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Megan Rapinoe, campionessa del mondo in Francia con la nazionale femminile degli Stati Uniti, lunedì 23 settembre sera ha ricevuto alla Scala di Milano, il premio come miglior calciatrice FIFA del 2019 e nel suo discorso di ringraziamento non si è fatta mancare parole di cuore contro il razzismo e l’omofobia, per la parità dei sessi nella vita e nello sport con l’invito di cogliere occasioni come queste come spunto per cambiare il mondo.

Rapinoe, che il 5 luglio ha compiuto 34 anni, ai recenti Mondiali ha vinto la Scarpa d’Oro con sei reti realizzate,  ha deciso la finale, realizzando il suo cinquantesimo gol con la maglia della Nazionale, e ha ricevuto il premio come miglior calciatrice in assoluto della competizione iridata. E dopo Francia 2019 è anche diventata una sorta di ambasciatrice del movimento femminile, del calcio e di tutte le atlete che faticano a trovare spazio nel mondo dello sport.

Risultati immagini per megan rapinoe

Così, anche a Milano, nel suo discorso, ha voluto rimarcare i valori che per lei sono fondamentali:

Anzitutto, voglio ringraziare la mia famiglia, la mia sorella gemella, la mia ragazza che non può essere qui, per tutto il supporto ricevuto in questo anno. Un grazie anche a tutti gli allenatori che ho avuto nel corso della mia carriera e a tutti i compagni che ho avuto. Il mondiale è stato incredibile, averne fatto parte è stato indescrivibile e la qualità in campo è stata fantastica

Nel suo discorso, una prima parte è dedicata appunto ai successi personali e con la maglia statunitense, ma poi la Rapinoe apre il cuore e continua:

Voglio parlare di alcune storie che mi hanno colpito di più: Sterling e Koulibaly, che hanno attaccato il razzismo che li affligge da tutta la vita. La ragazza iraniana che si è suicidata, tutti coloro che combattono l’omofobia. Queste sono le storie che mi ispirano, ma mi rendono anche triste: io penso che, se vogliamo avere dei cambiamenti, è necessario che anche altri, oltre a Sterling e Koulibaly, siano arrabbiati quanto lo sono loro. E la stessa cosa vale per chi difende i diritti LGBT, o la tutela delle calciatrici. Noi abbiamo tanto successo, a qualsiasi livello. Quello che voglio dire a tutti, con tutto il cuore, quindi è: condividete il vostro palco con le altre persone, lasciate che ci salgano, condividete il vostro successo. Usate questo splendido sport per cambiare davvero il mondo. Fate qualcosa, qualsiasi cosa: abbiamo un poter incredibile in questa stanza

 

Quella di stasera a san Siro è una partita dal profumo d’Europa, Milan – Torino si affrontano con l’obiettivo per entrambe di agguantare quel posto in classifica che, per i rossoneri significa Champions League, per i granata Europa League.

Non è una partita come le altre, è una classica del calcio italiano accomunate anche dal passato di un grande come Gigi Radice, storico calciatore rossonero e grande allenatore granata, che è scomparso qualche giorno fa. Il “tedesco” sarà ricordato dal Meazza con un minuto di silenzio.

Sarà anche la notte dei due numeri 9, due bomber come Gonzalo Higuain e Andrea Belotti.
Attaccanti che vivono per il gol e che, in questa stagione, stanno trovando un po’ di difficoltà più che a livello realizzativo (5 gol per entrambi) a livello di prestazioni e di carattere.

Il Pipita torna dopo la serataccia contro la Juve, con l’errore dal dischetto e la successiva espulsione, il Gallo sta vivendo una stagione un po’ sottotono, tanto da essere escluso anche dal ct Roberto Mancini, tre delle cinque reti le ha realizzate dal dischetto, nonostante abbia giocato tutte le partite.

L’argentino però è quello che sente di più questa partita perché ha voglia, anche se non ce n’è bisogno, di dare delle risposte al pubblico rossonero.

L’espulsione di Gonzalo Higuain nel match contro la Juve

L’ultima rete risale a un mese e mezzo fa contro la Sampdoria nel match terminato 3-2 per i diavoli. È rimasto a secco anche durante la goleada in Europa League contro i lussemburghesi del Dudelange.

Il Gallo vive di queste partite e il san Siro è uno stadio in cui ha fatto spesso gol. Ultima vittima l’Inter nel 2-2 d’inizio campionato.

