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Al corridore della Guinea-Bissau non interessava finire la gara. A Braima Suncar Dabo importava solo che il collega Jonathan Busby, nazionale Aruba, isola caraibica vicino al Venezuela, tagliasse il traguardo nonostante si fosse sentito male. E così Dabo si è caricato il compagno sotto braccio e lo ha accompagnato fino alla fine dei 5000 metri.

È successo nei Mondiali di atletica leggera in Qatar, iniziati il 27 settembre e in programma fino al 6 ottobre. Nel Khalifa International Stadium erano 20 i corridori in gara, durata per 18 partecipanti tra i 13 e i 14 minuti. Per Dabo invece la batteria è durata più di 18 minuti per aiutare il compagno, sentitosi male e crollato a qualche centinaia di metri dal traguardo.

Non è arrivato fin qui per abbandonare la gara, ma per finirla. Qualsiasi atleta in quella situazione avrebbe fatto la stessa cosa: aiutare qualcuno che, come me, rappresentava il suo Paese, era la cosa da fare

Spiega così Dabo il suo gesto. Sono arrivati nelle ultime due posizioni della batteria, ma per i corridoi il risultato non è importante. I tanti tifosi guineensi presenti sulle tribune hanno festeggiato come una vittoria il gesto del loro connazionale. Tagliato il traguardo, Busby è stato soccorso e nella classifica finale risulta squalificato. Ma mai si scorderà del suo arrivo nella prima partecipazione a un mondiale di atletica leggera. E mai smetterà di ringraziare il suo soccoritore Dabo.

Dietro l’americano Quin Simmons è spuntato da solo, a un certo punto, Alessio Martinelli. L’argento della prova in linea juniores, la terza medaglia azzurra ai Mondiali di Harrogate, è nato a 25 km dall’arrivo. Lo statunitense, nella prova da Richmond ad Harrogate, lunga 144,5 chilometri, è scattato a 33 km dall’arrivo e ha creato il vuoto. Il 18enne valtellinese è riuscito a staccare gli altri compagni di fuga, ma sul traguardo ha accusato 56″ di ritardo da Simmons. Il bronzo va a un altro statunitense, Magnus Sheffield, che regola in volata, fra gli altri, Gianmarco Garofoli, alla fine quinto, a completare l’ottima giornata per i colori italiani che vede piazzarsi tredicesimo Antonio Tiberi, già vincitore della crono iridata junior.

Il coraggio, la forza e la spregiudicatezza di Simmons sono stati premiati e lo stesso vale per Sheffield, altro talento a stelle e strisce, che si è aggiudicato uno sprint ristretto a pochi corridori, ma giunti alle spalle di Martinelli. Anche stavolta, come era avvenuto nella prova a cronometro degli juniores, l’inizio di gara non è stato fortunato per l’Italia, a causa della caduta di Andrea Piccolo, una delle punte di diamante dello schieramento azzurro; per il resto, la squadra è sempre stata in gara, tenendo il ritmo degli avversari e mettendo un uomo sempre negli attacchi. Tranne che nell’occasione in cui Simmons e Sheffield hanno spazzato la corsa, insieme all’inglese Askey, allo spagnolo Rodriguez Cano e al ceco Bittner. Quando il gruppo, tirato soprattutto dagli azzurri, si stava riportando sul drappello di testa, Simmons ha contrattaccato, creando il vuoto alle proprie spalle e ponendo i presupposti per l’impresa iridata che è assolutamente meritata.

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Lo statunitense ha spinto a tutta e, dal gruppetto degli inseguitori, il solo Martinelli è riuscito a uscire per tentare un’impresa disperata. Forse troppo per risultare credibile. Martinelli, quando mancavamo circa 25 km all’arrivo, ha rischiato, lanciandosi in un inseguimento in solitaria. Il 18enne valtellinese, pur non riuscendo a riacciuffare il futuro campione del mondo, ha comunque collezionato secondi preziosi fra sé e gli ormai ex compagni di fuga, mettendosi al collo un argento che vale quasi oro.

