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Mondiali di calcio

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Sono stati da poco stilati i gironi di qualificazione ai Mondiali 2022 che andranno in scena in Qatar e l’urna ha sorriso alla Nazionale azzurra. La selezione di Roberto Mancini dovrà infatti vedersela con Svizzera, Bulgaria, Irlanda del Nord e Lituania, in un girone che, almeno sulla carta, dovrebbe essere alla portata degli azzurri.

Nel girone il duello sarà tra Italia e Svizzera

La vera avversaria dell’Italia per la vittoria del Girone, come affermato dallo stesso CT azzurro, sarà la Svizzera. La nazionale elvetica negli ultimi anni ha sensibilmente migliorato il proprio rendimento grazie all’ottimo lavoro svolto dall’ex allenatore della Lazio Vladimir Petković, ma ciononostante non sembra rappresentare un ostacolo insormontabile. Le recenti esperienze mondiali ci hanno insegnato che le insidie e le sorprese sono dietro l’angolo, ma è bene ricordare che la Nazionale di Gian Piero Ventura che fallì la qualificazione ai Mondiali di Russia 2018 arrivò seconda nel girone dietro la Spagna, di certo non l’ultima arrivata. In questi tre anni, tuttavia, l’Italia ha fatto passi da gigante e quella squadra abulica, spaesata e impaurita ha ceduto il passo a una squadra capace di vincere a mani basse il girone di qualificazione agli Europei del 2021 e il Girone di Nations League, guadagnandosi il pass per le Final Eight che si giocheranno il prossimo ottobre. Secondo le scommesse calcio la Francia, campione del Mondo in carica, è la favorita indiscussa per la vittoria della Nations League, ma la sensazione è che la sfida tra Italia, Spagna e Belgio sia aperta davvero a ogni possibile esito.

Le ambizioni della Nazionale di Roberto Mancini

Come detto, Roberto Mancini è riuscito a rigenerare un gruppo che sembrava essersi smarrito. Il tecnico di Jesi ha rimesso le cose al loro posto con una velocità impressionante e l’ha fatto dando sempre più spazio ai giovani che, dal canto loro, hanno ricambiato immediatamente la fiducia loro accordata. E così l’Italia è tornata tra le prime 10 squadre del Ranking FIFA e, soprattutto, è tornata a essere una delle rappresentative più temute a livello mondiale. Gli azzurri giocano un calcio corale e propositivo anche contro avversari di livello e, soprattutto, sono tornati a credere nelle loro qualità. I tanti giovani che stanno trovando via via sempre più spazio lasciano intendere che questa squadra potrà esprimersi ad alti livelli almeno per i prossimi 10 anni, nella speranza di tornare a vincere qualche competizione il più presto possibile. Certo, campioni del calibro di Totti, Baggio e Del Piero continuano a latitare, ma la verità è che il calcio è cambiato e che difficilmente torneremo ad ammirare giocatori dalla qualità equiparabile a quella dei grandi numeri 10 del passato.

Mancini si gode una Nazionale che sta tornando a essere protagonista ed è già al lavoro per dominare anche il Girone di qualificazione ai prossimi Mondiali 2022. La strada che porta all’Olimpo del calcio mondiale è ancora lunga e tortuosa ma la sensazione è che, dopo anni di buio, il nostro calcio stia iniziando finalmente a vedere la luce.

La presentazione del pallone da calcio che accompagnerà una competizione fra nazionali è sempre molto attesa. Curiosi di far la conoscenza di “Uniforia”, il pallone di Euro 2020 che riporta in dettaglio incisi i nomi delle dodici città che ospiteranno il torneo, fra cui Roma, passiamo in rassegna i palloni che insieme a calciatori e allenatori hanno fatto la storia dei mondiali di calcio.

