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Non sembrò possibile che stesse succedendo davvero, e a rivederlo oggi il video dell’ultima partita di Kobe Bryant su un campo di NBA sembra ancora più incredibile. Segnò 60 punti, e negli ultimi tre minuti guidò i Lakers a una rimonta pazzesca contro gli Utah Jazz, era il 13 aprile del 2016. Il numero 24 della squadra di Los Angeles in realtà aveva fatto anche meglio in passato come gli 81 punti messi a segno il 22 gennaio 2006 contro i Toronto Raptors. Bryant, che con quell’exploit firmò il secondo record di sempre dietro soltanto ai 100 punti di Wilt Chamberlain con i suoi Philadelphia Warriors contro i New York Kniks.

Alla sua ultima partita c’erano tutti, compreso O’Neal accanto alla panchina, e nei momenti più spettacolari del finale le telecamere si soffermarono più volte su Gianna, seduta in prima fila. Bryant ha chiuso la sua carriera con 33.643 punti realizzati in 1.346 partite, quarto miglior realizzatore in assoluto di tutti i tempi, scavalcato da LeBron James con i 29 punti realizzati contro Philadelphia proprio nella notte tra il 25 e 26 gennaio, giorno della morte dello stesso Kobe che su Twitter si era complimentato con il collega-amico.

 

Fu clamoroso due anni fa, quando scrivemmo questo pezzo sulla lezione che ci diede quella finale del Super Bowl,  il messaggio di “non mollare mai”. Lo è altrettanto oggi, a due anni di distanza e due anni di “vecchiaia in più”. In tutti gli sport del mondo, c’è almeno un dibattito su chi sia o sia stato il più forte interprete di tutti i tempi. In tutti gli sport tranne che in uno, il football americano, dove il giocatore più forte è Tom Brady, che viaggia sui 42 anni e che nella notte del 3-4 febbraio ad Atlanta ha vinto il suo nono Super Bowl, trofeo che lo consegna ancor più, se possibile, alla leggenda.

Il quaterback che da 18 anni è nei New England Patriots ha trascinato la squadra al sesto titolo nella storia, eguagliando Pittsburgh in cima, il massimo di ogni epoca, dove solo in due, appunto, sono arrivati. I Pats conquistano il 53° Super Bowl piegando i “novelli” Los Angeles Rams 13-3. Trionfa la squadra favorita, certo, ma con un punteggio inatteso, il più basso nella storia della finale.

Brady trascina, Julian Edelman vince l’Mvp – il migliore della serata – con una prova da 10 prese e 141 yds. Tom Brady supera Haley: è il giocatore più vincente di sempre con una palla ovale ed eguaglia Michael Jordan per numero di trofei personali vinti. MJ e TB diventano così gli sportivi americani più vincenti di tutti i tempi. Un percorso che ha suscitato l’ammirazione degli Stati Uniti, a cominciare da LeBron James, il miglior giocatore di questa generazione Nba, che ha twittato un semplice ma efficace «GOAT», cioè greatest of all time.

 

Per vincere, ai Patriots è bastato un touchdown: Brady non ha usato gli effetti speciali ma ha controllato il ritmo di un match tutt’altro che spettacolare. E se i Patriots sono la squadra che ha vinto segnando meno punti (13) i Rams hanno eguagliato il record negativo nella finale del football, che reggeva dal 1972 quando Miami si fermò a quota 3. E quei Dolphins furono gli ultimi a non segnare un touchdown nel Super Bowl, prima di questa Los Angeles. La cui gioventù è stata rimandata all’esame rappresentato dai mostri sacri: il 24enne quarterback Jared Goff e il 33enne coach Sean McVay avranno altre occasioni ma questa non era la loro notte, come è stato chiaro da subito.

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Poco spettacolo in campo e anche poco durante l’attesissimo l’Halftime Show dove ha pesato la scelta di snobbare l’evento da parecchie star di primo livello come Rihanna e Jay-Z non intenzionate ad affiancare una Lega considerata poco sensibile alle tensioni razziali. E in merito, la Nfl ha cercato di “riparare” toccando l’argomento in parecchi eventi a contorno, e invitando Bernice King, figlia di Martin Luther King, al centro del campo per il lancio della monetina di inizio di gara.

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È stato un anno di cambiamento in Nba: LeBron James ha lasciato Cleveland per accasarsi con i Lakers, il ritiro di Manu Ginobili, l’arrivo di Luka Doncic e il ritorno ad alti livelli di Derrick Rose.