Lo vedevo, gli sono arrivato sotto anche a 25″, ma lui è più cronoman di me e non sono riuscito a prenderlo. Non avevamo le radioline e abbiamo scoperto che era fuori soltanto una volta passati sotto il traguardo, a due giri dalla fine. Da allora è stato un lungo, vano inseguimento, ma nessun rimpianto perché questo è un grande argento. Simmons è andato fortissimo, era uno che avevamo cerchiato in rosso. Prima della gara non mi sarei mai aspettato di finire secondo. Bene così

È terminato il countdown per i Mondiali di atletica in programma a Doha dal 27 settembre al 6 ottobre (qui potete vedere il calendario completo). C’è, ovviamente anche l’Italia che porta in Qatar 65 atleti selezionati dal direttore tecnico, Antonio La Torre. Sono 34 uomini e 32 donne, con nove nominativi ammessi per target numbers (cioè i numeri minimi di partecipanti per specialità fissati dalla Federazione internazionale). Il numero è ben superiore rispetto a quello delle ultime tre edizioni di rassegne intercontinentali: a Pechino 2015 gli Azzurri erano 34; 38 ai Giochi di Rio 2016 e 36 ai Mondiali di Londra 2017. Sicuramente indice di un momento fecondo dell’atletica italiana.

Ai 65 convocati diramati in un primo momento si è aggiunto un altro nome: è stato accettato dalla FIDAL l’invito arrivato dalla IAAF per la lunghista Laura Strati, sulla base del meccanismo dei target number. Accettato anche l’invito per la partecipazione nei 200 metri di Antonio Infantino, che era già in lista per la 4×100. Il 25 settembre, però, un infortunio muscolare ha messo fuori causa Giorgio Rubino (marcia 20km), mantenendo a quota 65 il numero complessivo degli atleti italiani in gara.

Uomini (33, dopo il forfait di Giorgio Rubino)

100m – 4x100m Marcell L. JACOBS G.S. Fiamme Oro PD
100m – 4x100m Filippo TORTU G.A. Fiamme Gialle
200m – 4x100m Fausto DESALU G.A. Fiamme Gialle
200m – 4x100m Antonio INFANTINO * Athletic Club 96 Alperia
400m – 4x400m/mista Davide RE G.A. Fiamme Gialle
5000m – 10.000m Yeman CRIPPA * G.S. Fiamme Oro PD
5000m Said EL OTMANI C.S. Esercito
110hs Hassane FOFANA G.S. Fiamme Oro PD
110hs Lorenzo PERINI C.S. Aeronautica Mil.
3000st Yohanes CHIAPPINELLI C.S. Carabinieri Sez. Atl.
3000st Osama ZOGHLAMI C.S. Aeronautica Mil. / Cus Palermo
Alto Stefano SOTTILE G.S. Fiamme Azzurre / Atletica Valsesia
Alto Gianmarco TAMBERI G.A. Fiamme Gialle
Asta Claudio STECCHI G.A. Fiamme Gialle
Triplo Andrea DALLAVALLE G.A. Fiamme Gialle / Atl. Piacenza
Peso Leonardo FABBRI C.S. Aeronautica Mil. / Atl. Firenze Marathon SS
Disco Giovanni FALOCI G.A. Fiamme Gialle
Maratona Eyob FANIEL G.S. Fiamme Oro PD / Venicemarathon Club
Maratona Daniele MEUCCI C.S. Esercito
Maratona Yassine RACHIK Atl. Casone Noceto
Marcia 20km Matteo GIUPPONI C.S. Carabinieri Sez. Atl.
Marcia 20km Massimo STANO G.S. Fiamme Oro PD
Marcia 50km Michele ANTONELLI C.S. Aeronautica Mil. / Atl. Recanati
Marcia 50km Teodorico CAPORASO C.S. Aeronautica Mil. / Ass. Sportiva e Culturale Orionina
4x100m Federico CATTANEO C.S. Aeronautica Mil. / Atl. Riccardi Milano 1946
4x100m Davide MANENTI C.S. Aeronautica Mil.
4x100m Roberto RIGALI Bergamo Stars Atletica
4x400m/mista Vladimir ACETI G.A. Fiamme Gialle / Atl. Vis Nova Giussano
4x400m/mista Daniele CORSA G.S. Fiamme Oro PD / Folgore Brindisi
4x400m/mista Matteo GALVAN G.A. Fiamme Gialle
4x400m/mista Brayan LOPEZ Athletic Club 96 Alperia
4x400m/mista Edoardo SCOTTI C.S. Carabinieri Sez. Atl. / Cus Parma
4x400m/mista Michele TRICCA G.A. Fiamme Gialle

Donne (32)

