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Di Juventus-Inter alla 26esima giornata di Serie A ne contiamo già 6. Il bilancio di questo mini ciclo è a tinte bianconere. La Vecchia Signora ha sempre fatto punti e in ben 4 circostanze ha messo le mani sull’intera posta in palio.

Nel 1941/1942 fu 4-0 con reti di Bellini (doppietta), Sentimenti III, Lushta.

Nel 1947/1948 ecco un 2-0 con marcatori Boniperti e Parola.

Nel 1970/1971 terminò 1-1 a Marchetti risposte l’interista Bedin.

Nel 1977/1978 pareggio per 2-2 con gli ospiti in doppio vantaggio grazie a Bini e Muraro, poi la rimonta degli juventini targata Bettega e Cuccureddu.

Nel 1985/1986 un 2-0 firmato Platini (rigore) e Bonini.

Nel 2000/2001 ecco un 3-1 con timbri di Tacchinardi, Inzaghi, Del Piero e del nerazzurro Vieri (rigore).

Da rimarcare come al termine di 3 dei sei campionati appena ricordati il tricolore sia finito sulle maglie di una fra la Vecchia Signora e la Beneamata. Nel 1970-1971 toccò a nerazzurri; nel 1977-1978 e nel 1985-1986 ai bianconeri. Il bilancio dei precedenti, 86, sorride ai padroni di casa avanti per numero di vittorie e gol marcati. Fra l’altro l’Inter dopo aver violato lo Stadium, prima in serie A, col 3-1 del 2012/2013 non è più stata in grado di vincere in casa della Juventus: 4 ko e 2 segni X (l’1-1 nel 2014/2015 e lo 0-0 nel 2017/2018).

I tabellini degli ultimi 5 incroci a Torino raccontano di 1 solo rigore sanzionato (pro Juventus nel 2015/2016), 30 cartellini gialli mostrati dagli arbitri (14 contro la Juventus e 16 contro l’Inter), 2 sole espulsioni comminate (entrambe per rosso diretto, Kovacic all’86’ della sfida 2014/2015 e Perisic al 95’ dell’incrocio 2016/2017).

Da ricordare come la sfida di domenica sera metta di fronte, statistiche alla vigilia della 26esima giornata, la miglior squadra fra le mura di casa (34 punti per i bianconeri, 11V – 1X – 0P con 29GF e 10GS), alla miglior compagine da trasferta (29 punti per i nerazzurri, 9V – 2X – 1P con 26GF e 12GS) della Serie A 2019/2020.

Ma se la Zebra non va ko allo Stadium dal 22 aprile 2018 e nelle successive 33 gare interne di campionato ha registrato 28 successi e 5 pareggi, il Biscione nell’ultimo impegno in trasferta è finito ko all’Olimpico di Roma contro la Lazio, nello scontro diretto che gli è costato il secondo posto nella graduatoria generale.

CONFRONTI DIRETTI JUVENTUS-INTER (SERIE A)*

86 incontri disputati
59 (40) vittorie Juventus
16 (34) pareggi
11 (12) vittorie Inter
151 (65) gol fatti Juventus
66 (30) gol fatti Inter

ULTIME 5 SFIDE JUVENTUS-INTER (SERIE A)

2014/2015, 17° giornata, Juventus-Inter 1-1
2015/2016, 27° giornata, Juventus-Inter 2-0
2016/2017, 23° giornata, Juventus-Inter 1-0
2017/2018, 16° giornata, Juventus-Inter 0-0
2018/2019, 15° giornata, Juventus-Inter 1-0

RISULTATI PIU’ RICORRENTI IN SERIE A AL TERMINE DEI JUVENTUS-INTER

1-0 comparso per 20 volte, l’ultima nel 2018/2019 (Mandzukic)
2-0 comparso per 12 volte, l’ultima nel 2015/2016 (Bonucci, Morata rig.)
1-1 comparso per 8 volte, l’ultima nel 2014/2015 (Tevez, Icardi)

* Fra parentesi i dati dei precedenti Juventus-Inter in Serie A dopo la prima frazione di gioco.

SARRI VERSUS CONTE

Quello di domenica sera allo Stadium sarà il secondo scontro diretto in campionato fra Maurizio Sarri, Juventus, e Antonio Conte, Inter. L’unico faccia a faccia registrato fino a oggi coincide col derby d’Italia dell’andata, quando la Vecchia Signora seppe imporsi per 2-1 grazie alle reti argentine di Dybala e Higuain.

Curiosamente Sarri e Conte sono però legati da un po’ di panchine… perché i due tecnici si sono avvicendati su quella dell’Arezzo nella cadetteria 2006/2007, non solo, al Chelsea l’ex Napoli arrivò dopo le due stagioni con l’ex CT azzurro, infine, adesso, c’è di mezzo la Vecchia Signora…

Il bianconero ha sfidato il Biscione per 9 volte in Serie A. Negli ultimi 5 incroci è sempre andato a punti. Dal 2016/2017, difatti, ecco 3 vittorie più 2 segni X ad occhiali, vale a scrivere 0-0. Le uniche 2 battute d’arresto che rintracciamo sono quelle patite con l’Empoli 2014/2015, 3-4, e il Napoli 2015/2016, 0-2. Il nerazzurro fra Serie B, Arezzo, e A, Atalanta e Inter, ha incrociato uomini e schemi con la sua ex squadra già 3 volte, rimediando sempre e solo dei KO. Non solo. Il computo dei gol incassati ha raggiunto quota 12.

