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Lo sguardo è già oltre, consapevoli che da questa debacle si può ripartire – si deve – in vista delle Olimpiadi di Tokyo 2020. Eppure la Nazionale italiana di scherma ritorna dai Campionati Mondiali 2019, appena conclusi a Budapest senza neppure una medaglia d’oro.

Un dato, negativo, non accadeva dal 1995 e nelle gare individuali non ha avuto neppure nessun argento: bisogna risalire a Losanna 1987, 32 anni fa, per trovare analogie. Anche se in quella edizione le medaglie furono due, invece, da questa rassegna l’Italia torna a casa con otto medaglie, e, persino una in più del Mondiale a Wuxi 2018, quando però gli ori furono quattro. Otto medaglie non sono poche, una d’argento e sette di bronzo, in tutte le specialità. Da qui bisogna ripartire, cioè dal fatto che l‘Italia è competitiva ovunque e lo sarà anche a Tokyo 2020 con gli stessi nomi.

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L’ultima medaglia, quella di bronzo, l’ha ottenuta nel fioretto maschile a squadre: gli azzurri Alessio Foconi, Andrea Cassarà, Giorgio Avola e Daniele Garozzo hanno sconfitto nella finalina la Russia per 45-32. Grande rammarico, invece, per il fioretto femminile che conferma l’argento dello scorso anno a Wuxi arrendendosi in finale. Il quartetto composto da Elisa Di Francisca, Arianna Errigo, Alice Volpi e Francesca Palumbo cede in finale alla Russia per 43-42 al minuto supplementare al termine di un match al cardiopalma e dall’andamento del punteggio sempre in bilico. Dopo un iniziale vantaggio azzurro, le russe sono state capaci di rimontare e portarsi avanti, prima di subire però la rimonta delle fiorettiste italiane. Nell’ultima frazione Elisa Di Francisca ha avuto due stoccate di vantaggio ad un minuto dalla fine del tempo regolamentare. Sul vantaggio di 42-41 a sei secondi dal termine, l’azzurra ha subìto un secondo cartellino giallo per copertura di bersaglio valido, che ha portato sul 42-42 lo score, lasciando vive le speranze russe poi concretizzatesi dopo pochi secondi dall’inizio del minuto supplementare.

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Peserà, senz’altro, il non essere riusciti a salire almeno una volta sul gradino più alto del podio in una rassegna iridata segnata da “prime volte”: Brasile, Grecia, Hong Kong e Iran sono andati a punti per la prima volta nella loro storia. Il Brasile, addirittura, ha iniziato il proprio medagliere mondiale con un oro, grazie a Nathalie Moellhausen, già campionessa mondiale di spada dieci anni prima con i colori dell’Italia, che ha battuto la cinese Lin Sheng.

Nel medagliere finale l’Italia si è piazzata al nono posto, mentre in cima c’è la Russia con tre ori, altrettanti argenti e un bronzo. Un gradino più sotto la Francia con due ori e tre argenti, mentre a chiudere il podio troviamo la Corea del Sud con due medaglie d’oro e due di bronzo.

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Simona Quadarella ha vinto l’oro nei 1500 stile libero ai Mondiali di nuoto in corso a Gwangju, in Corea del Sud. La 20enne romana si è imposta con il tempo di 15’40″89, nuovo primato italiano che migliora quello fatto segnare da Alessia Filippi ai Mondiali di Roma 2009 (15’44″93). Alle sue spalle la tedesca Sarah Kohler (15’48″83) e la cinese Jianjiahe Wang (15’51″00). Assente la campionessa in carica e primatista mondiale, la statunitense Katie Ledecky, miglior tempo in batteria che ha rinunciato per un virus intestinale.

