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A voler essere ironici, in fin dei conti, il caschetto negli ultimi anni l’ha portato anche quando giocava a calcio.  Ma, a meno di cinque mesi dal ritiro con la maglia dell’Arsenal, Petr Cech torna tra i pali…di hockey su ghiaccio. Il 37enne ceco, passato anche per Rennes e Chelsea, ha infatti firmato un contratto con i Guildford Phoenix, squadra della seconda divisione inglese di hockey. Dopo aver vissuto l’atmosfera dei campi della Premier League negli ultimi 15 anni, giocando 443 partite tra Chelsea e Arsenal e vincendo 18 trofei, Cech ha deciso di voltare pagina:

Sono lieto di avere l’opportunità di fare un’esperienza del genere con i Phoenix. Spero di poter essere d’aiuto a questa giovane squadra e di vincere il maggior numero di partite possibile quando avrò modo di giocare. Dopo 20 anni da calciatore professionista, questa sarà un’esperienza meravigliosa: mi cimenterò in uno sport che ho sempre amato praticare e guardare sin da quando ero bambino

 

Dalla finale di Europa League, persa a maggio con la maglia dell’Arsenal, alla seconda divisione inglese di hockey. Una scelta, quella di Cech, che ha entusiasmato lo staff dei Phoenix: «Siamo veramente felici della firma di Petr – ha spiegato l’allenatore Milos Melicherik sul sito ufficiale del club – è migliorato un sacco da quando l’ho visto per la prima volta sul ghiaccio. Ora speriamo di poterlo impiegare già nel prossimo weekend».

 

Le sue immagini stanno facendo il giro del web e, tra consensi e polemiche, Serah Small è la nuova immagine delle mamme nello sport. Da circa 8 settimane la giocatrice di hockey ha dato alla luce la sua bambina e da allora non si sono più separate, neanche quando lei ha in programma una partita. Anzi, la piccola Ellie la aspetta nello spogliatoio per la consueta poppata.

Proprio così, Serah Small che è già tornata a giocare, non rinuncia ad allattare la propria bambina nemmeno quando c’è un match in corso e approfitta dell’intervallo per dedicarsi a questo rito mamma-figlia.

In accordo con un consulente dell’allattamento ha deciso poi di postare sui social proprio le immagini che la ritraggono nello spogliatoio intenta a dare il latte alla neonata. Da quel momento è diventata il simbolo delle mamme nello sport. Il suo coraggio e la sua spontaneità dimostrano come l’allattamento sia un gesto naturale anche in condizioni “particolari”.

Serah Small gioca a hockey nella Peace Country Female Hockey League con le Grovedale Vipers. L’hockeista canadese subito dopo il parto è tornata subito ad allenarsi sul ghiaccio e, nonostante le difficoltà iniziali, è riuscita a trovare il giusto equilibrio con il suo corpo per tornare a giocare.

Questo weekend ho giocato 4 partite e ho davvero imparato quanto sia diverso il mio corpo. Mi sono sentita più lenta e persa all’inizio sul ghiaccio. Il mio corpo non stava facendo le cose che il mio cervello pensava. Ma non sono mai stata più orgogliosa di me e del mio corpo

Adesso vuole solo vivere il suo ruolo di mamma e sportiva nel migliore dei modi, cercando anche di dare un consiglio a chi si trova nella sua stessa situazione: 

Essere una mamma è assolutamente incredibile e sono così felice di dover fare qualcosa che amo assolutamente mentre posso vedere i miei bambini. I nostri corpi sono fantastici e questo weekend è stata la prima volta che ho apprezzato davvero il mio. Sentitevi liberi di condividere, l’unico modo per normalizzare l’allattamento è dimostrare che può essere fatto ovunque, in qualsiasi momento

Il suo messaggio è arrivato forte e chiaro ed è diventato l’emblema delle donne che possono e devono conciliare maternità e carriera anche nello sport, senza rinunciare a momenti speciali come quelli che legano mamma e figlio durante l’allattamento.

Quando si pensa a una partita di hockey, tra botte da orbi e spallate, l’ultima cosa che probabilmente può venir in mente è una raffica di orsacchiotti lanciati sul ghiaccio dopo un gol. L’hockey certamente ha una lunga lista di tradizioni strane e stravaganti, ma il Teddy Bear Toss, che ciclicamente torna nel periodo natalizio, è tra i migliori e più simpatici di questo sport. E anche umanamente molto nobile.

L’idea è stata inventata nel 1993 dai Kamloops Blazers, una delle principali squadre di hockey giovanile della federazione canadese, ma da allora è diventata popolare tra i tifosi di diverse squadre. In cosa consiste? Nulla di più semplice ed intuitivo: alla realizzazione del primo gol, durante i festeggiamenti, i tifosi lanciano peluche dagli spalti che vengono raccolti e poi donati a ospedali o associazioni come regali per i bambini più bisognosi.

Forse il più famoso è il Teddy Bear Toss è quello dei Calgary Hitmen della WHL (Western Hockey League, importante campionato giovanile di hockey su ghiaccio che si disputa tra squadre del Canada occidentale e della zona nord-occidentale degli Stati Uniti) dove in 23 anni dall’inizio della loro tradizione, appunto nel 1995, i fan hanno lanciato 347.948 peluche. Lo scorso fine settimana, gli stessi tifosi degli Hitmen hanno toccato quota  24.605 animali! Ecco come è andata:

 

A partire dal 2014 l’invasione degli orsi buoni ha coinvolto anche la pallacanestro italiana. L’iniziativa di beneficenza fu lanciata dal sito internet “La giornata tipo” e sui parquet italiani vennero raccolti numerosi peluche portati successivamente ai bambini ricoverati nei reparti di pediatria di tutta Italia.
Lo scorso 9 dicembre, nell’anticipo della Serie A di basket tra Venezia e Reggio Emilia, dopo il primo canestro, una schiacciata di Mitchell Watt, dagli spalti del Taliercio sono volati tanti orsacchiotti raccolti prontamente dallo staff.
Questo è quanto avvenuto nel 2014:

 

Dall’altra parte dell’oceano, laddove questa tradizione è nata, però, il Teddy Bear Toss è ancora relegato nelle serie inferiori: nessuna squadra della NHL, infatti, ha deciso di partecipare a questo momento di festa e solidarietà. Un motivo forse c’è: gli Hitmen hanno subito un ritardo di oltre mezz’ora per ripulire tutto il campo da così tanti giocattoli. Forse, però, ne vale comunque la pena.

La Nazionale di Hockey su Pista non smentisce la tradizione che la vede sempre in difficoltà nei Quarti di Finale, ma questa volta gli azzurri sono perfetti (6-3 ai rigori) e domani contenderanno alla Spagna l’accesso alla finalissima ai Mondiali di Hockey su pista

Una lunga e interminabile, sofferenza; un’incontenibile e irrefrenabile gioia. L’Italia di Massimo Mariotti non smentisce il suo carattere di squadra a corrente alternata: tanto sbarazzina e determinata contro Francia e Portogallo, tanto svagata e imprecisa contro l’Argentina e oggi contro il Cile.

Italia-Cile, Quarto di Finale di questo Mondiale cinese targato World Roller Games, avrebbe potuto e dovuto essere un’altra partita. Al di là del risultato finale, l’Italia ha mostrato in più frangenti la propria superiorità, ma anche la propria difficoltà a tradurre in risultato la grande mole di gioco costruita.

Contro un Cile che ha giocato per quasi tutta la partita con lo stesso schema tattico, allargando gli spazi e cercando ripetutamente il tiro dalla distanza, gli azzurri hanno sprecato troppo, soprattutto dal dischetto, e sono pure stati sfortunati, subendo due reti sulle ribattute successive a due tiri di rigore. Meno male che, alla fine, i rigori hanno rimesso le cose a posto, cancellando le incertezze dei 60′ di partita giocata: tre centri su quattro per gli azzurri (Cocco, Illuzzi e Malagoli) e tre parate di Barozzi, decisivo non solo nella coda della partita, ma nell’intero arco dell’incontro.

 

DOMANI SEMIFINALE CON LA SPAGNA

Anche dieci anni fa a Montreux, nell’ultima Semifinale Mondiale giocata dall’Italia, gli azzurri si trovarono di fronte la Spagna. Era la Nazionale iberica della “manita” che aveva già vinto a San Josè nel 2005, vinse a Montreux e poi ancora a Vigo 2009, San Juan 2011 e Luanda 2013.

