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Uno, due, tre, quattro, cinque e sei. Lewis Hamilton ha conquistato il suo sesto titolo mondiale in Formula 1. Al pilota Mercedes è bastato il 2° posto nel GP degli Stati Uniti per laurearsi aritmeticamente campione e avvicinarsi a – 1 dal record assoluto di Michael Schumacher. Ad Austin la vittoria è andata all’altra Mercedes di Bottas, con la Red Bull di Verstappen a completare il podio. Giornataccia per la Ferrari: 4° Leclerc, ritiro per uno sfortunato Vettel.

Il conto alla rovescia era iniziato ormai da tempo e al Circuit of the Americas si è infine interrotto. Hamilton è campione del mondo per la sesta volta in carriera, la terza consecutiva. Un titolo arrivato al termine dell’ennesima stagione di dominio per la Mercedes, in cui il fuoriclasse di Stevenage ha portato a casa 10 vittorie e 4 pole position, su un totale di 14 e 9 per il team. La nota stonata, per un perfezionista come il britannico, è che ancora una volta non è riuscito a festeggiare con una vittoria nella gara decisiva, com’era accaduto anche nel 2017 e nel 2018. Poco male per Lewis, che già nel 2020 potrà mettere nel mirino quel settimo titolo che lo porterebbe a eguagliare il mito di Schumi.

C’è stata gloria per Bottas nella domenica di Austin: il finlandese è stato autore di una partenza impeccabile dalla pole e la strategia a due soste (contro quella singola del compagno) alla fine lo ha premiato. Si è dovuto accontentare invece del terzo posto Verstappen, che nel finale non è riuscito a infilare Hamilton nonostante la differenza di ritmo, anche a causa di una bandiera gialla nel secondo settore che non gli ha permesso di attaccare.

Domenica totalmente da dimenticare per la FerrariVettel è stato autore di una partenza disastrosa, dovuta a qualche evidente problema tecnico sulla sua SF90. Si è ritrovato 7° dopo un paio di giri ed è stato poi costretto al ritiro a causa di un incredibile cedimento della sospensione posteriore destra sulla sua vettura; Leclerc ha invece chiuso 4°, la sua posizione di partenza, con il “contentino” del giro veloce, senza però mai dare l’impressione di poter tenere il ritmo dei tre davanti. Ennesima prova di come, tanto in termini di affidabilità quanto in termini di passo, la Ferrari abbia ancora un evidente gap da colmare nei confronti della Mercedes.

Alle spalle di Leclerc ha chiuso l’altra Red Bull di Albon, seguito dalla Renault di un super Ricciardo. In settima e ottava posizione le McLaren di Norris e Sainz, a conferma del ruolo di “best of the rest” per il team britannico. A chiudere la top 10 Hulkenberg con l’altra Renault e Kvyat con la Toro Rosso.

Gara pazza, suggeriva il meteo. E gara pazza è stata, tra pioggia a intermittenza, innumerevoli Safety car (4 più 3 virtual), incidenti a ripetizione e un numero nemmeno quantificabile (non in tempo reale) di cambi gomme. L’ha vinta Max Verstappen tra il tripudio dei tifosi arancioni che hanno trasformato anche Hockenheim in un circuito olandese. Bravo, Max, a sopravvivere, rimediando anche a un testacoda e a scappare quando è stato il momento. Per una vittoria che resterà nella memoria della Formula 1. Secondo Sebastian Vettel, che era partito ultimo. Bravissimo, dunque. A scattare avanti mangiandosi via una grossa fetta del gruppone. Poi ha faticato un po’ sul passo. Ma a differenza di tutti gli altri non ha mai sbagliato e ha sfruttato l’occasione nel finale, quando la Safety car lo ha portato sotto il gruppo di outsider che si è sorprendentemente trovato in lotta per il podio. Sul quale è salito Daniil Kvyat, per la prima volta sulla Toro Rosso (nel 2016 ci salì con la Red Bull). La Toro Rosso non ci saliva da 11 anni, da Monza 2008 con Vettel. Sì, perché le due Mercedes e la Ferrari di Charles non sono arrivate in fondo, come anche la Red Bull di Pierre Gasly. Tutte e tre hanno sono uscite di scena nel cambio di direzione del Motordom. Talmente insidioso da diventare una specie di Trattoria al Curvone di Fantozzi. Con continue uscite di pista. Dalla battaglia esce felice anche Antonio Giovinazzi, ottavo, miglior piazzamento in carriera.