Fatica a trattenere le lacrime, Simona:

Ho saputo stamattina dell’assenza della Ledecky, sono rimasta un po’ così. Mi sono detta ‘bene è un’opportunità’. Sono stato fortunata ma la fortuna va a chi si impegna perché dopo di lei c’ero io. Io speravo di vincere dall’inizio. Prima della gara Cristian Minotti,  mi ha chiesto che pensi? Io ho risposto ‘voglio vincere’ e lui, ‘bene ma devi usare la testa’ e così è stato. Non vedevo l’ora di entrare in acqua e gareggiare, sapevo che avrei vinto. E’ troppo bello, ancora non ci credo. Gli ultimi sono stati due anni fantastici, dopo il bronzo di Budapest 2017 e i tre ori di Glasgow, speriamo di continuare per altri anni, non solo il prossimo quando ci saranno i Giochi. Ogni gara che vinco mi diverto sempre di più..

 

Bronzo per Carraro nei 100 rana donne

La giornata trionfale del nuoto azzurro si arricchisce anche di un bronzo: lo conquista Martina Carraro nei 100 rana con il tempo di 1’06”36. E’ la prima volta che un’azzurra sale sul podio mondiale nella specialità. Medaglia d’oro per l’americana Lilly King in 1’04”93, argento per la russa Yuliya Efimova in 1’05”49. Ottavo posto per l’altra azzurra Arianna Castiglioni in 1.07.06«Non ci sto capendo molto, mi sembrava di avere sbagliato di più rispetto alle semifinali. Quando ho toccato terza non ci ho creduto. Ho pianto, un’emozione incredibile», sono le prime parole di Martina Carraro. «Sono onorata di essere la prima azzurra a vincere una medaglia iridata nella rana – ha aggiunto la nuotatrice genovese – E poi, ero sul sul podio con King e Efimova, non ho parole… La medaglia la vedevo vicina, me la potevo giocare: ci ho creduto ma non ero fissata».

 

Pellegrini in finale nei 200 con il miglior tempo

Sorride anche Federica Pellegrini, in finale nei 200 stile libero con il miglior tempo (1’55″14). Finale anche per Fabio Scozzoli nei 50 rana. L’azzurro ha vinto la sua semifinale facendo anche segnare il nuovo record italiano di 26″70. Il miglior tempo assoluto è quello del britannico Adam Peaty, che ha dominato la sua semifinale in 26″11. Fuori con il 14esimo tempo Nicolò Martinenghi (27″31). Finale nei 200 farfalla per Federico Burdisso, sesto tempo assoluto in 1’55″92. Il migliore è l’ungherese Kristof Milak in 1’52″96.

Nove luglio 2006. In molti ricorderanno dove hanno trascorso quella serata, quando la nazionale di Marcello Lippi batteva la Francia in finale a Berlino e conquistava la quarta Coppa del Mondo della storia. Dopo un’ora e mezza di sofferenza, la lotteria dei rigori per gli Azzurri arrivati in Germania in pieno scandalo Calciopoli, tra le polemiche più feroci.

Nella finalissima, giocata all’Olympiastadion, la Francia passa in vantaggio con il solito Zidane già al 7′ su calcio di rigore, dopo un contatto in area tra Materazzi e Malouda. Zidane calcia il rigore a “cucchiaio”, la palla colpisce prima la traversa e poi rimbalza dentro la linea di porta. L’Italia reagisce pareggiando con Materazzi al 19′ sugli sviluppi di un calcio d’angolo (il secondo gol su calcio d’angolo per lui). Dopo un primo tempo in cui l’Italia gioca meglio (con un colpo di testa di Materazzi salvato sulla linea e un colpo di testa di Toni che finisce sulla traversa), nel secondo tempo gli azzurri soffrono chiudendosi in difesa e lasciando spazio alle giocate transalpine, che però non riescono a produrre importanti azioni da gol, grazie a una difesa italiana ben schierata.