Calcio: dall’evoluzione al primo mondiale del 1930

Il calcio ha avuto diverse evoluzioni da quando è stato ufficialmente istituito come gioco nel 1863 e con precisione il 26 ottobre a Londra presso la taverna dei Framassoni (Free Mason’s Tavern) in Great Queen Street. Si è passati dalle maglie in lana alle divise elasticizzate per mettere in evidenza le trattenute con il famoso sistema “stop stopping” introdotto dalla Kappa. Sono cambiate le modalità di seguire le partite: dalla radiolina passando per “diretta goal” Serie A di Sky ora e TELE+ prima, arrivando alle applicazioni per smartphone. Il tutto è accaduto in meno di 20 anni. Sono altresì cambiate le modalità di divertirsi con bookmaker e scommesse sportive di qualsiasi genere: si è passati dal famoso 1-X-2 della schedina a svariate combinazioni di giocate, fra cui anche la possibilità di puntare su quale sarà la squadra “che batterà il calcio d’inizio”. Anche il fulcro del gioco, la cosa più contesa per 90 minuti da 22 persone su un rettangolo verde è cambiata. Non nella forma, ovviamente il pallone nascerà e continua ad essere sferico da quell’ottobre di Londra, ma nei materiali, nelle camere d’aria e nella tecnologia sì. Ciò è dovuto anche ai grandi investimenti di sponsor tecnici da milioni di euro, che applicano al calcio le proprie migliori tecnologie. Quali sono i palloni che hanno accompagnato e vissuto da giudice super partes vittorie, sconfitte e grandi gesti tecnici durante i Mondiali? C’era una volta una finale dei Mondiali giocata con due palloni diversi. Proprio così: la finale tutta sudamericana vinta dall’Uruguay sull’Argentina valevole per il primo campionato del mondo tenutosi nel 1930 fu giocato con due palloni differenti. Difatti nella prima parte di gara fu utilizzata la Pelota Argentina, mentre per il secondo tempo il Modelo T, entrambi di fabbricazione sudamericana: contenenti una camera d’aria, i palloni erano formati da 12 strisce di cuoio duro cucite assieme che conferivano un certo peso specifico in particolar modo quando i palloni si impregnavano d’acqua.

I due successi dell’Italia e le prime evoluzioni stilistiche

Sempre un pallone a dodici strisce in cuoio fu quello con cui l’Italia trionfò nel primo dei due successi consecutivi. Parliamo del Mondiale del 1934, tenutosi in Italia e il pallone protagonista fu il “Federale 102” il cui nome testimonia da sè il periodo storico. Nel 1938 fu la volta del pallone Allen: Mondiali in Francia vinti ancora dalla nazionale italiana, il pallone aveva il nome del produttore e non differiva dal predecessore. I Mondiali del 1950 hanno un fascino tutto particolare: la vita riprendeva dopo il periodo bellico e così anche la prestigiosa competizione per nazionali. Sarà ricordato come il mondiale del famoso “maracanazo”: il dramma sportivo che colpiva il Brasile dopo che la nazionale verdeoro aveva perso in casa al Maracanà di Rio de Janeiro la finale contro l’Uruguay. Il pallone che consegnava il secondo trofeo all’Uruguay era l’Allen Super Duplo T, il quale voleva essere un omaggio al Modelo T, utilizzato nel 1930. Non abbandonava le 12 strisce in cuoio nè la camera d’aria l’Allen Super, ma il colore diventava più chiaro. Definitivamente di un colore originale il pallone giallo Swiss World Champion, creato dalla Kost Sport per i Mondiali in Svizzera vinti dalla Germania dell’Est, anche se la struttura restava la stessa dei precedenti, così come a 12 fasce era il pallone Top Star ideato dalla Sydsvenska Läder och Remfabriken per il mondiale svedese del ‘58. Questo è l’ anno in cui il mondo intero conosceva definitivamente Pelè che trascinava alla vittoria il Brasile contro i padroni di casa della Svezia. Nel 1962 il Brasile offriva il suo bis, imponendosi contro la Cecoslovacchia in finale nel mondiale cileno Il pallone dell’edizione ospitata in Cile era il Crack, ideato in comproprietà fra Salvador Caussade e Custodio Zamora, lo stile del pallone cileno rompeva un po’ gli schemi, quanto meno nella geometria dei pannelli di cuoio. Il 1966 è la prima volta sul tetto del mondo per l’Inghilterra che vince nel mondiale ospitato in casa. Nella finale di Wembley davanti a oltre 90 mila spettatori la squadra della regina metteva per ben quattro volte il pallone Salzenger Challenge nella porta dei tedeschi per il risultato finale di 4-2. Il Salzenger ritornava allo stile degli anni ‘30, riproponendo un pallone in cuoio marrone con 12 fasce cucite, ma l’anno del mondiale del 1966 vedeva la presenza della prima mascotte in assoluto delle competizioni per nazionali di calcio: il leone Willie.