Concludiamo segnalando che Sarri fra Empoli (26), Napoli (101) e, adesso, Juventus (22) vanta ben 149 match a punti nel massimo campionato italiano. Contro l’Inter, pertanto, oltre a dare una spallata a una diretta concorrente nella corsa scudetto, in caso di successo raggiungerebbe il traguardo personale dei 150 match positivi.

TUTTI I PRECEDENTI FRA SARRI E CONTE IN CAMPIONATO

1 vittoria Sarri
0 pareggi
0 vittorie Conte
2 gol fatti squadra di Sarri
1 gol fatto squadra di Conte

TUTTI I PRECEDENTI FRA SARRI E L’INTER IN CAMPIONATO

4 vittorie Sarri
3 pareggi
2 vittorie Inter
11 gol fatti squadre di Sarri
8 gol fatti Inter

TUTTI I PRECEDENTI FRA CONTE E LA JUVENTUS IN CAMPIONATO

0 vittorie Conte
0 pareggi
3 vittorie Juventus
4 gol fatti squadre di Conte
12 gol fatti Juventus

I NUMERI DI SARRI IN SERIE A

177 panchine
106 vittorie
43 pareggi
28 sconfitte
149 gare a punti

I NUMERI DI CONTE IN SERIE A

151 panchine
102 vittorie
34 pareggi
15 sconfitte
136 gare a punti

Per tutti gli amanti del famoso detto “Squadra che vince non si cambia” in riferimento non solo all’idea che il miglior gruppo di giocatori deve restare invariato, ma anche che la stessa squadra che trionfa da anni, la Juventus, continuerà a farlo, ecco a tutti quelli che ancora ci credono è arrivato il momento di dire stop.

Lo stop è sancito da Simone Inzaghi e dai suoi valorosi condottieri laziali, su tutti re Ciro Immobile dall’alto dei suoi quasi trenta gol in campionato, capaci di ridare ai tifosi laziali un entusiasmo sopito da oltre vent’anni, da quel lontano 2000 alla corte di Sven-Göran Eriksson quando per l’ultima volta si festeggiava lo scudetto in casa Lazio.
Sicuramente quest’anno l’entusiasmo sarà condiviso da altri tifosi non necessariamente bianconeri, il nero e l’azzurro sembrano i colori della rinascita e della consacrazione come l’Atalanta di mister Giampiero Gasperini e l’Inter di Conte ci stanno facendo vedere in questi mesi. Probabilmente l’estate scorsa in pochi, anzi pochissimi, avrebbero scommesso su una Lazio capolista e una Juve seconda e tallonata dall’Inter a un paio di mesi dalla fine del campionato, chissà se i tifosi dell’Atalanta si sarebbero aspettati di avanzare così tanto in Champions League ed essere allo stesso tempo la quarta forza del campionato, davanti a Roma, Napoli e Milan, con un Ilicic in lotta per il podio in classifica cannonieri ed il solito “Papu” Gomez a contendersi il primato tra i giocatori che hanno fornito più assist in questa stagione.

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Un campionato all’ombra delle incertezze

Certo la situazione delle ultime settimane pare piuttosto convulsa a causa del Coronavirus che sta creando non pochi problemi tra rinvii e partite a porte chiuse; tutti ovviamente si augurano che l’allarme rientri il prima possibile e che si possa tornare a parlare unicamente di calcio giocato. Intanto diamo un’occhiata alla situazione della Serie A dal punto di vista della classifica e delle ultime indiscrezioni a livello calcistico, lasciando ad altra sede le discussioni.

Dicevamo dell’Atalanta e dei suoi successi, dopo la batosta rifilata al Lecce di Liverani con tripletta del solito Zapata, arriva la doccia fredda della partita a porte chiuse in Champions col Valencia, probabilmente una situazione del genere non se la sarebbe aspettata nessuno dato che per Valencia sarebbero sicuramente partiti migliaia di tifosi bergamaschi che in questi ultimi anni stanno andando in visibilio grazie alla Dea e al granitico Giampiero Gasperini, uomo duro e carismatico, capace di portare anche una provinciale a giocarsela sui campi più prestigiosi senza nessun timore reverenziale.

Dunque lotta aperta al vertice con Lazio e Juve a contendersi un primo posto quest’anno per niente scontato, chissà che l’Inter non regali qualche sorpresa ora che Lukaku, Brozovic e Lautaro Martinez hanno cominciato a far vedere di che pasta sono fatti e soprattutto di cosa sono capaci insieme, per informazioni chiedere a Napoli e Ludogorets tra le altre.

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La fine di un’epoca in casa Juventus

Che in casa Juventus fosse finito un ciclo lo si sapeva da quando Massimiliano Allegri ha lasciato la panchina bianconera passando le redini in mano a Maurizio Sarri, uomo forte di Napoli e Chelsea che però all’ombra della Mole non ha ancora saputo tirare fuori dai suoi quello spirito e quella cattiveria agonistica che fino ad ora avevano caratterizzato le squadre in cui veniva praticato il “sarrismo”, al punto che ora pare che la dirigenza della Juve capitanata da Andrea Agnelli stia addirittura pensando ad un ritorno di Max Allegri per non rischiare di perdere definitivamente la faccia dopo il super colpo di mercato Cristiano Ronaldo che nonostante le solite prestazioni da extraterrestre non può da solo traghettare la squadra verso l’ennesima vittoria, o almeno non può più, perché prima ce l’aveva sempre fatta praticamente da solo.

