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Una lunga striscia di gol, iniziata il 15 maggio 1910 con la prima storica rete firmata da Pietro Lana nel debutto della Nazionale italiana. Un rotondo 6-2 contro la Francia in un calcio ancora pioneristico. Pensate che, in mancanza di allenatori veri e propri ed essendo gli arbitri i più esperti tra gli addetti ai lavori, la Figc incaricò la Commissione tecnica arbitrale di scegliere i giocatori che avrebbero giocato in Nazionale per le prime partite.

Di gol in gol bisogna aspettare il 1997, esattamente il 29 marzo, per vedere gli Azzurri gonfiare la rete per la millesima volta. E l’onore della marcatura numero 1.000 spetta a un debuttante con l casacca azzurra: Christian Vieri. Il centravanti è alla prima stagione con la Juventus e, dopo alcuni dissapori con l’allenatore Marcello Lippi, gioca con più continuità: il 15 marzo segna la sua prima doppietta in maglia bianconera nella sfida vinta 3-0 contro la Roma e realizza due gol anche il successivo 6 aprile, nella roboante vittoria sul Milan per 6-1.

E’ in un ottimo momento di forma così Cesare Maldini, ct dell’Italia, lo fa partire titolare in attacco accanto a Zola nella sfida contro la Moldavia, valida per il quarto turno delle Qualificazioni per i Mondiali di Francia 1998. L’Italia vince 3-0, apre Maldini con una splendida serpentina in area,  Zola raddoppia a fine primo tempo e, dopo cinque minuti della ripresa, mentre tutto lo stadio Nereo Rocco di Trieste attende con ansia la rete numero 1.000, ecco che arriva: Dino Baggio crossa in area, Zola fa velo per Vieri che dopo aver stoppato scarica il suo potente sinistro alle spalle dell’incolpevole Romanenco.

Impossibile sperare in un debutto migliore.

Se vinciamo realizziamo il sogno di tutti

Erano queste le parole del ct Milena Bertolini poco prima del match decisivo della sua nazionale azzurra contro il Portogallo.

E il sogno adesso è diventato realtà, regalando all’Italia del calcio al femminile la sua grande rivincita dopo ben 20 anni di mancata qualificazione.

È tempo per il nostro paese di smettere di rimpiangere gli azzurri ai Mondiali di Russia 2018 e concentrarsi invece sulla grande vittoria ottenuta dal calcio in rosa. Le ragazze hanno saputo realizzare un’impresa come non succedeva dal 1999 e nei Mondiali di Francia del 2019 lotteranno per conquistare la Coppa del Mondo.

Un risultato eccezionale, ottenuto grazie al 3-0 contro la nazionale portoghese della partita giocata giorno 8 giugno. Determinazione, grinta e voglia di farcela ad ogni costo hanno guidato per tutto il tempo le nostre ragazze che sono esplose nella festa finale a conclusione del match.

Noi abbiamo cercato più che altro di sfruttare le nostre qualità, essere aggressive, cercare di fare la partita. Più trovi una squadra tecnica e rapida, più devi essere aggressivo. Ma stasera c’era anche questa ferocia, che ti deriva dall’anima, perché sai che questa è “la partita”. E questo è sicuramente un fatto positivo

Queste le parole del commissario tecnico dell’Italia, che non ha mai smesso di incitare la squadra a lottare.

Ora è il momento di festeggiare, perché per la nazionale azzurra femminile è un traguardo storico aver raggiunto questa qualificazione, la terza nella storia, sin dalla sua nascita che risale al 1968. Ma nella gioia generale, allenatrice e giocatrici ci tengono a sottolineare che la loro non è una rivalsa contro la squadra maschile e il suo flop in Russia:

Non è una rivincita. Il fatto che la Nazionale maschile non sia andata ai Mondiali è una sconfitta, per tutto il movimento, per noi però c’è solo orgoglio. Questa Nazionale che va ai Mondiali dà soddisfazione a tutti gli addetti ai lavori del calcio femminile, dai miei colleghi ai dirigenti e ai club

Puntare i riflettori su Sara Gama e la sua squadra è dunque inevitabile, come affidare a loro il sogno di vincere quel mondiale mancato e regalare alle donne del calcio l’attenzione che meritano per i loro sforzi e i loro sacrifici come rappresentanti dell’Italia.

