Tag

nazionale egiziana

Browsing

Essam El-Hadary, portiere egiziano, ha sperato fino alla fine di siglare il suo record personale ai Mondiali di Russia 2018.

Dopo due partite trascorse in panchina ecco finalmente arrivare la chiamata da parte di Hector Cuper, ct della nazionale egiziana, che lo mette in porta a difendere la squadra contro l’Arabia Saudita.

Ed è in quel preciso momento che ufficialmente il portiere diventa il giocatore più anziano che abbia mai giocato in un mondiale. Il record è suo: all’età di 45 anni e 161 giorni chiude la sua avventura ai Mondiali conquistando un posto nella storia di Russia 2018.

E non basta dire che ha registrato il record di giocatore più anziano. Essam El-Hadary è riuscito a portare a termine per bene il suo compito, riuscendo anche a parare un rigore alla squadra avversaria.

Con la sua performance nella partita contro l’Arabia Saudita ha superato quel record finora detenuto dal portiere colombiano Faryd Mondragon, che nel 2014 ha giocato all’età di 43 anni.

La sua lunga carriera, cominciata nel 1993, è giunta al culmine in questa esperienza ai Mondiali di calcio 2018, che si chiudono definitivamente per la sua nazionale, ma che lasciano un’impronta importante nel suo palmares, regalandogli almeno la soddisfazione di aver lasciato un segno.

Poco importa se l’Egitto è fuori: l’ultima partita non sarà servita a conquistare il passaggio turno e nemmeno a sfuggire dall’ultimo posto nel proprio girone, ma ha dato la possibilità al portiere egiziano di realizzare un sogno che poteva rimanere tale se il suo allenatore lo avesse lasciato in panchina anche stavolta.

Ma Cuper lo sapeva e ha scelto di regalare al capitano e portiere della sua squadra questa grande possibilità per dare un senso più profondo ad una partita che non lasciava più alcuno sbocco alla sua nazionale.

E così è stato: Essam El-Hadary, che agli albori della sua carriera amava giocare a mani nude, è da record e avrà per sempre un suo posto all’interno degli annali della storia dei Mondiali.

Dopo ben 28 anni di assenza l’Egitto si è qualificata per i Mondiali di calcio che cominceranno a giugno in Russia. La sua ultima partecipazione risale, infatti, al 1990.

Ma oltre alla gioia di poter competere per il titolo mondiale, per la squadra egiziana e soprattutto per il suo allenatore, ci sono alcuni problemi di natura religiosa da affrontare in vista dell’inizio della competizione iridata.

Il problema è stato posto da Hector Cuper, ct dell’Egitto, che mette in luce le evidenti difficoltà per i suoi giocatori di affrontare il Mondiale preparati e in forma, pur rispettando i precetti del Ramadan, che impone il digiuno completo, anche di acqua, per un mese intero.

Ecco come ha espresso le sue titubanze il commissario tecnico della squadra egiziana:

Come posso allenarli a mezzanotte dopo l’Iftar? E come posso allenarli di giorno senz’acqua e quando non hanno avuto nulla da mangiare?

Per quanti non conoscono i termini legati alla religione egiziana, l’iftar rappresenta il momento in cui al calar del sole il digiuno può essere interrotto. Si tratta però di tempi tecnici restrittivi per una squadra di calcio che deve competere in un mondiale.

Inoltre, il Ramadan termina proprio il 15 giugno, vale a dire un giorno dopo l’inizio della competizione che è prevista per il 14 giugno.

La questione è piuttosto delicata e probabilmente per essere risolta bisognerà affidarsi alla decisione del Supremo Consiglio Islamico che può decidere di concedere un editto religioso, chiamato fatwa, che dispensa i giocatori dal seguire il digiuno del Ramadan.

Questa soluzione è già stata adottata altre volte in casi simili e sembra la più plausibile per permettere alla nazionale egiziana, e alle altre che seguono la religione islamica, di competere al massimo livello al pari degli altri. 

In effetti non è solo l’Egitto che deve preoccuparsi di questo problema: squadre come quelle di Arabia Saudita, Iran, Marocco, Tunisia, Nigeria e Senegal presentano le stesse difficoltà.

Cuper ha sollevato la questione, ora dipende dalle autorità del governo accontentare le sue richieste o meno.