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Al via Verstappen si inchioda e volan davanti le due Mercedes: 1° Hamilton, 2° Bottas. Dietro Leclerc balza da 10° a 6° e Vettel da 20° a 14°. La prima Safety entra al 3° giro per l’incidente Sergio Perez. Girandola di cambi per mettere le gomme intermedie. Vettel continua a risalire, arriva all’8° posto. Dal 23° giro qualcuno comincia ad azzardare le gomme slick, comincia Magnussen, poi Vettel (rosse), Verstappen (gialle) e via via tutti gli altri, sfruttando la Virtual safety car decretata per un lungo di Lando Norris (uscito di scena). Solo che con le slick non si sta in pista. Tutti gli errori sono nel cambio di direzione al Motodrom, le ultime due curve : Verstappen si gira, un 360°, ma resta in pista. Leclerc no, si schianta e si impantana nella ghiaia, disperato. Poco dopo sbaglia anche Hamilton, nello stesso punto. Danneggia l’ala, ma riesce a ripartire, entra ai box, tagliando malamente la traiettoria (si prenderà 5” di penalità) i meccanici non hanno le gomme pronte, il pit durerà 50”. Ancora Safety car, e ancora tutti dentro a rimettere le gomme verdi-intermedie. Davanti c’è Verstappen, secondo Hulkenberg, terzo Bottas, quarto un eccellente Albon, quinto Hamilton, Vettel è ottavo.

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Le due Mercedes si prendono seconda e la terza posizione. Davanti Verstappen allunga. È il giro 41 quando nel solito punto va a sbattere Nico Hulkenberg. Safety car, allora. Ancora un giro di pit per rinnovare le verdi, ma non per tutti. Il che rimescolerà molto le carte. Perché al 48° giro non piove, la pista va asciugandosi di nuovo e c’è la processione ad andare a montare le rosse. In testa rimane Verstappen, ma dietro è bagarre: secondo Stroll, terzo Kvyat, quarto Bottas, quinto Sainz; Vettel è nono, Hamilton dodicesimo, Giovinazzi tredicesimo. Kvyat passa Stroll; Albon supera Gasly per il 7° posto. Al 52, incredibile, sbaglia ancora Hamilton, un 360° senza urti, che lo sbalza ultimo, cioè 15°, dietro anche alle povere Williams: alla fine chiuderà 11°. E tre giri dopo scivola via anche l’altra Mercedes: Bottas si stampa sotto al solito Motodrom. Con l’ennesimo boato degli olandesi in tribuna. Torna dentro la Safety car, che ormai ha fatto quasi gli stessi giri delle auto in corsa. E si ricuce tutto: Vettel è quinto, davanti ha Sainz, Stroll e Kvyat. Il podio è a portata. Al giro 60 si prende Sainz. Sul rettilineo del 62° si fuma Stroll. Al 63 si prende Kvyat ed è secondo. E contento, un’iniezione di fiducia di cui aveva tanto bisogno.

 

 

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That’s one VERY happy podium 🥳🍾 . Epic race, guys 👏👏👏 Enjoy your celebrations! . #GermanGP 🇩🇪 #Formula1 #F1

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Quello che ha lasciato Lauda alla Formula 1 è qualcosa di grandioso e le varie scuderie lo hanno voluto omaggiare al Gran Premio di Monaco a Montecarlo.

In realtà è tutto il circus che ricorderà il tre volte campione, morto qualche giorno fa.

La Mercedes, per l’occasione, ha colorato il proprio halo di rosso come il cappellino che Niki Lauda indossava sempre, soprattutto durante le corse.
Proprio il cappellino sarà l’oggetto della commemorazione: lo indosseranno i piloti che scenderanno in pista durante il toccante minuto di silenzio che sarà osservato alle 14.53, diciassette minuti prima del via.

Non solo l’halo, sulla W10 la casa automobilistica tedesca ha aggiunto una scritta “Danke Niki” sul muso delle loro monoposto.

Il muso della W10

Personalizzazione anche da parte della Scuderia Ferrari e Sebastian Vettel.

