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Pietro Anastasi è morto all’età di 71 anni, venerdì 17 gennaio. Il figlio ha rivelato all’Ansa: “Era ammalato di Sla, gli era stata diagnosticata dopo essere stato operato per un tumore all’intestino. Papà ha chiesto la sedazione assistita”.

 

Nel 2014, l’Uefa, in occasione del proprio sessantesimo anniversario, l’ha inserita nelle 60 reti più belle della storia dell’Europeo. E per i colori azzurri ha un valore ancor più profondo e intimo perché ci riporta all’unico successo intercontinentale vinto dall’Italia. Erano i campionati europei del 1968, terzo torneo assoluto, con la fase finale giocata proprio nella nostra penisola tra Firenze, Napoli e Roma, e vide l’Italia di Ferruccio Valcareggi battere la Jugoslavia al termine della doppia finale.

Doppia, sì, perché nella prima “manche” il risultato fu di 1-1 e non essendo previsti dal regolamento i rigori, si ricorse alla ripetizione dopo 48 ore. Valcareggi sostituì ben cinque calciatori rispetto al primo incontro, ma non toccò Pietro Anastasi, inamovibile. Eppure, per il ragazzotto di vent’anni di Catania, che aveva appena fatto il suo debutto in Serie A con la maglia del Varese collezionando 11 gol in 29 partite, quella dell’8 giugno 1968 fu la sua prima partita in assoluto con la maglia azzurra. Lì in attacco, in mezzo ai grandi, giocò da titolare anche la ripetizione della finale. Riva segnò la prima rete, lui con una mezza prodezza, il 2-0: «De Sisti mi passò il pallone che compì uno strano rimbalzo: tirai senza sapere dove l’avrei indirizzato e ne venne fuori un gran gol».

Fu nominato Cavaliere della Repubblica anche se era ancora minorenne (la maggiore età si otteneva a 21 anni, all’epoca). Per lui, per Pietro Anastasi si fece un’eccezione, del resto l’Italia era da 30 anni che non vinceva nulla. Ma la sua carriera legata alla Nazionale passò dal trionfo, inaspettato, a una cocente delusione, altrettanto inaspettata per l’assurdità di come arrivò. Due anni dopo l’Italia stava per partire insieme per il Messico, per il Mondiale del 1970. Nella notte fra il 15 e il 16 maggio, la notte prima della partenza, Anastasi cominciò a lamentarsi, aveva fortissimi dolori al basso ventre, tanto che nella camera del Parco dei Principi che ospitava la Nazionale lo visitò il dottor Fino Fini. Si parlò di appendicite, ma la storia era un’altra: lui e gli altri azzurri presero di mira il massaggiatore Spialtini che, per “vendicarsi”, rifilò uno schiaffo all’apparenza innocuo sul basso ventre di Anastasi. Il responso fu una mazzata: versamento testicolare, la situazione precipitò e Pietro venne trasportato immediatamente in ospedale e operato la mattina successiva alle 8.30. Per lui il Mondiale finì prima ancora di iniziare.

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Quando pensiamo alla nazionale brasiliana non possiamo altro che immaginare il calcio con il sorriso, con il talento e con la tecnica.

Ovviamente per gli amanti del calcio il Brasile (storicamente parlando) è anche e soprattutto Pelé. Quel campione a tuttotondo che ha cambiato parte della storia del calcio mondiale.

Ha vinto il suo primo campionato del Mondo a 17 anni in Svezia nel 1958, e si è ripetuto in altre due occasioni (Cile 1962 e Messico 1970).

Non possiamo dimenticare che l’Italia è uscita sconfitta proprio in finale contro la Seleçao guidata da O’ Rei.

In quella specifica edizione in cui il numero dieci carioca mise a segno 4 reti di cui una proprio nel match finale contro gli azzurri.

Il campionissimo non riuscì, però, a timbrare il cartellino nella semifinale contro l’Uruguay. Una partita in cui Pelé fu protagonista in negativo. Nello specifico O’ Rei si letteralmente divorò un gol che in altre occasioni avrebbe realizzato anche ad occhi chiusi.

Un suggerimento perfetto del suo compagno di nazionale che gli consentirono di scavalcare il portiere uruguagio Ladislao Mazurkiewicz e pronto per insaccare la palla in rete.

Ma qualcosa andò storto, Pelé non riuscì a coordinarsi per il meglio e pertanto il suo tiro andò ben oltre la porta, finendo la sua corsa fuori a bordo campo.

Sul finale però si riscattò fornendo l’assist per il compagno di squadra Rivellino per il 3-1 finale. Fu la discesa per la vittoria finale del terzo successo consecutivo per il fantasista numero 10, il primo da capitano.