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Come vi avevo accennato nel precedente post, vivo in Austria dove lavoro sia all’interno di un ostello che come guida turistica. Ora provate a ricordarvi: durante l’Europeo del 2016, l’Islanda aveva due risultati su tre per superare il Gruppo F e accedere agli storici ottavi dove avrebbe incontrato l’Inghilterra. E indovinate contro chi giocava l’ultima gara del girone da dentro o fuori? Ebbene sì proprio contro gli austriaci che dovevano necessariamente vincere per passare il turno.

Io me lo ricordo quel giorno storico, quel 22 giugno del 2016. L’Islanda passa subito in vantaggio, poi l’Austria prima sbaglia un rigore e poi trova il pareggio dopo un’ora di gioco. Dovevamo trattenere il fiato e l’euforia, poi in contropiede, al 94’, il gol del 2-1 di Traustason che ha mandato in paradiso la piccola isola…e ha mandato in ospedale il nostro giornalista che stava facendo la radiocronaca.

E quindi ci tocca l’Inghilterra agli ottavi. Ci toccano gli ideatori del football. In Italia, secondo l’ultimo censimento Istat, vivono 140 islandesi; in Austria molto probabilmente ce ne sono anche di meno e a Vienna, anche come turisti, se ne vedono pochi: zero durante le guide turistiche, un paio l’anno prenotano una camera dell’ostello. Il 27 giugno del 2016, nella piazza del municipio di Vienna c’erano, boh, tutti gli islandesi che vivono in Austria. Ma tutti! E tutti, euforici e chiassosi, davanti al maxischermo piazzato per l’occasione.

 In un attimo, guardandomi attorno, pensavo di essere altrove, a Reykjavik o su per lì; scuotendo la testa a destra e a sinistra la partita si era capovolta: non giocavo più in trasferta, ma in casa! Non ho aspettato un istante e subito ho fatto amicizia con in miei “connazionali” e tra questi ce n’era uno che conosceva personalmente l’ambasciatore islandese in Austria che stava guardando il match in un soppalco, una zona vip esclusiva e riservata a pochi.

E io ero tra questi! Birra gratis (anche il cibo, ma passa in secondo piano), però, non volevo tradire chi era in piazza così sono sceso; la situazione, diciamo, era concitata, la partita non era per deboli di cuore: nella settimana della Brexit,  Sigurdsson e Sigthorsson ribaltano il vantaggio di Rooney su rigore dopo appena 4 minuti.

Io ho vissuto il match storico dell’Islanda nella terra nemica e ho potuto esultare come non mai. Ma c’è di più: mi hanno anche intervistato. Sì, un’emittente austriaca – che non doveva essere la massima rappresentazione della gioia in quel momento – ha intervistato me. Tra tutti gli islandesi e pseudo tali! Esiste un video che potete vedere qui.