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Per tutti gli amanti del famoso detto “Squadra che vince non si cambia” in riferimento non solo all’idea che il miglior gruppo di giocatori deve restare invariato, ma anche che la stessa squadra che trionfa da anni, la Juventus, continuerà a farlo, ecco a tutti quelli che ancora ci credono è arrivato il momento di dire stop.

Lo stop è sancito da Simone Inzaghi e dai suoi valorosi condottieri laziali, su tutti re Ciro Immobile dall’alto dei suoi quasi trenta gol in campionato, capaci di ridare ai tifosi laziali un entusiasmo sopito da oltre vent’anni, da quel lontano 2000 alla corte di Sven-Göran Eriksson quando per l’ultima volta si festeggiava lo scudetto in casa Lazio.
Sicuramente quest’anno l’entusiasmo sarà condiviso da altri tifosi non necessariamente bianconeri, il nero e l’azzurro sembrano i colori della rinascita e della consacrazione come l’Atalanta di mister Giampiero Gasperini e l’Inter di Conte ci stanno facendo vedere in questi mesi. Probabilmente l’estate scorsa in pochi, anzi pochissimi, avrebbero scommesso su una Lazio capolista e una Juve seconda e tallonata dall’Inter a un paio di mesi dalla fine del campionato, chissà se i tifosi dell’Atalanta si sarebbero aspettati di avanzare così tanto in Champions League ed essere allo stesso tempo la quarta forza del campionato, davanti a Roma, Napoli e Milan, con un Ilicic in lotta per il podio in classifica cannonieri ed il solito “Papu” Gomez a contendersi il primato tra i giocatori che hanno fornito più assist in questa stagione.

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Un campionato all’ombra delle incertezze

Certo la situazione delle ultime settimane pare piuttosto convulsa a causa del Coronavirus che sta creando non pochi problemi tra rinvii e partite a porte chiuse; tutti ovviamente si augurano che l’allarme rientri il prima possibile e che si possa tornare a parlare unicamente di calcio giocato. Intanto diamo un’occhiata alla situazione della Serie A dal punto di vista della classifica e delle ultime indiscrezioni a livello calcistico, lasciando ad altra sede le discussioni.

Dicevamo dell’Atalanta e dei suoi successi, dopo la batosta rifilata al Lecce di Liverani con tripletta del solito Zapata, arriva la doccia fredda della partita a porte chiuse in Champions col Valencia, probabilmente una situazione del genere non se la sarebbe aspettata nessuno dato che per Valencia sarebbero sicuramente partiti migliaia di tifosi bergamaschi che in questi ultimi anni stanno andando in visibilio grazie alla Dea e al granitico Giampiero Gasperini, uomo duro e carismatico, capace di portare anche una provinciale a giocarsela sui campi più prestigiosi senza nessun timore reverenziale.

Dunque lotta aperta al vertice con Lazio e Juve a contendersi un primo posto quest’anno per niente scontato, chissà che l’Inter non regali qualche sorpresa ora che Lukaku, Brozovic e Lautaro Martinez hanno cominciato a far vedere di che pasta sono fatti e soprattutto di cosa sono capaci insieme, per informazioni chiedere a Napoli e Ludogorets tra le altre.

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La fine di un’epoca in casa Juventus

Che in casa Juventus fosse finito un ciclo lo si sapeva da quando Massimiliano Allegri ha lasciato la panchina bianconera passando le redini in mano a Maurizio Sarri, uomo forte di Napoli e Chelsea che però all’ombra della Mole non ha ancora saputo tirare fuori dai suoi quello spirito e quella cattiveria agonistica che fino ad ora avevano caratterizzato le squadre in cui veniva praticato il “sarrismo”, al punto che ora pare che la dirigenza della Juve capitanata da Andrea Agnelli stia addirittura pensando ad un ritorno di Max Allegri per non rischiare di perdere definitivamente la faccia dopo il super colpo di mercato Cristiano Ronaldo che nonostante le solite prestazioni da extraterrestre non può da solo traghettare la squadra verso l’ennesima vittoria, o almeno non può più, perché prima ce l’aveva sempre fatta praticamente da solo.