Un’Italia leggendaria riscrive la storia a Manila. Stavolta tocca alle donne farsi strada tra i big e conquistarsi un meritatissimo posto in vetta al mondo del basket.

Le nostre azzurre, infatti, hanno vinto la Fiba 3×3 World Cup 2018 battendo squadre fortissime come la Cina, gli Stati Uniti e infine la Russia, campione in carica.

Si tratta di una disciplina nuova che deriva dal basket, ma ha le sue regole e qualche differenza sostanziale. Le origini del basket 3×3 risalgono agli anni ’80 ma solo dal 2007 è diventata ufficialmente uno sport riconosciuto con tanto di Mondiali, Europei e World Tour. Oggi la sua importanza è cresciuta in modo esponenziale e la vedremo presto anche nelle prossime Olimpiadi a Pechino nel 2020.

La sua particolarità riguarda il numero di giocatori, che è ridotto a 3 con la possibilità di un cambio e il fatto di giocare con un solo canestro nella metà di campo.

Protagoniste assolute di questo mondiale giunto al termine sono le italiane Marcella Filippi, Rae Lin D’Alie, Giulia Ciavarella e Giulia Rulli, guidate dalla loro allenatrice Angela Adamoli. Le ragazze, elette neo campionesse del mondo, dopo un percorso eccezionale ai quarti di finale e alle semifinali sono giunte alla fine della corsa a lottare per il titolo contro il paese campione in carica, la Russia, e batterlo per 16-12 è stata una soddisfazione storica.

È un sogno che si è avverato. Le ragazze saranno le prime per il basket a ricevere il Collare d’Oro del Coni, la massima onorificenza dello sport italiano, c’è gioia, c’è soddisfazione. Sono state bravissime. Hanno battuto nazionali come Usa, Cina, Russia che sono le colonne della pallacanestro. Hanno sicuramente meritato il titolo

Ecco a caldo le parole del presidente Fip Giovanni Petrucci, orgoglioso della sua squadra che riceverà anche questa onorificenza davvero prestigiosa.

Altrettanto soddisfatta l’allenatrice delle azzurre mondiali, che data la stima e il rispetto per ognuna di loro, non può che commentare con parole di elogio il lavoro svolto:

È una squadra che si è formata quest’anno e che si è conosciuta giorno dopo con tanto impegno e abnegazione. Abbiamo saputo reagire nei momenti di crisi. Rae è il nostro motorino, Ciavarella e Rulli sembrava che giocassero da sempre a 3×3 mentre erano all’esordio, e Marcella Filippi, la nostra capitana, è stata eccezionale e ci ha portati in finale con i tiri liberi decisivi contro la Cina. Brave tutte

La squadra azzurra femminile si gode il successo conquistato ai Mondiali femminili di Manila, ma si guarda già oltre, verso la prossima competizione olimpica e c’è chi dice che il prossimo obiettivo è già stato fissato. Che sia l’oro olimpico? La grinta e le qualità sul campo non mancano (e nemmeno le ambizioni!) e c’è da credere che le nostre azzurre faranno ancora parlare di sé in questa nuova disciplina sportiva che sta prendendo piede sempre di più, quasi quanto il basket tradizionale.

Ottimo inizio per Mancini e la nuova Italia che nella partita amichevole contro l’Arabia Saudita vince per 2-1.