L’esultanza di Belotti contro i nerazzurri

E pensare che proprio il terreno del Meazza poteva essere suo dato che il club rossonero lo ha cercato più volte per rimpiazzare Andrè Silva e Kalinic. Le grandi richieste del presidente granata, Urbano Cairo, e l’affare con la Juventus hanno poi fatto cambiare idea al direttore sportivo del Milan, Leonardo.

I pronostici possono essere vari, una cosa è certa i due bomber ci saranno e proveranno entrambi a colpire.

Quello che andrà di scena a san Siro sarà un bel big match tra Milan – Juventus. Una partita sempre prestigiosa per la storia di entrambe le squadre e per le loro tifoserie.

Il Milan dopo una partenza un po’ a singhiozzo ha ritrovato punti e gol che gli hanno permesso di risalire in classifica fino al quarto posto.

La Juve guida da grande leader la classifica della Serie A con dieci vittorie e un solo pareggio.

Sarà la partita dei grandi ex: Gonzalo Higuain e Leonardo Bonucci.

L’argentino sfida per la prima volta quella che è stata la squadra per tre anni e che è stato costretto a lasciare per fare spazio a Cristiano Ronaldo.

Bonucci invece non avrà un’accoglienza da red carpet da quelli che sono stati i tifosi per un anno, prima di rientrare a Torino. Proprio per questo motivo, il tecnico Max Allegri potrebbe lasciarlo in panchina per far giocare il marocchino Benatia.

Decisione simile a quella presa da Luciano Spalletti qualche settimana fa per il difensore De Vrij. L’olandese, infatti, non ha giocato contro la Lazio nella trasferta vincente all’Olimpico di Roma.

Una scelta dovuta dall’ambiente caldo che avrà il Meazza contro l’ex capitano rossonero. Allegri e Bonucci pare che abbiano avuto un confronto che ha portato a questa conclusione.

Cert, però, il centrale viterbese non si è mai tirato indietro quando si è reso protagonista di momenti “accesi”. Proprio l’anno scorso, a testa alta, si è presentato all’Allianz Stadium da leader del gruppo rossonero, segnando anche una rete con tanto di esultanza.

È sbarcato a Milano nel 2010 quando aveva solo 18 anni e pagato 3,5 milioni di euro dal Vasco de Gama, oggi ci ritorna in Champions League dopo 6 anni in cui ha giocato a Liverpool e ora al Barcellona, come uno dei giocatori più forti del mondo.

È Philippe Coutinho, brasiliano classe 1992, arrivato in Europa proprio grazie all’Inter che lo pesca nel campionato carioca e che, dopo il compimento della maggiore età, lo inserisce in prima squadra. Il piccolo brasiliano è un ragazzo timido di poche parole ma che con i piedi riesce a farsi notare, soprattutto in allenamento. È l’Inter post triplete, con campioni di altro calibro e con un nuovo allenatore, Rafa Benitez, che punta molto sui veterani.

Philippe Coutinho ai tempi dell’Inter

Il suo debutto ufficiale con la maglia nerazzurra è nel match di Supercoppa Europea perso contro l’Atletico Madrid. Nonostante la sconfitta ovviamente per Coutinho quella è stata comunque una partita indimenticabile, che ha sancito il suo inizio in Europa.

Così come indimenticabile il suo primo gol con la maglia nerazzurra nel match vinto 3-1 contro la Fiorentina l’8 maggio 2011. Un bella rete direttamente da punizione con un bel destro oltre la barriera e portiere polacco Boruc battuto.

Durante l’avventura nerazzurra c’è stata anche la prima esperienza in Spagna sempre a Barcellona. Un prestito di sei mesi all’Espanyol in cui ha giocato 16 partite, realizzando 5 gol. Una coincidenza per il fantasista brasiliano, non avrebbe mai immaginato che poi sarebbe ritornato nella città catalana ma nella squadra più forte a un prezzo da capogiro.

E talento e soldi sono i veri rammarichi per l’Inter. Farsi sfuggire un talento puro a pochi euro, è stato venduto al Liverpool per 10 milioni, è stata una grave pecca della società.

Con i reds il brasiliano esplode e diventa il protagonista principale della squadra di Klopp. Lo scorso gennaio il passaggio ai blaugrana dove ora gioca con regolarità anche se più a ritroso. Inoltre è punto fisso del Brasile, oramai la Selecao non può fare a meno di lui.

Il pubblico di san Siro lo accoglierà con affetto e anche il brasiliano certo non cancellerà mai il periodo milanese dove è cresciuto.

