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Un centravanti come lui oggi non avrebbe prezzo e segnerebbe almeno un goal a partita 

Questo dice ancora oggi di lui Giampiero Boniperti, ex compagno di squadra e amico che, assieme a Charles e al “Cabezon” Omar Sivori formò il cosiddetto Trio Magico, uno dei tandem d’attacco più prolifici nella storia del calcio italiano, paragonabile alla mitica Gre-No-Li (Gren – Nordhal – Liedholm) di matrice scandinavo – rossonera.

Senza dubbio Charles lasciò un segno indelebile nella storia juventina grazie alla sua prolificità, figlia di uno stacco imperioso e di un senso del gol da vero fuoriclasse ma ciò che più è rimasto impresso nella critica e che viene tramandato da chi ha avuto la fortuna di conoscere da vicino il colosso gallese fu senza dubbio la sua pacatezza, il suo essere moderato, doti che gli valsero l’etichetta, universalmente riconosciuta, di “Gigante Buono”.

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La vita e i successi

Charles nacque il 27 dicembre del 1931 a Swansea, città costiera nel sud del Galles, da una famiglia di umile estrazione ( i genitori erano minatori) e, solo sedicenne, venne ingaggiato dal Leeds United, dove alternò, per via della sua imponente mole, il ruolo di attaccante a quello di difensore centrale.

Nei “Peacocks” rimane ben nove stagioni con un bottino di 150 reti in 297 presenze. Un vizio, quello del goal, che non perse neppure in Italia: chiuse il suo lustro con la Vecchia Signora con 178 presenze e 105 goal in tutte le competizioni riportandosi oltremanica nel suo carniere una Coppa Italia nel 1958-‘59, l’accoppiata fenomenale Scudetto – Coppa Italia nel 1959-‘60 e un altro Campionato (1960-‘61) e senza mai essere ammonito o espulso. Un’incredibile costanza di successi frutto dell’affiatamento e della perfetta combinazione di stili di gioco totalmente diversi che garantiva il Trio Magico.

Impossibile, perlomeno su 2/3 del trio, non fare un parallelismo con la Juventus di oggi dove, al netto del carattere meno fumantino, Dybala richiama agli occhi la genialità mancina di Sivori e Higuain, con le dovute differenze, la strapotere fisico di Charles. La differenza al più sta nel terzo tassello della “triade”: tra Mandzukic e Boniperti difficile trovare legami ma forse proprio loro rappresentano l’emblema delle discrepanze tra il calcio romantico di allora e il calcio fisico di oggi.

Dal canto suo, “King John” era un autentico Bulldozer, quasi impossibile da arrestare palla al piede nonostante i calci e gli strattoni. D’altronde, la sua imponenza fisica fece sì che, in gioventù, Charles si cimentasse addirittura nell’attività di pugile, peraltro, con buoni risultati. Salito sul ring per un anno, infatti, il bilancio fu notevole: 10 vittorie in altrettanti incontri. Ottimo ruolino, non c’è che dire, ma la boxe non era lo sport adatto ad un uomo così pacato e gentile e rimase, quindi, una strana e folkloristica parentesi nella vita del gallese.

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Ma non vogliamo concentrarci troppo sulle sue imprese sportive, già note al grande pubblico. Ciò che preme è evidenziare il suo lato umano, la sua indole cordiale ma timida.

Gigante Buono dicevamo. Non sono parole di circostanza perché il centravanti gallese ha spesso dimostrato in campo la sua indole docile e generosa. Giusto per rendere l’idea del personaggio, sono passati alla storia alcuni gesti che, nel calcio di oggi, potremmo definire anacronistici.

Due esempi sui tutti: in uno dei tanti Derby d’Italia tra Juventus ed Inter. John, scattando verso la porta difesa da Matteucci, colpì con una gomitata, involontariamente nel tentativo di divincolarsi, un avversario, ma l’arbitro lasciò correre. La punta avrebbe avuto l’opportunità di andarsene indisturbato, ma si fermò per andare a sincerarsi delle condizioni del collega stramazzato al suolo.