C’erano grandi aspettative per le performances in campo di Balotelli e compagni e, anche se il ct si aspettava qualcosa di più sin dal primo tempo, il bilancio finale della partita di esordio è più che soddisfacente:

Sono soddisfatto per il primo tempo. Il gol subito? No, non mi sono arrabbiato, secondo me è colpa della stanchezza. Loro erano più freschi di noi, in vista del Mondiale sono in ritiro da tre mesi

Le attenzioni erano soprattutto rivolte a SuperMario, voluto fortemente da Mancini, che è stato protagonista del primo gol del match. La partita si è poi conclusa a vantaggio della nazionale azzurra con la rete di Belotti seguita, alla fine del secondo tempo, da un gol dell’Arabia Saudita.

L’uomo del momento rimane Balotelli, amato e contestato attaccante della squadra, che ha segnato in onore di Astori. Ecco cosa ha pubblicato il giocatore sui social subito dopo la partita:

Lo so che è tardi, lo so che ormai sei là, ma sono convinto che là, in alto, oggi la guardavi con mio papà la partita! Questo gol, anche se non vorrà dire niente, anche se non servirà a niente, lo dedico a te

Un ritorno in nazionale che non è passato inosservato, non solo per il suo gol in campo ma anche per le polemiche che hanno accompagnato il suo esordio. A lasciare l’amaro in bocca allo stesso calciatore azzurro è stato però uno squallido striscione che è apparso brevemente prima dell’inizio del match, di contenuto razzista e rivolto chiaramente a Balotelli.

La polizia ha provveduto subito a rimuoverlo ma non abbastanza in fretta da impedire che facesse il giro del web. Lo stesso giocatore ha voluto rispondere a quel messaggio chiaramente rivolto a lui che in caso di assenza di Bonucci prenderebbe il posto di capitano:

Siamo nel 2018 ragazzi basta. Svegliatevi! Per favore!

I suoi compagni e lo stesso mister sono soddisfatti dell’ingresso di Balotelli in squadra, come testimoniano le parole di Belotti:

Balotelli? Sappiamo tutti che giocatore è, ha fatto un grandissimo gol. Mario è un giocatore straordinario che ci può dare una grandissima mano

E quelle del ct Mancini:

Come prima partita Balotelli è stato abbastanza bravo. Giudico la sua gara positiva, al di là del gol

Quindi, striscione a parte, la partita di ieri sarà ricordata per l’esordio promettente di Mancini, il ritorno di Balotelli in nazionale a dare un contributo decisivo alla squadra e un team azzurro che intende fare sempre meglio per riscattarsi da un periodo buio che l’Italia deve dimenticare per tornare in vetta come un tempo.

L’Italia è ripartita e non intende più fermare la sua corsa, in una rinascita che la vedrà nuovamente in campo il 1 giugno contro la Francia e il 4 giugno contro l’Olanda.

Mondiali di Russia 2018, fuori l’Italia, dentro l’Islanda.

In questo nuovo scenario che vede molti di noi adottare la squadra di ghiaccio, non potendo issare il tricolore italiano, si riaffacciano alla mente ricordi datati 2004, quando la nazionale azzurra si preparava a partecipare alle qualificazioni per i Mondiali di Germania 2006, guidata da un nuovo commissario tecnico.

Allora era Marcello Lippi ad essere stato nominato nuovo allenatore, per riportare gli azzurri al successo e garantirsi un posto nella competizione mondiale. Un ruolo difficile il suo, che non viene aiutato dagli eventi e si ritrova nell’occhio del ciclone già alla prima partita di esordio.

E si giocava proprio l’amichevole Islanda-Italia, in uno scontro epico dove a Reykjavik si realizza la disfatta di una nazionale non ancora in forma. L’Italia perde per 2-0 bloccando sul nascere speranze e aspettative che si trasformano in amarezza e delusione.

Ecco cosa si leggeva allora nelle principali testate giornalistiche:

L’Islanda gela l’Italia di Lippi. Sconfitta inattesa (2-0) per gli azzurri lenti e privi di mordente

Gazzetta dello sport, 2004

E ancora:

Pessimo esordio per Lippi, Italia sconfitta in Islanda. I nordici più avanti nella preparazione e più motivati mettono sotto gli azzurri e si aggiudicano la partita per due a zero

La repubblica, 2004

Tanto pessimismo per questo esordio non proprio promettente che getta le basi per l’avanzata dell’Islanda e la mancata qualificazione dell’Italia. Del resto, se un piccola squadra come quella dell’islanda era stata capace di mettere in difficoltà la nazionale azzurra, che speranze ci potevano essere di andare avanti?