Sul laterale della SF90 è presente un adesivo che esalta il passato dell’ex pilota austriaco nella casa del Cavallino, in cui ha conquistato due titoli mondiali (1975 e 1977). Lo sticker è la riproduzione della grafica presente sulle Ferrari guidate da Lauda. Il nome, presente in corsivo, è accompagnato da una striscia nera in segno di lutto.

Vettel, invece, indosserà un casco ad hoc con una livrea rossa, il colore dominante dei caschi utilizzati da Lauda, su cui è presente la scritta “Niki Lauda” nella parte superiore e ai lati.

Sono un privilegiato, non sono per averlo conosciuto ma anche per averci parlato tante volte. Se ad oggi abbiamo monoposto sicure lo dobbiamo a piloti come lui.

Omaggi all’austriaco anche dalla McLaren, scuderia con cui Lauda ha vinto un Mondiale nel 1984. Una grande corona d’alloro con appunto l’anno del titolo e “Niki Lauda 1949-2019”.

Il ricordo della McLaren

La scritta “Danke Niki” con i colori dell’Austria è presente anche sulle monoposto della Red Bull e della Toro Rosso. Le scuderie hanno scelto di omaggiare il pilota con una foto.

L’omaggio di Red Bull e Toro Rosso

Pare che tra la Ferrari e Sebastian Vettel non ci sia pace.

Dopo il flop nella gara inaugurale di Melbourne in cui la macchina ha deluso, stavolta in Bahrain è stato il pilota tedesco a gettare alle ortiche un intero weekend in cui le Rosse partivano da favorite.

Vettel ha perso l’ennesimo duello contro il campione del mondo Lewis Hamilton, in quello che oramai è diventata una vera propria ossessione.

Tra il britannico e il tedesco c’è sempre stata competizione in cui il pilota ferrarista ha avuto modo di trionfare in duelli, soprattutto quando era in Red Bull. Da sottolineare il “soprattutto”, perché il numero 5 da quando è a bordo della monoposto di Maranello ha subito tantissime sconfitte, anche per demerito suo.

L’ultima cocente beffa è successa proprio durante il giro 39 del Gp di Sakhir: Vettel viene prima sorpassato dal campione della Mercedes e poi commette il grave errore di andare in testacoda, perdendo secondi e causando un danno alla vettura che poi ha portato la rottura dell’ala anteriore.

Ovviamente eravamo molto vicini, ho cercato di prendere l’interno come avevo fatto il giro prima. La curva 4 è una delle più complicate, è stato un mio errore!

L’ammissione dello sbaglio è sincera e segna un passaggio importante del week end della Ferrari che si ritrova a festeggiare il primo podio in carriera di Leclerc (poteva ambire anche alla vittoria se non fosse per i capricci del motore) ma anche a mangiarsi le mani per la situazione del tedesco.

Contro Hamilton, Sebastian Vettel sta vivendo una vera e propria disfatta, iniziata già nello scorso anno in cui, per suoi errori evidenti, ha perso i vari confronti diretti gettando punti e podi.

Una “frittata” è stata fatta a Hockenheim nel 2018 con Vettel partito dalla pole position e conseguento dominio della gara. In tutta solitudine, però, ha perso il controllo della monoposto sull’asfalto bagnato finendo a muro: ritiro con conseguente vittoria di Hamilton.

Ma errori sono stati commessi anche a Baku, in Francia e in Austria. Non pochi per chi punta al titolo iridato. In Azerbaijan il tedesco è andato lungo alla staccata della prima curva.

Una serie un po’ lunga per uno che ambisce alla vittoria di un Mondiale.

Il gran premio di Formula 1 a San Paolo ci ha lasciato altre impressioni: un Lewis Hamilton già campione che continua a vincere, una Mercedes sempre forte e che grazie ai suoi piloti ha vinto anche il titolo costruttori e un Max Verstappen sempre più protagonista del circus.

Il pilota olandese infatti, dopo la grande gara in Messico si è ripetuto sul circuito brasiliano che per poco non ha vinto. Per poco perché a rovinargli la festa è stato il pilota della Racing Point Force India, Esteban Ocon, reo di aver speronato Verstappen da doppiato quando l’olandese era leader della gara; per la cronaca poi la gara l’ha vinta Hamilton superando proprio il pilota della Red Bull andato in testacoda.