E ancora: Juventus – Sampdoria, l’arbitro Grignani spedì fuori dal campo Sivori (ecco, non proprio il clone dell’ariete britannico) per un bruttissimo intervento. L’argentino si scagliò contro il direttore di gara per farsi giustizia da solo ma Charles, con una facilità disarmante lo afferrò, gli rifilò uno schiaffo e lo allontanò evitandogli una squalifica più pesante di quella che poi gli sarebbe stata inflitta.

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Il declino

Dopo il calo di prestazioni, legato soprattutto ad un intervento al ginocchio, tornò al Leeds, ma solo per qualche mese perché nel 1962 venne ingaggiato dalla Roma.

Ben presto, però, nella Capitale ci si rese conto che la parabola discendente di King John era ormai incontrovertibile e i soli 4 goal in stagione ne furono impietosa conferma nonché viatico per il definitivo ritorno in Gran Bretagna, dove chiuse la carriera in squadre di secondo piano, quali Cardiff City ed Hereford United.

Il declino calcistico, purtroppo, corrispose al declino personale perché, svestiti i panni del bomber, Charles faticò a trovare la propria dimensione di uomo; divorziò dalla moglie, divenne diventò schiavo dell’alcol e, da persona poco loquace quale era, si rinchiuse in casa lontano da amici e parenti.

Addirittura, nel 1988 venne arrestato a causa di debiti e problemi col fisco. Continui problemi di salute lo debilitarono senza pausa, fino alla triste e definitiva dipartita, a soli 72 anni, il 21 febbraio 2004. Nel 2005, per celebrare il proprio 50° anniversario, l’UEFA invitò ogni federazione nazionale affiliata, ad indicare il proprio miglior giocatore dell’ultimo mezzo secolo. La scelta dei gallesi ricadde su Charles, designato quindi Golden Player dalla FAW. Magra consolazione.

Resta comunque il ricordo, vivo in chi l’ha vissuto direttamente e anche in chi l’ha sentito tramandare, di un calciatore formidabile e di un uomo distinto, onesto e semplice, che non verrà dimenticato.

John Charles, centravanti moderno, uomo d’altri tempi.

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Non mi piace dare date per il mio ritorno in campo, ma credo per febbraio

Così parlò quello a novembre Mattia Caldara che, assieme a Gonzalo Higuain, rientrò nella clamorosa operazione di mercato che riportò Leonardo Bonucci alla Juve. Due stagioni temporali dopo quella pazza estate con CR7 in bianconero, il Pipita è volato a Londra dal maestro Sarri. E dell’ex atalantino si sono perse le tracce dal 20 settembre in Lussemburgo. Trasferta di Europa League contro il Dudelange (con uno dei pochi gol di Higuain): finora è l’unica presenza di Caldara in rossonero.


Era arrivato tra paragoni ingombranti (“il nuovo Nesta”) e presentazioni da Oscar (con vista Duomo accanto al bomber argentino). Quasi subito è scomparso dai radar, inghiottito prima dal mal digerito cambio di maglia. Poi dagli infortuni che ne hanno condizionato la stagione. In principio fu pubalgia, in seguito divenne problema al tendine d’achille con interessamento del polpaccio destro. Guai fisici che l’hanno costretto ai box fino a febbraio. Il mese in cui, stando alle parole di Caldara, sarebbe dovuto tornare. Ed effettivamente il difensore qualche giorno fa ha svolto una prima parte di allenamento con il gruppo di Gattuso a Milanello.


Evidentemente troppo poco per tornare a breve a disposizione. I problemi di Caldara però non sembrano essere solo di salute. Lo stesso allenatore del Milan invitava alla cautela quando, a settembre, si invocava a gran voce l’innesto tra i titolari del difensore ex Juve:

Sa quello che deve fare, non si può distruggere un giocatore come hanno fatto i media. Si parla di un grande professionista, viene da una cultura completamente diversa e non è giusto gettarlo nel frullatore. Deve continuare a lavorare, da parte mia e della società c’è grande fiducia. Non è un problema, ci può dare una grandissima mano.