Sicuramente se un anno fa avessimo scommesso su questi avvenimenti presso un qualsiasi casinò per giocare online avremmo guadagnato un bel gruzzoletto. Del resto chi si sarebbe mai aspettato un Napoli ormai non più agguerrito al punto da impensierire le grandi, un’Atalanta che prepotentemente si continua ad insinuare in posizioni della classifica storicamente destinate a compagini più blasonate quali Roma e Milan, insomma questa serie A 2020 ci sta regalando davvero non poche sorprese e noi non vediamo l’ora di sapere come andrà a finire.  Saranno in grado i due marziani Lukaku e Lautaro di fronteggiare la straordinaria fase ascendente della Lazio trascinata dal bomber Immobile o alla fine trionferà lo strapotere juventino come negli ultimi otto anni? Staremo a vedere sperando che lo spettacolo sia altrettanto avvincente per i mesi che mancano alla fine del campionato.

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La lotta per la salvezza

Non dimentichiamo la parte bassa della classifica dove si scatena il derby genovese per la retrocessione, Genoa e Sampdoria sembrano destinate ad una lotta all’ultimo sangue per spuntarla anche quest’anno, osservate dall’alto da Lecce e Torino e tallonate da Brescia e Spal. Con il pareggio con l’Atalanta, le vittorie su Cagliari e Bologna,  la squadra di Nicola sembra aver ripreso una timida rimonta nonostante l’ultima sconfitta contro la capolista Lazio, mentre i cugini blucerchiati sembrano aver preso un cammino leggermente più tortuoso con le sconfitte patite contro Napoli e Fiorentina, in vista il match con la Roma sempre che si riesca a giocare per motivi di salute pubblica, poi il Bologna di Mihajilovíc e a fine mese  il match della verità contro il Lecce.

Saranno settimane intense che speriamo di vivere entusiasmo e chissà che non si torni a chiedersi chi sarà la prossima anti Juve, se l’inter del duo delle meraviglie o la Lazio del capocannoniere e papabile vincitore della scarpa d’oro 2020.

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A dispetto dell’esito del match dell’Olimpico, la Lazio chiuderà il girone d’andata della Serie A 2019/2020 davanti al Napoli. Un evento che non accadeva dalla stagione 2011/2012, quando dopo 19 giornate la classifica vedeva i biancocelesti a quota 33 e gli azzurri qualche gradino sotto a 29. E proprio al torneo appena ricordato risale l’ultimo segno 1 in schedina al termine di un Lazio-Napoli di campionato. La sfida si concluse col punteggio di 3-1: Candreva al 9’, Pandev al 34’, Mauri al 68’, Ledesma all’81’ (rigore).

E l’anno successivo, 2012/2013, ecco entrambi i club con 39 punti (non tenendo conto della penalizzazione, poi revocata, che gravava sui campani) secondi a -5 dalla capolista Juventus, per poi fare 1-1 nello scontro diretto al 24esimo turno, Floccari all’11’ e Campagnaro all’87’. Scritto ciò non possiamo scordare che i partenopei hanno in corso una serie fatta di 6 successi senza soluzione di continuità nelle trasferte con vista sul Tevere. Un filotto cominciato nel 2013/2014, quando alla 14esima giornata fu 2-4: Higuain al 24’, autorete di Behrami al 25’, Pandev al 50’, Higuain al 72’, Keita all’80’ e Callejon al 91’.

Fra l’altro se non teniamo conto del fattore campo scopriamo che il Napoli viene da 5 vittorie e 8 gare a punti contro la Lazio. Un bel biglietto da visita per chi dovrà vedersela contro una squadra che a Brescia ha centrato per la nona volta di seguito i tre punti, mentre smuove la graduatoria da 12 impegni. Al contrario i campani dopo aver chiuso l’anno col blitz di Reggio Emilia, hanno aperto il 2020 andando ko al San Paolo contro l’Inter.

Concludiamo ricordando che nessuno in questa Serie A marca quanto la Lazio nei recuperi dei secondi tempi, già 6 centri, e che la difesa di Gattuso dovrà vedersela contro il capocannoniere e l’uomo più decisivo del torneo, 8 gol che hanno modificato il risultato, Immobile.

CONFRONTI DIRETTI LAZIO-NAPOLI (SERIE A E SERIE B)*

64 incontri disputati
26 (19) vittorie Lazio
20 (30) pareggi
18 (15) vittorie Napoli
86 (41) gol fatti Lazio
71 (34) gol fatti Napoli

ULTIME 5 SFIDE LAZIO-NAPOLI (SERIE A)

2014/2015, 19° giornata, Lazio-Napoli 0-1
2015/2016, 23° giornata, Lazio-Napoli 0-2
2016/2017, 31° giornata, Lazio-Napoli 0-3
2017/2018, 5° giornata, Lazio-Napoli 1-4
2018/2019, 1° giornata, Lazio-Napoli 1-2

RISULTATI PIU’ RICORRENTI IN SERIE A E SERIE B AL TERMINE DEI LAZIO-NAPOLI

1-1 comparso per 11 volte, l’ultima nel 2012/2013 (Floccari – Campagnaro)
0-0 comparso per 8 volte, l’ultima nel 1976/1977
0-2 comparso per 6 volte, l’ultima nel 2015/2016 (Higuain – Callejon)
2-1 comparso per 6 volte, l’ultima nel 2007/2008 (Rocchi – Firmani – Domizzi)

* Fra parentesi i dati dei precedenti Lazio-Napoli in Serie A e Serie B dopo la prima frazione di gioco

Simone Inzaghi da allenatore non ha mai battuto il Napoli

Simone Inzaghi conta il doppio di gare a punti in Serie A rispetto a Gennaro Gattuso. È pur vero che anche il curriculum del primo è più corposo di quello che vanta il secondo. L’ex bomber ha iniziato a sedersi sulle panchine del massimo campionato italiano sul finire della stagione 2015/2016. Al contrario l’ex mediano, che comunque già allenava fra i ‘grandi’, nel corso della stagione 2017/2018.