Anni ‘70 e ‘80: arriva Adidas, arriva Tango

Arrivano gli anni ‘70 e con questi l’Adidas diventava produttore ufficiale per il pallone dei Mondiali di Messico ‘70. Per la prima volta il pallone cambiava completamente design e appariva come lo ricordiamo almeno fino agli anni ‘90: 32 pannelli di cuoio, 12 pentagoni neri e 20 esagoni bianchi, cuciti fra loro. Il pallone veniva reso estremamente più sferico e i brasiliani portavano a casa il mondiale battendo l’Italia di Rivera e Riva reduce dalla storica vittoria per 4-3 con la Germania. Inoltre i brasiliani chiudevano l’epoca della Coppa Jules Rimet, come si era chiamato il campionato del mondo fino a quel momento, aggiudicandosi la competizione per la terza volta. Il mondiale organizzato in Germania nel 1974 vedeva come protagonista il pallone Telstar Durlast, pressoché identico a quello del ‘70: Adidas aveva difatti solo modificato la scritta sulla sfera che da oro passava a nero. Nel 1978 compariva il Tango per la prima volta, nome dato in onore dell’Argentina che ospitava la competizione: e qui la svolta è epocale. Restavano i 32 pannelli, ma la differenza era che fossero tutti bianchi, sopra le fasce di cuoio veniva stampato un motivo in nero che dava un effetto particolare al pallone che ha accresciuto il mito del Tango. Il Tango sarà protagonista di due Mondiali: 1978 vinti dall’Argentina di Kempes in casa e 1982, vinti dall’Italia. Il pallone del Mondiale 1982 era identico al precedente, cambiava il nome per motivi di brand diventanto Tango España. L’edizione successiva in Messico, il mondo intero si inchinava dinanzi alla classe del giocatore riconosciuto come il più forte di tutti i tempi: Diego Armando Maradona. A fare da comparsa necessaria alle gesta di Maradona c’era il pallone Adidas Azteca Mexico che aveva dei richiami aztechi sulla grafica della sfera e veniva reso molto più impermeabile.