Anche durante i supplementari i francesi continuano ad attaccare creando due grandi pericoli: un tiro di Frank Ribery, di poco fuori, e un colpo di testa di Zidane, sventato grazie a una grande parata di Gianluigi Buffon, eletto miglior portiere del torneo. Al 111’ però Zidane viene espulso dall’arbitro, su segnalazione del quarto uomo, per aver colpito intenzionalmente Materazzi con una testata, che susciterà enormi polemiche. Al termine dei 120 minuti il risultato è ancora fermo sull’1-1 e, per la seconda volta nella storia, la Coppa del Mondo viene decisa ai tiri di rigore, dopo i Mondiali 1994, in cui l’Italia aveva perso contro il Brasile per 3-2.

Dopo 4 rigori a testa l’Italia è a punteggio pieno mentre la Francia è ferma a 3 (Trezeguet ha sbagliato il 2° tiro colpendo la traversa, mentre hanno segnato Pirlo, Materazzi, De Rossi e Del Piero per l’Italia, e Wiltord, Abidal e Sagnol per la Francia). Fabio Grosso, che aveva già deciso le sfide con l’Australia e con la Germania, segna il rigore del definitivo 5-3 e permette all’Italia di vincere il 18° Campionato mondiale di calcio, il quarto della storia azzurra dopo i successi del 1934, 1938 e 1982.

E se è vero che ci ricordiamo con chi eravamo, nella nostra memoria sono impresse anche le frasi celebri di quei Mondiali tedeschi: dai “po-po-po” al “il cielo è azzurro sopra Berlino”. E per questo rivivere le lotterie dei calci di rigore con la radiocronaca di Riccardo Cucchi è un infinito brivido che corre lungo la schiena.

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Campionesse sul campo, fuori e negli store. Gli Stati Uniti fanno bottino pieno al Mondiale femminile di Francia 2019.

Le americane hanno meritatamente vinto il loro quarto titolo iridato, battendo l’Olanda per 2-0 nella finale di Lione. Ma il successo è stato anche dal punto di vista del merchandising. La Nike, sponsor tecnico della nazionale a stelle e strisce, ha annunciato che la maglia Usa è stata la più venduta nella categoria calcio sul sito ufficiale dell’azienda. Battute anche quelle maschili e squadre come Brasile e Barcellona.

A confermarlo è stato anche il ceo di Nike, Mark Parker.

Una vera e propria bomba per tutto il mondo calcistico, nessuno mai si sarebbe aspettato che in così poco tempo la volontà di abbracciare il calcio femminile prendesse piede. Ma i numeri parlano chiaro, la maglia statunitense trascina gli introiti della azienda sportiva.

 

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It took all of U.S. We love you. WE WON THE WORLD CUP.

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La Nike ha puntato tantissimo nel Mondiale appena concluso: spot mozzafiato e campagne di sensibilizzazione hanno certamente aiutato. Inoltre, l’esposizione è stata tanta grazie anche al fatto che quasi due terzi delle 24 squadre partecipanti hanno vestito Nike.

La forte visibilità ha contribuito a far salire i ricavi nel segmento delle donne dell’11% a circa 7,4 miliardi di dollari nel corso dell’anno fino al 31 maggio scorso.

La nazionale di calcio statunitense ha battuto 2-0 l’Olanda nella finale dei Mondiali femminili, disputata domenica sera al Parc OL di Lione. Grazie al gol su rigore segnato da Megan Rapinoe a mezzora dal termine, e a quello immediatamente successivo di Rose Lavelle, gli Stati Uniti sono campioni del mondo per la quarta volta nella storia dei Mondiali : la Coppa del Mondo vinta in Francia si aggiunge a quelle vinte in Canada nel 2015, in casa nel 1999 e in Cina nel 1991.

 

A Lione gli Stati Uniti allenati da Jillian Ellis hanno vinto facendo prevalere il loro stile di gioco basato principalmente sulla costruzione di frequenti fasi d’attacco, tatticamente non così complesse ma estremamente concrete, grazie alla superiorità sul piano fisico delle sue giocatrici anche rispetto a una nazionale competitiva come quella olandese.

