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Mercoledì 15 aprile 1998, il Corriere della Sera intitola:

All’Olimpico i biancocelesti, con una partita meno brillante del solito, passano grazie all’1-0 dell’andata a Madrid. La Lazio soffre ma centra l’euroderby di Parigi. Respinti gli assalti dell’Atletico di Vieri: il 6 maggio la finale tutta italiana contro l’Inter. L’ex bianconero annullato da un Nesta implacabile. Serata negativa per Boksic e per l’estro di Mancini

La sera prima, la Lazio si gioca la semifinale di Coppa Uefa contro l’Atletico Madrid e, nonostante lo 0-0, raggiunge la storica finale grazie alla vittoria pesantissima in trasferta. Elogio negli elogi, la prestazione di Alessandro Nesta, 22 anni da poco compiuti, che giganteggia nelle retrovie e annulla l’insidia Vieri. Nesta-gladiatore, Nesta-implacabile, «Loro hanno Ronaldo, noi abbiamo Nesta», si lascia andare il laziale Diego Fuser pronosticando il duello nella finale contro l’Inter che poi vedrà i neroazzurri smontare 3-0 i biancocelesti.

Due giorni dopo, il 16 aprile, la Repubblica dedica un pezzo intero al ragazzotto romano: “Classe Nesta: la mia forza è l’indifferenza”. E poi l’attacco:

Cosa fa un giovane campione, reduce da una notte trionfale, lanciato a vele spiegate verso il Mondiale, chiamato “immenso” dal suo datore di lavoro Cragnotti e “fuoriclasse ventiduenne” dal suo allenatore Eriksson? Monta sulla sua Golf cabrio nel giorno di riposo e va dalla mamma, in campagna, nella casa che lui stesso ha comprato con i soldi guadagnati come calciatore. Località Collevecchio, provincia di Rieti, rifugio dei Nesta da quando Alessandro ha cominciato a percorrere la sua strada. Quella del predestinato…

Lanciato a vele spiegate verso il Mondiale. Quello di Francia 1998. Già.

Lunedì 8 gennaio 2007. Il giorno in cui, come lo stesso numero 13 ha avuto modo di dire, Nesta si è convinto di aver vinto il Mondiale berlinese.

…Fino a quel momento nella mia testa ne era mancato un pezzettino. E’ squillato il cellulare, ero a Miami, a curarmi la spalla dopo l’ennesimo infortunio della mia carriera. Ancelotti mi aveva concesso il permesso di andare dall’altra parte del mondo e il Milan anche. Non ero proprio carico, anzi, non andava bene niente a livello fisico. Mi sentivo un condannato al dolore, sia in Nazionale che nel club: se guarivo, poco dopo mi rifacevo male. Stancamente, in maniera quasi scocciata, ho risposto:

“Pronto…”

“Ale, sono Lippi”

“Mister, che piacere”

“Il piacere è tutto mio. Ascolta qui, senti cosa sta succedendo”

In sottofondo udivo una voce calda, importante. Era il presidente della Repubblica Napolitano. Al Quirinale stava rendendo omaggio ai Campioni del Mondo.

“Ale, siamo a Roma, ci stanno premiando per il Mondiale vinto. Sei uno di noi. Hai capito? Sei uno di noi, uno dei ventitre, non te lo dimenticare mai”

Nesta e i tre Mondiali sono questo. E questa è l’icona più fedele della sua elegante, mortale e cristallina carriera da difensore. Come le sue scivolate. Pacchetto “all-inclusive”: il migliore difensore al mondo con il rischio di lasciarti sul più bello. Tre volte convocato alla Coppa del mondo da titolare, tre volte infortunato. 

In Francia, terza partita del Gruppo B di qualificazione: Italia – Austria 2-1. Nesta gioca solo tre minuti: duro scontro, lesione del legamento crociato anteriore, sei mesi di stop e addio sogni. Al suo posto entra Bergomi. Un dejà vu quattro anni dopo, anzi, forse anche peggio: ancora Gruppo di qualificazione, è quello G, ma è la seconda partita: Italia – Croazia 1-2. Nesta esce zoppicante dopo 24 minuti, il giorno dopo è un tam-tam di speranze tra infiltrazioni, riposo e preghiere. Riesce a essere in campo nell’ultima partita del girone pareggiata 1-1 contro il Messico, ma guarderà dalla panchina la mattanza beffarda coreana con il golden gol di Ahn. 

E arriva il 2006. Quello della maturità piena di Nesta e Cannavaro come centrali difensivi dopo che Maldini ha abdicato dal trono di leader della Nazionale. Con Buffon, un reparto inespugnabile come effettivamente sarà. Ma per Alessandro il nemico peggiore è quello muscolare. Terza partita del Gruppo E, contro la Repubblica Ceca. Diciassette minuti e il ct. Lippi e il dottor Castellacci si guardano, quasi affranti, mentre Nesta fa cenno che qualcosa non va. Distrazione al muscolo ileo-pettineo, entra Materazzi ed è il momento sliding-doors di quel Mondiale italiano. Marco segna dopo nove minuti, l’Italia vince 2-0 e vincerà il quarto Mondiale.

