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Clamoroso epilogo al Bezerrao, dove il Brasile centra la seconda rimonta consecutiva dopo il capolavoro in semifinale contro la Francia conquistando il suo quarto titolo Mondiale U17. Il trionfo verdeoro arriva solo negli ultimi 10 minuti, quando il Messico assaporava il trionfo e l’ennesima beffa all’Amarelinha, già sconfitta in finale nel 2005. Invece i padroni di casa si prendono la rivincita, vincendo per 2-1 e spezzando un tabù che durava da 14 anni grazie ai lampi nel finale di Kaio Jorge, che chiude da vicecapocannoniere del torneo con 5 centri, e di Lazaro. Polemiche messicane per il rigore del momentaneo pareggio brasiliano all’83’.

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La sfida non tradisce le aspettative infiammando i 22 mila presenti al Bezerrao. Merito soprattutto di un Brasile che parte a mille, esercitando un pressing asfissiante e sfondando con facilità lungo la corsia destra grazie alla spinta costante di Yan Couto. A mettersi in evidenza è soprattutto Gabriel Veron, imprendibile nell’uno contro uno e fulminante in progressione. Netto lo strapotere dell’Amarelinha nei primi 45′ segnati da due grandi occasioni di Veron (colpevole di un grossolano errore a porta spalancata) e da una traversa di Peglow. Copione simile anche nella ripresa nonostante il Messico cerchi di alzare ritmo e baricentro. La stellina tricolor, Alvarez, non riesce a incidere perché costretto ad abbassarsi troppo per trovare qualche pallone giocabile, tanto da giustificarne la sostituzione dopo 55′ anonimi.

La emozioni si moltiplicano nell’ultima mezz’ora, quando al Brasile viene il sospetto di essere vittima di un sortilegio: il trio offensivo verdeoro semina il panico nella retroguardia rivale sprecando di tutto, mentre al 66′ arriva il lampo di Gonzalez che, come un fulmine a ciel sereno, regala il vantaggio ai messicani nell’unica occasione su azione manovrata confezionata fino a quel momento. La furibonda reazione verdeoro porta a tre chiare chance con altrettanti tiri dal limite dell’area e a un’altra traversa colta da Cabral. Sembra finita per i padroni di casa. Ma all’83’ Veron conquista un sacrosanto rigore che s’incarica di realizzare Kaio Jorge. Senza respiro gli ultimi minuti, durante i quali il Brasile dà fondo alle energie residue trovando il ribaltone in pieno recupero grazie a un inserimento del nuovo entrato Lazaro.

FRANCIA TERZA

Dalla rimonta subita dal Brasile, quella costata la finale, al ribaltone rifilato all’Olanda (3-1) che vale il terzo posto. La Francia si prende una parziale consolazione conquistando il gradino più basso del podio grazie a un incontenibile Muinga, autore di una tripletta che lo proietta a quota 5 reti, vicecapocannoniere a braccetto con il compagno Mbuku. Sotto al 15′ a causa della rete messa a segno da Taabouni, la squadra di Giuntini ha ristabilito l’equilibrio al 22′ prima di mettere la freccia e chiudere i conti tra il 54′ e il 62′ per mano del centravanti del Psg.

Il monaco buddhista che si diede fuoco in un piazza di SaigonRosa Parks che su un autobus si rifiutò di alzarsi per far sedere un bianco.
E poi ci sono i pugni guantati di Smith e Carlos. Sicuramente tante altre foto hanno segnato un’epoca, ma queste tre, limitate ad un un arco temporale confinante, hanno un senso comune di ribellione. Contro il regime cattolico nel Vietnam il primo, per i diritti civili dei neri gli altri due. Piccole tappe, capaci di sovrastare il dio Crono e di rimanere immutate nel tempo, come quella del 16 ottobre 1968.