Ma la storia non si fa con un solo evento e la nazionale azzurra riesce a riscattarsi ampiamente con un percorso che non solo la conduce alla qualificazione, ma anche a sollevare la Coppa del Mondo in Germania ed essere eletta campione del mondo 2006.

Ironia della sorte, assistiamo ora ad una sorta di gioco di ruoli, dove Islanda e Italia si ritrovano l’una nei panni dell’altra. Mentre l’Islanda si qualifica e si appresta a giocarsi per la prima volta il titolo mondiale, l’Italia dovrà godersi lo spettacolo da casa, proprio come dodici anni fa hanno dovuto fare i tifosi islandesi.

Che sia di buon auspicio? Allora l’Italia, contro ogni pronostico e aspettativa, è arrivata in finale e ha vinto il titolo. Adesso tocca all’Islanda: un piccolo paese contro potenze europee abituate alla competizione per vincere la Coppa.

Noi di Mondiali.it vogliamo rimanere vicini al paese scandinavo perchè, comunque vada in Russia, è riuscita a raggiungere un obiettivo che inseguiva da sempre: prendere parte al suo primo storico mondiale e soprattutto aver reso orgoglioso il suo paese, proprio come l’Italia ha sempre fatto. Non solo nel 2006, ma anche quando non è stata lei la squadra a sollevare la Coppa del Mondo.

I numeri e i successi della sua carriera parlano per lui: Gigi Buffon non ha bisogno di presentazioni. Il capitano della Juventus, amato e ammirato da più parti, dopo aver esultato per la gloria di aver vinto il settimo scudetto, saluta la sua squadra dopo ben 17 lunghi anni.

È il momento dei ringraziamenti, per chi c’è stato in passato e per chi è rimasto sempre al suo fianco, a cominciare proprio da Andrea Agnelli, che in conferenza stampa elogia il portiere bianconero e gli esprime la sua grande ammirazione:

Trovare le parole è stato difficile, comincio dal numeri. 269 sono state sue partite, ha il record di imbattibilità ed è stato 89 volte capitano della Nazionale. Ha vinto di tutto e ha conquistato 26 trofei in 22 anni di carriera. Gigi è una persona altruista, carismatica, trasparente, ambiziosa, sincera e onesta. E’ un amico, oltre a essere il capitano. E’ stato in paradiso ed è sceso all’inferno e poi è ritornato in paradiso. Noi gli saremo sempre grati

In poche e sentite parole esprime un pensiero condiviso da tutti, che vuole essere anche un caro saluto affettuoso per un giocatore che ha dato tutto se stesso per la squadra, anche nei momenti più difficili.

L’evidente emozione di Buffon mentre spiega i motivi del suo abbandono dimostra quanto per lui sia stata una decisione sofferta ma necessaria:

Sabato sarà la mia ultima partita con la Juventus, credo sia il modo migliore per finire questa grandissima avventura, conclusa con altre due vittorie per me molto importanti. La mia paura era arrivare alla fine della mia storia con la Juve da ‘sopportato’, da giocatore che ha fuso il motore. Fortunatamente non è così e sono orgoglioso di aver espresso fino a 40 anni prestazioni all’altezza del mio nome e di quello della Juve. Non era scontato

E poi aggiunge:

Questa società nel 2001 ha preso un talento straordinario, ma se questo talento si è tramutato in un campione è per l’ulteriore step in convinzione e consacrazione che mi ha fatto fare la Juve. La sua mentalità e l’approccio al lavoro sono unici al mondo, è una filosofia che ho fatto mia e sono sicuro adopererò anche in futuro, anche perché è l’unico modo che conosco per arrivare a dei risultati con la felicità di aver sofferto. Questo è il più bell’insegnamento, al di là dei risultati e delle coppe

La sua carriera straordinaria, nella Juventus ma anche nella Nazionale azzurra, rimane un punto fermo nella sua vita e sarà la molla per prendere le sue decisioni future con più consapevolezza. Innegabili i momenti difficili che, in entrambi i casi, hanno fatto sentire il loro peso, come l’esclusione dai Mondiali di Russia 2018 o la delusione in Champions League, ma Buffon si è sempre rialzato in piedi e non ha mai mollato.

