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Gioie e dolori di una carriera brillante: ecco cosa emerge quando si leggono le parole pronunciate direttamente dal calciatore Per Mertesacker, che racconta un retroscena della sua vita legata al suo ruolo di giocatore.

Forse nessuno si aspettava di sentirgli dire che il calcio è un peso. Lui, che vanta alle spalle un curriculum degno di nota, sia come attuale difensore dell’Arsenal che come uomo di punta della nazionale tedesca con le sue 104 presenze, per tutti era felice. Nel 2014 è stato anche uno dei protagonisti della grande vittoria tedesca che ha portato al titolo di Campione del mondo la sua squadra e il suo paese per la quarta volta.

 

A testimonianza di come l’apparenza molto spesso inganna, oggi si scopre che Mertesacker è sollevato di essere prossimo al ritiro, previsto a fine stagione.

Ecco come lui stesso ha spiegato a Spiegel cosa lo ha portato a fare queste amare considerazioni:

Noi veniamo valutati solo per le nostre prestazioni, non si gioca per divertirsi ma bisogna rendere sempre al meglio senza giustificazioni. Questo è l’ultimo anno in cui giocherò, non ce la faccio veramente più. Preferisco stare in panchina o meglio ancora in tribuna. Ma tra qualche mese sarò libero

Il malessere che racconta il calciatore tedesco non è solo mentale ma anche fisico e si traduce in disturbi più o meno gravi che si presentano poco prima di scendere in campo, creando non poco disagio:

Nei momenti che precedono la partita il mio stomaco gira come se dovessi vomitare. Devo soffocare questa sensazione così violentemente che poi iniziano a lacrimarmi gli occhi. Ormai so come devo fare, è come se simbolicamente vomitassi tutto quello che viene dopo il fischio d’inizio. Gli infortuni spesso sono mentali, ti fai male perché non ce la fai più 

Questo sfogo che ha visto protagonista Mertesacker getta un’ombra anche nel Mondiale 2006, dove la sua squadra, la Germania, è stata eliminata in semifinale proprio dall’Italia. Un duro colpo per il giocatore? Niente affatto, anzi pare proprio che questa eliminazione sia stata solo un sollievo per abbattere la pressione intorno all’evento, che per lui era diventata insopportabile:

Quando, nel 2006, abbiamo perso contro l’Italia ero dispiaciuto, ovviamente, ma anche sollevato. Pensavo soltanto ‘è tutto finito’

La storia di Per Mersacker non è un caso isolato. Altri calciatori si ritrovano a vivere il suo stesso dramma, spesso in silenzio, e continuano a giocare cercando di combattere quel malessere che rischia anche di pregiudicare le loro performances in campo.

Ecco perché Mersacker ha deciso di condividerlo col mondo e perché ha deciso che dopo il suo ritiro aiuterà i giovani dell’Accademia dell’Arsenal a vivere meglio la carriera calcistica, dedicandosi anche ad altro e non lasciando che quest’attività assorba interamente corpo e mente. Imparare a gestire lo stress diventa fondamentale e non tutti ne sono capaci, come dimostra la sua stessa testimonianza

Non devono puntare tutto sul calcio, non devono trascurare la scuola. Solo una piccola percentuale ce la fa