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Con la vittoria contro Roger Federer (6-4 6-4) nella finale del Master 1000 di Cincinnati Nole Djokovic ha messo la ciliegina sulla torta di una resurrezione in cui pochi credevano. A 31 anni compiuti il serbo è invece ripartito dal punto più basso della carriera per tornare quel cannibale che aveva dominato il circuito tra il 2015 e il 2016. Se il recente trionfo di Wimbledon era stato il primo segnale importante, è arrivata la vittoria nel 1000 americano a confermare la fine del periodo buio. E ora il serbo diventa il favorito per gli Us Open insieme ai due campioni intramontabili, Rafa Nadal e Roger Federer.

Durante tutto il torneo americano gli appassionati di tennis hanno ammirato il gioco che aveva fatto di Nole il prototipo del giocatore moderno: eccellente risposta, colpi profondi, il rovescio lungolinea come arma letale, il dritto sempre preciso e una capacità di muoversi per il campo e recuperare la posizione ai limiti dell’umano. Un dinamismo che non ha lasciato scampo a Re Roger, apparso frastornato in finale e incapace di trovare contromisure all’altezza per scardinare la difesa del serbo.

E pensare che appena 9 mesi fa tutti lo davano per finito. Djokovic invece ha reagito. Toccato il punto più basso della carriera è ripartito dalle sue certezze, dallo staff storico e dall’appoggio della famiglia, per tornare a dominare. In una stagione partita sottotono, l’ex numero uno del mondo ha prima vinto a Wimbledon il 13° Slam per poi confermare le quote di www.sportpesa.it/scommesse che lo vedevano tra i favoriti a Cincinnati. Una vittoria, quella americana, che ha regalato a Nole anche il Golden Masters, ovvero il riconoscimento per la vittoria di tutti i 1000 presenti in calendario. É il primo tennista della storia a riuscire nell’impresa.

Alzi la mano chi, dopo il tonfo fragoroso a Wimbledon 2016 e le ultime due stagioni negative avrebbe pronosticato una rinascita di questo livello.

Completato il Career Grand Slam con la vittoria del Roland Garros 2016, Djokovic era pronto a dominare anche sull’erba di Wimbledon. Fu invece Sam Querrey al terzo turno a mettere fine a una corsa che si preannunciava trionfale. E se la stagione si chiuse comunque con la vittoria del Masters 1000 di Montreal e la finale degli US Open, il serbo apparve svuotato di energie e lontano dai suoi abituali standard di rendimento.

Il vero anno terribile fu però il 2017. Nello Slam preferito, gli Australian Open, Djokovic esce al secondo turno contro Istomin ed è costretto ad assistere da spettatore all’ennesima finale Federer – Nadal. Per la prima volta dal 2008 il serbo esce al secondo turno in uno dei major.

Non andrà meglio a Parigi dove Nole viene dominato da Thiem (con cui aveva vinto i 5 precedenti) per 3 a 0 con l’umiliazione del 6-0 dell’ultimo parziale. A Wimbledon compariranno anche i primi problemi fisici: un infortunio al gomito lo costringe al ritiro dopo un’ora nei quarti contro Berdych. Sarà il primo stop serio della carriera che lo costringerà alla chiusura anticipata della stagione e alla rinuncia agli Us Open.

A inizio 2018 Djokovic sembra ancora la sua controfigura. Sconfitto a Melbourne da Chung, da Taro Daniel a Indian Wells e da Benoit Paire a Miami, il serbo decide di operarsi al gomito. È il punto più basso della carriera ma anche il turning point della rinascita. Ancora in fase di riabilitazione, il serbo ad aprile decide di lasciare Agassi come coach e torna ad affidarsi allo staff di Vajda per ricreare quell’ambiente che gli aveva permesso di issarsi al numero uno del mondo.

Sarà la scelta vincente. I progressi iniziano a vedersi a partire dal Roland Garros dove solo un Cecchinato in stato di grazia gli impedirà l’accesso alla semifinale. Il resto è storia recente. A Wimbledon Nole conquista il tredicesimo Slam in carriera e sul cemento americano di Cincinnati completa l’opera di rinascita dominando Federer in finale.

Quel cemento americano che sarà teatro dell’ultimo Slam della stagione, gli Us Open. Grazie agli ultimi due successi, Djokovic diventa il candidato numero uno alla vittoria a New York. Per trasformare la stagione del rilancio in un vero e proprio trionfo dovrà sfidare i rivali di una vita: Rafa Nadal e Roger Federer. Ben tornato Nole.

 

Il “signore della terra” è tornato. Ed ha scelto un palcoscenico prestigioso per firmare un doppio record da favola.

Per la decima volta Rafa Nadal ha conquistato il trofeo del MonteCarlo Rolex Masters, torneo Atp Masters 1000 dotato di un montepremi di 4.273.775 euro che si è concluso sulla terra rossa del Country Club di MonteCarlo, nel Principato di Monaco. In finale il 30enne mancino di Manacor, numero 7 del ranking e quarto favorito del seeding, si è aggiudicato per 61 63, in poco più di un’ora ed un quarto il derby spagnolo contro Albert Ramos-Vinolas, numero 24 del ranking mondiale e 15esima testa di serie.

Grazie a questo successo, il 70esimo in carriera, Rafa è diventato il primo giocatore dell’Era Open a vincere per dieci volte lo stesso torneo e si è preso in solitario il primato di titoli sul “rosso”, 50, staccando l’argentino Guillermo Vilas (fermo a quota 49). Nadal sulla terra battuta vanta un bilancio pazzesco: 370 match vinti contro appena 34 sconfitte.

Da lunedì Nadal risalirà al numero 5 del ranking mondiale. Rafa sorride mentre sul maxi schermo scorrono le immagni dei suoi dieci successi nel Principato a cominciare da quello datato 2005: ”Dopo un paio di finali perse quest’anno finalmente sono riuscito a vincere. E’ difficile per me esprimere cosa provo, cosa significa per me essere qui a stringere ancora il trofeo dopo tanti anni. Ringrazio la vita che mi ha dato questa possibilità”.

E’ a Montecarlo che inizia la stagione sul “rosso”, con buona pace di Marrakech e di Houston che tutt’al più possono fungere da “aperitivo”. In attesa di scendere in campo e di cominciare a “fare sul serio” al “Monte Carlo Rolex Masters”, torneo Atp Masters 1000 dotato di un montepremi di 4.273.775 euro di scena sulla terra del Country Club di Monte-Carlo, nel Principato di Monaco. Ecco il pensiero dei protagonisti più attesi.

E’ quasi un anno che Nadal non vince un torneo dall’abbinata Montecarlo-Barcellona del 2016. In questa stagione è stato finalista a Melbourne, Acapulco e Miami, fermato due volte da Federer (in Australia ed in Florida) ed una da Querrey (in Messico).

Rafa Nadal

“Sono pronto a vincere un titolo, sono soddisfatto del mio livello di gioco, per me è importante sapere che posso essere competitivo, perché mi dà motivazioni extra. Sto bene, non ho problemi fisici e questo conta, in queste due settimane mi sono allenato bene. Sento che sto esprimendo un livello di tennis alto, ho avuto un ottimo inizio di stagione e la mia posizione attuale nella Race mi permette di giocare tranquillo”.

Andy Murray

Dopo l’esibizione benefica con Federer a Zurigo non ero troppo ottimista, soprattutto per il servizio. Giorno dopo giorno, però, sono migliorato: ogni tanto sento ancora il gomito un po’ indolenzito ma va sempre un pochino meglio ed era quello che speravo”.