Che farà dopo aver appeso la maglia della Juve? È quello che si chiedono in tanti, ma lui rimane vago, ancora in dubbio sul suo futuro. Le proposte certo non gli mancano, sia nel campo che fuori, ma al momento il capitano è concentrato solo sul suo ultimo match e sull’affetto che gli stanno dimostrando davvero in tanti.

Anche Totti ha voluto dire la sua all’amico Gigi, con una lunga lettera postata sul sito della Gazzetta dello Sport, che riportiamo qui per intero:

Mi sono sempre trovato a mio agio a ruoli invertiti: io che ostinatamente non riuscivo a staccarmi dalla mia maglia, tu che hai sempre provato a trasmettermi la tua razionalità. Per me è stato difficile, a tratti straziante, chiudere il cerchio. E ora che hai annunciato il tuo addio alla Juventus, caro Gigi, mi sento scaraventato di nuovo nelle sensazioni di dodici mesi fa. Non posso dirti cosa proverai domani, nel tuo stadio. Neanche so cosa ti frullerà nella testa nelle ore successive, quando deciderai se andare avanti o fermarti. Ognuno elabora le cose a modo proprio.

Ma sono certo che in questi giorni ti capiterà di riavvolgere il nastro della tua carriera. Ed è bello pensare che nei nostri rispettivi film abbiamo avuto entrambi una parte. Ci siamo incrociati da piccoli, siamo diventati a poco a poco capitani e uomini. Abbiamo difeso la stessa maglia, quella azzurra. E lottato rispettivamente per l’altra pelle: quella giallorossa io, quella bianconera tu. 

Faccio fatica a ripercorre tutto con ordine, ma il vortice che ne esce fuori è davvero travolgente: vedo le notti mondiali, la Coppa verso il cielo di Berlino, i nostri abbracci; li mescolo a un cucchiaio e a un paio di bordate che ti ho rifilato… e a qualche parata che ti potevi pure risparmiare! E ti dico grazie, per l’avversario e il compagno che sei stato.

P.s. – Se nei prossimi giorni avrai bisogno di un consiglio, fammi uno squillo. Per te ci sarò sempre.

La partita di Champions League tra Real Madrid e Juventus, che ha deciso all’ultimo minuto il passaggio della squadra di Ronaldo, ha sicuramente lasciato il segno. E tra polemiche, accuse e recriminazioni arrivano anche i commenti da altri rappresentanti del mondo calcistico, soprattutto nei confronti di Gigi Buffon. 

Senza entrare nel merito dell’episodio che poi ha deciso la sua espulsione, l’ex portiere del Bayern Monaco e della nazionale tedesca, Oliver Kahn, esprime la sua opinione in un’intervista realizzata da Sport Bild. Le sue sono parole piuttosto dure nei confronti del portiere italiano, che per Kahn ha già fatto la sua storia. È giunto ora il momento di mettersi da parte e risparmiarsi così altre amare delusioni.

