Tag

Mandzukic

Browsing

Una delle vittorie più belle della Juventus di Allegri in Europa l’hanno firmata loro. Mario Mandzukic e Alvaro Morata all’Etihad Stadium di Manchester contro il City. Blitz esterno (1-2) nella gara inaugurale della Champions 2015-2016 che, per i bianconeri, si sarebbe conclusa con i tempi supplementari negli ottavi a Monaco di Baviera. Oggi i due attaccanti si ritrovano di fronte uno contro l’altro nella sfida tra ex del Wanda Metropolitano (qui le quote Replatz). Uno, Mandzukic è rimasto a Torino e ha beneficiato più di tutti dell’arrivo di Cristiano Ronaldo. L’altro, Morata, è primo rientrato al Real Madrid, per poi emigrare a Londra con il Chelsea e tornare in Spagna, sponda Atletico.

Mario Mandzukic

Il 32 enne attaccante croato ha vissuto una sola stagione con i colchoneros, anno 2014-2015. Quarantatre presenze e venti gol. Un bottino niente male per il centravanti che, però, al Calderon, vecchio stadio dell’Atleti, non ha lasciato grandi ricordi. E dire che la partenza era stata col botto con la vittoria in Supercoppa spagnola contro gli odiati cugini del Madrid. Uno a zero con gol di Mario dopo due minuti, festeggiato da un giovanissimo Griezmann. Il cholismo sembra il vestito adatto per il guerriero ex Bayern, eppure Mandzukic fatica a sentire sulla sua pelle i colori dei colchoneros. Resta in Spagna un solo anno, prima di sbattere la porta e approdare a Torino dove sarebbe diventato uno dei leader della Juve di Allegri.

Alvaro Morata

Prodotto della cantera madrilena, Alvaro Morata arriva in bianconero pochi giorni dopo la tempesta che porta via Conte, sostituito da Massimiliano Allegri. Estate 2014, finisce il primo ciclo della Juve scudettata, se ne apre un altro con spiccate vocazioni europee. A 22 anni vive due stagioni con Madama, facendo coppia con Tevez il primo anno, Dybala e Mandzukic il secondo. E’ uno dei protagonisti della cavalcata della Juve in Champions fino alla finale di Berlino con gol in finale contro il Barca. Nel secondo anno decide la finale di Coppa Italia con avversario il Milan. Poi, nell’estate 2016 torna alla base merengues dove non riuscirà a mantenere le ottime premesse negli anni italiani.

Quello che affascina di Mario Mandzukic è questa continuità assurda nell’esserci dentro la partita, è assurda, cioè, non è croato, noi non siamo così. Tedesco? Peggio, come gli inglesi, quelli pazzi che rincorrono tutti.

Parola di Zvonimir Boban, leggenda del calcio croato che ben descrive cosa rappresenta il numero 17 della Juventus. Ancora decisivo per le sorti bianconere dopo il gol dell’1-0 contro l’Inter. Settimo gol in campionato, mai così bene da quando è in Italia in termini realizzativi. Merito del nuovo compagno in attacco, non uno qualsiasi (Cristiano Ronaldo). Merito delle scorribande sulla fascia di Joao Cancelo. Merito di una leadership offensiva che Mandzukic si è preso dopo la cessione di Higuain. A 32 anni il centravanti nato a Slavonski Brod sta vivendo la fase migliore della sua carriera, dopo i tempi del Bayern Monaco.

Fu proprio in Baviera, dopo i due anni al Wolfsburg, che l’attaccante si consacrò a livello internazionale. Alla sua prima stagione vince il triplete, con gol in finale di Champions League contro il Borussia Dortmund. Lo stesso Allegri lo ha ricordato dopo la gara con i nerazzurri.

Se è uno dei giocatori a cui non rinuncerei mai? Io guardo a chi vince e mi sembra che da quando sia andato via dal Bayern, ad esempio, i tedeschi non abbiano vinto più nulla in Europa. Era lui il centravanti del Bayern che vinse il Triplete. Sono giocatori ‘pesanti’, che stanno dentro la partita con fisicità

L’arrivo di Guardiola al Bayern fa scalare il croato nelle gerarchie offensive, soprattutto con l’acquisto di Lewandowski. Il tiki taka dello spagnolo poco si combina con le caratteristiche di Mandzukic. Così il croato fa le valigie e va a Madrid, sponda Atletico dove vive una stagione poco fortunata con Simeone. La rinascita avviene a Torino con la Juventus.

Allegri stravede per lui, nelle battaglie non può prescindere da Mandzukic. L’attaccante gioca da tuttocampista. Non è solo il puntero in attacco, ma dà un enorme contributo in fase di non possesso. Così Mario lo puoi trovare sulla fascia, a centrocampo, in difesa. La sua grinta e la sua dedizione conquistano il pubblico bianconero. Mister No Good è determinante nei momenti chiave, segna forse poco ma è pedina irrinunciabile. Fa centro, in ogni caso, anche nella dolorosa sconfitta in finale di Champions contro il Real Madrid.

La sua maturazione definitiva porta fieno anche alla causa della Nazionale, con cui centra uno storico titolo di vicecampione del mondo in Russia. Poi la scelta di ritirarsi dai colori croati e dedicarsi esclusivamente alla Juventus. Con Cristiano Ronaldo e Dybala è il perno dell’attacco juventino. Va a segno nelle partite che contano, dal Napoli al Valencia, dal Milan all’Inter. Ma potreste ritrovarlo anche a rincorrere in scivolata un avversario al 90’ nella propria metà campo. Mario è fatto così, un po’ tedesco, un po’ inglese.

Il suo nome è Yuri Cortez e nelle ultime 12 ore ha invaso i tabloid per un motivo che prima di Croazia-Inghilterra non si sarebbe mai immaginato: infatti, in occasione del gol decisivo di Mario Mandzukic, il fotografo di AFP è stato travolto prima dal calciatore della Juventus e subito dopo da tutti i suoi compagni di squadra. Un momento esilarante quanto inaspettato che, giustamente, è stato preso con il sorriso dal protagonista di questa storia il quale ha anche ricevuto le scuse dei giocatori croati. Il messicano non ha smesso di immortalare le emozioni neanche quando è stato atterrato regalandoci istantanee che ci fanno capire a pieno la gioia non solo degli undici in campo ma di una nazione che in 27 anni di indipendenza è riuscita a raggiungere due volte le semifinali e, ieri, la prima finale.

Al termine della sfida Yuri Cortez ha raccontato quanto è accaduto: “Ero molto vicino a loro, stavo fotografando e sono stato travolto. Che emozione! Ho continuato a scattare foto perché questi sono momenti unici. Al termine dell’esultanza i giocatori sono venuti ad assicurarsi delle mie condizioni“. Il fotografo, ancora visibilmente emozionato, ha vissuto il suo World Cup moment, i giocatori della Croazia, invece, sperano di travolgerne un altro anche in finale.