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Yanik Frick ha fatto il suo esordio nel Liechtenstein, in Nazionale maggiore, lo scorso sei ottobre nella partita, persa 2-0, contro l’Albania valevole per le qualificazioni ai Mondiali in Russia nel 2018. Mezz’ora in campo seguiti da un quarto d’ora, qualche giorno dopo, nel match contro Israele. Diciotto anni di belle promesse e un fardello grande da portare: essere il figlio di un’autentica icona nel proprio Paese.
Mario Frick, 22 anni in Nazionale, 125 presenze e 16 gol, è ancora oggi il calciatore con più presenze nella storia della Nazionale del piccolo Principato. Da attaccante ad attaccante, un’eredità non indifferente anche se papà Mario, uno che ha deciso di ritirarsi a oltre 40 anni, nelle ultime partite ha deciso di riciclarsi come difensore centrale. Stesso numero di maglia, la 10, ma lontano diversi metri da quell’area di rigore che l’ha visto protagonista anche in Italia. E’ questo che rende Mario Frick un idolo in patria e, perché no, beniamino anche da noi.

“La vie c’est fanstastique quando segna Mario Frick” era il coro che i tifosi intonavano quando l’attaccante d’oltralpe segnava. Dal 2000 in Italia, dopo il passaggio in Svizzera tra Basilea e Zurigo, approda all’Arezzo, poi col Verona Serie A, prima di scendere in Serie B con la Ternana e ritornare tra i grandi con la maglia del Siena. Il giocatore classe 1974 ha chiuso la carriera dove l’ha iniziata, nel FC Balzers, squadra del suo Paese.
Quando era a Siena ha portato suo figlio a giocare nelle giovanili della squadra toscana, ma Yanik ora gioca nella seconda squadra della formazione austriaca del Rheindorf Altach.
Da un Frick a un altro, a un anno di distanza: dal ritiro di Mario il 12 ottobre 2015, all’esordio nel 2016 del figlio. Una dinastia destinata a regnare, sperano nel piccolo Principato, ancora per molti lustri.