Italia ‘90, la quarta vittoria azzurra e le versioni per la finale

Etrusco Unico era il pallone protagonista delle “notti magiche” di Italia ‘90, competizione organizzata in Italia e vinta dalla Germania. Pallone che rendeva omaggio all’arte etrusca riportando tre teste di leone nel mosaico sulla grafica, era caratterizzato dall’inserimento di una particolare schiuma che lo rendeva maggiormente impermeabile. Il pallone utilizzato nei Mondiali USA ‘94, persi ai rigori dall’Italia di Baggio contro il Brasile di Romario e Dunga, era il Questra, prodotto ancora dalla tedesca Adidas. Il pallone americano rappresentava un’evoluzione del Tango, così come un’ultima e romantica versione del Tango era quella del pallone del mondiale del 1998 in Francia. In quell’occasione fu chiamato Tricolore e diventerà il primo pallone colorato di un mondiale e la Francia vinceva un mondiale per la prima volta nella sua storia. Il 2002 era l’anno dei Mondiali di Giappone e Corea e il pallone diventava una sfera completamente bianca color perla, con al centro un unico disegno rappresentante un triangolo con bordi dorati, che richiamava uno shuriken, un’arma da lancio asiatica. Nel 2002 trionfava il Brasile di Ronaldo contro la Germania di Kahn, mentre nel 2006, il pallone dell’ultimo rigore di Grosso che regalava la vittoria all’Italia era un +Teamgeist Berlin, primo prototipo a 14 pannelli ricurvi termosaldati, non più cuciti, che differiva dal pallone utilizzato nel resto del mondiale per la presenza di inserti dorati nella grafica per onorare la finale. In Africa fu la volta dello Jabulani e anche in quest’occasione per la finale fra Spagna e Olanda fu ideata una versione ad hoc: Jo’bulani. Questo pallone riduceva ancor di più i pannelli termosaldati a otto unità e al di là della grafica che richiamava le 11 comunità africane, l’innovazione stava nella tecnologia. Si introduceva il sistema “grip ‘n’ groove”, che si proponeva di migliorare precisione dei tiri e controllo di palla. I pannelli diminuiscono ancora nel 2014 con il Bazuca per il mondiale in Brasile vinto dalla Germania. Questo pallone migliorava il grip, evitava qualsiasi variazione in caso di pioggia e rendeva un rimbalzo più fedele. Il pallone del Mondiale di Russia del 2018 è stato il Telstar 18, chiaro omaggio a quello utilizzato nel 1970. Nulla a che vedere con il prototipo di 48 anni prima ovviamente: all’interno del pallone è presente un chip controllabile con lo smartphone tramite un’app, che poi permette di elaborare dati e prestazioni.

Il calcio continuerà la propria evoluzione con l’inarrestabile ingresso della tecnologia in tutti gli aspetti. Lo abbiamo già visto con il VAR e la goal-line technology: l’assistenza tecnologica sul rettangolo verde permette una fluidità di gioco maggiore e rende più spettacolare e divertente la partita. Lo stesso pallone, strumento indispensabile per questo sport, è una conferma di questa tendenza: da mero attrezzo a prodotto commerciale da milioni di euro di investimenti tecnologici.

 

Una frase ad effetto che significa tanto e che segna la strada per il futuro delle donne.

Non abbandonare i propri sogni significa: lottare per loro, non farsi condizionare e cercare di cambiare il mondo. Ciò sottolinea quanto è importante per le donne il Mondiale di calcio che sta per iniziare in Francia. Questa competizione deve essere la prova che anche l’universo femminile può realizzare ciò che nel genere maschile è oramai abitudine.

Lo spot della Nike ha come protagonista la giovanissima calciatrice Makena Cook. Nei tre minuti di video, l’azienda, grazie alla ragazzina, cerca di raccontare come i sogni di qualsiasi persona possono diventare realtà. Un altro aspetto importante è quello, appunto, di non cambiare i tuoi desideri ma cercare di cambiare il mondo pur di farli avverare.

Dai primi secondi di spot, Makena è nel tunnel degli spogliatoi prima del match tra Olanda e Nigeria, tenuta per mano dalla centrocampista orange Lieke Martens. Dopo aver accompagnato sul campo la sua beniamina, Martens dice alla bambina che “non ha ancora finito”. Così Makena si ritrova a giocare al suo fianco, e poi a saltare da un campo all’altro al fianco delle giocatrici più famose, da Fran Kirby a Ji So-Yun.

Dopodiché la ragazzina si ritrova in uno shooting fotografico con l’attaccante brasiliana e del Barcellona, Andressa Alves, riuscendo a conquistare la copertina del videogame Fifa. Makena la rivediamo poi al fianco di Alex Scott, ex giocatrice dell’Inghilterra e dell’Arsenal che viene personificata come prima allenatrice donna Barcellona maschile.

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La scena dello shooting fotografico

Al termine del video la ragazzina calcia una punizione decisiva prima di rientrane nel tunnel dello spogliatoio ed è lei a prendere la mano di Lieke Martens dicendole “Are you ready?”.

Chi dice che la “maledizione dei Mondiali” che colpisce le nazionali vincitrici sia solo una leggenda deve fare i conti con i dati evidenti che si registrano dal passato ad oggi.