 

 

Olimpiadi di Città del Messico. Tommie Smith e John Carlos, primo e terzo nella finale maschile dei 200 metri. I due atleti americani, durante la cerimonia celebrativa, sollevarono in cielo il pugno con un guanto nero, con il capo chino, al collo una collanina con delle pietre -simbolo di ogni nero morto linciato- e i piedi scalzi. Umanamente fieri e con i muscoli tesi a reggere una presa di coscienza che in quel momento non era più pesante delle medaglie che avevano al collo.
Solo sei mesi prima fu assassinato Martin Luther King e quello fu il gesto che portò il ruggito del Black Power, contro la discriminazione razziale, ad echeggiare oltre i confini dello stadio. Ventiquattro anni Smith, un anno in meno Carlos.

 

L’attimo prima della premiazione

L’aneddoto

Quella protesta è rimasta scolpita nella storia dello sport e non solo, anche perché su quel podio Smith e Carlos non si sentirono soli. La medaglia d’argento, infatti, andò a Peter Norman, australiano cresciuto a Melbourne, dove ebbe modo di osservare l’odio dei bianchi verso gli aborigeni. Lui era ignaro della protesta, ma si dice che sia stato proprio Norman, a fine gara, a suggerire ai due atleti di dividersi i guanti perché avevano solo un paio. Non solo: indossò la spilla con il simbolo del Progetto olimpico per i diritti umani.
Scesi dal podio, il loro cammino sportivo si interruppe. Norman non venne convocato, infatti, ai successivi Giochi a Montreal. A Smith e Carlon andò anche peggio: immediatamente sospesi dalla squadra americana, ricevettero in seguito numerose minacce, tra le quali anche quelle del Ku Klux Klan.

 

Ma il loro gesto non conosce lo scorrere del tempo. Peter Norman è morto a Melbourne all’età di 64 anni a causa di un infarto. Al funerale, Tommie Smith e John Carlos hanno sorretto la sua bara. Uniti, fino alla fine.

Ci sono voluti più di mezzo secolo e decenni passati ai margini, ma ora finalmente il mondo dello sport americano fa pace con i due velocisti Tommie Smith e John Carlos e li inserisce nella Hall of Fame olimpica. Era il 1968 e alle Olimpiadi di Città del Messico del 1968, il mondo si fermava di fronte ai velocisti statunitensi e ai loro pugni chiusi, avvolti in un guanto nero, alzati contro il cielo a simboleggiare il Black Power.

Era il 16 ottobre 1968 quando, nella finale olimpica dei 200 metri piani, Smith stabilì il nuovo record del mondo con 19,83 secondi, e conquistò la medaglia d’oro nonostante un tendine non nelle migliori condizioni. Carlos, con 20,10 secondi, agguantò il bronzo alle spalle dell’australiano Peter Norman. Saliti sul podio per le premiazioni, al risuonare delle prime note dell’inno americano, i due atleti alzarono al cielo i pugni chiusi ricoperti da un guanto nero. L’immagine, immediatamente catturata dai fotografi, è diventata una delle più famose del secolo: era il 1968, l’anno dell’assassinio di Martin Luther King, un anno di rivoluzioni, di lotte, di rivendicazioni, come quella di Smith e Carlos che salirono sul podio scalzi per protestare contro la realtà della segregazione razziale, così forte in quegli anni negli Usa.

La reazione delle autorità fu dura: i due vennero espulsi dal villaggio olimpico e poi rispediti a casa. Rientrati in patria, ricevettero minacce, furono spiati dall’Fbi ma diventarono simboli per molte persone di colore, e non solo, in America. Solo con il tempo si riuscì a comprendere la grande portata rivoluzionaria del loro gesto: nel corso degli anni sono stati numerosi i riconoscimenti per Smith e Carlos, nel 2005 venne loro dedicata una statua all’università di San Josè ed è del 2009 il film “Il saluto” sulla loro storia.

Ma la pace definitiva arriva solo oggi, nel 2019: il prossimo 1° novembre, infatti, i due velocisti entreranno a far parte della Hall of Fame olimpica statunitense, dopo la cerimonia che si terrà a Colorado Springs nella sede del comitato olimpico.