Segno che Caldara non era ancora pronto mentalmente. Era arrivato in rossonero con l’etichetta di scaricato dalla Juve, che aveva preferito l’usato sicuro (Bonucci) alla giovane promessa da lanciare. Così Mattia, classe 1994, era passato dagli allenamenti in bianconero nella tournee americana sognando Ronaldo a una società in continua fase transitoria dopo l’epoca , Fassone e Mirabelli. Nesta e lo stesso CR7 sono lontani, il presente è una stagione che lentamente lo sta trasformando in oggetto misterioso.

Sembra lontano quel 25 agosto, seconda giornata di campionato, con il Milan che va al san Paolo di Napoli facendo esordire la punta di diamante del mercato estivo, Gonzalo Higuain.

A distanza di cinque mesi tutto sembra cambiato. A san Siro questa sera l’argentino non ci sarà, volato a Londra da Sarri, e potrebbe fare l’esordio il neoacquisto Krzysztof Piatek.
Da una prima apparizione a un’altra, nuovamente contro il Napoli.

Il Pipita, infatti, è stato lanciato alla prima partita di campionato del Milan, persa dai rossoneri per 3-2, proprio contro la sua ex squadra. Tuttavia il destino ha voluto che pure Piatek cominciasse la sua nuova avventura contro i partenopei, probabile un suo utilizzo a partita in corso.

I fantallenatori si sono trovati un po’ spaesati da questa finestra di mercato invernale. C’è chi ha perso sicuramente la punta argentina e c’è chi si ritrova Piatek in una grande squadra, dopo aver fatto faville con la maglia del Genoa. I presupposti per il classe ’95 sono positivi anche se l’ambiente milanista è molto più “pesante” rispetto a quello rossoblu.

Gennaro Gattuso l’ha definito come Robocop mentre su Higuain ha ribadito che avrebbe potuto fare e dare di più al Milan.

Domani, invece, potrebbe esordire con la maglia dei blues anche l’argentino in Fa Cup contro lo Sheffield Wednesday, dopo che ha assistito il derby di Coppa di Lega contro il Tottenham dalla tribuna.

Il polacco Piatek sinora ha segnato 13 reti ed è secondo in classifica marcatori alle spalle di Ronaldo e Quagliarella a 14. Otto soltanto le marcature del Pipita, che sottolineano ancora di più l’amore mai sbocciato tra l’argentino e il rossonero.

Le strade si sono divise e il nuovo attaccante del Milan vuole regalare gol e sorrisi ai tifosi e, perché no,  un posto in Champions League.

Al polacco potrebbe far bene pensare a un piacevole esordio contro gli azzurri qual è stato quello di Alexandre Pato.  Alla prima apparizione stagionale, l’allora diciottenne brasiliano riuscì a bucare la porta campana con una rete di pregevole fattura che sancì il definitivo 5-2 dei diavoli.

Il dramma di Emiliano Sala ha profondamente colpito il mondo del calcio. La scomparsa dell’aereo su cui viaggiava il neo attaccante del Cardiff ha gettato nello sconforto i suoi familiari, gli amici e anche i big dello sport. Il velivolo è uscito dai radar martedì scorso nelle vicinanze del Canale della Manica. Da allora non se n’è saputo più niente. Dopo tre giorni di ricerche la polizia di Guernsey ha interrotto le operazioni di indagine, senza aver ancora tuttavia trovato alcuna traccia né di Sala né del pilota.

La famiglia ha pesantemente criticato questa scelta. La sorella di Emiliano, Romina, ha pubblicato un video sui social network in cui implora le autorità di riprenderà le attività di investigazione.

Ovviamente sono ancora in stato di shock, ma tutta questa dimostrazione d’affetto dei tifosi non può che darmi qualche speranza in più, anche perché noi siamo convinti che Emiliano e il pilota siano ancora vivi.