  1. Ci siamo quasi. Il campionato sta per riprendere dopo la pausa Nazionali e domenica sera c’è il derby di Milano.

Inter e Milan si sfideranno per quella che non è una partita come le altre, un match sentito dai tifosi e tre punti in palio per la classifica.

Sarà la sfida tra società cinese e società americana, tra Spalletti e Gattuso in panchina e tra i bomber Icardi e Higuain per chi avrà il ruolo di protagonista in fase realizzativa, così com’è stato nel recente passato per campioni come Vieri, Shevchenko, Ronaldo e Kakà.

Nel corso dei derby, però, ci sono stati anche eroi anonimi, delle vere e proprie meteore. Eroi per una notte che hanno segnato la stracittadina.

Se pensiamo a una meteora sicuramente lo è stata Ezequiel Schelotto. L’italoargentino, attualmente al Brighton in Premier League, è stato il protagonista inaspettato dell’1-1 del 24 febbraio 2013. Un gol di testa su traversone di Nagatomo e successivo pianto di commozione per El Galgo.

Un altro nerazzurro che ha agguantato un pareggio in maniera insperata è stato il nigeriano Joel Obi. Centrocampista cresciuto nelle giovanili dell’Inter. Cinquanta presenze in prima squadra e soltanto due reti all’attivo, una di queste nel derby del 23 novembre 2014. Gol che pareggia i conti dopo il vantaggio del francese Menez.

Andando più indietro e spostandoci sulla sponda rossonera non possiamo non citare il terzino destro rumeno: Cosmin Contra. Il difensore riuscì a timbrare il cartellino in occasione nel rocambolesco derby del 21 ottobre 2001 terminato per 4-2 in favore dei diavoli. In quella stessa partita segnarono anche due protagonisti imprevisti nerazzurri: sierraleonese Momo Kallon e il pugliese Nicola Ventola (24 gol in due con la maglia dell’Inter e tanti prestiti qui e là).

Uniche reti in maglia rossonera sono state segnate proprio nel derby della Madonnina da Gianni Comandini e Federico Giunti. Entrambi presero parte alla goleada milanista nel famosissimo 6-0 dell’11 maggio 2001. In quell’occasione, il futuro attaccante dell’Atalanta segnò addirittura una doppietta.

Per completare il quadro post 2000 dobbiamo ricordare anche la meteora interista: il turco Hakan Sukur. L’attaccante, comprato dal Galatasaray, restò una sola stagione a Milano con appena sei gol, uno di questi nel derby del 7 gennaio 2001, terminato 2-2.

Chi sarà il prossimo? Ci sarà di nuovo un eroe anonimo?

Riparte la serie A di basket con la caccia all’Olimpia Milano. Avellino Cantù, in programma questo pomeriggio alle 18, taglia il nastro della massima divisione italiana, dominata lo scorso anno dalla squadra del patron Armani. L’altro anticipo della giornata è Trento Cremona, alle 20.30. L’intero campionato sarà trasmesso in esclusiva da Eurosport, mentre la Rai offrirà ai suoi telespettatori il posticipo domenicale.

Tutti in fila, quindi, dietro coach Pianigiani e i sui ragazzi. I campioni uscenti, freschi vincitori della Supercoppa italiana in finale contro Torino, hanno rafforzato un roster già fortissimo, in grado di competere sia in Italia che in Eurolega. All’Armani sono arrivati il play Mike James da Atene e la guardia Nemanja Nedovic da Malaga, al pari dell’ala americana Jeff Brooks. L’azzurro Amedeo Della Valle impreziosisce un organico che deve sfatare il tabù del secondo anno dopo lo scudetto, storicamente ostico per la società lombarda. L’esordio per Milano sarà in casa contro Brindisi.

Coach Simone Pianigiani

L’idea ci stimola, siamo l’Olimpia e questo è il sale dello sport. In Italia vogliamo fare qualcosa per cui essere ricordati. Il Triplete non capita spesso, nemmeno ai top club supervincenti (Simone Pianigiani a Gazzetta.it)

Dietro Milano la prima delle inseguitrici è la Reyer Venezia di coach De Raffaele. Presenza costante nei quartieri alti del torneo, roster esperto e talentuoso, i veneti sono stati campioni in carica nel 2017 ed eliminati alle semifinali durante la scorsa stagione. Sono rimasti i big come Austin Daye, Mitchell Watt, MarQuez Haynes, a cui si aggiunge l’ex Julyan Stone, tornato in Laguna dopo l’esperienza in Nba con Charlotte Hornets.