Cambiamenti anche per i due italiani che quest’anno stanno vivendo una stagione da protagonisti con le proprie franchigie. Marco Belinelli, dopo le parentesi del 2018 con Atlanta e Philadelphia, ha deciso di ritornare a San Antonio, dove ha trascorso i più bei momenti della sua carriera; Danilo Gallinari, lasciatosi alle spalle un bel po’ di acciacchi fisici, sta disputando una gran bell’annata con i Clippers.

Nell’ultima giornata c’è stato il terzo derby italiano tra i due. A spuntarla sono stati gli Spurs per 122-111. La guardia bolognese è stato protagonista con un primo tempo ad altissimi livelli con giocate di classe e undici punti. Danilo ha risposto con un secondo tempo in cui è salito in cattedra, chiudendo con 21 punti finale anche se non sono bastati per evitare la sconfitta dei losangelini.

Una gran bella rivelazione di questa stagione sono proprio i Clippers, attualmente al quarto posto in Western Conference. Gli Spurs di Belinelli, invece, sono partiti un po’ a singhiozzo e certo non sono i favoriti per quest’anno, ma comunque ora hanno risalto la china e la qualificazione ai playoff non è da escludere.

Belinelli è in un buon stato di forma ed è un jolly in più che mister Popovich si deve giocare per ottenere il ventiduesimo pass consecutivo per la fase finale del campionato.

I Clippers di Gallinari stanno giocando un ottimo basket. L’ala è uno dei punti fermi della squadra di Los Angeles e in molti stanno sperando in una sua presenza all’All Star game. Per Danilo sarebbe un bel sogno dopo 10 anni di carriera in Nba. La concorrenza è spietata e, aldilà dell’importanza di piazzarsi bene in classifica, serve molta notorietà per entrare nel quintetto.

Belinelli, alla prima stagione senza l’argentino Ginobili, ha dimostrato di essere ancora decisivo per gli Spurs, dopotutto è comunque sempre un campione Nba.

Non poteva esordire nel migliore dei modi Zlatan Ibrahimovic in Major League Soccer.

Si sa che lo svedese non è mai banale e lo ha dimostrato ancora una volta anche al popolo americano. Pochi minuti per sottolineare che Ibra non è finito e che è volato in America per lasciare il segno così come è ha fatto in Europa.

Due reti all’esordio nel derby losangelino tra Los Angeles Galaxy e Los Angeles Fc, il primo un vero capolavoro che ha lasciato tutti di stucco e ha fatto subito parlare del gigante svedese.

Il suo arrivo a Los Angeles è stato spettacolare tanto che non è stata la città a dare il benvenuto a Ibrahimovic ma è lo svedese che ha dato il benvenuto alla metropoli americana, dopo la sua grande carriera tra le big squadre europee.

Dopo tante vittorie e tanti trofei vinti in Svezia, Olanda, Italia, Spagna, Francia e Inghilterra, Ibra ha deciso di continuare le sue conquiste oltreoceano.

La sua prima partita non poteva che essere coi fiocchi, un gol da cineteca ha dato il via alla ripresa dei Galaxy nel derby losangelino.

Un gol alla Ibra in cui sono compresi genio e spregiudicatezza per quello che è considerato uno dei migliori centravanti degli ultimi anni.

Ma gol di questa fattura ne sono stati fatti veramente tanti sin da giovane, nei club e in nazionale.

MALMO

Sin dai tempi quando militava nel campionato svedese, Ibra ha dimostrato di avere un piglio diverso dagli altri. Tanti i gol messi a segno sin da giovane. Uno dei tanti bei gol messi a segno con gli scandinavi è stato contro l’Aik nel 2001.

AJAX

Nel 2003 quando era il centravanti degli olandesi dell’Ajax mise in mostra il suoi piedi ed è lui che rimise in carreggiata i lancieri contro il Groningen. Un secco tiro dal limite dell’area di rigore e fu subito 1-1.

JUVENTUS
Dopo l’acquisto da parte dei bianconeri, erano tante le aspettative intorno al gigante svedese. Il gol all’esordio contro il Brescia scacciò qualsiasi dubbio nei suoi confronti e un gol in amichevole nell’estate del 2005 che gli spalancò le porte all’Europa che conta. Una traiettoria imprendibile per il portiere lusitano.