 

Pietro Mennea è stato il più forte corridore italiano nella storia dell’atletica leggera. Nato a Barletta nel 1952, soprannominato “la Freccia del Sud”, vinse la medaglia d’oro nei 200 metri piani e due bronzi alle Olimpiadi estive di Mosca del 1980. In quegli anni fu probabilmente l’atleta italiano più famoso e di maggior influenza, anche grazie allo storico record del mondo sui 200 metri piani stabilito nel 1979 alle Universiadi di Città del Messico, che poi durò quasi diciassette anni.

La gara si tenne il 12 settembre di quarant’anni fa, nel corso della decima edizione delle Universiadi. Partito dalla quarta corsia ai 2.248 metri di altitudine dello stadio Azteca – lo stesso dove nove anni prima si era disputata la “partita del secolo” tra Italia e Germania – Mennea corse i 200 metri piani in 19.72 secondi spinto da un vento favorevole. Vinse la finale con grande distacco dal secondo classificato e migliorò il precedente record del mondo, stabilito dallo statunitense Tommie Smith undici anni prima, peraltro sulla stessa pista. Al termine della gara Mennea venne raggiunto dai giornalisti, ai quali disse col fiatone: «Un ragazzo del Sud Italia senza piste oggi è riuscito a fare il record del mondo, anche se mi dispiace averlo tolto al favoloso Tommie Smith».

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Il record di Mennea venne superato soltanto diciassette anni dopo da un altro grande atleta statunitense, Michael Johnson, che lo abbassò a 19.66 durante i trials americani per le qualificazioni alle Olimpiadi di Atlanta. Il suo 19.72 rimane comunque il miglior tempo di sempre fatto registrare da un europeo, mentre un altro suo record, quello italiano sui 100 metri stabilito sempre alle Universiadi di Città del Messico, è resistito fino all’anno scorso, quando è stato migliorato da Filippo Tortu.

In carriera Mennea vinse anche un oro e un argento ai Mondiali e sei medaglie agli Europei. Da atleta è ricordato tuttora da colleghi e giornalisti dell’epoca per la sua dedizione al lavoro e per la rigidità che si imponeva negli allenamenti, la stessa che poi mantenne dopo il ritiro dalle corse in tutte le cose che fece. Si laureò quattro volte: in Scienze Politiche, Giurisprudenza, Scienze Motorie e Lettere. Fece l’avvocato, il docente universitario, il commercialista e il parlamentare europeo. Con la moglie fondò una ONLUS benefica per la ricerca e lo sport. E’ morto il 21 marzo 2013 per un tumore.

Nelle sette edizioni precedenti, nella storia dei Mondiali di calcio femminili, sono state realizzate 771 reti e la Fifa, nella sua marcia d’avvicinamento verso l’edizione francese, ha chiesto agli utenti di scegliere e di votare il gol migliore realizzato.

Lo scettro e la corona se li prende Monica Ocampo con il suo tiro dalla lunga distanza nella partita inaugurale del suo Messico contro l’Inghilterra, nel 2011, in Germania. Una superba realizzazione che ha scavalcato la rete di Song Xiaoli, nel 2007, al debutto della sua Cina e la prodezza da centrocampo di Carli Lloyd con la maglia degli Stati Uniti nella finale del 2015.

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La rete di Ocampo è stata, per certi aspetti, significativa per la storia delle messicane: in Germania, otto anni fa, ritornavano alle fasi finali di un Mondiale dopo 12 anni di assenza e a Wolfsburg, nel loro incontro di apertura, dimostrarono grande caparbietà e tempra. Passate in svantaggio a causa della rete di Fara Williams, le messicane hanno raddrizzato la partita 12 minuti più tardi con il spettacolare sigillo proprio di Ocampo: Dinora Garza passa la palla a centrocampo, Monica Ocampo avanza di un paio di passi e lascia partite un destro secco e potente che si spegne poco sotto la traversa, nell’angolo superiore. Nonostante i 180 centimetri del portiere Karen Bardsley.

 

Un gol, quello dell’1-1 che è durato per tutto il match dando a El Trì il primo punto storico nella sua storia della Coppa del Mondo.