200m – 4x100m Gloria HOOPER * C.S. Carabinieri Sez. Atl.
400m – 4x400m/mista Maria Benedicta CHIGBOLU C.S. Esercito
800m Eleonora VANDI * Atl. Avis Macerata
100hs Luminosa BOGLIOLO G.S. Fiamme Oro PD / Cus Genova
400hs – 4x400m/mista Ayomide FOLORUNSO G.S. Fiamme Oro PD
400hs Linda OLIVIERI G.S. Fiamme Oro PD / Atletica Monza
400hs Yadisleidy PEDROSO C.S. Aeronautica Mil.
Alto Alessia TROST G.A. Fiamme Gialle
Alto Elena VALLORTIGARA * C.S. Carabinieri Sez. Atl.
Asta Roberta BRUNI * C.S. Carabinieri Sez. Atl.
Lungo Laura STRATI * Atl. Vicentina
Lungo Tania VICENZINO * C.S. Esercito
Triplo Ottavia CESTONARO * C.S. Carabinieri Sez. Atl.
Disco Daisy OSAKUE G.A. Fiamme Gialle / Sisport
Martello Sara FANTINI * C.S. Carabinieri Sez. Atl. / Cus Parma
Maratona Sara DOSSENA Laguna Running
Maratona Giovanna EPIS C.S. Carabinieri Sez. Atl.
Marcia 20km Mariavittoria BECCHETTI Cus Cagliari
Marcia 20km Antonella PALMISANO G.A. Fiamme Gialle
Marcia 50km Valentina TRAPLETTI C.S. Esercito
Marcia 50km Nicole COLOMBI Atl. Brescia 1950 ISPA Group
Marcia 50km Eleonora Anna GIORGI G.S. Fiamme Azzurre
4x100m Anna BONGIORNI C.S. Carabinieri Sez. Atl.
4x100m Zaynab DOSSO G.S. Fiamme Azzurre / Calcestruzzi Corradini Excelsior
4x100m Johanelis HERRERA Atl. Brescia 1950 ISPA Group
4x100m Alessia PAVESE Atl. Brescia 1950 ISPA Group
4x100m Irene SIRAGUSA C.S. Esercito
4x400m/mista Rebecca BORGA G.A. Fiamme Gialle / Atl. Biotekna Marcon
4x400m/mista Raphaela LUKUDO C.S. Esercito
4x400m/mista Alice MANGIONE Atl. Brescia 1950 ISPA Group
4x400m/mista Marta MILANI C.S. Esercito
4x400m/mista Giancarla TREVISAN Bracco Atletica

* convocazione per target number

Fonte: comunicato stampa Federugby

Con una grande prestazione di squadra l’Italia supera 48-7 il Canada all’Hakatanamori Stadium di Fukuoka conquistando la seconda vittoria consecutiva nella Coppa del Mondo in corso in Giappone, con bonus nel Gruppo B facendo un passo in avanti verso la qualificazione al prossimo Mondiale in Francia nel 2023.

Sette mete a uno per gli Azzurri che partono bene e dopo un minuto sfiorano il vantaggio con Braley che viene anticipato di un soffio da Parfey prima di schiacciare la palla in meta. Pochi istanti più tardi da una iniziativa di Steyn arriva il calcio piazzato di Tommaso Allan che sblocca il risultato spostando il parziale sul 3-0. L’Italia gioca bene e da una mischia nella linea dei 22 metri difensivi canadesi arriva la prima meta del match segnata da Steyn che raccoglie l’ovale e sfrutta la sua fisicità per rompere due placcaggi prima segnare. Allan trasforma per il momentaneo 10-0 all’ottavo minuto di gioco.

Il XV di O’Shea gioca sul velluto e da un’azione corale arriva la seconda meta del match al 13’ con capitan Budd che trova un varco nella difesa canadese poco dopo il centrocampo e si invola in solitaria segnando in mezzo ai pali con Allan che trasforma per il 17-0. Il Canada prova ad alzare la testa e al 17’ spreca una clamorosa occasione con il neo entrato Heaton che solo a pochi metri dai pali perde l’ovale commettendo in avanti. La formazione di Jones prova a sfruttare la velocità dei propri trequarti ma tra imprecisione in attacco ed ottimo piazzamento della difesa azzurra con Minozzi, Benvenuti e Bisegni riesce a spedire al mittente la minaccia. Gli Azzurri nel finale di tempo hanno una buona opportunità ma non riescono a sfruttare la mischia a pochi metri dalla linea di meta avversaria con il primo tempo che si chiude sul 17-0.