INTER

Passato all’Inter ha contribuito alla vittoria dei scudetti targati Roberto Mancini. Con l’Inter ha segnato molti gol in vari modi e ovviamente anche dalla distanza. Uno di questi è sicuramente la staffilata messa a segno nell’ultima di campionato contro il Parma al Tardini che ha regalato il successo ai nerazzurri in campionato dopo tanti anni. Ma il grande gol contro il Palermo che ricordiamo con rabbia e determinazione.

BARCELLONA

In Spagna sperava di poter vincere la Champions League, sogno infranto a causa della vittoria proprio della sua ex squadra, l’Inter. In Liga però non ha mai smesso di fare il suo dovere tanto da segnare tanto e vincere il titolo. Grande la punizione messa a segno al Camp Nou contro il Real Saragozza.

MILAN

Tornato a Milano, ma in sponda rossonera, Ibra torna a vincere lo Scudetto in Serie A e tra le varie perle, mise a segno una grande rete contro il Lecce al Via del Mare.

PARIS SAINT GERMAIN

Gli anni trascorsi sotto la Tour Eiffel sono stati ricchi di successi nazionali con vittorie di Ligue 1 e coppe francesi. Non è riuscito a vincere la Champions League ma ha realizzato reti come queste che entrano di diritto tra quelle più belle messe a segno in Europa. Vittima: i tedeschi del Bayer Leverkusen.

NAZIONALE SVEDESE

Zlatan Ibrahimovic ha fatto il suo anche con la maglia della nazionale svedese. In amichevole contro l’Inghilterra salì in cattedra con una prestazione di pregevole fattura. Indimenticabile la sua rete in rovesciata da molti metri lontano dalla porta. Battuto il portiere Joe Hart e vittoria svedese.

È sempre bello vedere i festeggiamenti italiani in terra americana. Fa strano, ma è una bella sensazione e una forte emozione.

Così com’è stata per gli italiani presenti allo Staples Center di Los Angeles in occasione dell’Italian Heritage Night. Un’intera notte dedicata al tricolore nella patria Nba dei Clippers. Proprio nella squadra americana gioca un italiano doc: Danilo Gallinari, anche se in questo periodo è infortunato.

I L.A. Clippers, in partnership con l’Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles e in collaborazione con Universal Music Italia e con Italian National Tourist Board, hanno voluto dedicare un’intera notte al Bel Paese.

Alla serata ha preso parte anche l’ex calciatore della Juventus e della Nazionale italiana, Alessandro Del Piero.

L’apertura dei festeggiamenti non poteva che essere con l’inno di Mameli, cantato dalla soprano Elisabetta Russo. Prima del match una serie di spettacoli d’intrattenimento oltre che la consegna di speciali bobble-head di Danilo Gallinari destinati ai primi 10mila supporters arrivati all’arena Staples Center, t-shirt personalizzate, promozioni sulle pizze, gadget e molto altro.

Gioia sia per i tanti italiani presenti sugli spalti che per l’ex bandiera della Juventus, il quale ha seguito il match a bordo campo con la grande passione che ha per il basket e per la Nba.

Sono molto felice di rappresentare la comunità italiana Danilo Gallinari, che ora è infortunato, e Marco Belinelli sono tra i migliori giocatori italiani, sono fantastici e amati da tutti.
Giannis Antetokoumpo, insieme a Porzingis è uno di quelli che fa vedere qualcosa di diverso in campo. Ha un grande potenziale e sta già giocando a livelli incredibili. Sono curioso di scoprire cosa sarà in grado di fare in futuro!

Partenza a singhiozzo per gli Hawks in questa stagione di Nba.

La squadra di Atlanta, in cui milita l’azzurro Marco Belinelli, è ferma a quota tre punti in classifica di Eastern Conference, fanalino di coda tra le squadre dell’area orientale americana.

Ultima sconfitta, in ordine cronologico, è stata in trasferta contro i Clippers. Il team di Los Angeles ha ottenuto così una vittoria dopo 9 sconfitte consecutive in Nba e pertanto rialza la testa.

I Clippers hanno ottenuto questo importante successo nonostante l’assenza dell’altro italiano in Nba: Danilo Gallinari. Il derby tutto azzurro, dunque, non è andato di scena, con il solo Belinelli in campo.  l problema al gluteo, che ha già fatto saltare otto partite, inclusa quella di Atlanta, al Gallo, infatti lo terrà fuori ancora una decina di giorni.