Domenica 18 novembre si è conclusa la sedicesima edizione della Homeless World Cup, il Mondiale di calcio riservato ai senzatetto. Disputato al centro della suggestiva piazza el Zócalo, a Città del Messico, il torneo ha visto il dominio assoluto proprio delle formazioni maschili e femminili messicane.

Le donne hanno battuto la Colombia, al suo primo Mondiale, per  5-3 dopo un duello serrato e combattuto fino alla fine che poteva avere anche esiti differenti. Per loro è il sesto trofeo che alzano al cielo dopo i trionfi dell’ultimo lustro tra Messico 2012, Poznan 2013, Amsterdam 2015, Glasgow 2016 e Oslo 2017.

A tener testa alla compagine femminile, c’hanno pensato i ragazzi messicani che – dati largamente per favoriti alla vigilia della competizione – hanno vinto 6-3 contro il Cile dando vita a un emozionante secondo tempo dopo che il primo parziale si era concluso 2-1. Finalisti perdenti a Oslo l’anno scorso (sconfitti 4-3 dal Brasile), i messicani conquistano il loro terzo torneo iridato dopo quelli del 2015 e 2016.

Alla Homeless World Cup,  che si disputa a cadenza annuale, hanno partecipato oltre 450 giocatori, sono state giocate 328 partite, con 56 squadre provenienti da 42 paesi, in un torneo durato sei, entusiasmanti, giorni.

Il cammino dell’Italia

L’Italia, che è stata inizialmente inserita nel Gruppo A assieme ai padroni di casa del Messico, Austria, Kirghizistan e Hong Kong, non ha superato il girone di qualificazione, ma grazie alla vittoria 3-2 proprio contro Hong Kong è stata inserita in un altro raggruppamento dove ha battuto la Slovenia 6-2 e la Svezia 5-4, chiudendo a 6 punti dopo la sconfitta contro la Colombia per 7-1. Ricordiamo che la nazionale italiana (Nazionale Solidale) è volata nel Centro America con sette giocatori: il portiere Nicola Brusa, Eugenio Embranati, Michael Scroletti, Riccardo Lenzi, Cleber Resca, Alessio Nigro, tutti supportati dalla cooperativa di appartenenza Approdo e Simone Schiavulli, invece, proveniente dalla Comunità Nuova gestita dall’associazione Io tifo positivo.

L’idea di organizzare un torneo di calcio per senzatetto venne a Mel Young, cofondatore della Big Issue Scotland, e Harold Schmied, editore della Megaphon, durante l’International Network of Street Papers Conference tenutasi a Città del Capo nel 2001. Diciotto mesi dopo il loro incontro, venne organizzata la prima edizione della Homeless Word Cup a Graz, in Austria. Il successo ottenuto li spinse a proseguire con questo progetto che, annualmente, vede sempre maggior partecipazione. L’edizione 2019, la numero 17 della Homeless World Cup, si giocherà a Cardiff, in Galles.

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Ha preso il via martedì 13 novembre, in Messico, la sedicesima edizione della Homeless World Cup, la Coppa del mondo di calcio riservata annualmente ai senzatetto. Il torneo, che si conclude il 18 novembre, si gioca nella suggestiva piazza della Costituzione, popolarmente chiamata “el Zócalo”, la principale piazza di Città del Messico ed una delle più grandi al mondo. La piazza si trova nel cuore della capitale e la sua collocazione fu scelta dai conquistatori spagnoli per essere esattamente sopra i resti del centro politico e religioso di Tenochtitlán, capitale dell’impero Azteca.

Si ritorna in Messico, dunque, come nel 2012 e soprattutto per celebrare il mezzo secolo dall’iconica Olimpiade del 1968. Oltre 450 giocatori hanno preso parte al Mondiale, con 42 nazionali rappresentate e suddivise in 40 squadre per la competizione maschile/misto e 16 squadre esclusive per il torneo femminile, otto in meno rispetto all’edizione 2017 di Oslo.

