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La capriola al volo in avanti e il gesto dell’ok, la sua firma al termine di ogni gol. Di capriole ne ha fatto più di 300 durante la sua lunga e prolifica carriera di attaccante, Miroslav Klose che si è ritirato a 38 anni, alla fine del 2016. Svincolato dalla Lazio dopo cinque anni in cui ha dimostrato di essere ancora attratto dal gol, rimasto senza squadra, ha rifiutato possibili trasferimenti esotici e ha deciso di appendere le scarpe al chiodo.

Cecchino di area di rigore, ariete puntuale con i suoi stacchi di testa o le incursioni sul filo del fuorigioco, Klose, nato a Opole, in Polonia, nel 1978, si è trasferito a Kusel, con papà Jozef e mamma Barbara, nel 1986. Ha iniziato nella squadra locale di Blaubach-Diedelkopf , da qui è iniziato il suo rapporto di “dipendenza” con la rete, con il gol e l’esultanza: 339 gol in totale tra Homburg, Kaiserslauter, Werder Brema, Bayern Monaco, Lazio e Nazionale di calcio tedesca, una sfilza di portieri impallinati e soprattutto il record di miglior marcatore assoluto nella storia dei Mondiali di calcio, con ben 16 reti.

Meglio di Ronaldo, fermo a 15 reti, meglio del so connazionale Gerd Müller coi suoi 14 gol; più letale del francese Fontaine (13 realizzazioni in una sola edizione, Svezia 1958) o di Pelé. Un traguardo raggiunto l’8 luglio 2014, durante il Mondiale in Brasile, nella semifinale passata alla storia per il 7-1 che i tedeschi hanno rifilato ai padroni di casa. Una convocazione acciuffata in extremis a 36 anni, la quarta partecipazione in una fase finale per l’attaccante di origini polacche che sin dal suo esordio, in Corea e Giappone nel 2002, si è presentato al mondo dimostrando di essere “über Alles”.

Al di sopra di tutto e tutti, lui che guarda gli altri dall’alto, dal suo imperioso e letale colpo di testa: nella prima inaugurale, contro l’Arabia Saudita, Klose segna tre gol con altrettanti colpi di testa. Anche Irlanda e Camerun si piegano al suo stacco, così, Miro chiude l’edizione del 2002 con cinque realizzazione. Bisogna aspettare il Mondiale del 2006, in casa, per vedere la prima rete realizzata di piede: doppietta, nel match inaugurale contro il Costa Rica e altri due gol anche contro l’Ecuador. Chiude quell’anno con una rete (ovviamente di testa) contro l’Argentina.

Klose non si ferma e al top della carriera, viene convocato anche per Sudafrica 2010: sono quattro le reti con Australia, Inghilterra e per due volte l’Argentina, costrette a soccombere. Con 14 reti realizzate in tre Mondiali e Ronaldo raggiunto in vetta, è proprio nella casa del Fenomeno che Klose completa la rimonta: nel trionfo della Germania che solleva la Coppa del Mondo c’è anche spazio per la gloria personale. Il gol segnato contro il Ghana è solo il preludio alla sedicesima rete messa a segno contro la Seleçao nella disfatta passata alla storia come il Mineirazo.

E’ salito sul tetto del mondo con la maglia della sua Nazionale, ha realizzato 71 gol in 131 incontri e da qui è ripartita la sua nuova avventura come assistente al fianco del ct Joachim Löw. Sul sito della federazione ha detto:

In Nazionale ho festeggiato i miei più grandi successi, che non dimenticherò mai. Mi piace tornare a disposizione della Dfb: volevo rimanere in piazza, ma farlo con una nuova prospettiva, quella di un allenatore che legge il gioco, sviluppa strategie e tattiche. Ringrazio Löw per l’opportunità

Fu il giorno in cui la prosa umiliò la poesia. Una generazione cresciuta con racconti sfocati senza mai aver vissuto il Maracanazo, si ritrovò incollata alla tv o allo stadio ad assistere un nuovo passaggio storico, il Mineirazo. L’8 luglio 2014 è stato il giorno più nero per gli appassionati di calcio in Brasile e, per contraltare, l’esaltazione massima per il popolo tedesco: Brasile – Germania 1-7. Nel Mondiale giocato in casa, nel Mondiale di Neymar e della possibile sesta Coppa del mondo, tutta una nazione implose smarrita nella notte più oscura di sempre.

Una semifinale mai esistita, il peggior incubo. Ancora in casa, come il Mondiale del 1950, acciuffato dall’Uruguay nella finale allo stadio Maracanã, davanti a quasi 200mila spettatori increduli, sbigottiti. In precedenza, il Brasile aveva perso una sola volta con un simile scarto di gol, nel 1920 perse 6-0 contro l’Uruguay, e non aveva mai subito sette reti in una partita mondiale.
Il Mineirão diventò la tomba per i calciatori carioca, l’altare della gloria per i teutonici: Müller, Klose, due volte Kroos, Khedira e due volte Schürrle annientarono i sogni di gloria di un paese che a cicli alterni, si ritrova invischiato in scandali, corruzione e lotte tra trafficanti. Oscar, al 90’, piazzò la rete della bandiera, una bandiera maciullata, vilipesa.
Miroslav Klose, con il gol del 2-0, raggiunse le 16 reti nelle fasi finali di un mondiale, divenendo il miglior marcatore nella storia del torneo, superando proprio il brasiliano Ronaldo.