Da questa azione è scaturita una lite post gara in cui Verstappen ha più volte spintonato il francese durante le fasi di pesatura. Ai microfoni, inoltre, ha rincarato la dose dicendo di “esser stato buttato fuori da un idiota”. Il transalpino ha poi ribattuto: “Rifarei la stessa manovra, anzi allungherei la staccata ancora di più!”.

A causa della reazione avuta, il giovanissimo Verstappen è stato punito dalla FIA a due giorni di lavori socialmente utili da scontare entro sei mesi.

Non è la prima volta che in Formula 1 avvengono questi tipi di litigi tra piloti.

SALAZAR – PIQUET 1982

Uno scontro che è rimasto nella storia della Formula 1. Il pilota Piquet guida indisturbato la gara ad Hockenheim in Germania. Un po’ com’è successo a Verstappen a rovinarglia la festa è stato un doppiato. Il cileno Eliseo Salazar, invece di far passare il leader del Gp chiude improvvisamente sulla Brabham guidata da Piquet, ponendo fine alla gara per entrambi. La reazione del francese è stata ripresa da tutte le tv mondiali: sceso dalla vettura Piquet cerca subito il faccia a faccia con Salazar, il quale si prende due pugni sul casco e schiva pure un calcio.

SCHUMACHER – SENNA 1992

Puramente nostalgica è stato lo scontro verbale tra il compianto Ayrton Senna e l’allora giovanissimo e inesperto Michael Schumacher. Al Gp di Magny-Cours, il tedesco manda fuori gioco il campione del mondo in carica al primo giro. Il brasiliano si presenta sulla griglia di partenza in borghese e si avvicina al giovane Schumacher, il quale viene “bacchettato” dallo stesso brasiliano, ma con toni pacati.

La ramanzina di Senna a un giovane Schumacher per del Gp di Francia

SCHUMACHER – COULTHARD 1998

Meno pacato è stato invece lo scontro tra Schumi e il pilota McLaren David Coulthard al Gran Premio del Belgio a Spa del ’98. Il ferrarista era al comando della gara e una vittoria avrebbe riaperto i discorsi in ottica campionato, complice il forfait di Mika Hakkinen. Il tedesco compie il sorpasso di doppiaggio sul britannico, il quale però frena di colpo, distruggendo la Rossa del tedesco e la sua monoposto. Per Schumacher addio vittoria. Al rientro nei rispettivi box, Schumi scende dalla sua F300 per si dirige in quello McLaren arrabbiato più che mai e intenzionato a risolvere la faccenda con lo scozzese. Memorabili sono i tentativi di Jean Todt e Stefano Domenicali per cercare di calmare il tedesco. I due si rappacificarono qualche giorno più tardi in pubblico.

FISICHELLA – VILLENEUVE 2006

Durante le qualifiche del Gp d’Europa a Nürburgring va in scena un siparietto acceso tra il pilota romano della Renault Giancarlo Fisichella e Jacques Villeneuve su Bmw Sauber. L’italiano accusa il canadese, reo di aver rallentato il giro lanciato, restando fuori dai primi 10 in griglia. “Fisico” si presenta nei box Sauber insultando in maniera palese Villeneuve.

MASSA – ALONSO 2007

Sempre a Nürburgring un anno più tardi, i protagonisti di un battibecco furono Alonso e Massa. Lo spagnolo della McLaren durante l’ultimo giro si tocca con il ferrarista e, prima della premiazione sul podio, accusa il brasiliano di aver cercato volontariamente la collisione. Massa non accetta l’accusa e tra i due volano insulti in lingua italiana, con il brasiliano che sembra più nervoso.

VETTEL – WEBBER 2013

Al Gran Premio di Sepang in Malesia i due piloti della Red Bull sono rivali per il titolo. L’australiano guida la gara e il muretto ordina a Vettel di non attaccare. Il tedesco, però, non rispetta l’ordine ed effettua il sorpasso pericoloso andando a vincere la gara. Il loro rapporto si rompe e la tensione nel box Red Bull sarà palpabile fino al termine del campionato (vinto da Vettel).

Vettel vince il Gp di Sepang davanti a un visibilmente arrabbiato Mark Webber

VETTEL – HAMILTON 2017

A Baku duello tra Vettel e Hamilton. Il britannico guida la gara in regime di safety car. Il tedesco lo segue alle spalle. Dopo una curva Hamilton frena, secondo il ferrarista in maniera troppo brusca, e Vettel lo tampona danneggiando la sua Ferrari. Il tedesco perde le staffe e si affianca alla Mercedes dell’inglese, insultandolo e speronandolo con le gomme anteriori.

