Il dramma di Emiliano Sala ha profondamente colpito il mondo del calcio. La scomparsa dell’aereo su cui viaggiava il neo attaccante del Cardiff ha gettato nello sconforto i suoi familiari, gli amici e anche i big dello sport. Il velivolo è uscito dai radar martedì scorso nelle vicinanze del Canale della Manica. Da allora non se n’è saputo più niente. Dopo tre giorni di ricerche la polizia di Guernsey ha interrotto le operazioni di indagine, senza aver ancora tuttavia trovato alcuna traccia né di Sala né del pilota.
La famiglia ha pesantemente criticato questa scelta. La sorella di Emiliano, Romina, ha pubblicato un video sui social network in cui implora le autorità di riprenderà le attività di investigazione.
Ovviamente sono ancora in stato di shock, ma tutta questa dimostrazione d’affetto dei tifosi non può che darmi qualche speranza in più, anche perché noi siamo convinti che Emiliano e il pilota siano ancora vivi.
Romina Sala è stata travolta dall’affetto dei fan all’esterno dello stadio di Cardiff, diventato un tappeto di fiori, bigliettini, sciarpe e fotografie del fratello.
La sorella di Emiliano Sala all’esterno dello stadio di Cardiff
Il mondo del calcio non è rimasto a guardare, anzi. Gli appelli virali per la ripresa delle ricerche si sono moltiplicati. Da Gonzalo Higuain a Lionel Messi e Diego Maradona. Ma c’è di più. Secondo il Times Sport, il centrocampista del Chelsea, N’golo Kanté, si sarebbe offerto di pagare le ricerche dell’aereo scomparso di Sala. Il campione del mondo francese e l’ex attaccante argentino sono stati compagni di squadra nel 2015 al Caen. Poi il primo volò in Inghilterra nei Leicester dei miracoli, il secondo restò Oltralpe trasferendosi al Nantes. Entrambi sono stati allenati da Claudio Ranieri che non ha dimenticato il suo ex giocatore:
E’ un calciatore fantastico che ha sempre dato il massimo quando abbiamo lavorato insieme in Francia. Prego per Emiliano e la sua famiglia
Ci sono tiri magnifici che non sono mai diventati gol, azioni da manuale non convertite in rete, prodezze da capogiro annullate da un fischio arbitrale, passaggi in pertugi invisibili dimenticati perché non tramutati in assist. Leo Messi non ha bisogno di entrare in nessuna di queste categorie per essere consegnato alla leggenda. Per la pulce parlano i suoi numeri, la sua classe, le sue magie. Eppure ci sono momenti che non entrano nei libri di storia, ma che restituiscono la grandezza sconfinata di un fenomeno venuto da un altro pianeta.
Il Barcellona comanda la Liga spagnola con 40 punti, 5 in più dell’Atletico Madrid secondo. Nella prima partita del 2019, i blaugrana hanno espugnato il campo del Getafe per 2-1, laureandosi campioni d’inverno con un turno di anticipo. Per il quarto anno consecutivo è stato proprio Messi a segnare il primo gol dell’anno per i catalani. Suarez ha raddoppiato, a nulla è valso il gol dei padroni di casa con Mata. Con la rete del vantaggio l’argentino ha aggiornato i suoi numeri impressionanti per l’ennesima stagione da extraterrestre. Sedici reti in sedici partite nella Liga, capocannoniere del torneo a cui si aggiungono 11 assist. Sono 22 le marcature totali in 21 gare stagionali. Mentre sono 399 i suoi gol nella Liga in 434 partite disputate.