Nonostante questa differenza d’esperienza è proprio l’attuale partenopeo ad avere avuto la meglio nei 3 scontri diretti fino a oggi disputati in Serie A: 2 vittorie, alla guida del Milan, intervallate dal pareggio, all’Olimpico, nel girone d’andata dello scorso campionato. Poco più di un anno fa, difatti, Lazio-Milan terminò col punteggio di 1-1.

Se a questi numeri ci aggiungiamo il tabù Napoli… perché il vincitore dell’ultima Supercoppa non è mai riuscito a battere i campani in campionato: 6 incroci con un bilancio di 0 vittorie, 1 pareggio, 5 sconfitte. Numeri piuttosto facili da pronosticare se le tue squadre subiscono sempre almeno un gol dagli avversari. Curiosamente dopo il pareggio per 1-1 nel primo scontro diretto, 12esima giornata 2016/2017, ecco 5 ko senza soluzione di continuità e una media di 3 reti al passivo ogni 90’.

E i testa a testa in serie A fra Gattuso e la Lazio? Coincidono con quelli contro Inzaghi… d’altronde il piacentino è dal 2010 che, fra giovanili e prima squadra, indossa sempre e solo i colori biancocelesti.

TUTTI I PRECEDENTI FRA INZAGHI E GATTUSO IN CAMPIONATO

0 vittorie Inzaghi
1 pareggio
2 vittorie Gattuso
2 gol fatti squadre di Inzaghi
4 gol fatti squadre di Gattuso

TUTTI I PRECEDENTI FRA INZAGHI E IL NAPOLI IN CAMPIONATO

0 vittorie Inzaghi
1 pareggio
5 vittorie Napoli
5 gol fatti squadre di Inzaghi
16 gol fatti Napoli

TUTTI I PRECEDENTI FRA GATTUSO E LA LAZIO IN CAMPIONATO

2 vittorie Gattuso
1 pareggio
0 vittorie Lazio
4 gol fatti squadre di Gattuso
2 gol fatti Lazio

I NUMERI DI INZAGHI IN SERIE A

138 panchine
75 vittorie
27 pareggi
36 sconfitte
102 gare a punti

I NUMERI DI GATTUSO IN SERIE A

65 panchine
32 vittorie
19 pareggi
14 sconfitte
51 gare a punti

Nuovamente avversarie dopo 10 anni, 7 mesi e 15 giorni. Perché l’ultimo incrocio in Coppa Italia fra Atalanta e Lazio porta la data del primo ottobre 2008. Anche allora era un mercoledì e il campo da gioco quello dell’Olimpico di Roma. Terminò col punteggio di 2-0 per i biancocelesti e le reti al minuto 17 di Ledesma e all’84 di Pandev. Lazio di Delio Rossi agli ottavi di finale, Atalanta di Luigi Delneri eliminata dalla competizione. E’ quanto ricorda FootStats.it, realtà specializzata in statistiche del calcio  italiano.

I PRECEDENTI IN COPPA

Ammontano a 9 i precedenti fra i due club in Coppa Italia. Tutto ebbe inizio il 26 dicembre 1938, quando Lazio-Atalanta si concluse col punteggio di 1-0 e la rete al 31’ di Giuseppe Baldo. Per rintracciare un successo degli orobici sarebbero dovuti trascorrere all’incirca trentotto anni: 29 agosto 1976, Atalanta-Lazio 2-1. Fecero tutti i lombardi nella prima frazione di gioco, gol (con Roberto Tavola al 21’ ed Ezio Bertuzzo al 27’) e autorete (con Gabriele Andena al 45’). Il bilancio totale che emerge dai 9 scontri diretti vede in vantaggio i biancocelesti di una lunghezza sia per numero di vittorie, 3-2, che per marcature, 9-8. Da rilevare come mai una sfida fra le due compagini sia andata oltre i tempi regolamentari. Mentre prima di questa stagione la gara più ‘prestigiosa’ era rappresentata dal doppio confronto, andata/ritorno, del 1988/1989 e valido per quarti di finale.

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Di seguito il riepilogo dei match e il bilancio totale

1938/1939, 26 dicembre 1938, Lazio-Atalanta 1-0 (Baldo)
1971/1972, 5 settembre 1971, Atalanta-Lazio 0-0
1974/1975, 28 agosto 1974, Atalanta-Lazio 0-0
1976/1977, 29 agosto 1976, Atalanta-Lazio 2-1 (Tavola, Bertuzzo, Andena aut.)
1982/1983, 29 agosto 1982, Lazio-Atalanta 0-0
1985/1986, 25 agosto 1985, Atalanta-Lazio 2-2 (Magrin rig., Stromberg, D’Amico rig., Fiorini)
1988/1989, 4 gennaio 1989, Atalanta-Lazio 2-0 (Serioli, Evair rig.)
1988/1989, 25 gennaio 1989, Lazio-Atalanta 3-2 (Marino, Madonna, Gregucci, Madonna, Pin)
2008/2009, 1 ottobre 2008, Lazio-Atalanta 2-0 (Ledesma, Pandev)

Il bilancio dei confronti diretti

9 incontri disputati
2 vittorie Atalanta
4 pareggi
3 vittorie Lazio
8 gol fatti Atalanta
9 gol fatti Lazio

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LA DEA IN FINALE
Quella di stasera sarà la quarta finale di Coppa Italia per l’Atalanta. Il bilancio all’ultimo atto del trofeo nazionale racconta di 1 vittoria (1962/1963) e 2 sconfitte (1986/1987 e 1995/1996). L’unico successo arrivò allo stadio Meazza di Milano contro il Torino. Tripletta di Angelo Domenghini (rete granata di Giorgio Ferrini) per un 3-1 finale. Era il 2 giugno 1963. I due KO sono arrivati in finali disputate con la formula del doppio confronto: col Napoli nel 1986/1987 e con la Fiorentina nel 1995/1996.