Faro dei losangelini è stato Blake Griffin, il quale, con una secca tripla doppia, ha trascinato non poco i compagni a questa importante vittoria.

A guidare invece Atlanta è stato il nostro Beli. La guardia azzurra nell’ultimo match contro i Clippers ha giocato solo 26 minuti, realizzando 20 punti (6/6 da due, 1/5 da tre e 5/5 ai liberi).

L’ingresso sul parquet di Marco Belinelli si fa subito sentire e l’azzurro trova subito ritmo dal perimetro, firmando quattro canestri consecutivi e poi chiudendo un primo quarto da urlo con una tripla. Il primo tempo è davvero buono per l’ex Spurs che chiude con 16 punti, tirando con un eccellente 7/8 dal campo. Purtroppo però come spesso accade agli Hawks in questa stagione, nonostante i parecchi punti davanti, si fanno prima agguantare e poi superare dagli avversari. Prima dei Clippers anche i Boston Celtics e New Orleans Pelicans.

La vita sportiva di Belinelli in America ora pare un po’ difficile ma tutto sommato le prestazioni del bolognese sono sempre ad alti livelli, tranne l’uscita contro i Celtics quando in 26 minuti, Belinelli ha realizzato solo 4 punti. Il cestista azzurro però non demorde e sa che questo periodo poco fortunato per la sua squadra dovrà, prima o poi, finire.

Dario Sette

Los Angeles ospiterà le Olimpiadi del 2028 mentre Parigi quelle del 2024. La città statunitense ha raggiunto un accordo con gli organizzatori olimpici che “spiana la strada” all’accogliere i Giochi. Lo scrive il “Los Angeles Times”, citando una fonte anonima vicina al negoziato.

L’accordo oltre ad aprire la strada per i Giochi del 2024 a Parigi, consentirà a Los Angeles di ospitare le Olimpiadi per la terza volta, dopo il 1984 e il 1932, così come per la città francese, che ha organizzato quelli del 1900 e del 1924. Si attende l’annuncio ufficiale del Comitato olimpico internazionale.

olimpiadi

Intanto oggi il presidente del Coni, Giovanni Malagò ha detto ai microfoni di Rete Sport che la candidatura di Roma 2024 resta una ferita aperta.

“Sono sempre stato chiaro su questa vicenda – ha detto ai microfoni di Rete Sport – Ho cercato disperatamente di farmi ascoltare esprimere una visione dettagliata. Chiesi di non dire subito di no, ma di verificare e di guardare il dossier. Oggi ti ritrovi a combattere su temi ordinari e al tempo stesso non hai una prospettiva e mezzi finanziari che il CIO per la prima volta avrebbe concesso. Oggi, anche le persone che erano contrarie fanno ammenda sulla scelta suicida per la città di Roma”

Adesso e’ ufficiale: le Olimpiadi del 2024 e del 2028 saranno assegnate assieme, a Parigi e Los Angeles, nel corso della sessione del Cio in programma il 13 settembre a Lima.

Lo ha ratificato all’unanimita’ (ma il tutto sembrava gia’ scontato da diverse settimane) il Cio (78 membri, per alzata di mano) riunito in una sessione straordinaria a Losanna, accettando la proposta dell’esecutivo. La sessione peruviana che avrebbe dovuto vedere tra le protagoniste anche Roma, candidata per il 2024 prima che la stessa venisse ritirata (come Budapest e Amburgo), passera’ alla storia come la “prima” doppia assegnazione della storia moderna.

Una vittoria di Thomas Bach, fautore di questa soluzione al fine di evitare di perdere due candidate eccellenti ed al fine di garantire un po’ di respiro all’intero movimento, dal momento che la crisi mondiale ha fatto temere problemi di organizzazione per i Giochi del futuro. Tanto da “varare” a dicembre del 2014, l’agenda 2020.

Per l’Italia, in pratica, un nuovo stop sottolineato da Giovanni Malago’.

“E’ evidente ora la sospensione di ogni ipotesi di candidatura per l’Italia. Ne prendiamo atto: e’ la dimostrazione che il Cio vuole premiare chi e’ stato coerente e serio. Credo sia una riflessione da tenere a mente per futura memoria” le parole del numero uno del Coni.

Adesso tocchera’ alle due citta’ candidate, con il Cio, mettersi d’accordo su chi organizzera’ nel 2024 e chi nel 2028.