Romina Sala è stata travolta dall’affetto dei fan all’esterno dello stadio di Cardiff, diventato un tappeto di fiori, bigliettini, sciarpe e fotografie del fratello.

La sorella di Emiliano Sala all’esterno dello stadio di Cardiff

Il mondo del calcio non è rimasto a guardare, anzi. Gli appelli virali per la ripresa delle ricerche si sono moltiplicati. Da Gonzalo Higuain a Lionel Messi e Diego Maradona. Ma c’è di più. Secondo il Times Sport, il centrocampista del Chelsea, N’golo Kanté, si sarebbe offerto di pagare le ricerche dell’aereo scomparso di Sala. Il campione del mondo francese e l’ex attaccante argentino sono stati compagni di squadra nel 2015 al Caen. Poi il primo volò in Inghilterra nei Leicester dei miracoli, il secondo restò Oltralpe trasferendosi al Nantes. Entrambi sono stati allenati da Claudio Ranieri che non ha dimenticato il suo ex giocatore:

E’ un calciatore fantastico che ha sempre dato il massimo quando abbiamo lavorato insieme in Francia. Prego per Emiliano e la sua famiglia

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La esperanza nunca muere. #NoDejenDeBuscar #EmilianoSala

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L’appello su instagram di Lionel Messi per Emiliano Sala

Il calciomercato è quel meraviglioso mondo in cui, a fasi alterne, l’orchestra mediatica può intonare un valzer a cui partecipano diversi ballerini. Allenatori, difensori, centrocampisti, ma soprattutto attaccanti. E così, immancabile, è ritornato il valzer dei goleador in questa finestra invernale di affari probabili e sogni impossibili. Higuain, Pjatek, Morata, Ramsey, Icardi: il futuro immediato del (fanta)calcio di gennaio passa da loro.


Gonzalo Higuain non è contento. Lo si legge in faccia ogni volta che scende in campo con il Milan. Il suo digiuno dal gol è durato troppo per un bomber come lui. Il Pipita è rimasto a secco per 865 minuti, fino alla rete contro la Spal a fine 2018 che ha rotto l’incantesimo. Ma la tregua con i suoi mal di pancia è durata poco. L’ex centravanti di Napoli e Juve vive di entusiasmo. I suoi limiti caratteriali hanno spesso condizionato il suo rendimento sotto porta nelle occasioni che contano. Immaginava un’altra stagione con il Milan, da protagonista con i suoi gol. Sta assistendo, invece, all’exploit di Cutrone e a una squadra che va al di sotto di quanto sperava.


Ecco perché sogna il Chelsea del suo mentore Sarri ai tempi partenopei. Non è facile però realizzare i suoi di sogni. C’è una Supercoppa di mezzo proprio contro la sua ex squadra che ne detiene il cartellino. Ci sono 36 milioni di riscatto che ballano. E’ la cifra che i rossoneri dovrebbero versare alla Juve per l’argentino dopo i 18 milioni del prestito. Ma Leonardo in queste ore studia mosse alternative.  Il dirigente brasiliano si è fiondato su Krzysztof Piatek. I buoni rapporti con il Genoa potrebbero schiudere scenari interessanti. Per il pistolero polacco (19 reti in 20 partite finora in rossoblu) si parla di un prestito oneroso con diritto di riscatto per un totale di 50 milioni circa.


Ma tra i ballerini invitati a corte c’è anche Alvaro Morata. Dovesse partire l’ex blancos, Sarri punterebbe Higuain. Lo spagnolo a Londra non è esploso come ci si aspettava. Dopo le buone stagioni con la Juventus, Morata si è un po’ perso. Sfumata la pista Siviglia, Milan e Atletico Madrid seguono gli sviluppi della sua vicenda. Mentre proprio in casa Real, si pensa a un sostituto di Benzema, infortunatosi al mignolo della mano sinistra. Tra i sostituti, si parla proprio di Pjatek, ma anche di Mauro Icardi, alle prese con un difficile rinnovo di contratto con l’Inter.