I primi minuti della ripresa ricalcano l’inizio della partita con l’Italia aggressiva che sfrutta subito un’azione ripetuta a ridosso dei pali canadesi con Sebastian Negri che trova il varco giusto per spostare il risultato sul 24-0 con la trasformazione di Allan. La squadra di Jones si tuffa in attacco creando pericoli sull’asse Van Der Merwe-Hassler con il numero 14 canadese che viene fermato da un recupero all’ultimo secondo di Minozzi che evita una meta praticamente segnata. L’Italia preme sull’acceleratore e al 58’ chiude virtualmente il match trovando una meta tecnica frutto dei falli ripetuti della difesa canadese che si ritrova in inferiorità numerica con l’ammonizione rimediata da Heaton.

Cinque minuti più tardi gli Azzurri sfruttano gli spazi concessi con una incursione di Polledri che da il via all’azione che porta in meta Mattia Bellini – alla sua seconda meta consecutiva nella Rugby World Cup – sul lato mancino d’attacco. Nel finale il Canada riesce a scrollarsi lo zero di dosso andando in meta con la velocità del neo entrato Coe al 70’ e, pochi minuti dopo, sempre dalla panchina, arriva la meta degli Azzurri con Federico Zani che sfrutta una maul nata da una touche sul lato mancino d’attacco. Al 79’ Minozzi chiude la partita sfruttando l’asse Polledri-Bellini inchiodando il risultato sul 48-7.

A Shizuoka venerdì alle 18.45 locali (11.45 italiane) l’Italia affronterà il Sudafrica nel terzo incontro del Girone B.

Italy v Canada - Rugby World Cup 2019: Group B

Girone B, II giornata

Italia v Canada 48-7 (17-0)

Marcatori: p.t. 3’ c.p. Allan (3-0); 8’ m. Steyn tr. Allan (10-0); 13’ m. Budd tr. Allan (17-0); s.t. 44’ m. Negri tr. Allan (24-0); 58’ meta Tecnica Italia (31-0); 62’ m. Bellini (36-0); 70’ m. Coe tr. Nelson (36-7); 74’ m. Zani tr. Canna (43-7); 79’ m. Minozzi (48-7)

Italia: Minozzi; Benvenuti (41’ Bellini), Campagnaro, Hayward, Bisegni; Allan (62’ Canna), Braley (72′ Palazzani); Steyn (62’ Mbandà), Polledri, Negri; Budd (cap), Sisi (55’ Ruzza); Ferrari (47’ Riccioni), Bigi (59’ Zani), Lovotti (47’ Quaglio)

All. O’Shea

Canada: Parfey; Hassler (62’ Coe), Lesage, Blevins (8’ Hearn), Van Der Merwe; Nelson, McRorie (66’ Mackenzie); Ardron (cap), Rumball (15’ Heaton), Sheppard (76’ Campbell); Larsen, Keys; Tierney (50’ Keith), Howard (57’ Piffero), Buydens (39’ Duru-Sears)

All. Jones

Arb. Nigel Owens (WRU)

Cartellini: al 58’ giallo per Heaton (Canada)

Calciatori: Allan (Italia) 4/5; Nelson (Canada) 1/1; Canna (Italia) 1/2

Punti conquistati in classifica: Italia 5 ; Canada 0

Man of the match: Jake Polledri (Italia)

Fantastica ancora una volta Bebe Vio. Ai mondiali paralimpici di a Cheongju, in Corea del Sud, la 22enne conquista il titolo di campionessa del mondo di fioretto femminile categoria B ed  è il terzo oro iridato consecutivo per l’azzurra dopo quelli vinti ad Eger 2015 e Roma 2017.

Bebe ha però contenuto l’esultanza perché la stoccata decisiva è giunta per via di un rosso comminato all’avversaria, la cinese Xiao Rong,  sul punteggio di 14-5 in favore dell’azzurra. La campionessa paralimpica, dopo il percorso netto nella fase a gironi, aveva sconfitto agli ottavi per 15-3 l’ungherese Gyongyi Dani, proseguendo poi con il successo per 15-4, ai quarti, contro la russa Viktoria Boykova e con la vittoria, col punteggio di 15-8, in semifinale contro l’altra portacolori russa Ludmila Vasileva. E su Instagram mostra la maglia rossoblù del Cagliari dell’amico Radja Nainggolan.

Risultati immagini per bebe vioOltre alla medaglia d’oro di Bebe Vio, pre l’Italia arrivano anche quelle di bronzo portate in dote da William Russo e Consuelo Nora. Il palermitano aggiunge un’altra medaglia al suo brillante curriculum, grazie al bronzo che conquista nella gara di spada maschile categoria C, grazie al successo ai quarti di finale per 15-11 sull’ucraino Sehiii Sheptitskyi. In semifinale è poi giunta la sconfitta per 15-5 contro l’altro fiorettista ucraino, Serhii Shavkun. Medaglia di bronzo anche per Consuelo Nora che, nella prova di fioretto femminile categoria C, si ferma in semifinale alla stoccata del 15-14 contro la russa Anna Gladilina.

Infine, si sono spente agli ottavi di finale le speranze azzurre nella gara di Emanuele Lambertini e Matteo Betti sono usciti di scena infatti nel turno dei 16. Il primo è stato eliminato dal polacco Michal Nalewajek col punteggio di 15-13, mentre il cinese Sun Gang ha sconfitto per 15-5 Matteo Betti che, nel turno dei 32, aveva avuto ragione di Matteo Dei Rossi nel derby azzurro col punteggio di 15-11.

Hanno venduto il 96% dei biglietti disponibili: significa che ci saranno almeno 1.728.000 spettatori totali (a fronte di cinqu emilioni di richieste), con una media di 36.000 presenze a partita sulle 48 in programma, in dodici stadi di dodici città. Dall’estero arriveranno 400.000 appassionati, spendendo a testa una cifra equivalente a 165 euro al giorno. Secondo un recente sondaggio, cinque giapponesi su sei sono a conoscenza del fatto che oggi, al Tokyo Stadium, proprio con i padroni di casa opposti a una Russia squadra-materasso, prende il via la Coppa del Mondo 2019 (al via alle 12:45, orario italiano – diretta tv RaiSport).

La rassegna quadriennale, giunta alla nona edizione, sbarca per la prima volta in un Paese asiatico, lontano dai confini ovali tradizionali. E la scommessa – a dieci mesi dall’Olimpiade che sarà ospitata dalla capitale nipponica – al di là degli aspetti sociali e culturali è rischiosa. Ma a giudicare dall’attesa, dalle stime del relativo giro d’affari e dall’accoglienza nei giorni scorsi riservata alle venti Nazionali coinvolte, sembrerebbe già vinta. Un esempio? Lunedì, al primo allenamento ufficiale del Galles – attuale quinta forza del ranking internazionale – sugli spalti del Mikuni Stadium di Kitakyushu si sono presentati in 15.000. Non ci sta una persona di più.

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Gli aspetti economici legati alla manifestazione non sono mai stati così significativi. L’indotto generato dal torneo dovrebbe aggirarsi sui 3,6 miliardi di euro, mezzo miliardo in più rispetto a Inghilterra 2015 che, pure, già fece segnare un netto record rispetto alle edizioni precedenti della rassegna. Questo grazie soprattutto al portafoglio degli appassionati stranieri, attesi in prevalenza da Gran Bretagna, Australia, Irlanda, Stati Uniti e Hong Kong.

A Tokyo hanno preparato tutto con estrema cura, a partire dalle scorte di birra. Sanno fare bene di conto gli organizzatori giapponesi e hanno osservato che i tifosi di palla ovale bevono sei volte più birra di quelli di calcio; e che il giapponese medio consuma 53,5 litri di birra l’anno, mentre britannici, australiani e neozelandesi tracannano il doppio, secondo i dati di Euromonitor, anche quando non vanno allo stadio e quattro volte di più durante le partite (117 litri a testa gli irlandesi; 89 inglesi e scozzesi). Quindi, ordine ai bar dell’Impero: incrementare le scorte per non fare brutta figura con gli ospiti.

Le immagini del Mondiale, inoltre, verranno diffuse in 217 Paesi, con oltre 800 milioni di abitazioni raggiunte, altro primato. L’obiettivo, come ben testimonia l’approdo in Oriente, in generale è coinvolgere nel movimento nuovi mercati. E la disponibilità ricevuta in Giappone di 13.000 volontari, più la creazione di 25.000 posti di lavoro, fa dire sin d’ora che il bersaglio è stato centrato.

Gli impianti sono all’altezza, ma il problema sarà il caldo e, ancor più, l’umidità: in questi giorni ci si allena con palloni «bagnati» d’olio e shampoo. Per fortuna alcuni stadi, dotati di aria condizionata, possono diventare indoor. Certo, storia e tradizione specifiche sono quelle che sono. Cioè modeste. Il rugby del Sol Levante, partendo da un sistema scolastico all’avanguardia, da un valido campionato universitario e da club che sfruttano gli investimenti di multinazionali, solo nelle ultime stagioni ha fatto passi importanti. Anche sulla scorta di questa occasione. Fino all’attuale decima piazza nel ranking mondiale della Nazionale, in Coppa sempre presente.

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Ora con un traguardo ambizioso e possibile: l’approdo per la prima volta ai quarti di finale. In Inghilterra il sogno è stato sfiorato, complice la leggendaria vittoria sul Sudafrica nella fase di qualificazione («La favola di Brighton»). Stavolta potrà diventare realtà. L’entusiasmo è alle stelle, la passione è contagiosa. Per i prossimi 43 giorni sarà rugbymania.

Alcune persone tra staff, steward e qualche tifoso, avevano già un mezzo piede sul rettangolo di gioco. Tutti, ormai, pensavano fosse finita e che l’arbitro Gottfriend Dienst avrebbe fischiato la fine dell’incontro da un momento all’altro. Geoff Hurst, però, era l’unico che voleva continuare a giocare:

Ricordo di aver pensato: “Sono stanco, la partita è quasi finita, tiro la palla con tutta la forza che ho, tanto se va in mezzo alla folla, finché il raccattapalle recupera la palla, il match sarà sicuramente  terminato

Invece quella palla scagliata col piede sinistro – quello più debole – non schizzò via verso le stelle, ma a modo suo si innalzò nell’Olimpo dei Mondiali di calcio. Il portiere tedesco Hans Tilkowski venne trafitto per la quarta volta durante la partita, l’Inghilterra divenne campione del mondo vincendo 4-2 contro la Germania Ovest. E’ il Mondiale 1966, è il Mondiale giocato davanti alla regina Elisabetta II. E’ l’unico titolo intercontinentale alzato al cielo dai padri protettori del football e quel tiro di Hurst, quel gol cercato ostinatamente, nonostante 120′ di battaglia, gli consentirono di essere mezzo secolo fa e tutt’ora il primo e finora unico uomo a segnare una tripletta in una finale della Coppa del Mondo.

 

Gli eventi all’interno di una finale della Coppa del Mondo hanno “il vizio” di trascendere dal mondo del calcio per diventare momenti culturali iconici a pieno titolo. Ogni leggenda ha bisogno di un protagonista, in questa dal forte folklore britannico, abbiamo un cavaliere fedele al suo regno: Sir Geoff Hurst.

Sono passati da poco 50 anni dal 30 luglio 1966, quando, in un primo pomeriggio estivo, nello stadio simbolo di Wembley, l’Inghiterra alzò il trofeo davanti a quasi 97mila spettatori. L’hat-trick di Hurst (secondo i canoni dei puristi inglesi è la tripletta perfetta perché segnata di testa, di sinistro e di destro) è ancora oggi ricordato e venerato. Della sua impresa sportiva si tramandano di generazione in generazione i minuti dei gol segnati: due sono arrivati nei supplementari con l’ultimo, al 120′, che non è stato ancora eguagliato. Per dire, Mario Götze, l’ultimo ad aver segnato in una finale mondiale ha realizzato la rete decisiva per il trionfo tedesco al 113′.

Ma oltre ai minuti, a chi ha fatto l’assist, ancora oggi a creare grande dibattito e argomentazione è la seconda rete: «Geoff, ma la palla ha varcato la linea o no?». Nell’era moderna della Goal Line Technology o dell’Hawk-Eye, nella quale grazie alla tecnologia si vuole provare a governare il calcio e tutte le diatribe che si trascina con sè, la rete di Sir Geoff è da considerarsi a tutti gli effetti il primo celebre caso di “gol fantasma”: minuto 101, il terzino destro Cohen crossa la palla a mezza altezza, si fionda con il numero 10 proprio Hurst che controlla allontanandosi di qualche centimetro dalla porta avversaria e poi repentinamente si accartoccia su se stesso per concludere a rete. La sfera batte sulla traversa e rimbalza quasi perpendicolarmente: è gol? Ha superato interamente la linea? Dopo qualche secondo di incertezza con 97mila anime sospese nel vuoto, consultandosi con il guardalinee, l’arbitro indica il centrocampo.

A noi non interesserà mai fino in fondo conoscere la verità. E nemmeno Geoff, ormai alla soglia dei 76 anni, ci pensa più. Non gli si può certo dire di essere un “romantico” avendo venduto tutti i cimeli di quel Mondiale del 1966 che l’avrebbe dovuto vivere da comprimario essendo una riserva,  ma su una cosa sarà sempre convinto:

Ero al meglio della mia forma quando l’Inghilterra era al suo meglio: quello, dal 1965 al 1972, è stato il miglior periodo per il calcio oltremanica. Senza dubbio

Non mollare mai fino alla fine

È questa la frase che ha accompagnato la vita di Felice Gimondi e che guiderà gli azzurri alla partenza del Mondiale di ciclismo in programma nello Yorkshire. La citazione, seguita dalla firma del campione di Sedrina, sarà infatti presente sulla maglia della Nazionale italiana il prossimo 29 settembre, nella data che sarebbe coincisa con il 77esimo compleanno del ciclista orobico.

La indosseranno gli italiani, dunque, ma non Vincenzo Nibali perché il ciclista ha deciso di non partecipare alla rassegna iridata in programma dal 22 al 29 settembre. Lo Squalo ha detto di non essere abbastanza in forma per far parte della Nazionale italiana, che sarà tra l’altro impegnata in un percorso poco adatto alle sue caratteristiche: «La maglia azzurra per me è sacra e va rispettata. Non sono al top e non è giusto che porti via il posto a un compagno».

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Il commissario tecnico Davide Cassani lo aveva incluso nella lista provvisoria di sedici corridori, dalla quale ora ne dovranno essere tagliati altri sette. I ciclisti di punta della nazionale in Inghilterra saranno Matteo Trentin e Sonny Colbrelli. Ma quella di Nibali non è l’unica “defezione” eccellente: anche Egan Bernal, il vincitore dell’ultimo Tour de France, ha infatti deciso di rinunciare alla rassegna iridata perché non si sente abbastanza in forma dopo il trionfo alla Grande Boucle, in seguito all’apoteosi in giallo si è visto soltanto alla Clasica di San Sebastian e si sta ancora riprendendo dalle fatiche delle tre settimane in terra transalpina.

Assente anche il polacco Michal Kwiatkowski, campione del Mondo 2014, che ha affermato di avere bisogno di riposo dopo il Tour visto che da quel momento i suoi risultati non sono stati dei migliori.

Ai Mondiali di nuoto paralimpico che si sono disputati a Londra, la Nazionale italiana si è classificata prima nel medagliere, per la prima volta nella sua storia con un bottino incredibile di 50 medaglie. L’Italia, infatti, ha ottenuto 20 medaglie d’oro, 18 d’argento e 12 di bronzo, arrivando davanti a Russia, Gran Bretagna, Ucraina, Cina e Stati Uniti.

Ma a rendere speciale e ancor più emozionante questa avventura è uno straordinario episodio: il doppio oro conquistato dal campionissimo Federico Morlacchi e da Simone Barlaam mercoledì 11 agosto nella finale dei 100 farfalla S9, dove i due compagni di squadra, quasi in un passaggio di consegne generazionale, hanno toccato la piastra nello stesso istante fermando il crono sul tempo di 1″00’36. In quello che è stato uno dei momenti più incredibili e spettacolari di questi Mondiali che parlano inglese.La prima medaglia d’oro è arrivata dal cremonese Efrem Morelli, il grande vecchio della nazionale italiana, che a quarant’anni ha stravinto la finale mondiale dei 100 rana categoria Sb3, siglando anche il record del mondo; mentre l’ultimo oro della giornata che ha chiuso i Mondiali di Londra è arrivato dalla bellissima vittoria della staffetta azzurra maschile nei 4×100 stile libero, punti 34. Nell’ordine la staffetta era formata da Stefano Raimondi, Antonio Fantin, Federico Morlacchi e Simone Barlaam che ha chiuso i giochi allungando di misura il successo degli azzurri che hanno battuto per la prima volta in un Mondiale le fortissime staffette dell’Ucraina e dell’Australia, rispettivamente seconda e terza. I quattro campioni italiani hanno battuto anche il record mondiale nella 4×100 stile libero (3’46″83).