Lo sa bene la Germania, che con rimpianti e delusione, è costretta a lasciare la Russia prima del previsto dopo essere stata battuta dalla Corea del Sud ed essere arrivata ultima nel suo gruppo.

Ancora una volta chi solleva la Coppa del mondo nella rassegna iridata precedente deve salutare il Mondiale prima del previsto perché non riesce a superare la fase a gironi. Una vera e propria maledizione che si ripete di volta in volta. La nazionale tedesca è l’ennesima squadra che deve fare i conti con questo triste mito.

Brasile a parte, che nel nuovo millennio misteriosamente sembra immune a questa infausta tradizione, a partire dal 2000 sono la Francia, l’Italia e la Spagna ad aver sfidato la sorte e esserne uscite sconfitte.

Nel 2002 sono i francesi campioni dei Mondiali 1998 a non passare il turno, poi nel 2010 tocca all’Italia, che reduce dal trionfo del 2006, saluta il Sud Africa prima del previsto. Infine, arriva il turno della Spagna, che non riesce a sfuggire alla maledizione dei Mondiali nel 2014.

Ma per la nazionale di Löw l’avventura in Russia si è conclusa nel peggiore dei modi, non solo per l’eliminazione ai gironi, ma anche perché suo malgrado ha conquistato un primato che non si vedeva da decenni.

Dal 1954 al 2014 la Germania è sempre riuscita a qualificarsi, facendosi largo tra le sue avversarie e arrivando almeno ai quarti di finale. Il 2018, però, è l’anno delle sorprese e ha interrotto quel ciclo fortunato che andava avanti da anni e anni.

Sarà finita? Sembra di no, perché si conferma protagonista anche di un’altra consuetudine che da tempo caratterizza i Mondiali di calcio. Si tratta della maledizione del gruppo F, che pare non sia favorevole alla vittoria finale. Nel tempo, coloro che si sono ritrovati inseriti in questa parte del tabellone, non sono mai riusciti a vincere il titolo mondiale. Ne sanno qualcosa l’Inghilterra (1986-1990), l’Olanda (1994), il Brasile (2006), l’Italia (2010), l’Argentina (2014) e gli stessi tedeschi nel 1998.

Se poi vogliamo aggiungere la maledizione della Confederations Cup il quadro è completo: chi vince il titolo di certo non solleva la Coppa del Mondo. Lo dice la storia, vissuta sulla pelle di chi ha creduto di poter sfatare questo mito e si è ritrovato escluso dalle fasi finali del mondiale. Indovinate chi ha vinto l’ultima edizione contro il Cile?

Coincidenze o no, la Germania si ritrova in ognuna di queste situazioni e, confermandosi anche tra quelle nazionali campioni che hanno fallito nella partita d’esordio, chiude questa esperienza a testa bassa ma con tanti spunti di riflessione che dovranno servire per rimettere in piedi una nazionale più forte e più combattiva almeno per le prossime competizioni.

In tempi di Mondiali di calcio le attenzioni degli appassionati non sono rivolte esclusivamente in Russia, dove a giugno cominceranno le partite, ma anche a Londra, dove il 31 maggio avrà inizio un’altra competizione mondiale.

Si tratta dei Mondiali di ConIfa, torneo sponsorizzato dall’agenzia di scommesse Paddy Power, che rappresentano l’alter ego dei Mondiali Fifa e sono riservati proprio a tutte quelle squadre che non sono riconosciute ufficialmente dalla Federazione Internazionale di calcio.

Rappresentano delle realtà nazionali a sé che sono state accolte all’interno della Confederation of Independent Football Associations (ConIfa) e ogni due anni si sfidano per il titolo mondiale sin dal 2014.

Detto anche Confederazioni delle nazioni non riconosciute, l’organismo della ConIfa organizza questa Coppa del Mondo alternativa che permette ai club di minoranze, regioni e associazioni calcistiche di stati non affiliati alla Fifa di prendere parte ad un torneo importante.