Ora gli iberici stanno provando a ricostruire un gruppo vincente dopo quella generazione di fenomeni che ha dominato l’Europa e il mondo per oltre un decennio. Alejandro Dominguez, al primo mondiale da allenatore della “Roja”, ha portato in Cina alcuni giovani interessanti come Roca, Burgaya e Alabart, affiancandoli ad atleti esperti come Raul Marin, Jordi Adroher, Albert Casanovas, Edu Lamas e al capitano Pau Bargallo. Di vaglia entrambi i portieri: Xavi Malian del Liceo e Xavier Puigbi dell’Oliveirense. La Spagna non ha particolarmente brillato fin qui, anche se ha sempre vinto. Nel Gruppo B, dove non aveva rivali di livello, ha faticato sia contro il Cile che contro il Mozambico. Oggi, nei Quarti di Finale, è stata la prima squadra a non avere avuto bisogno dei supplementari per passare il turno; la partita contro la Colombia (proveniente dai gironi di Firs Cup) è finita 5-1

 

La Nazionale di Hockey su Pista non smentisce la tradizione che la vede sempre in difficoltà nei Quarti di Finale, ma questa volta gli azzurri sono perfetti (6-3 ai rigori) e domani contenderanno alla Spagna l’accesso alla finalissima ai Mondiali di Hockey su pista

Una lunga e interminabile, sofferenza; un’incontenibile e irrefrenabile gioia. L’Italia di Massimo Mariotti non smentisce il suo carattere di squadra a corrente alternata: tanto sbarazzina e determinata contro Francia e Portogallo, tanto svagata e imprecisa contro l’Argentina e oggi contro il Cile.

Italia-Cile, Quarto di Finale di questo Mondiale cinese targato World Roller Games, avrebbe potuto e dovuto essere un’altra partita. Al di là del risultato finale, l’Italia ha mostrato in più frangenti la propria superiorità, ma anche la propria difficoltà a tradurre in risultato la grande mole di gioco costruita.

Contro un Cile che ha giocato per quasi tutta la partita con lo stesso schema tattico, allargando gli spazi e cercando ripetutamente il tiro dalla distanza, gli azzurri hanno sprecato troppo, soprattutto dal dischetto, e sono pure stati sfortunati, subendo due reti sulle ribattute successive a due tiri di rigore. Meno male che, alla fine, i rigori hanno rimesso le cose a posto, cancellando le incertezze dei 60′ di partita giocata: tre centri su quattro per gli azzurri (Cocco, Illuzzi e Malagoli) e tre parate di Barozzi, decisivo non solo nella coda della partita, ma nell’intero arco dell’incontro.

 

DOMANI SEMIFINALE CON LA SPAGNA

Anche dieci anni fa a Montreux, nell’ultima Semifinale Mondiale giocata dall’Italia, gli azzurri si trovarono di fronte la Spagna. Era la Nazionale iberica della “manita” che aveva già vinto a San Josè nel 2005, vinse a Montreux e poi ancora a Vigo 2009, San Juan 2011 e Luanda 2013.

Ora gli iberici stanno provando a ricostruire un gruppo vincente dopo quella generazione di fenomeni che ha dominato l’Europa e il mondo per oltre un decennio. Alejandro Dominguez, al primo mondiale da allenatore della “Roja”, ha portato in Cina alcuni giovani interessanti come Roca, Burgaya e Alabart, affiancandoli ad atleti esperti come Raul Marin, Jordi Adroher, Albert Casanovas, Edu Lamas e al capitano Pau Bargallo. Di vaglia entrambi i portieri: Xavi Malian del Liceo e Xavier Puigbi dell’Oliveirense. La Spagna non ha particolarmente brillato fin qui, anche se ha sempre vinto. Nel Gruppo B, dove non aveva rivali di livello, ha faticato sia contro il Cile che contro il Mozambico. Oggi, nei Quarti di Finale, è stata la prima squadra a non avere avuto bisogno dei supplementari per passare il turno; la partita contro la Colombia (proveniente dai gironi di Firs Cup) è finita 5-1