L’AQUILA IN FINALE
Capitolo numero dieci per la storia della Lazio nelle finali di Coppa Italia. I calcoli parlano di 6 trionfi (1958; 1997/1998; 1999/2000; 2003/2004; 2008/2009; 2012/2013) e 3 battute d’arresto (l’ultima due stagioni fa contro la Juventus e con Simone Inzaghi già sulla panchina biancoceleste).Da sottolineare come nelle finali a gara unica 1 successo sia arrivato ai calci di  rigore (6-5 sulla Sampdoria il 13 maggio 2009) e 2 nei tradizionali novanta minuti di gioco (1-0 sulla Fiorentina il 24 settembre 1958; 1-0 sulla Roma il 26 maggio 2013).

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IL PERCORSO FINO ALL’OLIMPICO E LE DUE SFIDE STAGIONALI
Con 3 vittorie (0-2 a Cagliari; 3-0 sulla Juventus; 2-1 con la Fiorentina) e 1 segno X (3-3 a Firenze), 10 gol fatti (Zapata con 3 top scorer) e 4 reti subite, l’Atalanta di Gasperini ha staccato il biglietto per la finale dell’Olimpico. La Lazio di Inzaghi ha raggiunto l’ultimo atto della competizione con 2 successi (4-1 sul Novara; 0-1 in casa del Milan) e 2 pareggi (1-1 al 120’, poi diventato 4-5 ai rigori ospite dell’Inter; 0-0 a Roma contro i rossoneri), 6 reti marcate (Immobile con 3 miglior bomber) e 2 gol incassati. Chiudiamo ricordando che Atalanta-Lazio rappresenterà anche il terzo incrocio stagionale fra i due club.
In campionato Atalanta-Lazio terminò col punteggio di 1-0 (Zapata al 1’), mentre LazioAtalanta è andata in archivio col risultato di 1-3 (Parolo al 3’, Zapata al 22’, Castagne al 58’, Wallace autogol al 76’). E considerando i due match chiusi in parità del torneo 2017/2018… la Lazio non batte l’Atalanta dalla 20esima giornata 2016/2017, quando all’Olimpico fu 2-1: Petagna al 21’, Milinkovic-Savic nel recupero del primo tempo, Immobile al 68’ su calcio di rigore.

Confronti diretti a Roma e in campionato (Serie A e Serie B)
54 incontri disputati
24 vittorie Lazio
17 pareggi
13 vittorie Atalanta
81 gol fatti Lazio
52 gol fatti Atalanta

Confronti totali in campionato (Serie A e Serie B)
108 incontri disputati
34 vittorie Atalanta
42 pareggi
32 vittorie Lazio
125 gol fatti Atalanta
125 gol fatti Lazio
2,3 media gol/match

 

Il suo soprannome è Filippa proprio come il beniamino di cui è fan sfegatata: Filippo Inzaghi. Lei si chiama Ni-Min vive a Shanghai e ha macinato migliaia di chilometri per salutare il suo mito, l’allenatore del Bologna. O meglio, ex-allenatore perché nella giornata di lunedì 28 gennaio, Inzaghi è stato esonerato dopo la pesante sconfitta per 4-0 subita contro il Frosinone.

Tempismo davvero notevole, quello di Ni-Min che si è presentata al centro allenamenti di Casteldebole per scattare una foto assieme a Inzaghi e ha scoperto la rottura del rapporto tra l’ex giocatore del Milan e la società emiliana. E dire pure che la cinese era sotto l’ombra delle Due Torri da quattro giorni, s’è vista pure la brutta partita allo stadio Dall’Ara pur di aumentare la collezione di cimeli a tema “SuperPippo” tra foto, autografi e calendari.

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Ai giornalisti fa vedere i video di qualche incontro passato come quello dell’anno scorso quando era ancora sulla panchina del Venezia, ma a questo giro, la sua giornata tutta speranzosa e positiva si è trasformata in una mattinata infelice.  Un incubo che unisce la tifosa e Inzaghi: entrambi hanno perso il sorriso.

La storia di Ni-Min ricorda un episodio altrettanto rocambolesco vissuto nel 2012 da un giornalista giapponese, Daisuke Nakajima, esperto di calcio scozzese per aver seguito, per diversi anni, le gesta del mito nipponico Shunsuke Nakamura nel Celtic. Lui, però, era tifoso dei rivali protestanti, i Rangers che in quegli anni, dopo il fallimento, era scesi nei bassi fondi della piramide calcistica scozzese.

Nakajima non aveva smarrito l’entusiasmo e quando gli si presentò l’opportunità di assistere a un match dal vivo, si imbarcò sull’aereo in direzione Scozia, precisamente a Elgin, città dove si sarebbe svolta la partita. Ben 10mila chilometri, 14 ore di viaggio in aereo e circa cinque in treno, poi l’amara scoperta: il match tra Elgin e Rangers era stato annullato.