Eppure, almeno questa volta, in numeri non dicono tutto. Perché c’è un’azione nel match contro il Getafe che non si è tramutata in rete e né forse entra negli highlights della partita. Ma rappresenta in sintesi tutto il genio di un artista contemporaneo del pallone le cui gesta saranno narrate nel tempo. Al 23’ Messi riceve palla sulla trequarti, sul versante destro del campo. Sa che in quel momento Luis Suarez taglia in profondità per cogliere di sorpresa la difesa avversaria. Il punto è che Messi ha un’intera difesa piazzata di fronte. Ma lui è Lionel da Rosario e vede cose noi umani non possiamo neanche immaginare. Passaggio filtrante in un corridoio nascosto che spiazza almeno 5 difensori avversari. L’assist mette Suarez davanti al portiere in posizione defilata. L’azione poi sfuma, ma il passaggio di Messi entra nel suo museo di opere d’arte da consegnare all’umanità.
Messi just did a pass that doesn’t make any sense and now we don’t know what anything means pic.twitter.com/QhqG4zYnbR
Da diversi mesi, ormai, incanta in maglia bianconera, tuttavia i tifosi della Juventus ricordano ancora bene la rovesciata messa a segno all’Allianz Stadium nella gara d’andata dei quarti di finale della scorsa Champions League, con la maglia del Real Madrid.
Ora quella famosissima acrobazia di Cristiano Ronaldo messa a segno con i Blancos è diventata un’opera d’arte. L’artista che l’ha creata è il colombiano Mauricio Benitez , meglio noto come Mr Bling.
Il capolavoro è stato realizzato con l’utilizzo di migliaia di cristalli Swarovski incastonati. Mr Bling ha voluto immortalare il bel gesto tecnico del calciatore lusitano davanti al pubblico bianconero che in quell’occasione ha applaudito CR7, e che ora lo ha dalla propria parte.
L’opera è stata portata a Torino e Ronaldo ha avuto modo di ammirarla dal vivo e di conoscere l’autore. Tuttavia tra i lavori di Mr Blingnon c’è solo l’attaccante juventino, ma anche altri campioni del calibro di Neymar, Messi, Modric e ancora Ronaldo. Già perché l’artista colombiano qualche mese fa aveva già presentato un’altra opera di CR7 con la maglia bianconera, mentre calcia il pallone.
Per quanto riguarda Luka Mdoric, l’antagonista stagionale che gli ha soffiato tutti i premi individuali quest’anno, tra cui anche il Pallone d’oro, Mr Bling gli ha dedicato una tavola simile a quella del portoghese, ma con la maglia della nazionale croata.
Luka Modric con la maglia della Croazia
Ovviamente nella lista non poteva mancare l’eterno rivale di Ronaldo: Lionel Messi, figurato con la maglia dell’Argentina durante l’ultimo Mondiale di Russia 2018.
Lione Messi con la maglia albiceleste
Per rappresentare la nazionale colombiana, sono state create opere anche ai connazionali Radamel Falcao e Fredy Guarin.
Sembrava impossibile solo qualche mese fa. Cristiano Ronaldo e Lionel Messi in serie A. Scenario da fantacalcio. Così improbabile vedere i due marziani degli ultimi 10 anni lasciare la Liga per l’Italia. E invece a luglio il primo colpo di scena. Blitz di Andrea Agnelli in Grecia e CR7 in Italia. I primi mesi italiani del portoghese hanno già lasciato i primi segni del fuoriclasse. Undici gol in 19 partite con i bianconeri, 10 in campionato e uno (meraviglioso) in Champions contro il ManchesterUnited. Ha giocato in tutte le partite, lasciando il campo solo nel finale della partita di Firenze, sostituito da Bernardeschi. La sensazione di aver accresciuto la consapevolezza della squadra di Allegri. Ronaldo è il professionista di sempre: corre, ha voglia, segna e fa assist. E, in tre interviste rilasciate ai quotidiani sportivi italiani, chiama il suo rivale di sempre:
Mi manca? No, magari è il contrario. Io ho giocato in Spagna, Inghilterra, Italia e Portogallo e ho vinto ovunque lui è sempre stato in Spagna. Magari ha più bisogno lui di me… Per me la vita è una sfida, mi piace e mi piace far felici le persone. Mi piacerebbe che venisse in Italia, un giorno. Faccia come me, accetti la sfida.
