Avvocato, l’importante è che non fumi Bonini, è lui quello che deve correre
Michel Platini è negli spogliatoi del vecchio Comunale di Torino, durante l’intervallo di una partita della Juve. Di fronte ha uno stupito Gianni Agnelli che lo vede fumare tra un tempo e l’altro. Accanto c’è il biondo di San Marino, il portaborracce di una squadra che negli anni ’80 vinse tutto anche grazie ai chilometri macinati da Massimo Bonini.
Prima di Manuel Poggiali e Alex De Angelis nelle moto, la Repubblica di San Marino ha avuto il suo alfiere nel centrocampista bianconero, premiato come miglior giocatore della storia di questo staterello di 33mila anime che si fa spazio nell’Italia centro settentrionale tra Emilia Romagna e Marche.
Il «nostro fantastico terzo straniero» dopo Platini e Boniek, come lo ribattezzava il presidente Giampiero Boniperti, è un predestinato già dalle giovanili disputate con la formazione della Juvenes nella sua Serravalle. Nel 1977, a 18 anni, arriva la chiamata dal Bellaria in serie C, primo capitolo di un mini tour in zona emiliano romagnola con Forlì e Cesena. La promozione in serie A gli vale la chiamata da Giovanni Trapattoni nel 1981 come erede di Beppe Furino nel centrocampo della Juventus.
La diga in mezzo al campo, il ruba palloni da smistare in avanti, il mediano di copertura per le scorribande offensive di Platini e Boniek, Rossi e lo stesso Tardelli che, grazie a Bonini, ha più vocazione offensiva nel suo ruolo.
Mi piaceva fare il mediano perché non ero al centro dell’attenzione, bensì del gioco. Dovevo correre tanto e bene e a me veniva tutto semplice. Si trattava di saper vedere il gioco, far correre la palla, occupare gli spazi per recuperare palloni e rilanciare gli attaccanti. Ma, soprattutto, c’era da mettere a posto la squadra, richiamare i propri compagni quando si perdeva un po’ il filo
(Intervista a Francesco Caremani su Storie di Calcio)

Con la Juventus del Trap vince tutto: tre scudetti, una Coppa Italia, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa europea, una Coppa dei Campioni (nella maledetta finale dell’Heysel) e una Coppa Intercontinentale.
Nel suo palmares c’è anche San Marino. Milita prima per nove volte nella nazionale italiana under 21 di Azeglio Vicini poi sceglie di indossare i colori della sua terra di nascita con 19 presenze. Una di questa passerà alla storia dei Mondiali, anzi delle qualificazioni alla Coppa del Mondo: è la sera del 17 novembre 1993, è la sera del match tra San Marino e Inghilterra, quella della sconfitta per 7-1, ma quel singolo gol segnato a tempo di record da Gualtieri costò la mancata qualificazione inglese ai Mondiali americani del 1994. E Bonini quella sera indossava la fascia da capitano.
Appesi gli scarpini al chiodo, Massimo Bonini sarà anche allenatore di San Marino tra il 1996 e il 1997 mentre oggi è il direttore tecnico della Federcalcio sammarinese.
Se hai la fortuna di nascere a San Marino è giusto che giochi nella tua Nazionale. Io sono nato qui e qui ho sempre vissuto alla grande. Avevo anche i nonni italiani, e avrei potuto, ma sarebbe stato assurdo. Ho già avuto la fortuna di giocare in una Juve stellare, con gente come Platini, e vincere tanto. Va bene così
(Corriere di Bologna, 30 maggio 2013)
La nuova maglia della nazionale di San Marino griffata Macron e acquistabile nello store online