L’ex difensore di Lazio, Milan, Montreal Impact e Chennaiyin FC, a caldo, dice di non sentire sua questa medaglia. Non c’ha creduto fino a lunedì 8 gennaio 2007. Quel ragazzotto scoperto da uno scout della Roma, ma passato alla Lazio perché il babbo era laziale, che ha fatto il suo esordio in Nazionale prima squadra a 20 anni con Arrigo Sacchi e che ha detto definitivamente “ciao” all’azzurro l’11 ottobre 2006 nel match contro la Georgia,  quel ragazzo che si aggiustava continuamente la sua luccicante acconciatura a ogni colpo di testa, che sì, nonostante gli infortuni, ha vinto tutto. Che ha sollevato timidamente la Coppa assieme ai suoi compagni quasi in difetto e in dovere nei loro confronti. E ha messo tutti d’accordo: Alessandro Nesta, la tempesta perfetta.

Sono nato nella miseria: da piccolo, a Port Harcourt, vivevo per strada, aiutando mia madre a vendere l’akara, una specie di torta di fagioli. O scendevo allo stagno a pescare, e quando andava bene rimediavo la cena per tutti

Taribo West ha conosciuto la fame prima della fama, ma anche quando era ricco e famoso ha saputo cambiar vita, per abbracciare la religione pentecostale e farne la principale ragione dell’esistenza. Lo ricordano ancora tutti con affetto sia all’Inter, dove ha giocato due anni, dal 1997 al 1999, vincendo anche l’Uefa, che al Milan, l’anno dopo, quando colorò di rossonero le sue celebri treccine facendo inalberare i suoi ex tifosi. Un personaggio sui generis il difensore nigeriano, accusato anche di aver barato sull’età, ma lui giura di essere nato il 26 marzo 1974, e ricordato anche per il suo carattere ribelle (celebre quando nel 1998 buttò la maglia addosso al tecnico nerazzurro Lucescu che l’aveva sostituito). Nel 1996 la conversione, poi fondò una setta pentecostale, la “Shelter in the Storm” (il Rifugio nella Tempesta), con sede a Milano e succursali in Nigeria.

 L’episodio della maglia lanciata a Lucescu

La religione è la mia seconda vita. Sono un uomo felice che si divide tra beneficenza, predicazione e campo. In Nigeria lavoro con la Federazione e aiuto i bambini in difficoltà grazie alla mia Fondazione e alla Taribo Boys. Voglio aiutare chi si è smarrito e dare il mio contributo per risolvere i problemi più gravi: perdita dei cari, difficoltà economiche, mancanza di lavoro. Mi rivolgo soprattutto a chi prende una brutta strada

Dicevamo della Coppa Uefa del 1998, vinta 3-0 sulla Lazio. West giocò titolare e si fece cacciare al minuto 82’ per espulsione diretta, ma il suo marchio sul trofeo lo mise nei quarti di finale contro lo Schalke 04. Non convocato all’andata con i neroazzurri che si imposero 1-0 a San Siro grazie al Fenomeno Ronaldo, al ritorno in Germania, i tedeschi trovarono il pareggio disperato al 90’ con Michaël Goossens. Si andò ai supplementari, Taribo era in campo e incornò di testa su punizione laterale di Cauet al primo minuto supplementare. Finale 1-1 e Inter in semifinale.

A livello internazionale, West conta 41 presenze con la nazionale nigeriana e faceva parte della formazione che ha vinto l’oro olimpico nel 1996. Ha anche partecipato a due Mondiali, nel 1998 e nel 2002. Nel complesso una carriera buona anche a livello personale.

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Ma fu soprattutto un’esperienza anche condividere lo spogliatoio con campioni come Zamorano, Zanetti e Ronaldo. L’attuale vicepresidente nerazzurro lo ha citato nella sua autobiografia: «Taribo è stato il compagno più matto che abbia mai avuto. Una sera invitò me e Ivan Zamorano per una cena. “Preghiamo un po’ e poi mangiamo”, ci disse. Erano le sette: le litanie andarono avanti fino a mezzanotte, quando finalmente potemmo metterci a tavola». Da Gigi Simoni ricordato per la sua bontà e figura fondamentale per la sua crescita, fino a Marcello Lippi e quel feeling che non sbocciò mai. Celebre il dialogo tra i due, diventato leggenda:

«Mister, Dio mi ha detto che devo giocare». Risposta:  «A me non ha detto nulla»

 

Per tutti gli amanti del famoso detto “Squadra che vince non si cambia” in riferimento non solo all’idea che il miglior gruppo di giocatori deve restare invariato, ma anche che la stessa squadra che trionfa da anni, la Juventus, continuerà a farlo, ecco a tutti quelli che ancora ci credono è arrivato il momento di dire stop.