Ancora lui, per la quinta volta lui: Lewis Hamilton.

Il pilota britannico è nuovamente il campione del mondo di Formula 1. Vittoria ottenuta grazie al quarto posto al Gran Premio del Messico alle spalle di Verstappen e dei due ferraristi Vettel e Raikkonen.

Un titolo che, dalla seconda parte del campionato, non è mai stato messo in discussione soprattutto perché l’avversario diretto, Sebastian Vettel, non si è dimostrato lucido in molte occasioni.

Come detto Hamilton conquista un altro titolo in bacheca (il quarto in 5 anni) e raggiunge quota cinque. Staccati il tedesco Vettel e il francese Alain Prost rimasti a quattro e agguanta un altro grande e storico pilota della Formula 1: l’argentino Juan Manuel Fangio.

Sono qui dal 2013, eguagliare quello che ha fatto Fangio con la Mercedes è una sensazione incredibile. E’ una sensazione molto strana quella che provo ora. Voglio ringraziare il mio team, non ho vinto il Mondiale qui ma grazie al loro duro lavoro in tantissime gare.

Le parole del pilota sono anche per il team. In effetti negli ultimi trionfi non è stato solamente Hamilton il protagonista ma, anche meccanici e tutta la scuderia. La macchina quasi sempre è stata affidabile e veloce, nonostante il gap con la Ferrari si sia accorciato moltissimo.

 

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Per il fuoriclasse inglese quest’anno sono giunte 9 pole position e 9 vittorie e il campionato non è ancora finito: proverà a chiudere in bellezza.

A 33 anni Hamilton ha scritto già numerose pagine della storia della Formula 1. Il pilota, infatti, detiene diversi record come il numero di pole position (81) e maggior numero di vittorie partendo dalla pole position (45). Inoltre, se avesse vinto quei titoli sfiorati nel 2007 (a vincere è stato Kimi Raikkonen) e nel 2016 (vittoria per Nico Rosberg), il britannico avrebbe lo stesso numero di trionfi di Michael Schumacher.

Michael Schumacher e Lewis Hamilton durante la conferenza stampa del Gp di Monaco nel 2012

Tuttavia Ross Brawn, che Schumi l’ha conosciuto bene, ha affermato che Hamilton ha tutte le caratteristiche per raggiungere il tedesco e il suo numero di vittorie ottenute in pista (91).
Dopotutto il britannico ha ancora due anni di contratto con la Mercedes e non ha intenzione di fermarsi.

Il countdown è già iniziato. Con la pole di Lewis Hamilton al Gp degli Usa ad Austin, l’edizione 2018 della Formula 1 potrebbe avere presto il suo campione. L’inglese ha chiuso davanti a Kimi Raikkonen, che scatta dalla seconda piazza in griglia, a 70 millesimi, con il tedesco della Ferrari Sebastian Vettel, l’unico che potrebbe tenere testa al pilota Mercedes, che aveva il secondo tempo con un distacco di 60 millesimi, ma è costretto a partire dal quinto posto in griglia per la penalizzazione di tre posizioni, per non aver rallentato abbastanza in regime di bandiera rossa nelle prime prove libere.

Mancano una manciata di punti, dunque, per Lewis Hamilton per avvicinarsi al quinto sigillo iridato di una carriera stratosferica. Il britannico della Mercedes ora deve fare un po’ il ragioniere contabile: per mettersi in tasca il titolo, il pilota deve far salire il margine su Sebastian Vettel da 67 a 75 punti. Sarebbe il colpo del definitivo e matematico ko perché, in quel caso, se anche il tedesco della Ferrari vincesse gli ultimi tre Gran premi della stagione (in Messico, in Brasile e negli Emirati Arabi Uniti), a fronte di uno zero in fatto di punti da parte del britannico, sarebbe sempre Hamilton a laurearsi campione del mondo per il maggior numero di GP vinti in stagione.

 

Il quinto posto di Vettel, ovviamente, facilita l’impresa di Lewis: può laurearsi campione del mondo se trionfa e Vettel arriva terzo; se chiude al secondo posto e il tedesco si piazzasse quinto; se è terzo e il ferrarista è settimo; se si classifica quarto e Vettel non riesce ad andare oltre l’ottavo posto.