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Il motivo? Il presidente dell’Elgin City, fiutando affari e soldi facili per un partita di così altro prestigio nonostante fosse in terza divisione, aveva deciso non solo di alzare i prezzi dei singoli biglietti, ma di venderne molti di più della capienza massimo dello stadio. La polizia, dunque, per motivi di sicurezza aveva deciso di chiudere i cancelli dello Borough Briggs e rinviare la partita.

Ma c’è un lieto fine, se così si può dire, per Daisuke Nakajima (e chissà magari si concretizza anche a Ni-Min): i dirigenti del Rangers, venuti a conoscenza dell’assurda disavventura, l’hanno invitato a partecipare ad un tour all’interno della sala trofei dell’Ibrox Stadium.

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Il suo ultimo gol, Pippo Inzaghi deve realizzarlo al Milan. Al suo Milan, la squadra del cuore, in cui ha vinto tutto e segnato di più. 126 gol in trecento partite. La vetta raggiunta con la doppietta di Atene nella finale di Champions contro il Liverpool. L’anno da allenatore nel 2014-2015. Tutto dimenticato, almeno per una sera. Oggi Filippo Inzaghi è l’allenatore del Bologna e si gioca la panchina nel match di campionato contro i rossoneri. Non se la passa meglio il suo vecchio compagno e amico Rino Gattuso. Da poco più di un anno a Milanello, l’ex centrocampista si lecca ancora le ferite dopo l’eliminazione contro l’Olympiacos. Ancora una volta Atene, questa volta meno dolce del 2007.

Inzaghi si gioca tutto questa sera. Dopo la sconfitta maturata ad Empoli, il suo posto sembra a tempo determinato. Il presidente Saputo gli ha confermato la fiducia, sebbene a termine. Dopo gli anni di Venezia (promozione in B e playoff), Superpippo è arrivato a Bologna questa estate. Le ambizioni erano di una salvezza tranquilla, dopo gli anni di un altro ex milanista in Emilia. Quel Roberto Donadoni che non è mai entrato pienamente nel cuore della città di Lucio Dalla. La dirigenza ha così puntato su Inzaghi con risultati finora deludenti. Terzultimo posto in classifica a 11 punti. Due le sole vittorie, contro Roma e Udinese al “Dall’Ara”. Una squadra che non sembra all’altezza della categoria. L’unica buona notizia è che la salvezza dista due punti, con l’Udinese a 13.

I tre punti sono arrivati l’ultima volta il 30 settembre nel 2-1 contro i bianconeri friulani. Da allora 4 sconfitte e 4 pareggi in 8 partite. Troppo poco per poter vedere la luce in fondo alla stagione. Ma le colpe non sono solo di Inzaghi allenatore. La rosa è stata probabilmente sopravvalutata. Il Bologna segna poco, ha uno dei peggiori attacchi con soli 13 gol. A salvarsi è Federico Santander, l’attaccante paraguaiano con 4 centri all’attivo. Dal resto le briciole. Palacio fa i conti con l’età e gli acciacchi (2 reti). Orsolini gioca poco (552 minuti con 2 gol). Destro ha deluso ed è un separato in casa. Poli cerca di mettere una pezza, andando a segno due volte da centrocampista. Ci sarebbe bisogno di un attaccante vero, ma quello siede in panchina e fa l’allenatore. E questa sera deve segnare il gol più importante da tecnico, proprio contro il suo Milan.

Dategli un pallone e Cutrone lo metterà in rete. Due tiri, due gol. Ancora dalla panchina, ancora decisivo: l’attaccante rossonero entra al 63’ di Milan Olympiacos che in quel momento vedeva i greci avanti 1-0 con gol di Guerrero. In un quarto d’ora la partita è ribaltata. Apre e chiude Patrick da Como, in mezzo Gonzalo Higuain, che del talento ventenne può essere a buon titolo un prezioso mentore. La squadra di Gattuso vince 3-1 e vola a punteggio pieno nel gruppo F di Europa League grazie anche alle prodezze del suo numero 63.

Dopo 52 partite e 21 gol, Cutrone è una piacevole certezza della società milanista. Tre i gol quest’anno, tutti decisivi. La doppietta europea arriva dopo il gol all’ultimo secondo nella sfida con la Roma a San Siro. L’assist, neanche a farlo apposta, è del Pipita che con il suo giovane collega sembra aver già maturato un feeling speciale.

Cutrone festeggiato dopo il gol al 95′ contro la Roma

Sembra già passata una vita dall’esordio di Patrick in prima squadra dopo aver completato la trafila nelle giovanili rossonere. Agosto di un anno fa: il guizzo in Europa League contro il Craiova e il primo gol in serie A a Crotone. Cutrone a Crotone, uno scioglilingua che poteva essere di casa se il calciatore avesse accettato il trasferimento in prestito in Calabria. Invece no, preferisce giocarsi il suo spazio nella sfortunata stagione al Milan con Kalinic e André Silva.

Il mio gol più bello? So solo che voglio farne altri

Ha ragione lui: finisce l’anno con 10 gol in campionato, 18 totali. E’ spesso preferito da Gattuso, subentrato a Montella, ai ben più blasonati colleghi d’avanti. Una tendenza confermata anche all’inizio di questa stagione. Ha accanto Higuain, uno dei più forti al mondo nel reparto. Ora sogna la Nazionale maggiore, dopo la prima convocazione con Di Biagio a marzo. Patrick ha fame, tanta fame di gol proprio come un centravanti che al Milan ha vinto tutto segnando in qualsiasi modo. Aveva la maglia numero 9, oggi allena a Bologna, lo chiamavano Superpippo.