Lo stop è sancito da Simone Inzaghi e dai suoi valorosi condottieri laziali, su tutti re Ciro Immobile dall’alto dei suoi quasi trenta gol in campionato, capaci di ridare ai tifosi laziali un entusiasmo sopito da oltre vent’anni, da quel lontano 2000 alla corte di Sven-Göran Eriksson quando per l’ultima volta si festeggiava lo scudetto in casa Lazio.
Sicuramente quest’anno l’entusiasmo sarà condiviso da altri tifosi non necessariamente bianconeri, il nero e l’azzurro sembrano i colori della rinascita e della consacrazione come l’Atalanta di mister Giampiero Gasperini e l’Inter di Conte ci stanno facendo vedere in questi mesi. Probabilmente l’estate scorsa in pochi, anzi pochissimi, avrebbero scommesso su una Lazio capolista e una Juve seconda e tallonata dall’Inter a un paio di mesi dalla fine del campionato, chissà se i tifosi dell’Atalanta si sarebbero aspettati di avanzare così tanto in Champions League ed essere allo stesso tempo la quarta forza del campionato, davanti a Roma, Napoli e Milan, con un Ilicic in lotta per il podio in classifica cannonieri ed il solito “Papu” Gomez a contendersi il primato tra i giocatori che hanno fornito più assist in questa stagione.

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Un campionato all’ombra delle incertezze

Certo la situazione delle ultime settimane pare piuttosto convulsa a causa del Coronavirus che sta creando non pochi problemi tra rinvii e partite a porte chiuse; tutti ovviamente si augurano che l’allarme rientri il prima possibile e che si possa tornare a parlare unicamente di calcio giocato. Intanto diamo un’occhiata alla situazione della Serie A dal punto di vista della classifica e delle ultime indiscrezioni a livello calcistico, lasciando ad altra sede le discussioni.

Dicevamo dell’Atalanta e dei suoi successi, dopo la batosta rifilata al Lecce di Liverani con tripletta del solito Zapata, arriva la doccia fredda della partita a porte chiuse in Champions col Valencia, probabilmente una situazione del genere non se la sarebbe aspettata nessuno dato che per Valencia sarebbero sicuramente partiti migliaia di tifosi bergamaschi che in questi ultimi anni stanno andando in visibilio grazie alla Dea e al granitico Giampiero Gasperini, uomo duro e carismatico, capace di portare anche una provinciale a giocarsela sui campi più prestigiosi senza nessun timore reverenziale.

Dunque lotta aperta al vertice con Lazio e Juve a contendersi un primo posto quest’anno per niente scontato, chissà che l’Inter non regali qualche sorpresa ora che Lukaku, Brozovic e Lautaro Martinez hanno cominciato a far vedere di che pasta sono fatti e soprattutto di cosa sono capaci insieme, per informazioni chiedere a Napoli e Ludogorets tra le altre.

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La fine di un’epoca in casa Juventus

Che in casa Juventus fosse finito un ciclo lo si sapeva da quando Massimiliano Allegri ha lasciato la panchina bianconera passando le redini in mano a Maurizio Sarri, uomo forte di Napoli e Chelsea che però all’ombra della Mole non ha ancora saputo tirare fuori dai suoi quello spirito e quella cattiveria agonistica che fino ad ora avevano caratterizzato le squadre in cui veniva praticato il “sarrismo”, al punto che ora pare che la dirigenza della Juve capitanata da Andrea Agnelli stia addirittura pensando ad un ritorno di Max Allegri per non rischiare di perdere definitivamente la faccia dopo il super colpo di mercato Cristiano Ronaldo che nonostante le solite prestazioni da extraterrestre non può da solo traghettare la squadra verso l’ennesima vittoria, o almeno non può più, perché prima ce l’aveva sempre fatta praticamente da solo.

Sicuramente se un anno fa avessimo scommesso su questi avvenimenti presso un qualsiasi casinò per giocare online avremmo guadagnato un bel gruzzoletto. Del resto chi si sarebbe mai aspettato un Napoli ormai non più agguerrito al punto da impensierire le grandi, un’Atalanta che prepotentemente si continua ad insinuare in posizioni della classifica storicamente destinate a compagini più blasonate quali Roma e Milan, insomma questa serie A 2020 ci sta regalando davvero non poche sorprese e noi non vediamo l’ora di sapere come andrà a finire.  Saranno in grado i due marziani Lukaku e Lautaro di fronteggiare la straordinaria fase ascendente della Lazio trascinata dal bomber Immobile o alla fine trionferà lo strapotere juventino come negli ultimi otto anni? Staremo a vedere sperando che lo spettacolo sia altrettanto avvincente per i mesi che mancano alla fine del campionato.

