Lo abbiamo lasciato piegato in due su se stesso, con il fraterno abbraccio di Luis Suarez a consolare chi, nella sua lunga, tenace e sempre controcorrente carriera, si è ritrovato a lottare contro nemici più grandi di lui. Capitano del Liverpool, capitano dell’Inghilterra in un’era del football dal forte sapore amarognolo, dal grande potenziale smarrito per strada. Una condanna eterna, per chi nell’eternità ci entra a colpi di tackle, sassate da fuori area e inserimenti puntuali. Geometra e scassinatore, progressista del centrocampo moderno. Steven Gerrard, annunciando il suo ritiro dal calcio giocato ha detto:
Ho avuto una carriera incredibile e sono grato per ogni momento della mia carriera a Liverpool, con l’Inghilterra e nei Los Angeles Galaxy. Mi sento fortunato ad aver vissuto così tanti momenti meravigliosi nel corso della mia carriera
Se con il Liverpool la gioia più grande l’ha provata nella notte pirotecnica di Istanbul con la vittoria della Champions League ai danni del Milan, in Nazionale le cose sono andate diversamente. Drammaticamente. Dalla felicità del suo esordio, il 31 maggio 2000, a 20 anni compiuti da un giorno, alla prima acerba delusione per il Mondiale del 2002 saltato per un infortunio, fino ai ripetuti ceffoni presi nelle edizioni successive. Dodici partite in tutto, da Germania 2006 a Brasile 2014. Lui ha provato a invertire un destino nefasto, un peccato originale che la Nazionale inglese si trascina da mezzo secolo. Ecco alcune istantanee che immortalano gli alti e i bassi di Gerrard nelle sue esperienze mondiali:
10 giugno 2006 – L’esordio in un Mondiale con la maglia dell’Inghilterra

E’ il primo Mondiale per Steven Gerrard, gara d’esordio nel Girone B contro il Paraguay e lo inizia alla sua maniera. Tanta intensità a centrocampo, derviscio trita palloni ed entrate decise a tenaglia contro gli avversari sudamericani (vedere qui). Mentre Lampard, accanto a lui nella mediana di centrocampo, mantiene una certa compostezza mista a brillantina in testa e pensa principalmente ad avanzare e a cercare la rete, Stevie, fastidioso, si sporca sin da subito i calzettoni bianchi beccandosi un’ammonizione dopo appena 19’. Come diceva Brera, nella mente del numero 4 c’era solo da menare il torrone;
15 giugno 2006 – Il primo gol al Mondiale

Va bene essere sporchi e cattivi, ma Gerrard, colui che ha anticipato i tempi incarnando il ruolo del centrocampista fosforo&tacchetti, doveva lasciare il suo timbro personale – non sui parastinchi degli avversari – al Mondiale in Germania. Contro Trinidad&Tobago, in un match viscoso sbloccato solo sul finale da Peter Crouch, il ragazzo del Liverpool chiude i giochi al 91’ con un bel tiro di sinistro piazzato all’angolino alto, dopo una bella finta a rientrare da fuori area;
20 giugno 2006 – Usa la testa Stevie!

La Nazionale dei Tre Leoni, che ha raccolto più punti che bel gioco, si fa travolgere dagli assalti della Svezia. Il gol spettacolare di Joe Cole non cambia la storia dell’incontro, fino all’ingresso di Gerrard. Entrato al 70’, quando l’1-1 sembrava andar più che bene all’Inghilterra e strettissimo agli svedesi, dopo 16 minuti, il centrocampista riceve in area un cioccolatino morbido del solito Joe Cole e dolcemente, ma con giustezza infila Isaksson di testa. L’incontro termina comunque 2-2 e l’Inghilterra di Sven-Göran Eriksson accede agli ottavi contro l’Ecuador;
1° luglio 2006 – Non è da questi particolare che si giudica un giocatore

