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I record, si sa, sono fatti per essere perseguiti e superati: ma ce n’è uno che, da ben 60 anni, resiste con grande vigore. Stiamo parlando del primato appartenente all’attaccante transalpino Just Fontaine (classe 1933), il quale, durante la kermesse del 1958, mise a segno ben 13 marcature, che gli valsero ovviamente il titolo di capocannoniere del torneo iridato.
Il centravanti francese distribuì le sue segnature tra le sei partite giocate: tre gol al Paraguay al debutto, due alla Jugoslavia ed uno alla Scozia nel girone eliminatorio, due all’Irlanda del Nord nei quarti di finale, uno al Brasile in seminifinale e ben quattro alla Germania Ovest nella finale per il terzo posto.

Soltanto in due, tra le edizioni precedenti e quelle successive, erano riusciti ad avvicinarsi a tale impresa: l’ungherese Sandor Koksic (11 gol nell’edizione del 1954) ed il panzer tedesco Gerd Muller (nel 1970, con 10 gol in 6 partite disputate) , furono gli unici a raggiungere la doppia cifra; in epoca più attuale, il massimo cannoniere riuscito ad esprimersi in un Mondiale è stato il brasiliano Ronaldo nel 2002, anno in cui il Brasile si laureò pentacampeao: “il Fenomeno” mise a referto 8 marcature, distribuite nelle 7 partite disputate.

Tornando al record appartenente a Fontaine, la domanda è una sola: può il suo record di gol in una edizione – realisticamente – essere eguagliato o battuto?
Statistiche alla mano, dovendo scegliere un momento storico in cui trovare terreno favorevole all’impresa, oggi più che mai non sarebbe un’eresia credere in una possibilità di riuscita: e questo grazie alla contemporanea presenza  in campo di due dei più proficui realizzatori che la storia del calcio ci abbia presentato, ossia l’argentino Leonel Messi ed il portoghese Cristiano Ronaldo.
Quest’ultimi, plurivincitori della Scarpa d’oro e capaci di sfondare più volte il muro dei 50 gol in una sola stagione, non di rado hanno messo a segno, con 7 partite a disposizione (ossia quante ne avrebbero a disposizione nel Mondiale, arrivando in fondo), una quindicina di gol. Allora perché tale record continua ad essere considerato così  inarrivabile?

La risposta è presto detta. Entrambi i calciatori prima citati dispongono, nelle loro squadre di club, di fior di campioni pronti a recapitargli assistenze perfette; inoltre, nella Liga spagnola, gli avversari si dimostrano spesso arrendevoli, con difese allo sbando che lasciano aperte voragini ed autostrade. Argentina e Portogallo (Campione d’Europa in carica) sono squadre sicuramente valide e con ottimi calciatori a disposizione, ma certamente incapaci di assicurare ai due bomber lo stesso livello di supporto di cui godono tra merengues e azulgrana.

Sia Messi che Ronaldo in nazionale hanno sempre stentato, esprimendosi ad altissimi livelli soltanto a tratti, con grande discontinuità. Inoltre, il mondo del calcio è oggi sicuramente molto più globalizzato rispetto a 60 anni fa: così, anche le nazionali cosiddette “minori” sono ormai tatticamente ben organizzate, ed anche allorquando non riescano ad essere competitive, l’idea generale è quella di chiudersi nel modo più serrato, salvando l’onore con sconfitte in cui registrare il minor passivo possibile.

Per questo, il record di Fontaine (pur avendo attualmente a disposizione eventuali 7 gare, contro le 6 disputate dall’attaccante dei bleus)  continua ad essere percepito come insuperabile. La speranza, però, continua ad albergare nel cuore dei più appassionati: perché infatti, se dovessero fare cilecca coloro che tutti su cui sono orientate le attese dei media, non sperare nel boom di qualche calciatore in stato di grazia (come l’egizano Mohammed Salah, infortuni permettendo) o l’esplosione di qualche underdog?

In fondo, il russo Oleg Salenko (un semi-sconosciuto, di certo non un principe dei bomber), giocando soltanto le 3 partite del girone eliminatorio, nel 1994 mise a segno 5 gol nella partita contro il Camerun, chiudendo con uno score di 6 reti totali (che gli valsero comunque il titolo di capocannoniere dell’edizione): chissà – se la Russia fosse stata una compagine di livello (e non una squadra purtroppo, allora come oggi, assai modesta) ed avesse proseguito il suo cammino – che oggi non staremmo parlando di una storia diversa…

Articolo a cura di Marco Grossi