E’ una delle tante, tantissime storie snocciolate dopo l’impresa tedesca. Gli appassionati di statistica, subito dopo il triplice fischio finale, hanno riavvolto le loro menti, i ricordi e sfogliato tutti i dati per trovare altre sconfitte roboanti nelle quali era necessario l’utilizzo del pallottoliere. E ce ne sono: ecco i match finiti in goleada:

10- Turchia – Corea del Sud 7-0, 1954

Sette gol nel Mondiale in Svizzera nel 1954 messi a segno dalla nazionale turca alla sua prima apparizione mondiale. Il turco Burhan Sargun segnò una tripletta , ma quella sconfitta non fu la peggiore subita dai coreani ai Mondiali di Svizzera;

 

9- Uruguay – Scozia 7-0, 1954

Ancora in Svizzera, un’edizione ricca di gol. Gli scozzesi subirono la loro peggior sconfitta nella storia del torneo iridato al St. Jakob Stadium di Basilea, alla loro prima partecipazione. Tripletta di Carlos Borges e due doppiette, quella di Oscar Miguez e di Julio Abbadie;

 

8- Polonia – Haiti 7-0, 1974

Sempre con uno scarto di sette reti, Haiti venne demolita alla sua prima e tutt’oggi unica apparizione. Il polacco Andrzej Szarmach, all’Olympiastadion di Monaco di Baviera, segnò tre gol. Eppure il paese caraibico, all’esordio contro l’Italia riuscì addirittura a passare in vantaggio (poi perse 3-1) con Sanon, che pose fine all’imbattibilità di Dino Zoff arrivata a 1.143 minuti;

 

7- Portogallo – Corea del Nord 7-0, 2010

Quello del 2010 in Sudafrica, fu uno strano Mondiale per il Portogallo. Inserito nel girone assieme Costa d’Avorio, Brasile e Corea del Nord, i portoghesi superarono il turno arrivando secondi e perdendo poi contro la Spagna per 1-0, grazie a due 0-0 contro Brasile e Costa d’Avorio e demolendo per 7-0 gli asiatici. Insomma, tutti i gol segnati dal Portogallo furono realizzati in un solo match anche se, alla fine del primo tempo, il risultato era ancora sull’1-0;

6- Svezia – Cuba 8-0, 1938

Solita storia che si ripete alle nazionali alla prima partecipazione in assoluto. Cuba fu distrutta nei quarti di finale dalla Svezia, grazie alle due triplette di Harry Andersson e Gustav Wetterstrom;

 

5- Uruguay – Bolivia 8-0, 1950

Altro match con otto gol di scarto, derby tutto sudamericano. L’Uruguay che poi vincerà quell’edizione nel famigerato Maracanazo, a Belo Horizonte demolì la Bolivia per 8-0. Tra i protagonisti, Oscar Miguez, autore di una tripletta;

 

4- Germania – Arabia Saudita 8-0, 2002

Partita dai pronostici abbastanza morbidi e larghi, i sauditi non riuscirono a reggere il confronto contro la squadra che arrivò in finale contro il Brasile nel Mondiale giocato in Giappone e Corea. Miroslav Klose realizzò una tripletta completata dalle reti di Michael Ballack, Carsten Jancker, Thomas Linke, Oliver Bierhoff e Bernd Schneider;

3- Ungheria – Corea del Sud 9-0, 1954

Si sale sul gradino più basso del podio. E torna la Corea del Sud che, dopo i sette gol subiti contro la Turchia nello stesso Mondiale, ne prende ben nove, tre giorni dopo, dall’Ungheria. Mattatori furono Sandor Kocsis e Ferenc Puskas che realizzarono due triplette;

2- Jugoslavia – Zaire 9-0, 1974

Lo Zaire ai Mondiali del 1974 verrà ricordato per sempre dalla punizione “al contrario” calciata come urlo liberatorio dal difensore Ilunga Mwepu, contro il Brasile. Ma quell’episodio storico ha un antefatto: il larghissimo e umiliante risultato contro la Jugoslavia. Fu lo stesso Mwepu a spiegare la drammatica esperienza che vissero i calciatori dello Zaire: «Pensavamo che saremmo diventati ricchi, appena tornati in Africa, ma dopo la prima sconfitta venimmo a sapere che non saremmo mai stati pagati e quando perdemmo 9-0 con la Jugoslavia gli uomini di Mobutu ci vennero a minacciare. Se avessimo perso con più di tre gol di scarto col Brasile, ci dissero, nessuno di noi sarebbe tornato a casa»;

1- Ungheria – El Salvador 10-1, 1982

E’ il match dove venne registrata la più grande sconfitta nella storia dei Mondiali. Il Mondiale di Spagna ’82, felice per noi italiani, fu lo scenario della mattanza ungherese: Laszlo Kiss diventò il primo giocatore, subentrato dalla panchina, a segnare una tripletta al Mondiale, mentre Luis Ramirez Zapata segnò l’unico gol di El Salvador in quella partita e l’unico in assoluto nella storia dei salvadoregni in una fase finale.