Adesso e’ ufficiale: le Olimpiadi del 2024 e del 2028 saranno assegnate assieme, a Parigi e Los Angeles, nel corso della sessione del Cio in programma il 13 settembre a Lima.

Lo ha ratificato all’unanimita’ (ma il tutto sembrava gia’ scontato da diverse settimane) il Cio (78 membri, per alzata di mano) riunito in una sessione straordinaria a Losanna, accettando la proposta dell’esecutivo. La sessione peruviana che avrebbe dovuto vedere tra le protagoniste anche Roma, candidata per il 2024 prima che la stessa venisse ritirata (come Budapest e Amburgo), passera’ alla storia come la “prima” doppia assegnazione della storia moderna.

Una vittoria di Thomas Bach, fautore di questa soluzione al fine di evitare di perdere due candidate eccellenti ed al fine di garantire un po’ di respiro all’intero movimento, dal momento che la crisi mondiale ha fatto temere problemi di organizzazione per i Giochi del futuro. Tanto da “varare” a dicembre del 2014, l’agenda 2020.

Per l’Italia, in pratica, un nuovo stop sottolineato da Giovanni Malago’.

“E’ evidente ora la sospensione di ogni ipotesi di candidatura per l’Italia. Ne prendiamo atto: e’ la dimostrazione che il Cio vuole premiare chi e’ stato coerente e serio. Credo sia una riflessione da tenere a mente per futura memoria” le parole del numero uno del Coni.

Adesso tocchera’ alle due citta’ candidate, con il Cio, mettersi d’accordo su chi organizzera’ nel 2024 e chi nel 2028.

È da sempre considerato uno dei talenti italiani più cristallini del basket, tant’è che da anni gioca fisso nel campionato più famoso e competitivo al mondo, Nba. Danilo Gallinari è cresciuto in Lombardia, affermandosi a Milano nell’Olimpia e dal 2008 calca i parquet americani, prima a New York, poi a Denver e da poco a Los Angeles.

Il Gallo ha da qualche giorno si è trasferito nei Clippers con il quale ha firmato un contratto stratosferico, facendolo diventare lo sportivo italiano più pagato al mondo. In effetti con la bellezza di 65 milioni di dollari in tre anni, l’ala azzurra ha superato di gran lunga lo stipendio dell’altro paperone italiano, Graziano Pellè.

La scelta di volare in California è stata pensata a studiata bene dall’italiano, il quale ha più volte ribadito di aver preso la decisione più consona a se stesso. I Clippers sono stato i più assidui nel cercarlo e il Gallo, da parte sua, seppur gli interessi siano stati di molte altre squadre, ha optato per loro.

I Clippers sono la squadra in cui più di tutte penso di poter essere importante e lottare per vincere!

A 28 anni, Danilo Gallinari ha voglia di vincere e dimostrare il proprio valore per la squadra. Lasciare dopo sei anni Denver non è stato facile, dato che in tutte le parentesi di mercato scorse non aveva mai pensato di lasciare i Nuggets prima della proposta dei Clippers. A convincerlo anche due ex campioni del basket americano: Jerry West e Doc Rivers i quali hanno più volte contattato l’italiano per strappare un sì.

Il Gallo è in Nba dal 2008. A portarlo in America sono stati i Knicks. All’età di 20 anni si trova catapultato in una realtà sportiva ben diversa da quella italiana ed europea. Scelto il numero di maglia 8 ( in ricordo della sua data di nascita 08/08/1988) ha provato sin da subito a farsi spazio nella squadra newyorchese.  La strada è in salita a causa dei numerosi problemi fisici alla schiena. La seconda stagione va decisamente meglio anche se a fine campionato si trasferisce a Denver nei Nuggets e ci resterà per sei lunghe stagioni.

Alla pallacanestro in Nba alterna anche le apparizioni con la Nazionale. Seppur l’Italia abbia fenomeni come lo stesso Gallinari, Belinelli, Bargnani (tutti cestisti in Nba) non riesce a brillare costantemente.


L’ala lombarda, appena dopo la firma sul contratto però, ha indirizzato i suoi pensieri all’Italia e alle partite che dovrà disputare. C’è un Europeo in Turchia da disputare a settembre e l’Italia deve pensare a fare bene. Sicuramente il Gallo sarà il leader che guiderà gli altri, data l’assenza del Mago Bargnani e Alessandro Gentile.

Dario Sette