 

 

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🇺🇸🏆 F O U R 🏆🇺🇸

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Il primo tempo si è chiuso tuttavia in parità, con tanti tiri in porta da parte degli Stati Uniti e con l’Olanda limitata a sterili azioni in contropiede. Nel secondo tempo la partita non è cambiata e verso l’ora di gioco un calcio di rigore segnato da Megan Rapinoe, miglior marcatrice del Mondiale insieme ad Alex Morgan, ha portato in vantaggio gli Stati Uniti. Nella mezzora successiva l’Olanda, campione d’Europa in carica e alla sua seconda partecipazione, non è riuscita a reagire e ha subìto anche il gol del 2-0 con un tiro dal limite dell’area di Rose Lavelle.

Per arrivare alla finale di Lione, gli Stati Uniti avevano eliminato Spagna, Francia e Inghilterra nella fase a eliminazione diretta, peraltro dopo aver battuto anche la Svezia — arrivata poi in semifinale — nella fase a gironi. Hanno quindi sconfitto una dopo l’altra quasi tutte le migliori nazionali del torneo, confermando la loro superiorità partita dopo partita.

Negli Stati Uniti il calcio femminile è stato un fenomeno unico nel suo genere, e lo rimane tuttora: si è formato da solo, ha vinto tanto, si è battuto numerose volte per il riconoscimento dei suoi diritti e continua ad essere un modello per l’emancipazione femminile nel mondo dello sport.

 

Di questo Mondiale francese ancora non si conosce la Nazionale vincitrice tra Stati Uniti e Olanda, ma, augurandoci che non sia solo retorica figlia dello slancio emotivo, l’Italia può abbracciare e lodare le sue giocatrici che, seppur uscite ai quarti, hanno vinto la loro battaglia: avere un paese unito per tifarle. Anzi, finalmente, per prenderle in considerazione.

Le Azzurre, nella mattinata di giovedì 4 luglio, sono state accolte al Quirinale, invitate dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Presenti una decina di giocatrici, accompagnate dal numero uno del Coni Giovanni Malagò e dal presidente federale Gabriele Gravina, oltre ovviamente alla capitana Sara Gama e alla ct Milena Bertolini che ha detto:

Essere qui è un motivo di orgoglio perché di solito sono ricevuti al Quirinale le squadre o gli atleti che hanno vinto qualcosa: noi non abbiamo vinto, ma abbiamo fatto qualcosa di importante. E questo è un motivo di grande orgoglio

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Il Capo di Stato ha sottolineato quanto sia stata importante quest’esperienza per tutto il nostro paese, visto che hanno rappresentato “un esempio di correttezza” e hanno fatto sì che tante bambine, liberandosi dai pregiudizi possano scegliere il calcio, consapevole del fatto che il 2019 sarà certamente definito per sempre come l’anno della svolta. Ecco le sue parole:

Ho chiesto di incontrarvi per farvi i complimenti, avete fatto un Mondiale fantastico. Ringraziarvi perché vi ha seguito l’intero paese, siete state un momento di aggregazione, il paese ne ha bisogno. Non ho avuto modo di vedere tutte le partite, non ho visto quella con l’Olanda: forse è stato meglio. Ho saputo che c’è stato qualche momento di sconforto. Non sappiamo chi vincerà, ma voi il Mondiale l’avete vinto, qui in Italia. Avete conquistato la pubblica opinione, acceso i riflettori in modo non più revocabile. Non posso fare a meno di sottolineare che è del tutto irrazionale e inaccettabile la differenza tra calcio maschile e femminile, che ha dimostrato di aver raggiunto qualità tecnica, e vorrei aggiungere senza ricorso a infingimenti e simulazioni, che possono essere utili ma meno sportive. Lo sport è importante, voi avete spinto moltissime bambine a seguire il mondo del calcio, questo amplierà la platea: e se con una platea così ristretta abbiamo una Nazionale di questo livello, possiamo sperare

 

Nell’incontro ha preso la parola anche Giovanni Malagò che, al termine del discorso, ha affermato: «Queste ragazze hanno fatto qualcosa di meraviglioso e viene da dire scusate il ritardo». Le ragazze hanno regalato al capo dello Stato la maglia numero 1 con la scritta Mattarella e un pallone autografato da tutta la squadra. Non è mancato il selfie finale col Presidente, poi Sara Gama ha citato l’articolo 3 della Costituzione legandolo al numero della sua maglia: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso…».

