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Di inglese, ormai, le è rimasto poco: oltre al suo cognome, in più di un’intervista ha detto che il richiamo al suo Paese d’origine riaffiora quando deve esternare i sentimenti e quando parla sempre in maniera schietta e diretta. Fiona May ha scritto e regalato emozionanti pagine di sport all’Italia, soprattutto nell’atletica leggera, disciplina dove, escludendo qualche picco isolato, si fa ancora fatica a tracciare una continuità.
La sua vita, la sua passione per il salto in lungo e le medaglie appese al collo sono tutte sotto la bandiera verde, bianco e rossa. Fiona, nata Slough il 12 dicembre 1969, nonostante il ritiro dall’attività agonistica è ancora oggi l’unica atleta italiana a esser salita più volte sul podio ai campionato del Mondo di atletica leggera.

E’ il salto in lungo, come detto, la specialità che le ha portato 15 medaglie internazionali: le prime tre con la maglia della Nazionale inglese (oro agli Europei juniores ’87, oro ai Mondiali juniores ’88 e argento alle Universiadi di Sheffield nel 1991), le restanti con la maglia azzurra, l’ultimo nel 2005 con l’oro ai giochi del Mediterraneo ad Almeria.
Quattro medaglie conquistate in altrettanti Mondiali outdoor, ma anche un oro nel Mondiale indoor a Parigi nel 1997, una medaglia che bisserà l’anno dopo agli Europei indoor a Valencia. Gloria anche nelle Olimpiadi: due preziosi argenti conquistanti ad Atlanta 1996 e a Sidney 2000.

fiona_may_oro_edmonton_2001-mondiali

Detiene, inoltre, il record italiano del salto in lungo che, nel corso della carriera ha migliorato per altre sette volte, arrivando a 7,11 metri che, negli Europei di Budapest ne 1998, valsero la medaglia d’argento. La sfida più ardua della sua carriera:

In pedana c’erano davvero tutte le migliori, la tensione si tagliava a fette, un problema concentrarsi e rendere al massimo delle proprie potenzialità. Quando feci 7,11 pensai di aver vinto; poi saltò la Drechsler e arrivò a 7,16. Aveva 35 anni, Heike: che grandissima atleta

Nata nel Regno Unito da genitori giamaicani, Fiona May è diventata cittadina italiana per naturalizzazione dopo il matrimonio con l’atleta Gianni Iapichino, avvenuto nel 1994. L’esordio nella nazionale azzurra risale allo stesso anno agli Europei di Helsinki, dove conquistò la medaglia di bronzo.
Un anno dopo, ai Mondiali di Göteborg nel 1995, ecco la sua prima grande gioia personale: l’oro ottenuto con un salto di 6,98 metri, utile per distanziare la cubana Niurka Montalvo con 6,86 metri, e la russa Irina Mushailova con 6,83. Alta, snella e armoniosa con gambe lunghissime e robuste, le mani sui fianchi e lo sguardo scalfito sul viso mentre trova la concentrazione osservando la pedana: in quel momento l’Italia scopre una nuova beniamina.

E la coccola tanto da spingerla a non mollare e a ritrovare le forze per andare avanti nonostante le delusioni del Mondiale del 1999 a Siviglia (argento):

Dopo quel Mondiale volevo smettere e non l’ho fatto solo per tutte le lettere di incoraggiamento che ho ricevuto

Non demorde e si presenta nel 2001 ai Mondiali di Edmonton, in Canada, dopo una stagione travagliata con numeri al di sotto dei suoi standard. Ma alla fine, a esultare, è ancora lei: gradino più alto del podio con 7,02 metri, seguita dalla russa Tatyana Kotova, un centimetro appena sotto, e da Niurka Montalvo con 6,88 metri.

Dalla relazione con Gianni Iapichino sono nate due bambine: Larissa nel 2002 e Anastasia nel 2009. Proprio Larissa, nei mesi scorsi, ha conquistato il titolo cadetti, a soli 14 anni, nei 300 metri ostacoli ai campionati italiani di Cles, in Trentino Alto Adige. Le prospettive ci sono tutte: che dire…quando il talento è in famiglia.

Ancora non ci credo…campionessa italiana nei 300 ostacoli!!???‍♀️?⚪️?? ph. consigliata da: @giada.de.martino ?

Una foto pubblicata da Larissa Iapichino? (@larissaiapichino) in data: