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Mondiali di Francia 1998

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Può il calcio salvare una vita? Secondo un finanziere polacco di nome Narek Kopaczen è davvero possibile. A distanza di 20 anni è grato a quel gol segnato nel 1998 che gli ha permesso  oggi di essere vivo e poter raccontare la sua incredibile storia.

La vicenda è legata ai Mondiali di calcio di Francia del 1998 e il suo inconsapevole salvatore, Javier Zanetti, è colui che ha segnato quel gol decisivo che ha cambiato il suo destino.

Secondo Olè che racconta la vicenda, quel giorno in cui giocavano Argentina e Inghilterra, il 30 giugno, il polacco era in casa a guardare la partita. Sin dalle prime battute il match è dalla parte degli inglesi che quasi al termine del primo tempo sono in vantaggio per 2-1.

Pare che proprio in quel momento il finanziere si stesse preparando per andare a passeggiare il cane e portare la macchina al comando di polizia. Questa consuetudine andava avanti tutte le sere ma quel giorno qualcosa andò diversamente.

Che sia stato il destino o la mano divina non ci è dato di saperlo, ma proprio poco prima del fischio dell’intervallo Zanetti segna una rete che stravolge letteralmente la vita del polacco.

Quel gol invoglia Kopaczen a non uscire di casa: la partita si fa interessante con un 2-2 alla fine del primo tempo (e con un gol splendido di Owen) ed eccezionalmente cambia i suoi programmi.

Un cambiamento non previsto da una banda di criminali che, conoscendo le abitudini del finanziere, avevano organizzato proprio quella sera un attentato alla sua vita. La macchina del polacco andò in fiamme ed esplose, ma al suo interno non c’era nessuno e tutto grazie a Zanetti!

Narek Kopaczen ne è convinto: il calciatore argentino gli ha salvato la vita con quel gol e anche se a distanza di due decenni non potrà mai dimenticare l’accaduto. Così ha deciso anche di ringraziarlo per mezzo di una lettera che riassumeva tutta la vicenda e la sua gratitudine. 

L’idea di aver salvato una vita, pur in modo del tutto inconsapevole e mentre giocava la sua partita, è per Zanetti un grande onore di cui però non vuole prendersi troppi meriti. Lusingato ma anche sorpreso, così commenta l’intera storia:

È incredibile come il mio gol abbia salvato la vita di una persona, ma la verità è che gioco per vincere e questo è quello che ho fatto in quella partita contro l’Inghilterra. Confesso che mi piacerebbe molto incontrare personalmente la persona che crede di vivere ancora grazie a me 

L’ex difensore dell’Inter da allora ha continuato a giocare come sempre, ma con la consapevolezza di aver segnato una rete che per qualcuno, a tantissimi chilometri di distanza da lui, ha significato molto di più di un semplice gol. Quest’idea lo ha reso orgoglioso e lo ha spinto a dare sempre il meglio di sé match dopo match, fino al momento in cui ha appeso le scarpe al chiodo, nel 2014.