Ecco cosa dice:

Non è facile capire quando smettere. Se si fosse ritirato prima si sarebbe risparmiato l’eliminazione con la Svezia e quest’ultima delusione col Real Madrid, ma è spinto dalla voglia di raggiungere sempre nuovi record e dal sogno di vincere la Champions League

Dall’alto della sua esperienza personale, il portiere tedesco si sente di dare un consiglio al collega:

Avrei potuto giocare altri 2-3 anni, ma per cosa? Anche Lahm è stato perfetto nella decisione. Se non riesci a individuare il momento giusto per fermarti il distacco poi fa davvero male. Io suggerirei a Buffon di smettere, è stato campione del mondo, è stato il portiere più forte del mondo, questo conta, non il cartellino rosso col Real o il fatto che non abbia vinto la Champions

La decisione di ritirarsi, per Kahn è stata del tutto graduale, proprio per abituarsi lentamente all’idea di non giocare più. Infatti, all’inizio ha lasciato la nazionale tedesca nel 2006 e solo due anni dopo ha ufficializzato il suo ritiro dal mondo del calcio.

Buffon dovrebbe seguire la sua strada?

Il nostro Gigi ha dimostrato di essere ancora un grande portiere: di certo nemmeno Kahn può obiettare questo dato di fatto. Ma che sia giunto per lui il momento di lasciarsi tutto alle spalle è una decisione talmente importante che spetta solo al diretto interessato. Chi può dire quando deve smettere?  Di sicuro non sarà né un’esclusione ai Mondiali, né un’amara delusione in Champions e nemmeno un cartellino rosso.

Una cosa è certa: fino a quando scenderà in campo continuerà a dare il massimo come ha sempre fatto, con la stessa passione e la stessa grinta di chi non molla mai.

Mentre insieme alla sua squadra continua il suo percorso ai Mondiali di Hockey sul ghiaccio Prima Divisione Gruppo B, che hanno preso il via l’8 aprile, Carola Saletta, capitana della nazionale azzurra, si prende qualche ora per dedicarsi al coronamento dei suoi studi.

L’energica giocatrice, infatti, nonostante l’impegno con la competizione iridata, non ha mai smesso di studiare. Anzi, è riuscita talmente bene a conciliare impegni sportivi con quelli di studio tanto da conseguire la laurea in giurisprudenza con un ammirevole 110 e lode. La cosa sorprendente è che succede tutto nella stessa giornata!

Da Torino ad Asiago per portare a termine anche il suo altro obiettivo: condurre la squadra verso il successo e magari ottenere la promozione nel gruppo A se la sua squadra riuscirà a vincere la competizione. E così, subito dopo aver ricevuto il titolo di studio, Carola Saletta ha rinviato i festeggiamenti per la sua laurea e si è subito messa in viaggio verso la sede dei Mondiali per disputare la gara contro la Corea del Sud.

Dopo 2 successi ottenuti contro la Lettonia e contro il Kazakistan, la nostra nazionale è partita energica e determinata. Purtroppo non è andata come tutti speravano e la squadra avversaria ha avuto la meglio per 3-2, ma ciò non toglie che l’intero team azzurro finora ha dimostrato di potercela fare e ha buone chance di arrivare in fondo a questi Mondiali. E, dopo l’ennesima vittoria contro la Polonia battuta per 2-1, il traguardo si fa sempre più vicino.

Per Carola Saletta restano comunque dei giorni molto intensi. Di giorno Dottoressa e di sera capitana della nazionale italiana di hockey sul ghiaccio: la duplice vita di Carola Saletta regala soddisfazioni su ogni fronte. L’Italia, infatti, al momento si trova prima in classifica con 9 punti, seguita dalla Corea del Sud con 8 punti, dal Kazakistan con 7, da Cina e Lettonia con 6 punti e infine l’ultima è la Polonia con zero punti.

La nostra capitana e neo dottoressa, a soli 25 anni, ha dimostrato di poter dare il massimo sia in pista che fuori e una volta raggiunto il primo traguardo siamo certi che farà di tutto per conseguire anche il prossimo grande obiettivo  per laurearsi anche come campionessa dei Mondiali di Hockey sul ghiaccio 2018.

Con l’avvicinarsi dei Mondiali di Russia 2018 cresce anche il rammarico per il nostro paese di non essere fra le squadre che si contenderanno il titolo. Ma, un modo per guardare avanti ed essere orgogliosi della nostra Italia in realtà c’è ed è quello di volgere lo sguardo verso la nazionale azzurra al femminile. 

