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Il campionato di Serie A è fermo per la sosta imposta dagli impegni delle Nazionali maggiori e giovanili, e i tempi sono maturi per tirare un bilancio provvisorio sulla stagione del Napoli. La squadra di Carlo Ancelotti, data alla vigilia del campionato come una delle possibili protagoniste nella lotta scudetto, sta faticando e non poco ad ingranare la marcia giusta, ma ciò che preoccupa maggiormente è la situazione difficile che si è venuta a creare nello spogliatoio dei partenopei.

La crisi non è solo di risultati

Sebbene il 4-4-2 scelto da Carlo Ancelotti non riesca a mettere i calciatori in condizione di rendere al proprio meglio, le difficoltà dei partenopei sembrano derivare principalmente dalla mentalità con cui gli azzurri affrontano le partite. Anche nell’ultima gara casalinga contro il Genoa, come possiamo vedere nell’articolo di Sky Sport, il Napoli è apparso quasi svogliato, incapace di imporre il proprio gioco e di reagire alle difficoltà incontrate sul proprio percorso. Rispetto al passato, la squadra del tecnico emiliano pare non riuscire ad assumere il controllo della gara, a non dominare gli avversari dal punto di vista emotivo ancor prima che tecnico e tutte queste difficoltà si stanno ripercuotendo sulle prestazioni e sui risultati del partenopei. Se è vero che, come detto, alla vigilia della stagione il Napoli era considerato tra le favorite assolute per la vittoria dello scudetto, è altrettanto vero che ad oggi, dando anche un’occhiata a https://www.betfair.it/sport/inplay, per i partenopei il discorso titolo sembra essersi definitivamente chiuso e, anzi, gli azzurri dovranno lottare duramente per riconquistare una posizione che garantirebbe loro l’accesso alla prossima edizione della Champions League.

È la fine di un’era?

Da quando Aurelio De Laurentiis ha assunto la carica di presidente del club partenopeo, il Napoli è cresciuto costantemente di anno in anno. Stagione dopo stagione, competizione dopo competizione, le ambizioni ed i risultati degli azzurri erano stati sempre superiori rispetto a quelli dell’anno precedente. Quest’anno, invece, per la prima volta, pare che il progetto del club napoletano sia giunto ad un punto morto ed è forte la sensazione che già a partire dalla prossima sessione di mercato qualcosa dovrà cambiare. Insigne e Mertens, due dei protagonisti principali delle ultime stagioni, non sembrano essere più felici di vestire la maglia napoletana e, stando a quanto riportato da Calciomercato.com,  sono tra coloro i quali hanno guidato il recente ammutinamento nei confronti della presidenza. All’esito della partita di Champions contro il Salisburgo, i calciatori avevano infatti criticato aspramente la decisione della presidenza di continuare il ritiro ed avevano deciso di fare ritorno a casa, lanciando su tutte le furie Aurelio De Laurentiis che, come ci racconta la Gazzetta dello Sport, aveva prontamente minacciato in fare causa a tutti i propri dipendenti.

Nelle ultime ore la situazione pare stia lentamente tornando alla normalità ma in città c’è la forte impressione che questa possa essere l’ultima stagione del blocco che aveva caratterizzato le esperienze di Benítez e di Sarri e che, dall’anno prossimo, prenderà forma il nuovo Napoli, chissà se più forte e vincente di quello precedente.

13 novembre 2018, anno I dS, dopo Svezia. È trascorso esattamente un anno dallo 0-0 di Milano che impedì all’Italia di partecipare ai Mondiali di Russia 2018. Era successo solo una volta nella storia, sessant’anni fa proprio in Svezia. Un anno dopo Gian Piero Ventura si è dimesso, ma dalla panchina del Chievo. La vecchia guardia (Buffon, Barzagli, De Rossi) è finita nel libro di storia della Nazionale. Il povero Davide Astori, quella sera in panchina, non c’è più per davvero.

Il Sansirazo è una tragedia sportiva dalla quale non ci siamo ancora rialzati. La Nazionale galleggia nella nuova Uefa Nations League, avendo per un soffio evitato la retrocessione in Lega B. Il nuovo ct è Roberto Mancini, scelto dal duo Fabbricini-Costacurta che per qualche mese ha traghettato la FIGC con il commissario Malagò per la Lega A. Nel ranking Fifa l’Italia è al 19mo posto, mica male per una squadra che non ha partecipato ai Mondiali. Quello in cui da Torino a Cagliari passando per Palermo si è praticato l’unico rito che ci era rimasto dopo il tifo pro. Quello contro.