La gara di Austin è trasmessa in diretta e in chiaro su Tv8, tasto 8 del telecomando, o su Sky Sport F1, canale 207. Appuntamento alle 20.10.

 

Una cosa è certa: gli organizzatori del Gp di Austin, prossima tappa del Mondiale di Formula 1, avranno tutto il tempo e la quasi certezza di preparare una celebrazione esclusiva a Lewis Hamilton, a un passo – aritmetico – dal vincere il quinto titolo iridato della sua carriera.

Sì perché il Gran Premio del Giappone ha visto il pilota della Mercedes tagliare il nastro del traguardo per primo, per la quarta volta di fila e per la nona volta stagionale: ora sono 67 i punti di vantaggio in classifica su Vettel, alle prese con un’altra domenica da dimenticare a Suzuka. Il gap è ormai pressoché incolmabile. La rimonta del ferrarista si è fermata al 6° posto a causa di un contatto con la Red Bull di Verstappen, poi 3°. Sul podio anche Bottas. Quinto, invece, Raikkonen.

 

Sebastian Vettel è partito alla grande ha recuperato in un soffio diverse posizioni, portandosi sino al quarto posto, anche grazie a un errore di Max Verstappen, che ha accompagnato fuori Kimi Raikkonen, beccandosi 5″ di penalità. Il problema è che poco dopo, nel tentativo di passare anche l’olandese, il ferrarista di Germania ha esagerato in frenata e ha causato un contatto, di cui ha pagato il maggior prezzo (ma nessuna penalità visto che è stato giudicato incidente di gara). Si è ritrovato al 19° posto e da qui ha iniziato un recuperato forsennato, che però gli ha impedito di fare meglio della sesta piazza nonostante il giro più veloce nel finale.

 

Per Lewis Hamilton, invece, la gara di Suzuka è comunque stata una delle più facili, avendo preso la testa del gruppo alla prima curva e mantenendola in scioltezza per tutti i 53 giri, accompagnato da un Valtteri Bottas, che non lo ha mai infastidito.

Non si sbottona il pilota inglese quasi pentacampione:

Dobbiamo fare un passo alla volta, ora abbiamo vinto un grandissimo Gran Premio, c’è un bel gap su Sebastian, ma non vogliamo cantare vittoria troppo presto. Spero di fare bene ad Austin, in un circuito in cui mi diverto molto

Amareggiato (ed è dir poco) Seb Vettel:

Ci ho provato. Ho spinto al massimo fin da subito. Ho notato subito che c’era un gap. Ci ho provato con Verstappen, ma non mi ha lasciato spazio. Non abbiamo potuto fare la curva insieme. L’incidente è stato un vero disastro. Dopo il contatto con Max, la macchina era danneggiata. L’atmosfera nel team? Con risultati simili non è facile essere ottimisti. Lavoriamo forte per tutto l’anno e quando non arrivano i risultati difficile per tutti. A volte non so che dire. Non è stato un risultato giusto per noi

Quando mancano quattro appuntamenti alla fine della stagione, la classifica politi dice: Hamilton 331 punti, Vettel 264, Bottas 207. Anche nella classifica costruttori dominio Mercedes con 538 punti rispetto ai 460 della casa di Maranello.

 

Lewis Hamilton mette le ali nelle prove del Gran Premio di Singapore: l’inglese della Mercedes strappa la pole position davanti a Mark Verstappen su Red Bull. Male le Ferrari: Sebastian Vettel terzo, Kimi Raikkonen in quinta posizione. In mezzo l’altra Mercedes, quella di Valtteri Bottas. La gara è in programma domani alle 14.10 italiane con diretta su Sky Sport F1 e differita in chiaro su TV8 alle 21.15

Griglia di partenza:

Lewis HAMILTON Mercedes 1:36.015

Max VERSTAPPEN Red Bull Racing +0.319

Sebastian VETTEL Ferrari +0.613

Valtteri BOTTAS Mercedes +0.687

Kimi RÄIKKÖNEN Ferrari +0.779

Daniel RICCIARDO Red Bull Racing +0.981

 

Copione stravolto rispetto alle ultime prove libere, in cui la Rossa di Maranello aveva piazzato Vettel e Raikkonen nelle prime due posizioni, con Hamilton a inseguire a mezzo secondo. E invece il campione del mondo ha saputo rifarsi nel momento clou con un giro mostruoso nella Q3: 1:36.015. Due sessioni prima, nella Q1, lo stesso Hamilton aveva rischiato una clamorosa eliminazione finendo 14mo. Difficoltà manifestate anche dalla Ferrari, con Vettel e Raikkonen che erano riusciti a finire nei primi dieci solo negli istanti finali della Q2.