ConIFA è in fondo un progetto di pace, nato per dare una voce a chi non ce l’ha, a popoli e minoranze che diversamente non hanno a possibilità di affermare il loro senso di identità e appartenenza. Uniamo le bandiere e le portiamo sotto un unico vessillo, quello del calcio. Lo sport è un’occasione di riscatto e ci dà la possibilità di mettere sotto i riflettori e portare all’attenzione del mondo un popolo o l’idea che esso rappresenta. E in più ci divertiamo, il che non guasta

Queste le parole del suo Presidente per spiegare le motivazioni alla base dei Mondiali di Conifa, all’interno dei quali anche l’Italia avrà il suo ruolo attraverso la partecipazione della squadra della Padania.

Padania calcio: un pezzo di Italia ai Mondiali

La Padania calcio, club allenato da Arturo Merlo, si è già fatta notare per le sue performances in campo che le hanno permesso di vincere l’anno scorso il campionato europeo, organizzato sempre dalla ConIfa. Anche quest’anno vuole fare la differenza e regalare il bis sollevando, stavolta, la Coppa del Mondo.

Ecco cosa dice in proposito il presidente Fabio Cerini:

Portare a casa la coppa, nonostante il livello sia notevolmente aumentato in questi anni. La Padania è data tra le favorite visto il titolo europeo conquistato nel 2017, ma non diamo nulla per scontato. L’obiettivo è far crescere la selezione, facendo avvicinare giocatori e brand per essere sempre più competitivi in campo e fuori

E all’interno del team si scorgono volti noti, come quello di Marius Stankevicius, che ha militato in Serie A con Brescia, Sampdoria e Lazio e ora gioca con in Serie D con il Crema. Lui e i suoi compagni appartengono al Girone C insieme alla Terra dei Siculi (Ungheria), Tuvalu (Oceania che sostituisce le isole Kiribati) e gli africani del Matabeleland (Zimbawe).

La Padania partecipa alla rassegna iridata consapevole di essere un avversaria temibile, non solo per il titolo europeo vinto di recente, ma anche perché al momento è seconda nel ranking mondiale ConIfa.

I Paesi partecipanti alla competizione mondiale

Siamo giunti alla terza edizione dell’evento ConIfa che ha eletto vincitore nel 2014 la Contea di Nizza e nel 2016 l’Abcasia, che ha vinto in casa la Coppa del Mondo. L’imminente competizione 2018 è organizzata dal Barawa, che mantiene forti ambizioni al titolo. Le semifinali si giocheranno a Carshalton, mentre le finali saranno a Enfield nello stadio dedicato alla regina Elisabetta II (Queen Elizabeth II Stadium di Enfield).

Oltre alla Padania, ecco chi sono gli altri aspiranti al titolo che dal 31 maggio al 9 giugno si batteranno per diventare campioni del mondo:

Group 1: Barawa, Ellan Vannin, Tamil Eelam, Cascadia
Group 2: Abkhazia, Northern Cyprus, Karpatalya, Tibet
Group 3: Padania, Székely Land, Tuvalu, Matabeleland
Group 4: Panjab, United Koreans in Japan, Western Armenia, Kabylia

Si comincia il 31 maggio e una delle prime squadre ad esordire è proprio la Padania, che alle 15 scenderà in campo contro il Matabeleland nel quartiere londinese di Haringey allo stadio Coles Park. Le sue prossime sfide saranno invece il 2 giugno contro Tuvalu alle 17 e infine contro la Terra dei Siculi (Ungheria) il 3 giugno alle 18.

Ad un mese dall’inizio dei Mondiali di calcio 2018 che avranno luogo in Russia è l’Islanda la prima squadra a far conoscere la lista dei suoi convocati.

La nazionale islandese, al suo esordio assoluto nella competizione mondiale, è quindi già pronta per affrontare a testa alta questa nuova sfida che segna una svolta importante nella storia del piccolo paese.