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La lotta per la salvezza

Non dimentichiamo la parte bassa della classifica dove si scatena il derby genovese per la retrocessione, Genoa e Sampdoria sembrano destinate ad una lotta all’ultimo sangue per spuntarla anche quest’anno, osservate dall’alto da Lecce e Torino e tallonate da Brescia e Spal. Con il pareggio con l’Atalanta, le vittorie su Cagliari e Bologna,  la squadra di Nicola sembra aver ripreso una timida rimonta nonostante l’ultima sconfitta contro la capolista Lazio, mentre i cugini blucerchiati sembrano aver preso un cammino leggermente più tortuoso con le sconfitte patite contro Napoli e Fiorentina, in vista il match con la Roma sempre che si riesca a giocare per motivi di salute pubblica, poi il Bologna di Mihajilovíc e a fine mese  il match della verità contro il Lecce.

Saranno settimane intense che speriamo di vivere entusiasmo e chissà che non si torni a chiedersi chi sarà la prossima anti Juve, se l’inter del duo delle meraviglie o la Lazio del capocannoniere e papabile vincitore della scarpa d’oro 2020.

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Stagione calcistica 1995/1996. Il 3 marzo si incrociano Lazio e Inter. Il match è valido per la 24esima giornata. A deciderlo è un’autorete di Nesta al minuto 64. A fine torneo i biancocelesti chiudono terzi in classifica, i nerazzurri addirittura settimi. Lo scudetto va sulle maglie a strisce… del Milan.

È quello appena ricordato l’unico Lazio-Inter giocato alla 24esima di Serie A. Il bilancio con gli altri 75 precedenti finisce per sorridere ai padroni di casa avanti per numero di vittorie, 26-22, e gol marcati, 103-97. Mentre i pareggi ammontano a 28. Tuttavia negli ultimi tre anni si sono imposti gli ospiti. Fra l’altro mettendo a segno sempre una tripletta. Così l’ultimo segno 1 in schedina è del 2015/2016, 2-0 firmato Klose e Candreva (oggi ex) su rigore.

Grandi assenti risultano pertanto i match chiusi in parità. Con reti non fa capolino da oltre un decennio, 1-1 nel 2007/2008. A porte inviolate, 0-0, nientemeno che dal 2005/2006. La squadra di Inzaghi all’Olimpico ha messo insieme 9 successi e 3 pari in questa Serie A. L’ultimo ko risale allo scorso 5 maggio e fu opera dell’Atalanta. Quella di Conte in trasferta conta 9 vittorie e 2 segni X. Il più recente stop è del 19 maggio e fu causato dal Napoli.

Dando uno sguardo ai vari indicatori scopriamo che Lazio-Inter non sarà soltanto terza contro prima. Laziali e interisti condividono, infatti, le difese meno battute, solo 20 reti incassate, e con più clean sheet, 8 a testa. Inoltre con 53 gol per Immobile e compagni, 48 per Lukaku e soci, mostrano anche i due attacchi più prolifici dopo quello atalantino.

CONFRONTI DIRETTI LAZIO-INTER (SERIE A)*

76 incontri disputati
26 (23) vittorie Lazio
28 (34) pareggi
22 (19) vittorie Inter
103 (51) gol fatti Lazio
97 (50) gol fatti Inter

ULTIME 5 SFIDE LAZIO-INTER (SERIE A)

2014/2015, 35° giornata, Lazio-Inter 1-2
2015/2016, 36° giornata, Lazio-Inter 2-0
2016/2017, 37° giornata, Lazio-Inter 1-3
2017/2018, 38° giornata, Lazio-Inter 2-3
2018/2019, 10° giornata, Lazio-Inter 0-3

RISULTATI PIU’ RICORRENTI IN SERIE A AL TERMINE DEI LAZIO-INTER

1-1 comparso per 11 volte, l’ultima nel 2007/2008 (Crespo – Rocchi)
0-0 comparso per 9 volte, l’ultima nel 2005/2006
1-0 comparso per 8 volte, l’ultima nel 2013/2014 (Klose)

* Fra parentesi i dati dei precedenti Lazio-Inter in Serie A dopo la prima frazione di gioco.

Inzaghi vs Conte

Seconda sfida in Serie A fra Simone Inzaghi, Lazio, e Antonio Conte, Inter. L’unico precedente fra i due è, infatti, quello disputato un girone fa al Meazza di Milano: risultato di 1-0 per il nerazzurro. Molti di più, al contrario, gli incroci fra il tecnico di Piacenza e la Beneamata, fra il mister di Lecce e gli Aquilotti. L’allenatore biancoceleste vinse il primo testa a testa in campionato contro l’Inter, 2-0 nell’annata 2015/2016, poi ecco succedersi in ordine sparso 5 sconfitte, 1 pareggio (ad occhiali, vale a dire 0-0, nel 2017/2018) e 1 successo (1-0 nel girone di ritorno del 2018/2019).