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Infine ancora Milena Bertolini che con pacatezza, responsabilità e sempre nei toni ha condotto questa squadra a un traguardo storico, dopo aver superato la Cina agli ottavi di finale e di aver vinto uno scontro diretto da dentro o fuori, cosa mai successa nelle edizioni precedenti:

Abbiamo aspettato con pazienza in questi anni, ora non ci stancheremo di chiedere il riconoscimento dei nostri diritti, dell’eguaglianza, dell’equità, che sono i valori della nostra Costituzione: a lei, presidente Mattarella, affidiamo le nostre rivendicazioni

Nonostante Gravina non le abbia rivelate, le cifre relative ai premi che andranno alle Azzurre sono state indicate da  Repubblica: il quotidiano parla di circa 650 mila euro in totale, a ognuna delle ragazze andranno più o meno 28mila euro (lordi).  La cifra sarebbe però in linea con il resto d’Europa: la Germania (eliminata anche nei quarti) avrebbe elargito 75 mila euro a testa alle sue atlete in caso di vittoria, la Francia 40 mila. Nessuna delle nazionali viaggia però a livello degli USA: le giocatrici campionesse in carica, in caso di successo porteranno a casa ciascuna 173.913 dollari.

 

Contrasti duri, randellate, un’espulsione, un rigore parato dopo una lunghissima decisione Var. E’ una semifinale spettacolare quella tra Inghilterra e Stati Uniti scese in campo al Parc Olympique Lyonnais per la prima semifinale del Mondiale.  Partenza sprint delle ragazze della ct Ellis in vantaggio al 10′ Press a segno di testa su traversone da destra di O’Hara. Le inglesi sono riuscite subito a rispondere con White in gol al 19′ dopo aver deviato un cross da sinistra di Mead. Al 31′ gli Usa hanno trovato di nuovo il vantaggio con Morgan (31′), abile a battere Telford con un colpo di testa su assist di Horan. Per l’attaccante è il sesto gol in questa edizione e una curiosità: è la prima giocatrice a segnare in un Mondiale il giorno del suo compleanno

Tesissima, invece, la  ripresa con le inglesi che hanno provato a pareggiare. Al 67′ gol annullato a White per posizione di fuorigioco: l’arbitro ha preso questa decisione dopo essersi consultato col Var. All’84’ calcio di rigore assegnato alle inglesi grazie all’utilizzo della tecnologia, ma Houghton ha sbagliato il tiro dal dischetto, bloccato da Naeher. Poi Bright si fa espellere per doppia ammonizione e dopo sette minuti di recupero, gli Stati Uniti posso esultare: sono loro le prime finaliste.

INGHILTERRA-USA 1-2

10′ Press, 19′ White, 31 Morgan

INGHILTERRA (4-4-2): Telford; Bronze, Houghton, Bright, Stokes; Walsh (71′ Moore), Scott, Mead (58′ Kirby), Daly; Parris, White. Ct Phil Neville

USA (4-3-3): Naeher; O’Hara, Dahlkemper, Sauerbrunn, Dunn; Horan, Ertz, Lavelle (65′ Mewis); Heath, Morgan, Press. Ct Ellis

Ammoniti: Bright (I), Horan (U)
Espulsi: Bright (I) per somma d’ammonizioni
Note: al minuto 84, rigore sbagliato da Houghton

Lo straordinario Mondiale disputato dalle ragazze azzurre porta anche, se non soprattutto, il volto di Sara Gama. Le ragazze di Milena Bertolini hanno conquistato un Paese intero. Le dirette televisive sul servizio pubblico, l’attenzione mediatica ai massimi livelli, l’interesse verso una disciplina in rosa finora snobbata e sottovalutata. Il girl power ha lasciato le sue tracche anche nell’Italia del pallone, una nazione ancora tendenzialmente molto maschilista e settaria quando si parla di gol e campi da calcio. Icona di questa squadra, Sara Gama è stato il valico difensivo insuperabile assieme a Elena Linari.