E allora il piatto è servito. Le parole del portoghese stuzzicano la fantasia. Ronaldo e Messi in Italia. Qualcuno obietterà che sono a fine carriera, ma non sono giocatori normali. Due marziani che fanno del professionismo il loro valore assoluto. L’ingrediente fondamentale per tener vivo il talento da fuoriclasse. Già, ma con CR7 alla Juve, Messi dove andrebbe? Domanda, oggi, senza una risposta univoca. L’ex Real Madrid è andato nell’unica squadra italiana che aveva la consistenza economica per comprarlo (a prezzo quasi di saldo, 100 milioni, ingaggio a parte). Sogni a parte, solo un’altra squadra oggi avrebbe i mezzi, in teoria, per portare l’argentino in Italia. L’Inter con il colosso Suning. La più seria accreditata, nei prossimi anni, a interrompere il dominio della Juventus, soprattutto dopo l’arrivo di Marotta. Ma c’è da fare i conti con i paletti dell’Uefa, che già in questi anni ha acceso i suoi riflettori sui bilanci dei nerazzurri. Solo una suggestione, invece, immaginare un Messi che ripercorre le gesta del Pibe de Oro a Napoli. Fuori classifica Roma e Milan.
Messi in Italia e all’Inter: solo suggestione?
La Pulce, in questo modo, colmerebbe quell’unica differenza che lo separa da Cristiano. Uno ha giocato solo nel Barcellona, l’altro ha girato tra Portogallo, Inghilterra, Spagna e Italia. Sarà la molla per accettare la sfida nel campionato italiano?
Alla Roma e ai romanisti il ricordo più caro che hanno della acerba carriera di Cengiz Ünder in Champions League è tutto nel piede da cui è partito il calcio d’angolo telecomandato per la testa di Manolas che ha consacrato il 3-0 contro il Barcellona nei quarti di finale dello scorso aprile.
Il momento più alto e solenne anche dell’esperienza di Di Francesco sulla panchina giallorossa, agli antipodi, invece, di quello che sta vivendo quest’anno: la partita di martedì 27 novembre persa 2-0 contro il Real Madrid allunga, infatti, una sensazione di negatività che accompagna il club dall’inizio della stagione. Da una squadra spagnola ad un’altra, dal momento magico per il giovane calciatore turco a un incredibile errore sotto porta, di quelli che “l’avremmo sbagliato anche noi” ricordando il mitico lapsus del telecronista Noaro, esaltato dalla Gialappa’s band.
Sullo scadere della prima frazione di tempo dove la Roma ha ben risposto al Real, infatti, Cengiz Ünder riceve un pallone perfetto servito da Zaniolo sulla sinistra, Sergio Ramos in scivolata non riesce ad arpionare la palla che arriva al turco nell’aera piccola; calcio di piatto interno di prima intenzione, ma la sparacchia alta, altissima.
Il ragazzo, certamente, rialzerà la testa e per fargli tornare il sorriso (ci proviamo, magra consolazione) può rivedere alcune clamorose palle gol sciupate da illustri colleghi, gente che solitamente prende/prendeva a pallonate il portiere avversario, ma che sono crollati anche loro davanti alla legge del gol sbagliato a porta vuota:
1- Cristiano Ronaldo al Manchester United
2- Edin Dzeko (con sovrapposizione ironica dell’audio di Adani e Compagnoni)
3- Samuel Eto’o nel derby contro il Milan. Un derby che valeva lo scudetto del 2011
4- Leo Messi con la maglia dell’Argentina (in Nazionale va così…)
5- Fernando Torres sancisce l’esperienza negativa con il Chelsea
6- “Bonus track”. Una bella carrellata dai campi di provincia o in giro per il mondo
Immaginate che Leo Messi giochi in Italia, a voi la libera scelta del club. Fantacalcio? No, se pensate a quanto successo con Cristiano Ronaldo, sì se pensate di comprarlo all’asta. La scena è la seguente: Messi in Italia, in una giornata fantacalcistica. La sua squadra perde in casa, ma l’arbitro gli assegna erroneamente un gol nel referto ufficiale. Se avete la Pulce nella vostra squadra, gongolate per la gaffe arbitrale. Se ce l’avete contro, maledite il direttore di gara e la Lega che gli assegna il gol.