PIppo Inzaghi in maglia rossonera

 

Paulo Dybala alla terza. Trybaldo. Lo young boy dell’Allianz Stadium è l’attaccante juventino che proietta i bianconeri alla vetta solitaria del gruppo H, complice il pareggio tra Manchester United e Valencia. Non è l’unica “joya” per Allegri che si gode il ritorno del suo numero 10 dopo un avvio di stagione un po’ appannato. Tre gol, un palo, un rigore netto negato. Dybala è tornato quel giocatore immarcabile che spesso è stato paragonato al suo connazionale con il numero 10 in patria. Tripletta per l’ex Palermo in Champions, solo altri tre giocatori nella storia della Juve ci erano riusciti prima.

Paulo Dybala si porta il pallone a casa dopo il tris allo Young Boys

Il primo a realizzare una tripletta nella versione moderna della coppa dei Campioni è Filippo Inzaghi, in ben due occasioni. Il 18 marzo 1998 la Juventus di Marcello Lippi scende in campo a Kiev per la gara di ritorno dei quarti di finale: l’andata si era conclusa sull’1-1. La Dinamo del leggendario colonnello Lobanovskyi è trafitta da Superpippo, autore delle tre reti che, assieme al gol di Del Piero, portano la Juve in semifinale.

Due anni dopo, ancora Inzaghi, ancora Juve, un anno prima del suo passaggio al Milan. Il 13 settembre 2000 la squadra allenata da Carlo Ancelotti fa il suo debutto in Coppa al Volksparkstadion di  Amburgo. Gara pirotecnica terminata 4-4, con Madama avanti 1-3 poi rimontata 4-3 con gol del portiere Butt su rigore. Rimedia ancora Inzaghi per il tris che vale il pari finale.

Torniamo alla Champions 1998. Dopo aver eliminato la Dinamo Kiev, la Juve sfida il Monaco di Jean Tigana, Barthez e Trezeguet (Henry saltò l’andata). L’andata è al Delle Alpi di Torino con Alessandro Del Piero mattatore: 4-1 con tripletta del numero 10 (due gol su rigore). Il quarto gol sarà opera di Zinedine Zidane. I bianconeri si qualificheranno per la finale (persa con il Real Madrid) nonostante la sconfitta per 2-3 nel match di ritorno.

In epoca più recente, Arturo Vidal ha firmato da centrocampista una tripletta il 27 novembre 2013 nella partita allo Juventus Stadium contro il Copenaghen. L’hattrick del cileno (due su rigore) sembra avvicinare la squadra di Antonio Conte agli ottavi di finale. Non sarà così perché due settimane dopo Tevez e compagni scivoleranno nella neve di Istanbul contro il Galatasaray, perdendo il pass per la fase a eliminazione diretta.

Se consideriamo tutte le competizioni internazionali, ci sono altri 4 giocatori nel club dei triplettisti: Omar Sivori (Coppa Campioni 1958, Juventus Wiener Sportklub 3-1); Roberto Bettega (Coppa Uefa 1971, Juventus Rapid Vienna 4-1); Paolo Rossi (Coppa Campioni 1984, Ilves Juventus 1-4); Roberto Baggio (Coppa delle Coppe 1990, Juventus Austria Vienna 4-0).

Roberto Baggio con la maglia della Juve

 

 

 

 

 

Juventus Bologna è, anche, Max Allegri contro Filippo Inzaghi. La sfida di questa sera all’Allianz Stadium è un confronto tra due tecnici che non si sono mai amati troppo sin dai tempi del Milan. Oggi Max procede a gonfie vele con la Juve, avendo vinto tutto quello che poteva vincere in bianconero, a caccia della Champions sfuggita due volte in finale. SuperPippo è tornato in una panchina di serie A dopo la sfortunata esperienza in rossonero e i due anni a Venezia. In laguna Inzaghi ha conseguito una promozione in serie B, una coppa Italia di Lega Pro e una semifinale playoff di B lo scorso anno.

Pippo Inzaghi a Venezia

Gli attriti tra i due sono iniziati nella stagione 2011/2012: Max è sulla panchina del Milan, ha appena vinto uno scudetto e una Supercoppa italiana. Pippo, 38 enne, è reduce da un grave infortunio al legamento crociato. Si dice pronto per tornare in campo in quella stagione ma Allegri lo esclude dalla lista Champions. Quella sarà l’ultima stagione da calciatore per l’attaccante, motivo per cui Inzaghi porterà dietro con sé tutto il suo disappunto per la scelta del tecnico livornese.

Inzaghi in campo con Allegri alla guida del Milan

L’anno dopo, nel 2012, Inzaghi inizia la sua carriera da allenatore sulla panchina degli Allievi Nazionali del Milan. Allegri non inizia bene la stagione e il nome di Pippo è tra i papabili per la successione alla guida tecnica. In un pomeriggio di settembre inoltrato, Max e Pippo si incrociano al Centro sportivo “Vismara” dove giocano gli Allievi rossoneri. L’attuale tecnico della Juve saluta Inzaghi, ma le cronache di quei giorni raccontarono di una mancata risposta del secondo. «Per me non esisti», furono le parole bisbigliate da Inzaghi ad Allegri che va su tutte le furie. «Il vostro tecnico è un pezzo di m….», esclamò Max furibondo davanti ai ragazzi del vivaio milanista.