Sicuramente se un anno fa avessimo scommesso su questi avvenimenti presso un qualsiasi casinò per giocare online avremmo guadagnato un bel gruzzoletto. Del resto chi si sarebbe mai aspettato un Napoli ormai non più agguerrito al punto da impensierire le grandi, un’Atalanta che prepotentemente si continua ad insinuare in posizioni della classifica storicamente destinate a compagini più blasonate quali Roma e Milan, insomma questa serie A 2020 ci sta regalando davvero non poche sorprese e noi non vediamo l’ora di sapere come andrà a finire.  Saranno in grado i due marziani Lukaku e Lautaro di fronteggiare la straordinaria fase ascendente della Lazio trascinata dal bomber Immobile o alla fine trionferà lo strapotere juventino come negli ultimi otto anni? Staremo a vedere sperando che lo spettacolo sia altrettanto avvincente per i mesi che mancano alla fine del campionato.

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La lotta per la salvezza

Non dimentichiamo la parte bassa della classifica dove si scatena il derby genovese per la retrocessione, Genoa e Sampdoria sembrano destinate ad una lotta all’ultimo sangue per spuntarla anche quest’anno, osservate dall’alto da Lecce e Torino e tallonate da Brescia e Spal. Con il pareggio con l’Atalanta, le vittorie su Cagliari e Bologna,  la squadra di Nicola sembra aver ripreso una timida rimonta nonostante l’ultima sconfitta contro la capolista Lazio, mentre i cugini blucerchiati sembrano aver preso un cammino leggermente più tortuoso con le sconfitte patite contro Napoli e Fiorentina, in vista il match con la Roma sempre che si riesca a giocare per motivi di salute pubblica, poi il Bologna di Mihajilovíc e a fine mese  il match della verità contro il Lecce.

Saranno settimane intense che speriamo di vivere entusiasmo e chissà che non si torni a chiedersi chi sarà la prossima anti Juve, se l’inter del duo delle meraviglie o la Lazio del capocannoniere e papabile vincitore della scarpa d’oro 2020.

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Per uno nato a Torre Annunziata e cresciuto con un pallone tra i piedi, la massima aspirazione è giocare nel Napoli. Eppure, un cannoniere come Ciro Immobile, nato nella cittadina a pochi chilometri dal capoluogo partenopeo, la maglia azzurra è stata finora solo un miraggio. L’attaccante biancoceleste è sempre stato un avversario da temere al San Paolo, con le maglie di Torino e Lazio in particolare. La squadra di Inzaghi si affida al suo bomber per fare risultato positivo nel catino napoletano e continuare la corsa al quarto posto.

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Ciro Immobile con la maglia della Juventus

Classe 1990, Immobile muove i suoi primi importanti passi nel vivaio del Sorrento prima di essere notato dagli osservatori della Juventus a 17 anni. Con i bianconeri vince un torneo di Viareggio e debutta in serie A nel 2009 sostituendo nientemeno che Alessandro Del Piero. A Torino, nonostante i gol a grappoli in Primavera, non trova spazio e nel 2010 inizia la sua girandola di squadre. Prima a Siena, poi Grosseto e infine Pescara.

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Immobile a Pescara

E’ sotto la guida di Zeman che Immobile esplode con il suo compagno di squadra Insigne e con Verratti a centrocampo. Nel 2011 2012 segna 28 gol in 37 partite in B, contribuendo alla promozione con il titolo di capocannoniere. Viene così ingaggiato dal Genoa in A, ma non conferma quanto di buono fatto in Abruzzo. Trova la sua consacrazione definitiva nella Torino granata con Giampiero Ventura: 22 gol e titolo di capocannoniere, con il Toro che centra il 7mo posto e torna in Europa dopo 20 anni.

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A Torino con la maglia granata

Prova così l’esperienza all’estero. Va a Dortmund con il Borussia, poi in Spagna a Siviglia. Ma non è il vero Immobile. In due anni segna 14 gol in 49 partite, così nel gennaio 2016 rientra al Torino. Sei mesi in cui non incide più di tanto. In estate viene acquistato dalla Lazio in cui esplode: 26 reti il primo anno, ben 41 l’anno scorso in cui vince la classifica cannonieri al pari di Icardi (29 reti). E quest’anno sta viaggiando nuovamente ad alti livelli con 13 gol in 24 partite totali. Con il Napoli nel mirino, i colori della sua terra che finora non ha mai indossato, come dichiarato al Mattino qualche tempo fa:

Il Napoli era in serie C quando mio padre mi portò a vedere la prima gara: in attacco c’erano Sosa, Pozzi, Calaiò. Se penso che l’altra sera il Napoli giocava in Champions… Però, attenzione, nel mio cuore c’è soprattutto il Savoia

Immobile con Klopp al Borussia Dortmund

 

Allo stadio Euganeo, dagli altoparlanti riecheggiava “Una vita da mediano” di Luciano Ligabue, mentre scroscianti e lacrimanti applausi si alzavano dopo il minuto di silenzio per ricordare Piermario Morosini, il centrocampista del Livorno deceduto sul campo del Pescara, il 14 aprile 2012. Anche Padova biancoscudata l’aveva visto giocare, brevemente, nel 2010, così la sfida di Serie B tra Padova e Pescara, giocata il 20 aprile 2012, assunse un’atmosfera sospesa, surreale.