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La Nazionale italiana

L’Italia (Nazionale solidale) è stata inserita nel Gruppo A assieme ai padroni di casa del Messico, Austria, Kirghizistan e Hong Kong. Presente dal 2003, la nazionale italiana è volata nel Centro America con sette giocatori: il portiere Nicola Brusa, Eugenio Embranati, Michael Scroletti, Riccardo Lenzi, Cleber Resca, Alessio Nigro, tutti supportati dalla cooperativa di appartenenza Approdo e Simone Schiavulli, invece, proveniente dalla Comunità Nuova gestita dall’associazione Io tifo positivo.

Dopo un’emozionante visita alle piramidi Maya, i ragazzi sono scesi in campo proprio nel match inaugurale contro il Messico che ha visto la vittoria per 7-0 della forte squadra vincitrice nel 2015 e 2016 e finalista contro il Brasile l’anno passato. Nell’altro match di martedì 13, gli Azzurri sono stati sconfitti anche dal Kirghizistan per 5-4.

Nella giornata di mercoledì 14, invece, l’Italia ha perso 7-2 contro l’Austria e vinto 3-2 con Hong Kong. Si sono piazzati al quarto posto nel girone (le prime tre accedono al secondo turno, le altre due partecipano a un secondo torneo) così l’Italia è stata inserita in un altro girone con Colombia, Slovenia e Svezia.

Storia e regole

L’idea di organizzare un torneo di calcio per senzatetto venne a Mel Young, cofondatore della Big Issue Scotland, e Harold Schmied, editore della Megaphon, durante l’International Network of Street Papers Conference tenutasi a Città del Capo nel 2001. Diciotto mesi dopo il loro incontro, venne organizzata la prima edizione della Homeless Word Cup a Graz, in Austria. Il successo ottenuto li spinse a proseguire con questo progetto che, annualmente, vede sempre maggior partecipazione.

Ogni squadra può schierare quattro giocatori, incluso il portiere. Quattro sono anche le sostituzioni disponibili durante una partita che dura 14 minuti. La squadra vincitrice si aggiudica 3 punti, i perdenti 0; in caso di pareggio, si ricorre ai calci di rigore e chi vince ottiene 2 punti, mentre gli sconfitti un punto.

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fonte: www.fispes.it

A San Juan De Los Lagos l’Italia esce dal tabellone principale del Mondiale di Calcio amputatisconfitta per 2-0 dall’Angola.
Partenza sprint della squadra africana col numero 9 Sonhi, che in un minuto tira per tre volte contro la porta italiana. Gli Azzurri riescono inizialmente a prendere le misure agli avversari, controllando i loro attacchi e provando a partire in contropiede con Emanuele Padoan. Al minuto 17 proprio su una ripartenza, Padoan prova a servire Daniele Piana in profondità, anticipato di poco dal portiere angolano. Sul capovolgimento di fronte, bella parata con i piedi del numero uno italiano Daniel Priami, che si ripete un minuto più tardi.
In avvio di ripresa, grande azione di capitan Messori, che recupera palla a centrocampo e triangola con Piana, ma arriva stanco davanti al portiere e tira centralmente.

La partita si gioca molto a centrocampo, con l’Angola che fa girare palla, ma non trova spazi e l’Italia che prova a ripartire. Al 32’ un’azione ancora di Padoan dalla grande distanza, ma il pallone finisce di poco alla sinistra del portiere. Al 43’ l’Angola segna sugli sviluppi di un calcio piazzato: la palla finisce al numero 10 Antonio che controlla e lascia partire un rasoterra a fil di palo. Imprendibile.
Gli Azzurri tentano di reagire spostando in avanti il baricentro, ma non trovano spazi. In pieno recupero arriva il raddoppio, ancora sugli sviluppi di un calcio piazzato. La palla, dopo un rimpallo, arriva al numero 3 Manuel che si libera di Padoan con un fallo non ravvisato dal direttore di gara, e tira un missile che colpisce il palo alla sinistra di Priami prima di terminare in rete.
Il ct Renco Vergnani è comunque soddisfatto della prestazione della squadra:

I ragazzi hanno dato tutto quello che avevano, sono orgoglioso di loro. Abbiamo tenuto testa per tutta la partita ad un team più attrezzato di noi, che ha tutte le carte in regola per giocarsi il titolo di campione del mondo, proprio come ha fatto quattro anni fa

L’avventura dell’Italia al Mondiale però non termina qui.
Oggi, venerdì 2 novembrealle 22 ora italiana (le 15 locali) gli Azzurri scenderanno in campo contro Haiti, in un match che, nel tabellone, attribuisce dalla nona alla sedicesima posizione del ranking mondiale. Quella contro Haiti è una sfida già vista in un Mondiale: nel 2014 le due formazioni si sono incontrate agli ottavi di finale con i centro-americani che hanno superato l’Italia solo ai calci di rigore. In questi Campionati, le due squadre hanno dimostrato di essere cresciute molto, passando entrambe il proprio girone a punteggio pieno, ma subendo un sorteggio sfavorevole.

I Mondiali di Calcio amputati sono trasmessi in diretta streaming sul canale Facebook di San Juan TV:

Risultati degli ottavi
Inghilterra – Argentina 2-0
Brasile – Francia 2-1
Haiti – Polonia 1-2
Italia – Angola 0-2
Colombia – Spagna 0-0 (2-3 ai rigori)
Messico – Giappone 2-0
Turchia – Irlanda 4-0
Russia – Kenya 4-1

Quarti di finale
Inghilterra – Brasile
Messico – Spagna
Polonia – Angola
Turchia – Russia

 

Fonte: www.fispes.it

A San Juan De Los Lagos l’Italia batte l’Argentina per 1-0 e conquista la testa del girone B dei Mondiali Calcio amputati a punteggio pieno.
Prima di dare il via alle ostilità, le due formazioni osservano un minuto di raccoglimento in memoria delle vittime del maltempo in Italia.
La partita è sofferta e nervosa, come dimostra l’espulsione del ct argentino al 13’. Al minuto 14 gli Azzurri passano in vantaggio, quando Francesco Messori calcia direttamente verso la porta una palla insidiosa ed il numero 1 albiceleste, nel tentativo di smanacciare, fa autogol.

I sudamericani sanno che la sconfitta potrebbe costare loro il secondo posto del gruppo e si riversano in avanti per trovare subito il pareggio. Gli argentini si rendono pericolosi in più di un’occasione con Montons (10), Pesod (8) e Ortis (11), ma il portiere azzurro Daniel Priami è sempre molto attento. L’Italia cerca il di colpire in contropiede con Emanuele Padoan, ma senza trovare la strada del gol.
Nel secondo tempo la pressione argentina diventa sempre più pesante, ma gli Azzurri resistono strenuamente grazie ad una grande compattezza di tutto il reparto difensivo. Priami, uomo partita, dimostra in più di un’occasione di essere tra i portieri più forti al mondo. L’Italia non riesce più a ripartire in contropiede e negli ultimi minuti difende con successo il risultato con tutti i suoi effettivi.

Il ct Renzo Vergnani  si dichiara soddisfatto di come la squadra abbia condotto la partita:

Abbiamo vinto giocando all’italiana. Sono contento soprattutto perché i ragazzi hanno dimostrato di saper soffrire e portare a casa il massimo risultato contro un team sulla carta più forte e con grandi doti tecniche

Non sono buone invece le notizie degli accoppiamenti per gli ottavi in programma giovedì 1 novembre. Le nostre “stampelle” trovano i vicecampioni del mondo dell’Angola, una squadra molto fisica e rapida. La Nazionale italiana proverà ad imporre il suo gioco, facendo girare palla e cercando gli inserimenti dei centrocampisti.