L’esultanza degli svedesi al fischio finale

 

Non è andata troppo bene visto che i cugini francesi sono diventanti campioni del Mondo. Magra consolazione la clamorosa eliminazione della Germania. Male anche la Spagna, con il caos Lopetegui a pochi giorni dall’inizio del torneo. Proprio il tecnico spagnolo non se la passa troppo bene, dopo l’addio turbolento alle Furie Rosse e il fallimento al Real Madrid. Sta messo peggio Ventura. Aveva ricominciato con i gialloblu del Chievo cercando l’impresa della salvezza. Dopo quattro partite e un solo punto ha preferito lasciare la nave, dimettendosi a sorpresa. Gli effetti traumatici post Svezia si fanno ancora sentire.

Le lacrime di Buffon

Un anno fa non fummo capaci di segnare un solo gol agli svedesi in 180 minuti. In porta c’era Olsen, oggi alla Roma. A centrocampo Forsberg, che avremmo conosciuto meglio durante la Coppa del Mondo. Quella in cui proprio la Svezia avrebbe vinto il girone con la Germania arrivando fino ai quarti con l’Inghilterra. Un anno fa Insigne era lasciato a sgualcire senza un perchè in panchina. De Rossi si sfogava in favore di camera sul mancato utilizzo del napoletano. Jorginho era lanciato titolare all’ultimo momento. Davanti Gabbiadini, oggi una meteora anche in Inghilterra al pari di Darmian.



Un anno dopo al vertice della Federazione c’è Gabriele Gravina, già capo della Lega Pro. La serie B e la serie C pagano i postumi dell’estate caotica tra ripescaggi e ricorsi al Tar. In campionato la Juventus continua a dominare. Sarri è andato al Chelsea al posto di Conte. A Napoli è arrivato Ancelotti, a Torino Cristiano Ronaldo. Bonucci e Higuain si sono scambiati le maglie. Buffon è andato al Paris Saint Germain. Sabato l’Italia torna a San Siro nel match di Nations League contro il Portogallo. I fantasmi biondi svedesi, un anno dopo, sono ancora lì.

Il bacio di Florenzi al pallone prima dell’ultimo calcio d’angolo

 

Dries Mertens per tre fa 98, meglio di Careca. La nuova formula matematica in casa Napoli arriva dopo la roboante vittoria casalinga contro l’Empoli (5-1). La tripletta del belga, unita alle reti di Insigne e Milik, consente alla squadra di Ancelotti di issarsi momentaneamente solitaria al secondo posto. Ciò nonostante il tecnico azzurro ha voluto sottolineare i meriti della formazione toscana, punita eccessivamente nel punteggio. Dopo un periodo di appannamento, Mertens ha segnato sei reti nelle ultime quattro partite (Udinese, Psg, Roma ed Empoli).


Con il primo gol all’Empoli, Mertens ha superato Antonio Careca nella classifica dei migliori marcatori della storia del Napoli. Non a caso, subito dopo aver trafitto Provedel, Dries ha esultato imitando il celebre balletto del brasiliano con cui festeggiava ogni gol segnato. In realtà sembra che sia stato un omaggio a sua moglie Karin, protagonista in patria nella trasmissione tv “Ballando con le stelle“. Ora il belga è al sesto posto di questa speciale classifica. Al vertice c’è Marek Hamsik con 120 reti, seguito da Maradona (115), Sallustro (108), Cavani (104), Vojak (103). Mertens aveva già superato Gonzalo Higuain fermo a 92 centri.


Ed è proprio all’argentino che l’attaccante del Napoli deve, in parte, le sue fortune. Dopo la cessione del Pipita alla Juventus, e complice il primo grave infortunio a Milik, Maurizio Sarri ebbe l’intuizione di trasformare l’esterno belga in centravanti puro. Risultato: 28 gol in campionato nella stagione 2016-2017, 34 totali in 46 partite.