Sebastian Vettel partirà in terza posizione

Classifica piloti:

Lewis Hamilton MERCEDES 256

Sebastian Vettel FERRARI 226

Kimi Raikkonen FERRARI 164

Valtteri Bottas MERCEDES 159

Mark Verstappen RED BULL 130

Daniel Ricciardo RED BULL 118

Staccato di 30 punti rispetto a Hamilton, Vettel prosegue il suo momento negativo dopo la prova deludente di Monza. Negli occhi e nella mente dei ferraristi ci sono ancora le immagini dell’edizione 2017, quando sul tracciato cittadino di Singapore Maranello fece harakiri con Vettel e Raikkonen a stringere a sandwich Verstappen poche centinaia di metri dopo la partenza. Una carambola suicida che spianò la strada ad Hamilton alla vittoria nel GP. In 10 anni al Marina Bay Street Circuit, lungo poco più di 5 km con 23 curve, la Ferrari ha finora vinto solo due volte: Alonso nel 2010 e Vettel nel 2015.

 

A conclusione di un Gran premio di Formula 1 di Spagna dove hanno primeggiato in assoluto le Mercedes, è la Ferrari che deve fare i conti con l’amara delusione di ritrovarsi per la prima volta dall’inizio della competizione fuori dal podio.

Hamilton è primo, seguito da Bottas, per un trionfo assoluto delle frecce d’argento. Ed è soprattutto Vettel che incassa con amarezza la delusione di un quarto posto che attribuisce al cambio delle gomme voluto da Pirelli per motivi di sicurezza:

Il secondo pit stop? Le nostre gomme non duravano come quelle degli altri, abbiamo perso due posizioni e avevamo anche problemi di bilanciamento. Ho faticato un po’ con le gomme di questo weekend

Che la colpa sia delle gomme o meno, il pilota tedesco lamenta una lentezza che di certo non ha aiutato a tenere testa ad Hamilton e ha di conseguenza pregiudicato la gara:

Quando ci siamo fermati eravamo troppo lenti comunque. Dobbiamo migliorare sulle gomme, che erano diverse anche per gli altri. Di certo qualcosa ci mancava. Non è facile dire cosa sarebbe successo senza la modifica. Penso che probabilmente la modifica ha avuto un impatto maggiore su di noi rispetto agli altri. In ogni caso è stato un weekend decente, dobbiamo solo capire come adattarci a queste gomme che saranno le stesse in Francia e a Silverstone, dobbiamo darci un’occhiata

Alla delusione di Vettel si aggiunge quella di un altro pilota della Ferrari, Kimi Raikkonen, costretto ad abbandonare la corsa prima del previsto a causa di un problema tecnico. Insomma, per il team della Ferrari il Gp di Spagna non sarà ricordato come uno dei migliori. Festeggia invece la Red Bull con Verstappen al terzo posto.

E Lewis Hamilton? Con la sua 64esima vittoria di carriera, torna in cima alla classifica con 95 punti, praticamente 17 più del suo rivale Vettel che rimane a 78.

Festeggiando il dominio delle Mercedes nel circuito di Catalogna, il pilota ringrazia il suo team per il successo ottenuto:

È stata una prestazione straordinaria, ma avrei conquistato nulla senza questo team fantastico. Abbiamo fatto un lavoro eccezionale e io ho trovato quella sinergia mai sentita prima in questo avvio di stagione. Per noi è stata una ripartenza buona per noi, ma dobbiamo continuare a fare pressione: è bellissimo vedere questa forza all’interno del team

Nella sua seconda vittoria consecutiva Hamilton vede la rivalsa contro una Ferrari che sembrava non avere rivali all’inizio del Gran premio. Adesso, però, la stagione riparte alla grande per la Mercedes che non intende lasciarsi soffiare facilmente quel vantaggio che è riuscita ad ottenere nelle ultime due gare.