Grintose e determinate, le giocatrici guidate dal ct Bertolini stanno avanzando velocemente e dimostrando di essere fra le più forti.

In corsa per le qualificazioni ai Mondiali di calcio 2019, dopo ben 4 partite disputate nelle gare di qualificazione, si trovano prime nel loro girone con 4 partite vinte su 4, 12 punti, 10 gol e nessuna rete subita. Il gruppo 6, del quale fanno parte, comprende anche Portogallo, Romania, Moldavia e soprattutto il Belgio, la sua rivale più forte.

Al momento però l’Italia, che deve disputare a breve 2 partite di cui una proprio con la nazionale belga, è al primo posto, con tre punti più del Belgio ma una partita in meno. I prossimi match quindi diventano determinanti per la squadra azzurra, che vuole accedere direttamente alla fase finale senza passare per i play-off e l’unico modo per farlo è quello di rimanere ancorata a quel primo posto.

La Nazionale Italiana di calcio femminile di Milena Bertolini è formata da ragazze in gamba che hanno già dimostrato il loro talento in campo. La maggior parte di loro arriva da club come Juventus e Brescia e il fatto di aver già giocato insieme nei rispettivi team sta avendo degli ottimi influssi sul gioco di squadra.

Capitano della Juventus in rosa e giocatrice di punta della nazionale italiana, Sara Gama è sicuramente l’immagine della grinta. Non a caso di recente la Mattel ha deciso di dedicarle anche una bambola, che viene sponsorizzata con lo slogan d’effetto: “una grinta in grado di ispirare ogni bambina a perseguire sempre i propri sogni”.

Energica e scattante anche durante il gioco è sicuramente una risorsa per la nazionale italiana di calcio che deve vedersela con avversarie come Tessa Wullaert (Wolfsburg) e Janice Cayman (Montpellier) della nazionale belga guidata da Ives Serneels.

L’Italia scende in campo venerdì 6 aprile contro la Moldavia a Vadul lui Voda, mentre si scontra con il Belgio martedì 10 aprile allo stadio ‘Paolo Mazza’ di Ferrara.

In particolare c’è grande agitazione in vista dell’incontro che la nazionale giocherà in casa e i biglietti per assistere al match saranno distribuiti gratuitamente. Anche il ct Bertolini ci tiene a sottolineare come questo fattore possa essere un punto a vantaggio della nostra squadra:

Quella con il Belgio è senza dubbio una partita importante per la qualificazione al Mondiale, la Federazione sta facendo il massimo per coinvolgere la cittadinanza e lo stadio è un piccolo gioiello. Ci auguriamo che vengano in tanti a sostenerci e sono convinta che il pubblico ferrarese potrà essere la 12ª donna in campo

Dopo aver ottenuto il secondo posto nella Cyprus Cup 2018, aver guadagnato due posizione nel ranking FIFA passando dalla posizione 17 alla 15 e aver vinto tutte le partite finora giocate nel girone di qualificazione ai Mondiali 2019, la nazionale azzurra di calcio al femminile vuole assolutamente vincere e arrivare, magari con un pass diretto, alla rassegna mondiale.

L’Italia non partecipa ai Mondiali di calcio femminile dal 1999. La sua qualificazione non rappresenterebbe solo motivo di soddisfazione per la crescita della squadra, ma anche un grande orgoglio nazionale nel vedere il tricolore italiano competere per il titolo mondiale dopo molti anni e dopo la delusione della nazionale azzurra al maschile.