L’inizio con Carlo Ancelotti non è stato dei più felici, il tecnico emiliano ha fatto con Insigne quello che Sarri aveva fatto con Mertens. Trasformare il fantasista napoletano in attaccante vero, con il conseguente exploit del folletto di casa (9 gol in 13 partite finora in questa stagione). “Ciro” è così finito a volte in panchina, anche per via del turnover di massa adottato come regola aurea da Ancelotti.

Ai microfoni di Sky Sport, Dries sembra avere le idee chiare dopo la tripletta all’Empoli:

Non dico di voler giocare titolare sempre, ma mi sento bene e volevo giocare una gara importante. Ero un po’ arrabbiato, poi ho parlato con Ancelotti e si è risolto tutto. Stasera non era facile, l’Empoli gioca bene. Titolare martedi contro il Psg? Sicuro

 

Le italiane fanno poker in Champions League. Quattro vittorie su quattro nel martedì e mercoledì di Coppa, non accadeva da ben 13 anni, nel 2005. Nell’anno della mancata qualificazione ai Mondiali di calcio, i club di casa nostra sembrano ritrovare una nuova primavera. Certo gli anni Novanta, quelli d’oro per il football tricolore, sono lontani, certo siamo solo alla seconda giornata della fase ai gironi, ma i segnali sono incoraggianti. E può sorridere anche il ranking Uefa: superata momentaneamente l’Inghilterra, l’Italia rincorre la Spagna padrone dell’Europa per club negli ultimi anni.

Italia al II posto nel ranking Uefa per club

Le vittorie di Juventus e Roma erano ampiamente previste, almeno sulla carta. Non sempre in passato, tuttavia, le squadre italiane hanno così passeggiato su avversari di rango nettamente inferiore. Invece bianconeri e giallorossi si sono liberati agevolmente di Young Boys e Viktoria Plzen con le prove super di Dybala e Dzeko, autori di una tripletta a testa.

Dzeko e Dybala, triplette e pallone a casa

Le imprese sono targate Napoli e Inter. Gli azzurri di Ancelotti hanno domato il Liverpool vicecampione in carica. Al San Paolo i partenopei hanno avuto il solo demerito di aver sbloccato la gara solo al 90’ con Lorenzo Insigne. Un pari sarebbe stato stretto per le occasioni create, con una traversa di Mertens e un salvataggio sulla linea su tiro di Callejon. Napoli clamorosamente primo in classifica dopo due giornate nel gruppo di ferro con Liverpool, Paris Saint Germain e Stella Rossa.

Lorenzo Insigne trafigge Alisson e la difesa del Liverpool

Semaforo verde anche per l’Inter che, al Philips Stadion di Eindhoven, rimonta i padroni di casa con i colpi piazzati da Nainggolan e Icardi. Nerazzurri a punteggio pieno in classifica con il Barcellona, Psv e Tottenham ferme al palo a 0 punti. E pensare che la squadra di Spalletti all’85’ della gara interna contro Harry Kane e compagni era a un passo dal baratro. Poi l’uno due Icardi-Vecino ha ribaltato questa prima parte di stagione con 5 vittorie consecutive.

Il gol di Icardi in Olanda

L’ultima volta di un bottino pieno per le italiane in Champions era datato tra il 22 e 23 novembre 2005: la Juve di Capello vinceva 1-0 contro il Bruges, il Milan dominava per 4-0 in Turchia contro il Fenerbahce con poker di Shevchenko, punteggio fotocopia dell’Inter contro l’Artmedia Bratislava e infine successo dell’Udinese che ad Atene superava 2-1 il Panathinaikos.

L’esultanza di Sheva dopo i 4 gol in Turchia nel 2005

 

Vincenzo Cerrone è il custode dello stadio San Paolo di Napoli. Di campioni, di vittorie e di delusioni ne ha visti tanti, tantissimi. Ma sempre dalla sua stanzetta all’interno dell’impianto: un divano, un tavolo, la televisione e una macchinetta per il caffè, ovviamente. A pochi passi dal rettangolo di gioco, ma sempre dietro le quinte, quasi sempre da solo. Del resto da quasi 40 anni è la sua seconda casa, ma il 18 settembre 2013 ha avuto un ospite speciale, anche se lui, in contrapposizione a Mourinho, si definisce “The normal one”: Jürgen Klopp.