Subito dopo Milano e Venezia un gruppetto di outsider di livello. Si parte da Trento, finalista negli ultimi due campionati. Poi Avellino con Norris Cole, play americano proveniente da Tel Aviv, Brescia con l’arrivo della stella Nba Jordan Hamilton, la Virtus Bologna di coach Sacripanti e del play/guardia Kevin Punter. La curiosità è tutta su Torino del santone americano Larry Brown, l’unico tecnico ad aver vinto un campionato universitario NCAA e il titolo NBA, e coach degli Usa alle Olimpiadi di Atene 2004. La sua mano nell’Auxilium è già evidente visto che i piemontesi sono arrivate in finale di Supercoppa, poi persa con Milano.

Coach Larry Brown, un mostro sacro del basket internazionale

Trieste, Pesaro e Pistoia sono le candidate a giocarsi la permanenza nella categoria che quest’anno prevede una retrocessione con tre promozioni dall’A2. L’anno prossimo si passerà da 16 a 18 squadre.

Non ce la fa nemmeno stavolta la nostra Carolina Kostner ad aggiudicarsi un posto nel podio. Ai Mondiali di pattinaggio di figura in scena al Forum di Assago si piazza solo al quarto posto, vedendo sfumare per l’ennesima volta la possibilità di conquistare la medaglia e quella gloria che da tempo le è sfuggita di mano.

Dopo il quarto posto olimpico a Pyeongchang, Carolina aveva riversato tutte le energie su questa competizione iridata, certa di poter ancora essere la numero uno. Ma, dopo un inizio sorprendente nello short program che l’ha vista prima con una performance divina e un record personale di 80.27, qualche imprecisione e soprattutto una caduta di troppo le sono stati fatali.

Eppure Carolina Kostner aveva sia i numeri per farcela che le occasioni propizie, soprattutto a causa del flop del tutto inaspettato della favorita rivale russa Alina Zagitova. La zarina del ghiaccio, oro alle Olimpiadi Invernali 2018, è stata vittima di ben tre cadute e si è dovuta accontentare tra le lacrime del quinto posto.

Tutti gli occhi a Milano erano puntati sulla Regina del ghiaccio delle fiamme azzurre, ad un passo da quella tanto desiderata medaglia. Ma qualcosa è andato storto: forse le aspettative troppo alte o forse la pressione di non essere all’altezza e deludere di nuovo le hanno fatto perdere la concentrazione e causato quella caduta che l’ha fatta scendere di punteggio. 

Dopo aver ballato sulle note di “Preludio al pomeriggio di un fauno” di Debussy ha ottenuto un punteggio di 128.61 punti (54.71 di valutazione tecnica e 74.90 per i components, -1 di deduzione).  Il suo punteggio complessivo di 208.88 la relega al quarto posto, con l’amaro in bocca di avere anche stavolta sfiorato la medaglia.

Al primo posto si piazza una delle favorite con un punteggio di 223.23, la canadese Kaetlyn Osmond, bronzo a Pyeongchang, al suo primo podio di carriera. Al secondo e terzo posto troviamo invece le giapponesi Higuchi e Miyahara.

Sfumato il sogno di essere incoronata regina dei Mondiali 2018, Carolina Kostner fa i conti con un’amara sconfitta che commenta con queste parole:

Ho dato il massimo, mi dispiace tantissimo di non essere riuscita a restare sul podio e di non aver trovato il ritmo giusto per un esercizio pulito: chiudere quarti non è divertente ma due anni fa ero a zero, a terra, e avrei potuto prendere altre decisioni e non essere qui oggi. Essere qua ancora tra le migliori al mondo mi rende felice, anche e soprattutto dopo quindici anni. Sono orgogliosa e felice di aver visto crescere così tanto in Italia la passione per questo sport: oggi abbiamo riempito un’arena e non ho mai pattinato in carriera con un boato e un tifo del genere 

E a chi le chiede cosa pensa di fare nel suo futuro risponde così:

Futuro? Voglio prendermi una vacanza dopo una stagione così intensa e stressante, poi deciderò con calma…

È tempo per lei di prendersi una pausa per riflettere senza pressioni di alcun tipo, contando sempre sull’affetto di un pubblico che la adora anche senza medaglia al collo.

Dopo averla vista volteggiare sul ghiaccio di Pyeongchang, l’Italia attende con ansia di vedere la sua regina gareggiare in casa in quella che potrebbe essere la sua ultima esibizione ufficiale. Carolina Kostner è una delle partecipanti ai Mondiali di pattinaggio di figura 2018 che si aprono a Milano il 21 marzo per concludersi il 25 marzo.