Fantacalcio? Nuovamente no, perché è quanto accaduto davvero in Spagna. Non sappiamo se la storia sia realmente successa nel fantasy game più conosciuto in Italia, ma nel calcio reale questo racconto corrisponde alla dura verità. Domenica scorsa il Barcellona ha perso (inaspettatamente) in casa contro il Betis Siviglia, fresco avversario del Milan in Europa League. 0-2 nel primo tempo con le reti di Junior e Joaquin, tentativo di rimonta blaugrana nel secondo tempo proprio con Messi fermata dai sigilli di Giovani e Canales. A nulla valgono i centri di Arturo Erasmo e del numero 10 argentino nel finale. Ebbene, la doppietta di Messi è ugualmente arrivata ma, secondo l’arbitro Lahoz, il fuoriclasse avrebbe segnato un gol già nel primo tempo, al 22’. Un momentaneo pareggio (1-1) che in realtà non c’è mai stato.
Il referto con il presunto gol di Messi al 22′
La svista è stata riportata sul referto ufficiale del match, poi pubblicato online sul sito della Federazione spagnola. L’errore è stato visibile per diverse ore prima che diventasse virale venendo corretto. L’abbaglio arbitrale, questa volta solo di trascrizione, è abbastanza clamoroso visto che Antonio Mateu Lahoz è un direttore di gara esperto, avendo arbitrato gare di Champions League, dei Mondiali oltre che quelle in patria. Eppure, ha visto un gol che non c’era, per la gioia di chi aveva Messi in squadra nella propria fantasquadra e gli improperi di chi l’aveva contro. Ma è solo fantacalcio giusto? No, questa volta no.
Da quanto Cristiano Ronaldo è arrivato in Spagna, ovvero dalla stagione 2009/2010, uno tra CR7 e Leo Messi ha sempre partecipato al Clasico tra Real Madrid e Barcellona. Ma con il portoghese passato alla Juventus e con la Pulce infortunata al braccio, per la prima volta dopo quasi un decennio, non ci saranno le due stelle al Nou Camp nella supersfida spagnola e mondiale. Il 27 ottobre 2018, infatti, passerà alla storia come un incubatore del calcio del domani, di una nuova era della Liga.
Una feroce competizione, un feroce dualismo combattuto su tutti i fronti, Pallone d’Oro compreso. E’ come se Cristiano Ronaldo non sarebbe mai potuto essere questo Cristiano Ronaldo senza la sfida a distanza con Messi. E viceversa. Per tornare ad una sfida senza i due totem del calcio contemporaneo bisogna andare al 23 dicembre 2007, quando al Nou Camp il Real Madrid di Bernd Schuster trionfò grazie al goal di Julio Baptista e si tratta della rete più importante delle 13 il centrocampista brasiliano nelle 77 partite con la maglia blanca. Dopo 3962 giorni, dunque.
Messi non giocò quella partita a causa di un problema al bicipite femorale della gamba sinistra mentre Cristiano Ronaldo quello stesso pomeriggio formava un attacco con Wayne Rooney e Carlos Tevez nella sfida all’Old Trafford tra Manchester United e Everton. Se il numero 10 del Barça è il capocannoniere di sempre del big match (26 goal in 38 partite), Cristiano ha scelto il Nou Camp come stadio preferito in Spagna e ha segnato 12 reti nei duelli diretti in casa blaugrana.