Sullo sfondo, in sordina ma non troppo, la Juve osserva, annota e valuta. L’affare Adam Ramsey è stato già concluso per l’estate. Il gallese dell’Arsenal ha sostenuto le prime visite mediche a Londra. Sbarcherà a Torino a parametro zero (ma con ingaggi e onerose commissioni a carico del club bianconero). Il punto è capire quando. In estate probabilmente, ma forse già ora. Allegri cerca puntelli per il centrocampo, arriva la seconda parte di stagione in cui tutto si deciderà. E così la classe e l’esperienza del centrocampista 28enne potrebbero fare comodo. L’Arsenal però chiede 20 milioni per liberarlo subito, Paratici sarebbe pronto a calare la carta vincente. Uno scambio con Benatia, finito nel dimenticatoio delle gerarchie bianconere.

La bomba di mercato (Maurizio Mosca, ti pensiamo) arriva a sera inoltrata, praticamente notte. Mauro Icardi poteva finire alla Juventus la scorsa estate. Avrebbe giocato in attacco con Cristiano Ronaldo, al posto di Mario Mandzukic. La notizia è della sua procuratrice, nonché moglie, Wanda Nara durante il programma tv “Tiki Taka”:

La verità è che l’Inter lo voleva mandare alla Juventus, è stato sempre Mauro a dire di no e a voler rimanere all’Inter. Nell’ultima finestra di mercato aveva un piede fuori, la Juve per convincermi mi ha detto che avrebbe fatto coppia con Ronaldo, e alla fine è arrivato davvero

Quindi, a sentire la pirotecnica ex moglie di Maxi Lopez, la dirigenza juventina avrebbe scambiato Icardi con Higuain. Il Pipita sarebbe così finito sull’altra sponda dei Navigli, quella nerazzurra. Mauro, invece, avrebbe indossato la maglia bianconera, avversario che gli porta fortuna visto il numero di gol segnati. L’eventuale duo con CR7 sarebbe stato tutto da verificare in campo. L’argentino è giocatore diverso da Mandzukic. Meno disposto al sacrificio, più animale da area di rigore. Certo, osservando i dati del croato con Ronaldo,  il sospetto è che Icardi avrebbe segnato ancor di più di quanto non stia facendo all’Inter. Ma nel gioco di Allegri, e nel calcio moderno, gli attaccanti non devono solo segnare. Devono anche supportare la squadra in fase di non possesso. Mandzukic ne è il simbolo estremo, per quanto lotta e corre. Il capitano dell’Inter deve invece migliorare questo aspetto, il suo unico tallone d’Achille finora.


Il retropensiero, tuttavia, è che Wanda Nara stia giocando d’astuzia sul tema spinoso del rinnovo del contratto. Icardi e la dirigenza interista stanno discutendo, al momento senza esito, del prolungamento del loro rapporto fino al 2023. Wanda assicura che non si tratta di un problema economico, ma la sua sembra una tattica abbastanza nota e prevedibile. Mettere in circolo voci di mercato per ritoccare l’ingaggio del suo assistito (e marito).

Siamo lontanissimi sul contratto, mi dà fastidio quello che è stato scritto in questi giorni. Nessuno mi ha chiamato per chiedermi spiegazioni. Icardi è un giocatore che non si deve discutere, deve rinnovare punto e basta. Meglio che non parlo di mercato, mi viene da ridere quando sento che Mauro non ha mercato. Con l’Inter non è una questione di soldi: quanto prende, per esempio, Higuain? Penso che l’Inter possa pagare il rinnovo. La priorità è rimanere in nerazzurro, ovviamente.

Beppe Marotta, neo dirigente interista, ha già la prima questione sul tavolo. Di fronte a lui ci sarà Wanda Nara. Proprio l’ex bianconero, che secondo la signora Icardi, avrebbe spinto per portare l’argentino alla Juve. Ora ha di fronte un bivio. Cedere alle richieste dell’attaccante o dettare la linea. Sempre che Wanda non escogiti un nuovo contropiede.