Il tecnico della squadra, Heimir Hallgrimsson, gioca d’anticipo e dirama ufficialmente la lista dei 23 giocatori attraverso un video dove salta subito all’occhio la presenza di due punte del team islandese: Gilfy Sigurdsson, la cui convocazione era in dubbio a causa di un recente infortunio, e Emil Hallfredsson, centrocampista dell’Udinese e unico giocatore che milita nel campionato italiano.

Ecco chi saranno i convocati dell’Islanda:

Portieri: Hannes Pór Halldórsson (Randers), Frederik Schram (Roskilde) e Rúnar Alex Rúnarsson (Nordsjaelland)

Difensori: Ari Freyr Skúlason (Lokeren), Hördur B. Magnússon (Bristol City), Hólmar Örn Eyjólfsson (Levski Sofia), Kári Árnason (Aberdeen – Scozia), Sverrir Ingi Ingason (Rostov), Ragnar Sigurdsson (Rostov), Samúel K. Fridjónsson (Valerenga) e Birkir Már Saevarsson (Valur – Islanda)

Centrocampisti: Jóhann Berg Gudmundsson (Burnley), Arnór Ingvi Traustason (Mälmo), Aron Einar Gunnarsson (Cardiff City), Ólafur Ingi Skúlason (Karabukspor), Gylfi Sigurdsson (Everton), Emil Hallfredsson (Udinese) e Birkir Bjarnason (Aston Villa)

Attaccanti: Rúrik Gíslason (Sandhausen), Björn B. Sigurdarson (Rostov), Albert Gudmundsson (PSV), Alfred Finnbogason (Augsburg) e Jón Dadi Bödvarsson (Reading).

Argentina, Croazia e Nigeria sono le avversarie del suo girone. Si parte il 16 giugno nel match contro la squadra di Messi, per poi affrontare la Nigeria il 22 giugno e la Croazia il 26 giugno.

La nazionale scandinava vuole regalare grandi emozioni in questa sua prima storica partecipazione al mondiale, decisa a sorprendere come altre squadre prima di lei hanno fatto al loro debutto.

Mancano esattamente tre mesi al calcio di inizio di Russia – Arabia Saudita, la partita inaugurale della fase finale della ventunesima edizione dei campionati Mondiali di calcio per squadre nazionali maschili organizzato dalla Fifa e per la prima volta ospitati dalla Russia.

Per i tifosi di tutto il mondo c’è da segnalare un’importante novità: dal 13 marzo e fino al 3 aprile è possibile acquistare i biglietti delle partite sul sito www.fifa.com nella sezione ticketing dedicata alla World Cup 2018.

Il primo periodo utile per l’acquisto era infatti terminato il 31 gennaio ed al momento non è ancora possibile ottenere i ticket direttamente dalle biglietterie ufficiali Fifa. Per poter procedere all’acquisto è necessario registrarsi attraverso un account personale Fifa o più semplicemente procedere attraverso il proprio profilo Facebook.

È possibile acquistare fino ad un massimo di 4 biglietti a persona per un tetto di 7 partite, quindi per un massimo di 28 biglietti a persona. In caso di impossibilità di usufruire dei biglietti acquistati, è consentito chiedere alla Fifa un eventuale rimborso per biglietti che saranno poi rivenduti, sempre sul portale della Fifa, ad altri tifosi interessati; non esistono inoltre ingressi gratuiti sulla base di determinate soglie di età: anche i bambini dovranno munirsi di biglietto, in base alla regola un biglietto per ogni persona.

Non è consentito rivendere il proprio biglietto; bisogna inoltre fare molta attenzione a non perderlo: in tal caso sarebbe impossibile accedere allo stadio, poiché i ticket non sono replicabili in alcun caso. Ad ogni spettatore verrà inoltre rilasciato personalmente un codice identificativo, ID FAN, necessario per poter assistere ai match e da presentare insieme ai documenti di identità.

Intanto il comitato organizzatore ha comunicato che su un totale di 2,9 milioni di biglietti messi in vendita, ad oggi la metà è stata già acquistata. Niente affatto male.