Sembra Holly e Benji, ma è accaduto davvero in Champions League. Marcelo Brozovic, nel secondo tempo di Barcellona Inter, ha escogitato qualcosa di geniale per fermare la punizione blaugrana. Non c’era Messi, infortunato nella gara di Liga con il Siviglia, ma il pericolo era comunque grosso. Sulla palla il pistolero Luis Suarez, che calciato la palla rasoterra. Il centrocampista croato, posizionato dietro la barriera, si è lanciato in scivolata nello stesso momento del tiro. Il pallone è stato intercettato proprio dalla schiena di Brozovic, sventando così un’occasione per i padroni di casa. Poco male per la squadra di Valverde, che ha poi raddoppiato con Jordi Alba chiudendo il match 2-0.
Il gesto dell’interista, diventato subito virale, resta comunque pittoresco anche se ha avuto nella storia i suoi emuli. Ecco i casi più particolari.
Il rigore di seconda – Sempre al Camp Nou, il 14 febbraio 2016, Messi e Suarez hanno sperimentato con successo il rigore di seconda contro il Celta Vigo. Questo tipo di gesto non è vietato dal regolamento ma resta comunque rischioso se non calciato bene.
Il precedente più famoso è Ajax Helmond Sport del 1982. Il penalty è passato alla storia perché si è trattato di un vero proprio triangolo tra Johan Cruyff e Jesper Olsen.
Attenzione perché la scelta di battere in questo modo un calcio di rigore può anche essere eseguito male. Chiedere a Pires e a Henry. Durante Arsenal Manchester City del 2005 il duo dei Gunners fu protagonista di una scena comica che non fece onore al loro talento.
Lo scorpione Higuita – La prodezza più curiosa su un campo di calcio è probabilmente la mossa dello scorpione del portiere colombiano. René Higuita, che in carriera realizzò anche 45 gol, preferiva parare con i piedi piuttosto con le mani. Ma il suo modo di intercettare i palloni era assolutamente fuori dal comune.
Cuauhtémoc Blanco – Stringere il pallone tra i piedi, saltare e lasciare al palo gli avversari. La trovata bizzarra era del messicano Blanco che brevettò la cosiddetta cuauhtemiña.
La buca di Maspero – 14 ottobre 2001, stadio Delle Alpi di Torino, derby tra Juventus e granata. Bianconeri avanti 3-0 nel primo tempo, prima di subire la clamorosa rimonta del Toro fino al 3-3. All’89’ la Juve ha la possibilità di vincere la partita con un rigore. Prima della battuta di Salas, Maspero si avvicina al dischetto e inizia a scavare una piccola buca. Il cileno non si accorge di niente e, forse anche a causa di quella zolla, calcia alto il rigore della possibile vittoria.
I calci piazzati del Catania – Le punizioni e i calci da fermo del Catania di Walter Zenga (2008-2009) sono diventati un must della categoria “stranezze del calcio”. Tutto merito di Gianni Vio, assistente del tecnico, pioniere della cosiddetta “confusione organizzata”. Secondo Vio, solo su calcio d’angolo, esistono 4830 soluzioni. Una delle varianti prevede anche il pantaloncino abbassato per distrarre il portiere.
Come si può ben intendere, grazie alla vittoria della 13esima Champions League, abbondano i giocatori del Real Madrid (ben 5), tra cui anche l’ex Cristiano Ronaldo, non presente alla cerimonia così come l’altro fuoriclasse Lionel Messi.
In un modulo ad attrazione anteriore (4-2-3-1) spicca la difesa per 3/4 blancos con: il terzino brasiliano Marcelo e i due centrali Sergio Ramos e Varane.
A guidare il centrocampo il miglior calciatore dello scorso Mondiale e l’anima del gioco madridista, il numero 10 Luka Modric.
Accanto al croato un altro calciatore che negli ultimi anni, così come al Mondiale russo, si è dimostrato completo e imprescindibile per il Chelsea e per la nazionale francese: N’Golo Kanté. Per i blues non solo il francese ma anche il belga Eden Hazard. Il fantasista ex Lille è riuscito a farsi apprezzare e quindi essere votato tra i best 11 dell’anno.
