui generis il difensore nigeriano, accusato anche di aver barato sull’età, ma lui giura di essere nato il 26 marzo 1974, e ricordato anche per il suo carattere ribelle (celebre quando nel 1998 buttò la maglia addosso al tecnico nerazzurro Lucescu che l’aveva sostituito). Nel 1996 la conversione, poi fondò una setta pentecostale, la “Shelter in the Storm” (il Rifugio nella Tempesta), con sede a Milano e succursali in Nigeria.
L’episodio della maglia lanciata a Lucescu
La religione è la mia seconda vita. Sono un uomo felice che si divide tra beneficenza, predicazione e campo. In Nigeria lavoro con la Federazione e aiuto i bambini in difficoltà grazie alla mia Fondazione e alla Taribo Boys. Voglio aiutare chi si è smarrito e dare il mio contributo per risolvere i problemi più gravi: perdita dei cari, difficoltà economiche, mancanza di lavoro. Mi rivolgo soprattutto a chi prende una brutta strada
Dicevamo della Coppa Uefa del 1998, vinta 3-0 sulla Lazio. West giocò titolare e si fece cacciare al minuto 82’ per espulsione diretta, ma il suo marchio sul trofeo lo mise nei quarti di finale contro lo Schalke 04. Non convocato all’andata con i neroazzurri che si imposero 1-0 a San Siro grazie al Fenomeno Ronaldo, al ritorno in Germania, i tedeschi trovarono il pareggio disperato al 90’ con Michaël Goossens. Si andò ai supplementari, Taribo era in campo e incornò di testa su punizione laterale di Cauet al primo minuto supplementare. Finale 1-1 e Inter in semifinale.
A livello internazionale, West conta 41 presenze con la nazionale nigeriana e faceva parte della formazione che ha vinto l’oro olimpico nel 1996. Ha anche partecipato a due Mondiali, nel 1998 e nel 2002. Nel complesso una carriera buona anche a livello personale.
Ma fu soprattutto un’esperienza anche condividere lo spogliatoio con campioni come Zamorano, Zanetti e Ronaldo. L’attuale vicepresidente nerazzurro lo ha citato nella sua autobiografia: «Taribo è stato il compagno più matto che abbia mai avuto. Una sera invitò me e Ivan Zamorano per una cena. “Preghiamo un po’ e poi mangiamo”, ci disse. Erano le sette: le litanie andarono avanti fino a mezzanotte, quando finalmente potemmo metterci a tavola». Da Gigi Simoni ricordato per la sua bontà e figura fondamentale per la sua crescita, fino a Marcello Lippi e quel feeling che non sbocciò mai. Celebre il dialogo tra i due, diventato leggenda:
«Mister, Dio mi ha detto che devo giocare». Risposta: «A me non ha detto nulla»