Stretta di mano tra Inzaghi e Allegri quando Pippo allenava il Milan

Le indiscrezioni sul litigio raggiungono subito i piani alti di Milanello. La società, guidata ancora da Berlusconi e Galliani, è costretta a mobilitare il canale tematico ufficiale per sancire la “pace” tra i due. Da allora si sono incontrati due volte in panchina, nella stagione 2014-2015, con due vittorie della Juve di Allegri sul Milan di Inzaghi. Oggi Pippo proverà a vendicarsi sportivamente contro l’ultimo allenatore della sua incredibile carriera da calciatore.

La superstizione colpisce solo in Italia, mentre nel mondo anglosassone il giorno sfortunato è venerdì 13. In quello spagnolo e latinoamericano, invece, è martedì 13. Su venerdì 17, nella nostra penisola, si scherza ben poco: contro il malocchio e sfighe varie, gli italiani sanno essere davvero fantasiosi.
Tutto, si dice, ha origine dagli antichi greci: nota è, infatti, “l’eptacaidecafobia” ovvero “paura del numero 17” nata tra i seguaci del credo pitagorico in quanto il 17 è il numero compreso tra il 16 e il 18 considerati perfetti. Nell’antico testamento, poi, il diluvio universale iniziò proprio il 17, mentre altrettanto nota è l’origine romana di tale superstizione: sulle tombe dei defunti si poteva trovare la scritta VIXI che in latino significa “ho vissuto”, cioè “sono morto”. Provate a fare l’anagramma e uscirà XVII, ovvero 17 in numero romani.

Insomma, in Italia i riti scaramantici si sprecano e se allarghiamo lo sguardo, anche nel calcio, esistono fissazioni o convinzioni di alcuni giocatori che ripetono ciclicamente lo stesso gesto affinché porti fortuna. Ecco allora, una raccolta di gesti scaramantici “mondiali”:

1 – Il bacio di Blanc sulla pelata di Barthez

Assieme alla doppietta di Thuram e alla doppia capocciata di Zidane in finale contro il Brasile, questa è una delle immagini più iconiche della Francia campione del mondo a domicilio nel 1998. Dopo gli inni nazionali, dopo le strette di mano di turno tra arbitri e capitani, prima del fischio d’inizio, Laurent Blanc si avvicinava a Fabian Barthez, l’ex portiere del Manchester United abbassava la nuca, e il difensore transalpino gli dava un bacio. E a Barthez è andata anche bene: Cruijff, invece, dava uno schiaffo sullo stomaco del proprio portiere!
Ma non solo in campo: i Bleus avevano anche una colonna che ascoltavano sempre prima di entrare sul rettangolo di gioco: “I Will Survive” di Gloria Gaynor. Ha portato bene, no?

2 – COSA CI METTO NEI PARASTINCHI?

Foglie, bucce di frutta non sono solo ricostruzioni cinematografiche: nel calcio giocato i parastinchi rappresentano un ottimo contenitore di amuleti. John Terry, tra i più superstizioni nel calcio, ha indossato per oltre 10 anni lo stesso paio di parastinchi fortunati, prima di perderli in una trasferta a Barcellona. Marco Tardelli, nella finale del 1982 contro la Germania, scese in campo con un santino nel parastinco. Chissà, il gol e il famigerato urlo nascono proprio da lì. Poi c’è Eusebio che andava oltre: lui nascondeva una moneta nella scarpa!

 

3 – IL BAGNO PORTAFORTUNA

Qui la fila sarebbe davvero lunga. E non parliamo delle persone in coda per utilizzare il bagno, ma dei calciatori che hanno creato attorno al gabinetto un totem portafortuna. David James, abbastanza fissato, restava nel bagno dello spogliatoio finché non fossero usciti tutti. A quel punto, sputava sul muro e usciva.
E chi si dimentica di Inzaghi e Gattuso? Pippo, andava in bagno tre volte nel giro di dieci minuti e mangiava una confezione di biscotti plasmon (lasciandone sempre due alla fine).
Durante i Mondiali del 2006, invece, divenne celebre il rito di Gattuso che prima di ogni partita si sedeva sul water e sfogliava un paio di pagine di Dostoevskij. Sì, come intitolava la Gazzetta dello Sport il giorno dopo la finale vinta contro la Francia…“è tutto vero”.

4 – L’INNO…SI CANTA O NO?

Poteva l’inno essere immune dalla scaramanzia? Certo che no. Il ceco Tomáš Rosický smise di cantare l’inno nazionale ad alta voce dopo essersi accorto che, se lo faceva, poi perdeva. Opposta credenza per Mario Gomez: lui lo cantava a squarciagola perché quando rimaneva zitto, non segnava mai.

5 – Bobby Moore e Pelé…scaramanzia “classica”

Un grande tuffo nel passato. Perché anche due autentici fuoriclasse come Bobby Moore e Pelé credevano tantissimo nei gesti “magici”. Il capitano dell’Inghilterra campione del mondo nel 1966 restava in mutande fino all’ultimo momento: aspettava, infatti, che i suoi compagni fossero pronti e poi poteva indossare i pantaloncini. E se qualcuno si attardava, lui si vestiva e si rivestiva.

Con il campione brasiliano Pelé si rasenta la mitologia: dopo aver regalato una maglia a un tifoso, “O Rei”, si dice, iniziò a sentirsi debole e non in forma. Chiese, anzi, obbligò un suo amico per ritrovare il ragazzo e riprendersi la maglia. Effettivamente l’amico riportò la maglia e l’attaccante tornò a essere il Pelé devastante che la leggenda porta con sè. Peccato che la maglia non fosse quella che stava cercando, ma quella che aveva indossato solamente sette giorni prima…