Sul prossimo match contro gli angolani il ct aggiunge:

Pur arrivando primi, il sorteggio non è stato favorevole perché abbiamo pescato la più forte delle seconde. Per arrivare lontano però si devono battere i più forti e noi giocheremo come sappiamo, con la consapevolezza dei nostri mezzi

I Mondiali di Calcio amputati sono trasmessi in diretta streaming sul canale Facebook di San Juan TV

Partite Italia ai Mondiali

Italia vs Ghana 3-0
Italia vs Francia 2-1
Italia vs Argentina 1-0

Classifica girone B
1. Italia 9 punti
, 2. Argentina 4 punti, 3. Francia 4 punti, 4. Ghana 0

Ottavi di finale in programma giovedì 1 novembre

Inghilterra – Argentina
Brasile – Francia
Haiti – Polonia
Italia – Angola
Colombia – Spagna
Messico – Giappone
Turchia – Irlanda
Russia – Kenya

Risultati della terza giornata

Gruppo A
Irlanda – Uruguay 4-1, Messico – Inghilterra 0-3

Gruppo B
Argentina – Italia 0-1, Francia – Ghana 3-0 (a tavolino)

Gruppo C
Polonia – Giappone 2-0, Colombia – Costa Rica 2-1

Gruppo D
Angola – Haiti 1-2, Ucraina – Spagna 0-5

Gruppo E
Russia – Brasile 0-0, El Salvador – Nigeria 0-1

Gruppo F
Turchia – USA 5-1, Kenya – Liberia 3-0 (a tavolino)

A punteggio pieno nel proprio girone, sei punti su sei disponibili, ma soprattutto una vittoria dal peso emotivo speciale, un 2-1 sulla Francia diventata ormai una classica. La Nazionale italiana di calcio amputati, impegnata nei Mondiali in Messico, dopo i primi tre punti conquistati grazie a una vittoria per 3-0 a tavolino contro il Ghana (la Nazionale africana non è riuscita a partire per problemi interni al paese), ottiene il primo successo sul campo battendo i cugini d’Oltralpe.

Lunedì 29 ottobre, alle 23 in Italia, i ragazzi del ct Renzo Vergnani sono scesi in campo in quello che l’ennesimo appuntamento contro i francesi: le due formazioni, infatti, si sono incontrate già otto volte nella loro breve storia. Gli ultimi incontri ufficiali risalgono allo scorso febbraio al Triangolare della Fortuna di Fano, dove i transalpini si imposero per 1-0 e alla semifinale per il quinto posto agli Europei 2017, dove a vincere fu l’Italia per 1-0 ottenendo proprio il pass per questo campionato del mondo.

A Guadalajara sono proprio gli Azzurri a trionfare per 2-1 con le reti di Padoan e Magi. Un successo fondamentale perché la Francia aveva pareggiato all’esordio per 1-1 contro l’Argentina e quindi adesso l’Italia conduce in testa il gruppo B: ricordiamo che passano il turno le prime due di ciascun girone e le migliori quattro terze. Con l’Argentina (in programma martedì 30 ottobre alle 24 ore italiane) può, dunque, bastare un pareggio per passare al turno successivo come prima.

Si possono vedere le partite in streaming sulla pagina Facebook di San Juan Tv

Calendario partite Italia ai Mondiali

Domenica 28 ottobre: Italia vs Ghana 3-0

Lunedì 29 ottobre: Italia vs Francia 2-1

Martedì 30 ottobre: Italia vs Argentina alle 17 locali (ore 24 italiane)

Giovedì 1 novembre: ottavi di finale

Venerdì 2 novembre: quarti di finale

Sabato 3 novembre: semifinali

Domenica 4 novembre: finale

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Risultati della prima giornata

Girone A

Messico – Irlanda 3-1, Inghilterra – Uruguay 5-0

Girone B

Argentina – Francia 1-1, Italia – Ghana 3-0 (a tavolino)

Girone C

Polonia – Colombia 1-0, Giappone – Costa Rica 1-0

Girone D

Angola – Ucraina 4-0, Haiti – Spagna 2-0

Girone E

Russia – El Salvador 4-0, Brasile – Nigeria 6-0

Girone F

Stati Uniti-Iran, Turchia – Kenya 4-1

 

Fonte: www.fispes.it