All’Euganeo non c’erano precedenti tra le due squadre e il primo ottobre 2018 si ritrovano l’una dinanzi all’altra dopo sei anni di distanza. Quella sera lo stadio padovano si trasformò in una succursale di Zemanlandia: l’allenatore boemo, quell’anno, compì l’ultima eclatante impresa, portando il Pescara magistralmente in Serie A dopo una cavalcata chiusa a 83 punti lasciandosi alle spalle Torino, Sassuolo e Sampdoria. Il Padova chiuse l’anno al settimo posto, un gradino sotto alla zona play-off compromessi proprio in quel match di aprile.

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Il Pescara surclassò il Padova per 6-0, ma a riguardare oggi quella partita titanica, anzi a rileggere alcuni nomi, si può dire che l’Euganeo si trasformò in vetrina dei migliori talenti italiani. Nel Pescara c’erano Verratti, Immobile e Lorenzo Insigne: il primo stupì tutti per la tecnica, il secondo piazzò una doppietta così come il terzo che, tra le altre cose, segnò un gol “alla Del Piero”, che quello stadio ha visto tante tante volte e che applaudì con tanto di standing ovation.

E poi c’era Mattia Perin, oggi alla Juventus. Perin esattamente il primo ottobre del 2011 fece il suo esordio in Serie B, sostituendo l’infortunato Ivan Pelizzoli. In seguito giocò da titolare la seconda parte della stagione, collezionando 25 presenze con 39 gol subiti. A fine annata vinse il “Serie Bwin Awards” come miglior portiere del campionato. E a rivedere le immagini di quello scontro, nonostante i sei gol subiti, nel primo tempo si rese autore di interventi prodigiosi.

Le loro strade, già dalla stagione successiva, prendono traiettorie differenti, ma appena due anni dopo si sarebbero ritrovati tutti e quattro in Brasile, convocati per il Mondiale con la nazionale italiana.

E’ cominciato il ritiro della nazionale del ct Ventura in vista del doppio spareggio per l’ammissione ai Mondiali, contro la Svezia (venerdì 10 e lunedì 13). I primi ad arrivare nel centro tecnico federale di Coverciano sono stati ovviamente il viola Astori e i giocatori della Roma che avevano giocato poche ore prima al Franchi. Poi è toccato a quelli della Lazio, successivamente alla spicciolata sono arrivati gli altri.

Intanto il Ct Giampiero Ventura, ai microfoni de La Domenica Sportiva, ha dichiarato:

“E’ una vigilia serena. Siamo consapevoli dell’importanza e delle difficoltà di queste due partite. Incontriamo una squadra che ha battuto la Francia e ha eliminato l’Olanda, quindi non possiamo non rispettarla. Ma c’è anche grande fiducia. In Russia dobbiamo andarci tutti insieme: i calciatori e tutta l’Italia. Abbiamo voglia di fare qualcosa di importante. Jorginho? Ci aspettano due gare così complicate che è bene aprirsi a svariati modi di giocare. Non si può andare al Mondiale con un solo modulo: una volta superato lo spareggio, avremo tre settimane per lavorare tutti insieme e questo ci aiuterà. Un appello agli italiani? Andiamo insieme al Mondiale”.

convocazioni play off

Anche Ciro Immobile attaccante della Lazio ha parlato delle responsabilità e dell’importanza del match:

L’attaccante dal centro tecnico di Coverciano, sede del ritiro dell’Italia, è stato intervistato da SkySport«Sono pronto, a disposizione completa di mister Ventura. Sto a posto, adesso abbiamo altri quattro giorni per preparare la partita e possiamo gestire meglio le cose. La qualificazione al Mondiale? Abbiamo una grande responsabilità, è molto importante giocare questa partita. Forse si può dire che è la più importante della mia carriera perché ti porta ad una competizione talmente bella dalla quale l’Italia non può mancare. Sappiamo delle responsabilità e che dobbiamo rimanere sereni per prepararla bene, al 100% insieme al mister»