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Era il nuovo ciclo di Rafa Benitez a Napoli, c’era la voglia di affermarsi anche in campo internazionale. Il San Paolo sognava con la musica della Champions League e i partenopei furono inseriti nello stesso girone del Borussia Dortmund, il club spumeggiante tedesco finalista dell’edizione precedente. Ma in zona Fuorigrotta non ci sono timori nei confronti della squadra che in Bundesliga è partita a razzo, a punteggio pieno dopo cinque giornate.

Ma di fronte ci sono Higuain e Insigne spinti da un moto unico che solo quello stadio sa dare: così al 29’, il Pipita manda in estasi Napoli e manda su tutte le furie Klopp, sulla panchina del Borussia, che inveisce contro il quarto uomo per contestare il ritardo nel rientro in campo di Subotic. L’arbitro Proença non gradisce la scenata e allontana l’allenatore che, furioso, non vuole avere contatti con nessuno. Niente tribuna, quindi, e Vincenzo Cerrone a gianlucadimarzio.com racconta l’aneddoto:

Io vidi tutto dal televisore, era arrabbiatissimo. Pensavo che sarebbe andato in tribuna centrale come succede in genere in questi casi. Invece, dopo il suo rifiuto, l’hanno portato da me negli spogliatoi. E ovviamente l’ho accolto. Gli ho preparato il caffè poi abbiamo fumato una sigaretta insieme. Considerando come l’avevo visto in campo, è stato molto gentile e anche durante la partita è stato piuttosto tranquillo

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E a partita conclusa, Klopp ha ringraziato il custode omaggiandolo con la maglia di Marco Reus. E mentre ricorda Diego Maradona, la visita più gradita che ha mai ricevuto nella sua stanzetta, Cerrone è pronto a riabbracciare Klopp, oggi allenatore del Liverpool e prossimo avversario del Napoli in Champions League (mercoledì 3 ottobre, ore 21). Il caffè è già pronto.

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Foto eslusiva di Napolimagazine.com

Allo stadio Euganeo, dagli altoparlanti riecheggiava “Una vita da mediano” di Luciano Ligabue, mentre scroscianti e lacrimanti applausi si alzavano dopo il minuto di silenzio per ricordare Piermario Morosini, il centrocampista del Livorno deceduto sul campo del Pescara, il 14 aprile 2012. Anche Padova biancoscudata l’aveva visto giocare, brevemente, nel 2010, così la sfida di Serie B tra Padova e Pescara, giocata il 20 aprile 2012, assunse un’atmosfera sospesa, surreale.

All’Euganeo non c’erano precedenti tra le due squadre e il primo ottobre 2018 si ritrovano l’una dinanzi all’altra dopo sei anni di distanza. Quella sera lo stadio padovano si trasformò in una succursale di Zemanlandia: l’allenatore boemo, quell’anno, compì l’ultima eclatante impresa, portando il Pescara magistralmente in Serie A dopo una cavalcata chiusa a 83 punti lasciandosi alle spalle Torino, Sassuolo e Sampdoria. Il Padova chiuse l’anno al settimo posto, un gradino sotto alla zona play-off compromessi proprio in quel match di aprile.

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Il Pescara surclassò il Padova per 6-0, ma a riguardare oggi quella partita titanica, anzi a rileggere alcuni nomi, si può dire che l’Euganeo si trasformò in vetrina dei migliori talenti italiani. Nel Pescara c’erano Verratti, Immobile e Lorenzo Insigne: il primo stupì tutti per la tecnica, il secondo piazzò una doppietta così come il terzo che, tra le altre cose, segnò un gol “alla Del Piero”, che quello stadio ha visto tante tante volte e che applaudì con tanto di standing ovation.

E poi c’era Mattia Perin, oggi alla Juventus. Perin esattamente il primo ottobre del 2011 fece il suo esordio in Serie B, sostituendo l’infortunato Ivan Pelizzoli. In seguito giocò da titolare la seconda parte della stagione, collezionando 25 presenze con 39 gol subiti. A fine annata vinse il “Serie Bwin Awards” come miglior portiere del campionato. E a rivedere le immagini di quello scontro, nonostante i sei gol subiti, nel primo tempo si rese autore di interventi prodigiosi.

Le loro strade, già dalla stagione successiva, prendono traiettorie differenti, ma appena due anni dopo si sarebbero ritrovati tutti e quattro in Brasile, convocati per il Mondiale con la nazionale italiana.