Insolitamente le Lazio di Inzaghi contro i nerazzurri alternano match con gol ad altri di digiuno assoluto. Poiché all’andata le polveri risultarono bagnate…Per l’ex ct della Nazionale la Lazio è avversario fruttuoso. In 7 scontri diretti di campionato, 6 con la Juventus più quello alla quinta giornata del torneo in corso, ha lasciato per strada solo 4 punti dei 21 in palio.

Dando uno sguardo ai curricula dei mister scopriamo che in caso di segno 1 al termine del big match dell’Olimpico, Inzaghi avrà eguagliato il numero di successi raccolti lo scorso campionato e con ancora 14 gare da disputare potrà provare a eguagliare o migliorare il suo primato stagionale di 21 (scritto nel 2016/2017 e nel 2017/2018).

TUTTI I PRECEDENTI FRA INZAGHI E CONTE IN CAMPIONATO

0 vittorie Inzaghi
0 pareggi
1 vittoria Conte
0 gol fatti squadra di Inzaghi
1 gol fatto squadra di Conte

TUTTI I PRECEDENTI FRA INZAGHI E L’INTER IN CAMPIONATO

2 vittorie Inzaghi
1 pareggio
5 vittorie Inter
6 gol fatti squadre di Inzaghi
13 gol fatti Inter

TUTTI I PRECEDENTI FRA CONTE E LA LAZIO IN CAMPIONATO

5 vittorie Conte
2 pareggi
0 vittorie Lazio
11 gol fatti squadre di Conte
3 gol fatti Lazio

I NUMERI DI INZAGHI IN SERIE A

144 panchine
79 vittorie
29 pareggi
36 sconfitte
108 gare a punti

I NUMERI DI CONTE IN SERIE A

150 panchine
102 vittorie
34 pareggi
14 sconfitte
136 gare a punti

Nella storia del derby capitolino la Roma, fra le mura di casa, ha piazzato un tris di vittorie già 4 volte. Le prime due furono negli anni Trenta, dal 1931/1932 al 1933/1934 e dal 1935/1936 al 1937/1938. Quindi ecco la tripletta datata 1941/1942, 1942/1943 e, dopo l’interruzione per il conflitto bellico, 1946/1947. Per ultima, la serie messa a segno fra il 1957/1958 e il 1959/1960.

Ma i giallorossi hanno saputo fare anche meglio. Il record di derby casalinghi e in Serie A vinti consecutivamente è degli anni Duemila, fra il 2007/2008 e il 2010/2011, 4 stracittadine senza soluzione di continuità. Alla vigilia dell’incontro numero 76 con la Roma squadra di casa, Florenzi e compagni sono reduci da 2 stracittadine interne vinte. Nel 2017/2018 fu un 2-1 con le firme di Perotti (rigore), Nainggolan, Immobile (rigore). Mentre la stagione passata ci scappò un 3-1 griffato Pellegrini (Lorenzo), Immobile, Kolarov, Fazio.

E l’ultimo successo biancoceleste? È rappresentato dall’1-3 nel 2016/2017, doppietta di Keita, De Rossi, Basta. Scartabellando gli almanacchi scopriamo che di Roma-Lazio alla giornata numero 21 di Serie A ce ne sono già 3. Curiosamente da tutte c’è scappato il segno X. Fu 2-2 sia nel 1970/1971 che nel 1983/1984. Fu pareggio ad occhiali, vale a dire 0-0, nel 1975/1976.

Attenzione ai calci di rigore: le due romane sono le squadre che ne hanno calciati più di chiunque altro nella serie A 2019/2020. I biancocelesti con 13 (10 a rete) sono davanti a tutti. I giallorossi con 8 (6 in gol) seguono da vicino. Negli ultimi 5 derby con i giallorossi in casa gli arbitri hanno sanzionato 4 penalty, 3 a favore dei romanisti, 1 per i laziali. E nel 2017/2018 a massime punizioni terminò 1-1.

CONFRONTI DIRETTI ROMA-LAZIO (SERIE A)*

75 incontri disputati
29 (19) vittorie Roma
32 (44) pareggi
14 (12) vittorie Lazio
97 (39) gol fatti Roma
64 (27) gol fatti Lazio

ULTIME 5 SFIDE ROMA-LAZIO (SERIE A)

2014/2015, 18° giornata, Roma-Lazio 2-2
2015/2016, 12° giornata, Roma-Lazio 2-0
2016/2017, 34° giornata, Roma-Lazio 1-3
2017/2018, 13° giornata, Roma-Lazio 2-1
2018/2019, 7° giornata, Roma-Lazio 3-1

RISULTATI PIU’ RICORRENTI IN SERIE A AL TERMINE DEI ROMA-LAZIO

1-1 comparso per 14 volte, l’ultima nel 2012/2013 (Hernanes – Totti rig.)
0-0 comparso per 13 volte, l’ultima nel 2006/2007
1-0 comparso per 7 volte, l’ultima nel 2009/2010 (Cassetti)

* Fra parentesi i dati dei precedenti Roma-Lazio in Serie A dopo la prima frazione di gioco

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Fonseca versus Inzaghi

Seconda sfida in campionato, dopo l’1-1 nel derby d’andata, fra i mister Paulo Fonseca, Roma, e Simone Inzaghi, Lazio. Ovviamente il rendiconto degli incroci fra i due tecnici coincide con quello dei testa a testa fra lo stesso Fonseca e il club biancoceleste. Molti di più, per la precisione 7, i precedenti di campionato fra Inzaghi e i giallorossi.