Un torneo disputato ad altissimi livelli, precisa nelle chiusure, tempestiva negli anticipi, pratica negli incroci uno contro uno. Per la juventina è arrivato il riconoscimento della BBC. Una giuria di esperti, tra cui l’ex portiere inglese Rachel Brown Finnis, l’allenatrice del Chelsea Emma Hayes, la giornalista Alistair Bruce Ball e la scozzese Pat Nevin hanno stilato la top 11 del Mondiale. Nella formazione ideale compare Sara Gama al centro della difesa, unica italiana presente.

La lettera

La capitana azzurra, triestina classe 1989, ha scritto una lettera sui social per commentare le settimane mondiali della Nazionale femminile:

Emozioni avevamo promesso e emozioni abbiamo dato. Assieme a tutte noi stesse. Una lettera per spiegare il nostro Mondiale: esaltante, estenuante, elettrizzante, emendabile, educativo, euforico. Eloquente come un bravo oratore che usa le parole per catturare il suo pubblico. Noi di parole non ne avevamo molte, avevamo i nostri corpi tirati al massimo, le nostre menti concentrate e la nostra Essenza. Quella ha parlato ed è giunta forte e chiara a tutti.

Un grazie a chi è arrivato e si è lasciato trasportare dolcemente appassionandosi.

Una stretta infinita a chi c’era prima a sostenerci, ci ha seguito durante e rimarrà anche dopo questa cavalcata.

E uno sguardo orgoglioso alle mie compagne, quelle di oggi e quelle di ieri: eravamo molto più che una ventina di ragazze a questo magnifico mondiale francese.

Noi abbiamo messo lì un embrione, un corpo piccolo, unico e compatto come in questa foto. Con le potenzialità enormi che si sono intraviste ad aspettare di essere coltivate. A tutti ora il compito di curarlo e farlo crescere per poi scrivere nel futuro pagine Epiche che continuino le nostre piccole, o forse non così tanto, gesta di questa estate.

 

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Emozioni avevamo promesso e emozioni abbiamo dato. Assieme a tutte noi stesse. Una lettera per spiegare il nostro Mondiale: esaltante, estenuante, elettrizzante, emendabile, educativo, euforico. Eloquente come un bravo oratore che usa le parole per catturare il suo pubblico. Noi di parole non ne avevamo molte, avevamo i nostri corpi tirati al massimo, le nostre menti concentrate e la nostra Essenza. Quella ha parlato ed è giunta forte e chiara a tutti. Un grazie a chi è arrivato e si è lasciato trasportare dolcemente appassionandosi. Una stretta infinita a chi c’era prima a sostenerci, ci ha seguito durante e rimarrà anche dopo questa cavalcata. E uno sguardo orgoglioso alle mie compagne, quelle di oggi e quelle di ieri: eravamo molto più che una ventina di ragazze a questo magnifico mondiale francese. Noi abbiamo messo lì un embrione, un corpo piccolo, unico e compatto come in questa foto. Con le potenzialità enormi che si sono intraviste ad aspettare di essere coltivate. A tutti ora il compito di curarlo e farlo crescere per poi scrivere nel futuro pagine Epiche che continuino le nostre piccole, o forse non così tanto, gesta di questa estate💙💪 #RagazzeMondiali #FIFAWWC #DareToShine #Mondiale

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Mente in Italia si applaudiva, un po’ sconsolati, la Nazionale femminile, uscita sconfitta per 2-0 contro l’Olanda, i quarti di finale si sono chiusi con la Svezia quarta  semifinalista dei Mondiali femminili. La nazionale del commissario tecnico Gerhardsson ha sconfitto la Germania due volte campione del mondo al Roazhon Park di Rennes e affronterà l’Olanda.