Imbattibile per grazia ed espressività, nella sua prima prova relativa al programma di corto, si sfiderà contro l’oro olimpico Alina Zagitova, rivale molto più giovane di lei ma con alle spalle il titolo Europeo e il primo posto agli ultimi Giochi invernali, e la canadese Kaetlyn Osmond, terza ai Giochi olimpici invernali.

Sono soprattutto loro le due pattinatrici che possono dare del filo da torcere alla nostra azzurra, data l’assenza di Evgenia Medvedeva, che non parteciperà alla competizione.

Carolina Kostner mira alla medaglia. Un obiettivo comune a tutte le partecipanti ma che nel suo caso diventa quasi un’esigenza per chiudere in bellezza una carriera eccezionale. Si, perché questa potrebbe essere la sua ultima partecipazione dopo ben oltre 10 stagioni.

La gara mondiale al Mediolanum Forum milanese segna per la fiamma azzurra la quattordicesima partecipazione ad una gara iridata. Gioie e dolori hanno accompagnato il suo percorso nell’arco della sua carriera e hanno trovato la massima espressione nel 2012 con l’oro di Nizza. È difficile immaginare il pattinaggio artistico dei prossimi anni senza di lei.

Ben sei medaglie iridate (1 oro, 2 argenti e 3 bronzi), è riuscita a regalare al nostro paese e la sua ultima performance in Corea del Sud, che le è valsa il quinto posto, è stata memorabile. Ma nel corso dei suoi anni d’oro la nostra Regina del ghiaccio ha vinto anche il bronzo a Sochi 2014, diversi campionati europei e il Grand Prix del pattinaggio di figura del 2011, diventando alla fine del 2012 la prima del mondo nella sua disciplina sportiva.

A 31 anni, sul ghiaccio riesce ad incantare tanto quanto le giovanissime pattinatrici contro le quali si batte per la sua ultima medaglia.

Dopo aver chiuso l’esperienza olimpica facendo da portabandiera nella cerimonia di chiusura dei Giochi di Pyeongchang, ha dedicato pochissimo tempo al riposo e si è concentrata duramente sul suo allenamento, per perfezionarsi in vista dei Mondiali.

Sa bene che non sarà affatto facile battere l’astro nascente del ghiaccio, Alina Zagitova, che al momento detiene anche il record nel segmento con 82.92, ma Carolina intende provarci e dare il massimo. La sua prova deve essere perfetta per avere delle chance e raggiungere il podio.

L’Italia è col fiato sospeso in attesa di vederla sulla pista e comunque vada sarà sempre uno spettacolo unico assistere ad un’altra delle sue esibizioni, capaci di dare emozioni e lasciare il pubblico completamente estasiato.

E’ stata una sfida entusiasmante, quella vinta da Andrey Rublev al quinto set contro un ottimo Gianluigi Quinzi, a concludere nel migliore dei modi la giornata inaugurale della prima edizione delle Next Gen ATP Finals, torneo riservato ai migliori otto tennisti under 21, in corso fino a sabato alla Fiera di Milano (montepremi di 1.275.000 milioni di dollari).

Il russo, numero 37 Atp, favorito numero uno del seeding, si è imposto per 1-4, 4-0 4-3(3) 0-4 4-3(3), dopo un’ora e tre quarti di battaglia, sul mancino marchigiano, numero 306 Atp (Gruppo A), che si era guadagnato la wild card vincendo il torneo di qualificazione allo Sporting Milano 3.

Contro Rublev ha giocato una partita quasi perfetta, nella quale è mancata solo la vittoria. Ma Gianluigi Quinzi ha mostrato che le belle prestazioni nelle qualificazioni non erano state un caso. E che le Next Gen Atp Finals potrebbero davvero essere un nuovo trampolino di lancio.

 

“Ci ho sperato fino all’ultimo – ha spiegato il marchigiano – ma mi è mancato qualcosa nei due tie-break e forse non ci ho creduto abbastanza. Nei punti importanti ho messo poche prime e non sono stato sufficientemente incisivo col diritto. Fabio Gorietti, il mio allenatore, mi diceva di cambiare spesso la direzione dei colpi per non dargli riferimenti, altrimenti se lui può colpire in tranquillità fa veramente male. Ma non sempre sono riuscito a eseguire il compito. A questi livelli non sono ancora abituato, anche fisicamente, quindi nel finale ho sofferto un po’”.