Sterile la presenza dei calciatori del Barcellona. Il solo Lionel Messi, anch’egli assente alla cerimonia come CR7, è stato scelto tra i blaugrana che, durante la scorsa Champions League si sono arresi ai quarti di finale contro la Roma.
Dal Paris Saint Germain spiccano i nomi del terzino Dani Alves e del talentuoso Kilyan Mbappé, premiato anche come miglior giovane del 2018.
A chiudere il cerchio, il portiere. A succedere a Gigi Buffon è stato lo spagnolo David De Gea, portiere del Manchester United.
Piccola curiosità: data l’assenza di CR7 e Messi, nella tradizionale foto di gruppo i due ex campioni Ballack e Ronaldinho gli hanno sostituiti.
Ai nastri di partenza c’è sempre qualcun altro dato per favorito. Sistematicamente. Ci sono Cristiano Ronaldo e Messi e fin qui va bene. C’è Momo Salah dopo la roboante stagione passata con il Liverpool, ed è comprensibile anche questo. Però poi ci sono i vari Mbappé, Kane, Neymar, Lewandowski e così via. Antonie Griezmann parte sempre in seconda o in terza fila, anche se un Mondiale con la Francia l’ha vinto da protagonista, anche se ha solo 27 anni, anche se ha sollevato al cielo l’Europa League e la successiva Supercoppa europea. Il tutto nell’anno 2017-2018.
E poi c’è il palcoscenico europeo per eccellenza, la Champions League. Il ragazzo nato a Mâcon c’è entrato di prepotenza e per la via lunga. Che significa segnare un gol memorabile al suo esordio non con la maglia di una squadra francese (sempre attenti alla crescita e a valorizzare i talenti “fatti in casa”), ma con la casacca del Real Sociedad. E’ il 28 agosto 2013, la squadra spagnola si gioca l’accesso alla Champions in un preliminare andata e ritorno contro l’Olympique Lione.
Allo Stade de Gerland, il match finisce 2-0 per gli ospiti con Le petit diable (il piccolo diavolo) che sblocca la gara al 17’ con un mezza rovesciata poco dentro l’area di rigore da far strabuzzare gli occhi a tutti i presenti allo stadio. E a far mordere le labbra anche a qualcuno della dirigenza del club transalpino.
Sì perché il piccolo Antonie è cresciuto a 70 chilometri da Lione e, prima di essere tesserato dalla Real Sociedad che lo vede nel 2005, all’età di 14 anni, in’amichevole giovanile, ha fatto di tutto per poter entrare nel club che ha visto giocare Benzema e Juninho Pernambucano (per citare i primi due). A ricordarlo è Gerard Bonneau, capo degli osservatori del Lione:
Non prendere Griezmann è stato il nostro più grande errore in molti anni, un errore storico. Veniva qui tutti i mercoledì, per giocare l’amichevole tra la nostra squadra e i ragazzi della zona che organizziamo al fine di trovare nuovi talenti, si faceva 70 chilometri per inseguire la nostra maglia. Alla fine abbiamo deciso di non tesserarlo, e due anni dopo è andato alla Real Sociedad. Non l’abbiamo scartato perché era troppo piccolo, la verità è che avevamo già tre giocatori del ’91 che promettevano molto bene
Erano Lacazette, Grenier e Tafer (che dal 2014 gioca nel San Gallo, in Svizzera, e ha scelto la nazionale algerina). Quella stessa estate Griezmann passa dalla Sociedad all’Atletico Madrid cucendo, giorno dopo giorno, piccole pezze di storia del club colchoneros. Non è un esiliato francese, non avrà il dente avvelenato, ma quando incontra un club connazionale, il piccolo diavolo sorride e si infiamma. Il 16 maggio 2018 durante la finale di Europa League, per esempio, sigla una doppietta che consente all’Atletico di vincere per 3-0 contro il Marsiglia.
Parte sempre in seconda o in terza fila, non viene considerato per la vittoria del Pallone d’Oro? Pazienza, tanto alla fine i trofei li alza Antonie.