Possiamo parlare di sorpresa? Forse sì nel vedere le tedesche uscire in un lato del tabellone che quantomeno avrebbero potuto cavalcare fino alle semifinali. Eppure sono proprio le teutoniche a passare in vantaggio al quarto d’ora del primo tempo con la rete di Lina Magull. Ma alla Svezia bastano pochi minuti per trovare il pareggio al 22’ con Jakobsson. Nonostante il calcio d’inizio alle 18, il caldo è un fattore importante nell’andamento della partita: l’arbitro Frappart infatti concede il cooling break sia nel primo che nel secondo tempo.

Ad inizio ripresa si concretizza la rimonta svedese: Blackstenius, autrice di un’ottima partita, è la più svelta a ribadire in rete la respinta approssimativa di Schult nell’area piccola. Da questo momento, la Svezia serra i ranghi e si chiude bene; la Germania riesce spesso a rendersi pericolosa soprattutto nel finale, anche grazie alle incertezze di Lindahl, ma non trova il pareggio che avrebbe mandato la squadra ai supplementari.

Germania – Svezia 1-2

16’ Magull (G), 22’ Jakobsson (S), 48’ Blackstenius (S)
Germania (4-3-3): Schult; Gwinn, Doorsoun, Hegering, Simon (dal 44’ Maier); Dabritz, Dallmann (dal 46’ Marozsan), Magull; Huth, Popp, Schuller (dal 69’ Oberdorf). Ct Voss-Tecklenburg.
Svezia (4-3-3): Lindahl; Glas, Fischer (dal 66’ Ilestedt), Sembrant, Eriksson; Rubensson (dall’86’ Bjorn), Asllani, Seger; Jakobsson, Blackstenius, Rolfo (dal 95’ Hurtig). Ct Gerhardsson.
Arbitro: Stephanie Frappart (FRA)
Ammoniti: Rolfo

La sua carriera ha rischiato di stroncarsi prima ancora di decollare, a 23 anni, alla sua prima partita da professionista, a causa di un infortunio al tendine rotuleo. «Tu col calcio hai finito», le dissero dopo l’operazione. Pochissime possibilità di giocare ad alti livelli, poi, durante il recupero è rimasta incinta: per molti, il chiaro segnale di una carriera ormai finita.

Ma non per Jessica McDonald, attaccante del North Carolina Courage, alla sua prima esperienza in una Coppa del Mondo. A 31 anni è riuscita a coronare il suo sogno, quello  che si scrive sulla lista dei desideri quando si è bambini e si ambisce a giocare a calcio. E ad assistere i quarti di finale contro la Francia, c’è anche Jeremiah, suo figlio di sette anni, che è arrivato a Parigi giusto in tempo per tifare sua mamma e gli Stati Uniti in un match molto delicato.

 

E’ stata la stessa giocatrice a pubblicare su Twitter l’emozionante momento dell’incontro tra i due: è un cerchio che si chiude dopo otto anni difficili in cui McDonald non ha mai gettato la spugna. All’ottavo mese di gravidanza si stava ancora allenando tenacemente e qualche settimana dopo il parto era in Australia, già in campo, a lottare nuovamente nel calcio professionistico.

Jessica McDonald ha fatto il suo debutto assoluto nel Mondiale contro il Cile nella fase a gironi, da subentrata e per lei una medaglia se l’è già messa al collo: «Un giorno Jeremiah realizzerà tutto questo che sta vivendo, gli spiegherò il percorso che ho fatto nella mia vita e le scelte. Gli dirò che se vuole avere successo nella vita non dovrà seguire una linea retta, ma una strada molto tortuosa».

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