Rigori, dannati rigori. Contro il Portogallo, l’Inghilterra crea tante occasioni quante ne ha avute in tutti i match precedenti della fase a gironi, nonostante l’inferiorità numerica per l’espulsione scellerata di Rooney al 62’. Non bastano 120 minuti: Ricardo e la difesa portoghese alzano le barricate e, in queste circostanze (Gerrard lo sa bene pensando a Milanliverpooltreatre), chi l’ha giocata meglio alla fine cade nel tranello della tensione, della paura. Dagli 11 metri sbaglia subito Lampard, la rimette in piedi Hargreaves, poi crollo definito proprio di Stevie G. e del suo fido alleato in zona Merseyside, Jamie Carragher. Quattro rigori, tre errori, auf Wiedersehen Mondiale;
12 giugno 2010 – Con la fascia di capitano al braccio

Dopo la clamorosa mancata qualificazione agli Europei del 2008, l’Inghilterra si presenta al Mondiale del 2010 con Fabio Capello in panchina e Steven Gerrard a guidare una Nazione con la fascia di capitano al braccio. E’ un tentativo di rinascita dopo la fallimentare gestione di McLaren, lo scandalo che coinvolse la vita privata di Terry, capitano fino a quel momento. Nei piani di Capello, in realtà, la fascia sarebbe spettata a Rio Ferdinand, ma un infortunio gli fece saltare quell’edizione dei Mondiali. Gerrard, in questa tormenta, è sempre lì: nel match d’esordio contro gli Stati Uniti è proprio lui a segnare la prima rete dell’Inghilterra. Classico inserimento che lo hanno reso giocatore moderno e poliedrico. L’incontro finirà 1-1;
27 giugno 2010 – La disfatta tedesca

Le istantanee che hanno fatto la storia di questo incontro e del calcio moderno sono due: il frame che immortala il gol di Lampard non convalidato, nonostante la palla avesse superato di netto la linea e la successiva disperazione del centrocampista del Chelsea. Quello in Sudafrica è stato un Mondiale sciapo per l’Inghilterra: dopo il pareggio all’esordio, segue uno spento 0-0 contro l’Algeria e una vittoria risicata contro la Slovenia. Contro la Germania è notte fonda: finisce 4-1, con la beffa di una possibile rimonta strozzata da un gol non visto (poteva essere il possibile 2-2). Unico sussulto parte dal solito piede di Gerrard che scodella in mezzo il cross per il 2-1 momentaneo realizzato dal difensore Upson. Solo tre reti per i Tre Leoni a questo giro: il capitano del Liverpool, magra soddisfazione per un Mondiale condotto da capitano, partecipa attivamente in due di queste;
19 giugno 2014 – La fine di un’era sbagliata: sconfitta contro l’Uruguay e titoli di coda

Un lento declino che trova nel Mondiale del 2014 in Brasile la mazzata finale. Lo scetticismo che c’è attorno a Roy Hodgson trova conferme sul campo: Gerrard è ancora il capitano di una Nazionale che prova a ridisegnarsi con Sturridge, Sterling e Wellbeck su tutti, ma che si affida ancora alla Golden Generation di Lampard, Rooney e Gerrard appunto. Ma le cose vanno male. L’Italia sconfigge l’Inghilterra all’esordio per 2-1, il girone D è anomalo con Uruguay e Costa Rica a dettare legge, l’Inghilterra annaspa e crolla proprio nel secondo incontro, contro Suarez&co.
E’ la cartolina di addio, poche parole scritte frettolosamente per dimenticare al più presto. E’ Suarez che abbraccia e consola Gerrard a fine incontro, due amici, due che hanno provato a scrivere un pezzo di storia a Liverpool. Ed è un peccato che sia stato proprio il centrocampista col numero 4 sulle spalle a spizzare la sfera di testa consegnandola al letale attaccante per il gol del 2-1. La Nazionale della Regina è già fuori, per Gerrard è l’ultima partita con la fascia da capitano: nell’ultimo, inutile, match contro il Costa Rica, entra, infatti, a partita in corso.
Dopo 14 anni, 114 presenze, 21 gol, tra gioie, lacrime e delusioni, tra contrasti, calzettoni sporchi e tagliati e la carica di un condottiero che si è perso tra primedonne, quella volta chiuse con la Nazionale. Questa volta è davvero finita. Stevie, it’s over.