Il bilancio vede ancora in vantaggio il club che ha nel simbolo la Lupa capitolina: 3-2 per vittorie, mentre i segni X ammontano a 2. È equilibrio, invece, sul fronte marcature: 9-9. Se all’andata è stata pari e patta, nello scorso campionato Inzaghi (di conseguenza la Lazio) e la Roma conquistarono 1 vittoria a testa. Da segnalare che nel derby successivo al primo pareggio, 0-0 alla 32esima giornata 2017/2018, si imposero Florenzi e compagni.

TUTTI I PRECEDENTI FRA FONSECA E INZAGHI IN CAMPIONATO

0 vittorie Fonseca
1 pareggio
0 vittorie Inzaghi
1 gol fatto squadra di Fonseca
1 gol fatto squadra di Inzaghi

TUTTI I PRECEDENTI FRA FONSECA E LA LAZIO IN CAMPIONATO

0 vittorie Fonseca
1 pareggio
0 vittorie Lazio
1 gol fatto squadra di Fonseca
1 gol fatto Lazio

TUTTI I PRECEDENTI FRA INZAGHI E LA ROMA IN CAMPIONATO

2 vittorie Inzaghi
2 pareggi
3 vittorie Roma
9 gol fatti squadre di Inzaghi
9 gol fatti Roma

I NUMERI DI FONSECA IN SERIE A

20 panchine
11 vittorie
5 pareggi
4 sconfitte
16 gare a punti

I NUMERI DI INZAGHI IN SERIE A

140 panchine
77 vittorie
27 pareggi
36 sconfitte
104 gare a punti

 

E’  la sera di martedì 18 gennaio 1977. Mancano pochi minuti alle 19.30, e due giocatori della Lazio, il difensore Pietro Ghedin e il centrocampista Luciano Re Cecconi, assieme a un amico comune, il profumiere Giorgio Fraticcioli, entrano nella gioielleria di Bruno Tabocchini, in Via Nitti, nel quartiere Flaminio, a Roma.

Fraticcioli deve consegnare alcuni prodotti. “L’angelo biondo” ha il bavero del cappotto alzato e le mani in tasca. Ama gli scherzi, e non può certo immaginare che di lì a poco una delle sue trovate, secondo quella che è la ricostruzione ufficiale dei fatti, gli costerà la vita. Così intima ad alta voce al gioielliere: «Fermi tutti, questa è una rapina!».

Erano quelli gli Anni di piombo, e Tabocchini l’8 febbraio 1976 aveva subito un’autentica rapina durante la quale aveva ferito e consentito l’arresto di un rapinatore. Sentendosi nuovamente in pericolo, il gioielliere non ci pensa neanche, e in un istante, estrae un revolver calibro 7,65, puntandolo contro Ghedin. Se il difensore della Lazio d’istinto estrae le mani dalle tasche, quando l’arma gli viene puntata contro, Re Cecconi non è altrettanto svelto.

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Parte uno sparo, e Luciano è colpito in pieno petto. Il laziale emette un gemito e si accascia a terra. «Era uno scherzo, era solo uno scherzo», fa in tempo a mormorare. Ghedin si volta e dice al compagno di rialzarsi, che lo scherzo è terminato. Ma si accorge del sangue che scorre dal torace di Re Cecconi: la tragedia è compiuta.

Nato a Nerviano il 18 gennaio 1977, Re Cecconi da giovane giocava a calcio come hobby, mentre lavorava come carrozziere. Dopo i primi calci nell’oratorio di Sant’Ilario Milanese, la sua carriera agonistica parte con l’Aurora Cantalupo, mentre la prima maglia da professionista che indossa è quella della Pro Patria, con la quale, il 14 aprile del 1968 fa il suo debutto in Serie C.
La folta chioma bionda e il modo in cui sa imporsi a centrocampo gli valgono il soprannome di “CeccoNetzer”. con chiaro accostamento con il tedesco Guntar Netzer, stella del Borussia Monchengladbach e della Germania. Con la Lazio gioca 133 partita, ma soprattutto è tra i protagonisti dello Scudetto del 1974.

 

Sulla tragedia di Re Cecconi negli ultimi anni, sta emergendo una verità diversa da quella “ufficiale” sancita dal processo a Tabocchini. A ribaltare la tesi è stato il giornalista Maurizio Martucci con il suo libro-inchiesta “Non scherzo. Re Cecconi 1977, la verità calpestata”, pubblicato nel 2012.

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Il giornalista romano cerca di dimostrare che Cecco rimase vittima di una tragica circostanza, ma non avrebbe mai pronunciato le parole “Fermi tutti, questa è una rapina”, che innescarono nel gioielliere la reazione armata, e che quest’ultima sarebbe stata scatenata da una sorta di fobia di cui avrebbe sofferto Tabocchini dopo la prima tentata rapina subita. Una nuova versione dei fatti che trova peraltro concorde la famiglia del giocatore.

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Dieci vittorie consecutive. Nessuno, in questa fase centrale della stagione 2019-2020 di Serie A sta facendo meglio della Lazio. E contro la Sampdoria,  match in programma sabato 18 gennaio alle 15 allo stadio Olimpico, la striscia positiva può solo allungarsi.  Contro i blucerchiati, poi, sono sfide sempre da “over”:  il 7 maggio 2017, si registrò addirittura un record perché Lazio-Sampdoria 7-3 è stata la partita con più gol del decennio passato. In quell’occasione andarono a segno Ciro Immobile (2), Keita, de Vrij, Hoedt, Lulic e Felipe Anderson.

Ma non fu un caso isolato. Nel 1995-96, Lazio-Samp finì 6-3  con doppietta di Signori, nel 1998-99, 5-2 e quella fu la notte magica di Sinisa Mihajlovic, autore di una tripletta. Più in generale, la Lazio segna almeno un gol alla Sampdoria all’Olimpico dal 1989, quando si registrò l’ultimo 0-0 del confronto. Dal 2000 ad oggi sono 10 le vittorie della Lazio all’Olimpico, a fronte di appena 4 pareggi e una sola sconfitta (Lazio-Samp 1-2, 23 gennaio 2005).

A dispetto dell’esito del match dell’Olimpico, la Lazio chiuderà il girone d’andata della Serie A 2019/2020 davanti al Napoli. Un evento che non accadeva dalla stagione 2011/2012, quando dopo 19 giornate la classifica vedeva i biancocelesti a quota 33 e gli azzurri qualche gradino sotto a 29. E proprio al torneo appena ricordato risale l’ultimo segno 1 in schedina al termine di un Lazio-Napoli di campionato. La sfida si concluse col punteggio di 3-1: Candreva al 9’, Pandev al 34’, Mauri al 68’, Ledesma all’81’ (rigore).

E l’anno successivo, 2012/2013, ecco entrambi i club con 39 punti (non tenendo conto della penalizzazione, poi revocata, che gravava sui campani) secondi a -5 dalla capolista Juventus, per poi fare 1-1 nello scontro diretto al 24esimo turno, Floccari all’11’ e Campagnaro all’87’. Scritto ciò non possiamo scordare che i partenopei hanno in corso una serie fatta di 6 successi senza soluzione di continuità nelle trasferte con vista sul Tevere. Un filotto cominciato nel 2013/2014, quando alla 14esima giornata fu 2-4: Higuain al 24’, autorete di Behrami al 25’, Pandev al 50’, Higuain al 72’, Keita all’80’ e Callejon al 91’.

Fra l’altro se non teniamo conto del fattore campo scopriamo che il Napoli viene da 5 vittorie e 8 gare a punti contro la Lazio. Un bel biglietto da visita per chi dovrà vedersela contro una squadra che a Brescia ha centrato per la nona volta di seguito i tre punti, mentre smuove la graduatoria da 12 impegni. Al contrario i campani dopo aver chiuso l’anno col blitz di Reggio Emilia, hanno aperto il 2020 andando ko al San Paolo contro l’Inter.

Concludiamo ricordando che nessuno in questa Serie A marca quanto la Lazio nei recuperi dei secondi tempi, già 6 centri, e che la difesa di Gattuso dovrà vedersela contro il capocannoniere e l’uomo più decisivo del torneo, 8 gol che hanno modificato il risultato, Immobile.