Elenco delle convocate

Direttamente dalla FIGC, ecco chi sono le giocatrici convocate per i prossimi due match in programma:

Portieri: Chiara Marchitelli (Brescia), Laura Giuliani (Juventus), Rosalia Pipitone (Res Roma);
Difensori: Elena Linari (Fiorentina), Alia Guagni (Fiorentina), Elisa Bartoli (Fiorentina), Cecilia Salvai (Juventus), Sara Gama (Juventus), Linda Cimini Tucceri (San Zaccaria), Lisa Boattin (Juventus), Francesca Vitale (Football Milan Ladies);
Centrocampiste: Aurora Galli (Juventus), Martina Rosucci (Juventus), Manuela Giugliano (Brescia), Barbara Bonansea (Juventus), Greta Adami (Fiorentina), Eleonora Goldoni (Tennessee State University), Lisa Alborghetti (Mozzanica), Benedetta Glionna (Juventus);
Attaccanti: Daniela Sabatino (Brescia), Ilaria Mauro (Fiorentina), Valentina Giacinti (Brescia), Cristiana Girelli (Brescia).

 

Manca solo una settimana per la chiusura del torneo di rugby Sei nazioni, ma già i giochi sono praticamente fatti.

L’Irlanda, con la vittoria sulla Scozia e il crollo dell’Inghilterra per mano della Francia, è la vincitrice del titolo in questa 19esima competizione.

Riesce quindi, con l’aiuto inaspettato da parte dei francesi, a sottrarre il titolo di campione all’Inghilterra, che avrebbe dovuto vincere la sua ultima partita per avere ancora qualche possibilità di competere nella finalissima. Il dominio inglese, che durava da almeno due anni, finisce qui e passa il testimone nuovamente all’Irlanda, in un head to head che dura già da diverso tempo tra le due nazioni.

Per la terza volta gli irlandesi festeggiano questo grande trionfo, già ottenuto nel 2014 e nel 2015, e stavolta con un match d’anticipo. Infatti, la prossima settimana si giocheranno le ultime partite. Oltre a Francia contro Galles e Inghilterra contro la campionessa Irlanda, anche la nazionale azzurra si giocherà il tutto per tutto nel decisivo incontro contro la Scozia, dove l’unico obiettivo è vincere ad ogni costo.

Il bilancio dell’Italrugby in questa edizione è nettamente negativo: si parla di ben 16 partite perse una dopo l’altra.

Un triste record che neanche l’inizio del Sei nazioni, il 3 febbraio 2018, è riuscito a sfatare. Al momento sono quattro partite su quattro perse e l’Italia si gioca sabato la sua ultima chance per non rischiare il whitewash, che decreta la sconfitta in tutte le partite totalizzando zero punti.

Prima è stata la volta dell’Inghilterra, che vince 46-15, poi dell’Irlanda con 56-19. Alla terza giornata è la Francia che ha la meglio con 34-17 e infine è arrivato il confronto con il Galles.

L’ultimo match è stato altrettanto disastroso per gli azzurri, che sono stati battuti dal Galles per 38-14. Il dato ancora più sconfortante è stato vedere che l’avversaria dopo 6 minuti era già in vantaggio di 14 punti. Inutili i tentativi di rimonta della squadra di rugby italiana e alcuni momenti di grande gioco. Purtroppo, nonostante un Galles che non era nella sua forma migliore, l’Italia non ce la fa e incassa l’ennesima disfatta.

I giocatori azzurri, tra cui Minozzi e Bellini, non sono stati capaci di sovvertire un risultato che fa ancora più male se si guarda all’intero percorso che l’Italrugby ha fatto dall’inizio del sei nazioni fino ad ora.

La nazionale di O’Shea a Cardiff deve piegarsi dinanzi alla forza dei Dragoni: riuscirà almeno a fine torneo ad evitare il whitewash?

Nel frattempo, però, alla nostra squadra spetta un altro poco lusinghiero riconoscimento: il cucchiaio di legno, conquistato suo malgrado per essere arrivata ultima a questa competizione.

L’Italia non vince dal lontano 2015 ed è ora di tornare a dimostrare quanto valgono i nostri giocatori, giocandosi l’ultimo match dando il massimo e non concedendo alcun vantaggio agli avversari scozzesi.

La partita sarà giocata allo Stadio Olimpico, a Roma, sabato 17 marzo in tarda mattinata.