 

i risultati di ieri 

(7) Daniil Medvedev (RUS) b. (2) Karen Khachanov (RUS) 2-4 4-3(6) 4-3(3) 4-2 Gruppo B
(6) Hyeon Chung (KOR) b (3) Denis Shapovalov (CAN) 1-4 4-3(5) 4-3(4) 4-1 Gruppo A
(4) Borna Coric (CRO) b. (5) Jared Donaldson (USA) 4-3(2) 4-1 4-3(5) Gruppo B
(1) Andrey Rublev (RUS) b. (wc) Gianluigi QUINZI (ITA) 1-4 4-0 4-3(3) 0-4 4-3(3) Gruppo A

 

Oggi al via la seconda giornata

Alle 14, per il Gruppo B, in campo i due sconfitti della prima giornata: il russo Karen Khachanov, numero 45 Atp e seconda testa di serie, e lo statunitense Jared Donaldson, numero 55 del ranking mondiale e quinta testa di serie (sfida inedita) A seguire i due vincitori del Gruppo A nella prima giornata, il coreano Hyeon Chung, numero 54 Atp e sesta testa di serie, ed il russo Andrey Rublev, numero 37 del ranking mondiale e primo favorito del seeding, che ieri sera ha sofferto fino al tie-break del quinto set prima di riuscire a superare Quinzi: il 21enne di Suwon si è aggiudicato in tre set l’unico precedente giocato lo scorso agosto al primo turno dell’Atp di Wiston-Salem.

In serata – sempre per il Gruppo A – il canadese Denis Shapovalov, numero 51 Atp e quarta testa di serie, cerca il riscatto contro Gianluigi Quinzi, numero 306 del ranking mondiale (wild card), molto convincente nel match perso contro Rublev (sfida inedita). In chiusura l’altro russo Daniil Medvedev, numero 65 del ranking mondiale e settima testa di serie, ed il croato Borna Coric, numero 48 e quarta testa di serie, si giocano il primato nel Gruppo B. Anche in questo caso non ci sono precedenti.

E’ Gianluigi Quinzi ad aggiudicarsi la wild card per l’edizione inaugurale delle Next Gen Atp Finals di Milano. Il 21enne mancino di Porto San Giorgio ha infatti vinto il torneo di qualificazione (tabellone ad otto posti a eliminazione diretta) disputato sul veloce dello Sporting Milano 3.

In finale Quinzi, che si allena alla Tennis Training School di Foligno, ha battuto in rimonta per 3-4 3-4 4-2 4-2 4-2, dopo una battaglia di due ore e 7 minuti, Filippo Baldi, protagonista comunque di un grandissimo torneo.

Ci sono voluti cinque set a Gianluigi Quinzi per superare Filippo Baldi (5)3-4 (6)3-4 4-2 4-2 4-2 lo score in due ore e 7 minuti. La cronaca. La tensione è tanta perché la posta in gioca è alta. Anche la differenza in classifica è tanta tra il 21enne mancino di Porto San Giorgio, numero 294 del ranking mondiale e seconda testa di serie del tabellone, ed il 21enne di Vigevano, numero 459 Atp.

Da martedì dunque prenderà l’avvio la prima edizione del torneo riservato ai migliori otto tennisti 21 ed under, in programma dal 7 all’11 novembre a Milano. Parteciperanno i primi 7 classificati della “Race to Milan” – Andrey Rublev, Karen Khachanov, Denis Shapovalov, Borna Coric, Jared Donaldson, Hyeon Chung, Daniil Medvedev – oltre alla wild card italiana Gianluigi Quinzi.

RISULTATI

Quinzi b. Baldi (5)3-4 (6)3-4 4-2 4-2 4-2

sabato – semifinali: (2) Quinzi b. (4) Caruana 4-0 1-4 4-1 4-3(3) – un’ora e 12 minuti;
Baldi b. (3) Pellegrino 4-3(2) 4-3(4) 4-2 – un’ora e 10 minuti

venerdì – quarti: (4) Caruana b. Carli 4-3(5) 4-1 4-3(4) – un’ora e 2 minuti;
(3) Pellegrino b. Moroni 1-4 4-1 4-2 4-1 – un’ora e 13 minuti;
(2) Quinzi b. Balzerani 4-2 4-2 4-2 – un’ora e 8 minuti;
Baldi b. (1) Berrettini 4-3(5) 4-1 4-3 (3) – in un’ora e 12 minuti.