CONFRONTI DIRETTI LAZIO-NAPOLI (SERIE A E SERIE B)*

64 incontri disputati
26 (19) vittorie Lazio
20 (30) pareggi
18 (15) vittorie Napoli
86 (41) gol fatti Lazio
71 (34) gol fatti Napoli

ULTIME 5 SFIDE LAZIO-NAPOLI (SERIE A)

2014/2015, 19° giornata, Lazio-Napoli 0-1
2015/2016, 23° giornata, Lazio-Napoli 0-2
2016/2017, 31° giornata, Lazio-Napoli 0-3
2017/2018, 5° giornata, Lazio-Napoli 1-4
2018/2019, 1° giornata, Lazio-Napoli 1-2

RISULTATI PIU’ RICORRENTI IN SERIE A E SERIE B AL TERMINE DEI LAZIO-NAPOLI

1-1 comparso per 11 volte, l’ultima nel 2012/2013 (Floccari – Campagnaro)
0-0 comparso per 8 volte, l’ultima nel 1976/1977
0-2 comparso per 6 volte, l’ultima nel 2015/2016 (Higuain – Callejon)
2-1 comparso per 6 volte, l’ultima nel 2007/2008 (Rocchi – Firmani – Domizzi)

* Fra parentesi i dati dei precedenti Lazio-Napoli in Serie A e Serie B dopo la prima frazione di gioco

Simone Inzaghi da allenatore non ha mai battuto il Napoli

Simone Inzaghi conta il doppio di gare a punti in Serie A rispetto a Gennaro Gattuso. È pur vero che anche il curriculum del primo è più corposo di quello che vanta il secondo. L’ex bomber ha iniziato a sedersi sulle panchine del massimo campionato italiano sul finire della stagione 2015/2016. Al contrario l’ex mediano, che comunque già allenava fra i ‘grandi’, nel corso della stagione 2017/2018.

Nonostante questa differenza d’esperienza è proprio l’attuale partenopeo ad avere avuto la meglio nei 3 scontri diretti fino a oggi disputati in Serie A: 2 vittorie, alla guida del Milan, intervallate dal pareggio, all’Olimpico, nel girone d’andata dello scorso campionato. Poco più di un anno fa, difatti, Lazio-Milan terminò col punteggio di 1-1.

Se a questi numeri ci aggiungiamo il tabù Napoli… perché il vincitore dell’ultima Supercoppa non è mai riuscito a battere i campani in campionato: 6 incroci con un bilancio di 0 vittorie, 1 pareggio, 5 sconfitte. Numeri piuttosto facili da pronosticare se le tue squadre subiscono sempre almeno un gol dagli avversari. Curiosamente dopo il pareggio per 1-1 nel primo scontro diretto, 12esima giornata 2016/2017, ecco 5 ko senza soluzione di continuità e una media di 3 reti al passivo ogni 90’.

E i testa a testa in serie A fra Gattuso e la Lazio? Coincidono con quelli contro Inzaghi… d’altronde il piacentino è dal 2010 che, fra giovanili e prima squadra, indossa sempre e solo i colori biancocelesti.

TUTTI I PRECEDENTI FRA INZAGHI E GATTUSO IN CAMPIONATO

0 vittorie Inzaghi
1 pareggio
2 vittorie Gattuso
2 gol fatti squadre di Inzaghi
4 gol fatti squadre di Gattuso

TUTTI I PRECEDENTI FRA INZAGHI E IL NAPOLI IN CAMPIONATO

0 vittorie Inzaghi
1 pareggio
5 vittorie Napoli
5 gol fatti squadre di Inzaghi
16 gol fatti Napoli

TUTTI I PRECEDENTI FRA GATTUSO E LA LAZIO IN CAMPIONATO

2 vittorie Gattuso
1 pareggio
0 vittorie Lazio
4 gol fatti squadre di Gattuso
2 gol fatti Lazio

I NUMERI DI INZAGHI IN SERIE A

138 panchine
75 vittorie
27 pareggi
36 sconfitte
102 gare a punti

I NUMERI DI GATTUSO IN SERIE A

65 panchine
32 vittorie
19 pareggi
14 sconfitte
51 gare a punti

Si sarebbero dovuti incrociare una serie di fattori e così è stato. Il nuovo decennio – gli anni Venti – della Serie A si è aperto con il lunch-match tra Brescia-Lazio con i laziali che hanno vinto per 2-1 l’ennesima partita in pieno recupero. Con doppietta, tanto per cambiare, di Immobile. In rimonta, per di più, perché ad aprire i giochi c’ha pensato Mario Balotelli che è sgusciato alle spalle del difensore che lo stava smarcando e ha trafitto Strakosha con un sinistro angolato.

 

E questa è senz’altro una coincidenza che fa di Balotelli il primo e unico calciatore nella storia del campionato italiano a segnare per due decenni consecutivi il primo gol. Sì perché SuperMario ha infatti segnato anche il primo gol degli anni Dieci: era mercoledì 6 gennaio 2010 e al Bentegodi di Verona si giocava Chievo-Inter. Partita delle 12.30, inusuale al tempo, ma dalla stagione successiva consuetudine, decisa proprio da Balo che regala alla squadra di Mourinho il titolo di campione d’inverno con una giornata d’anticipo con 42 punti conquistati in 18 gare.

Una bella coincidenza se pensiamo che Balotelli l’anno dopo avrebbe lasciato l’Inter per andare al Manchester City, girovagando per tutto il decennio tra Liverpool, Milan, Nizza e Marsiglia prima di rientrare in Italia, al Brescia, proprio quest’estate.