Il presidente del Comitato Italiano Paralimpico, Luca Pancalli, ha detto:

L’Italia del nuoto paralimpico, conquistando la vetta del medagliere dei Mondiali di Londra ha scritto un altro pezzo di storia dello sport internazionale. Un successo che ci proietta in cima al mondo come eccellenza sportiva. Si tratta di un risultato frutto dello straordinario lavoro messo in campo dalla Federazione Italiana Nuoto Paralimpico, guidata dal Presidente Roberto Valori, e da un team eccezionale coordinato dal CT Riccardo Vernole. Questo gruppo ha saputo costruire, negli ultimi anni, le basi di un successo incredibile, Siamo orgogliosi di questi ragazzi e di queste ragazze. Il Mondiale appena terminato rappresenta il miglior biglietto da visita per la Paralimpiade di Tokyo. Un appuntamento importantissimo che vogliamo affrontare da protagonisti

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Un percorso netto fino alla finale di Pechino, contro l’altra imbattuta Argentina, ma la Spagna non si è incartata e ha dominato anche l’ultima partita, vincendola 95-75 e alzando in trionfo il 2º titolo iridato della sua storia, dopo quello del 2006 contro la Grecia. È l’ennesimo trofeo in una bacheca diventata di recente ricchissima: tre podi nelle ultime tre Olimpiadi e nove medaglie (tre d’oro) negli ultimi dieci Europei.

L’alchimista di tutto questo porta il nome di Sergio Scariolo, bresciano di 58 anni, il “mago” italiano, come qualcuno con orgoglio nazional popolare tende a sottolineare. Eppure proprio l’Italia gli ha chiuso le porte in faccia: nel 2013 è stato costretto a dimettersi dalla panchina di Milano e coincise con il definitivo addio del tecnico al nostro basket, dove pure aveva centrato lo scudetto 1990 con Pesaro, a soli 29 anni e più giovane di alcuni big di quella Scavolini.

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Poi guidò ancora Desio e Fortitudo Bologna, prima di fare fortuna all’estero: Vitoria, Real Madrid (2 titoli nazionali) e Malaga (1) in Spagna, Khimki in Russia, poi ancora Vitoria dopo la triste parentesi milanese. Intanto nel 2009 era diventato anche ct delle Furie Rosse e in Spagna aveva trovato la sua nuova compagna, l’ex cestista Blanca Ares, ed erano nati i figli Carlotta e Alessandro.

Ma dopo l’argento olimpico di Londra 2012, Scariolo decise di lasciare la Nazionale iberica, che però lo richiamò a furor di popolo tre anni più tardi, dopo il flop nel Mondiale casalingo. E ancora una volta il ct riuscì a rilanciarla. Laurea in legge, grande attenzione al look e il soprannome di «Pat Riley» (ex grande coach Nba dei Lakers) per il gel sui capelli tirati all’indietro, Scariolo è rimasto legato all’Italia solo per la sua passione sfegatata per l’Inter, che lo portò nel 2010 a un folle viaggio andata e ritorno in 24 ore da Mosca, dove allenava il Khimki, a Madrid per la finale di Champions tra i nerazzurri e il Bayern. Di recente è andato anche alla scoperta dell’America, dove ha appena vinto il titolo Nba con Toronto come vice di coach Nurse.

 

L’accoppiata nella stessa stagione tra titolo Usa e Mondiale è riuscita anche al più carismatico dei cestisti spagnoli, Marc Gasol, lui pure dei Raptors, secondo cestista nella storia a riuscirci dopo Lamar Odom dei Lakers nel 2010. Lo stesso Gasol è stato inserito nel quintetto ideale dei Mondiali con il compagno Rubio (Mvp della finale e del torneo iridato), Bogdanovic (Serbia), Scola (Argentina) e Fournier (Francia).
Tra i big nessuna traccia invece della Nazionale Usa, finita settima e mai così deludente nella storia, anche perché snobbata dalle stelle Nba, come LeBron James e Steph Curry.  E l’Italia? Fra le prime otto Nazionali della classifica finale (Spagna, Argentina, Francia, Australia, Serbia, Repubblica Ceca, Usa e Polonia) ci sono cinque europee ma non gli azzurri, solo decimi.