Doveva essere l’uomo in più dello scacchiere di Gattuso. Ma finora Gonzalo Higuain ha deluso le attese dei tifosi rossoneri. Iniziano addirittura a circolare alcune voci secondo le quali il Milan non spenderebbe i 36 milioni del riscatto. Un inizio di stagione in chiaroscuro, culminato con i problemi alla spalla e la serata da incubo contro la sua ex Juventus. Rigore sbagliato ed espulsione. Il Pipita è lontano parente di quello ammirato a Madrid, Napoli e Torino. Ma stiamo pur sempre parlando del recordman nella storia della serie A con 36 centri in una stagione.

I numeri della stagione dicono che Higuain ha segnato 7 reti in 15 partite, con 3 assist. Un gol ogni 184 minuti, 5 i centri in campionato. Numeri da non buttare via se non si trattasse dell’argentino. Altrove ha abituato ad altre medie e ad altre prestazioni. A Milanello non è ancora il leader della squadra. La voglia di dimostrare il suo valore e di ripagare la fiducia della società lo sta portando a strafare. Finora, infatti, il proscenio è stato tutto del giovane Cutrone che ha sconvolto i piani di Gattuso costringendolo a schierare le due punte. Il feeling con Higuain non manca (vedasi il gol alla Roma, ad esempio), ma siamo abituati a vedere il Pipa attore protagonista e non spalla di un altro centravanti.

La questione è tutta psicologica. Gonzalo non si aspettava di essere scaricato dalla Juventus. Ma, in ogni caso, nessuno poteva immaginare che i bianconeri acquistassero Cristiano Ronaldo. Con l’arrivo del portoghese, a Torino hanno designato il compagno d’attacco di CR7. Mario Mandzukic e non Higuain, anche per non generare una minusvalenza dopo l’acquisto importante del bomber dal Napoli nel 2016. Non si certo dire che la scelta, finora, non abbia ripagato. Il croato alla Juve segna sfruttando gli assist proprio di Ronaldo. Il Pipita appare, invece, triste e solitario ma c’è ancora tempo per non essere anche final, per citare Osvaldo Soriano. C’è un quarto posto da centrare per la Champions e c’è un’Europa League da onorare fino in fondo. Qualificandosi già ad Atene contro l’Olympiakos. Gattuso ha bisogno del miglior Higuain, l’uomo dei 36 gol, più di sessant’anni dopo un altro milanista, Gunnar Nordahl.

Quella di stasera a san Siro è una partita dal profumo d’Europa, Milan – Torino si affrontano con l’obiettivo per entrambe di agguantare quel posto in classifica che, per i rossoneri significa Champions League, per i granata Europa League.

Non è una partita come le altre, è una classica del calcio italiano accomunate anche dal passato di un grande come Gigi Radice, storico calciatore rossonero e grande allenatore granata, che è scomparso qualche giorno fa. Il “tedesco” sarà ricordato dal Meazza con un minuto di silenzio.

Sarà anche la notte dei due numeri 9, due bomber come Gonzalo Higuain e Andrea Belotti.
Attaccanti che vivono per il gol e che, in questa stagione, stanno trovando un po’ di difficoltà più che a livello realizzativo (5 gol per entrambi) a livello di prestazioni e di carattere.

Il Pipita torna dopo la serataccia contro la Juve, con l’errore dal dischetto e la successiva espulsione, il Gallo sta vivendo una stagione un po’ sottotono, tanto da essere escluso anche dal ct Roberto Mancini, tre delle cinque reti le ha realizzate dal dischetto, nonostante abbia giocato tutte le partite.

L’argentino però è quello che sente di più questa partita perché ha voglia, anche se non ce n’è bisogno, di dare delle risposte al pubblico rossonero.

L’espulsione di Gonzalo Higuain nel match contro la Juve

L’ultima rete risale a un mese e mezzo fa contro la Sampdoria nel match terminato 3-2 per i diavoli. È rimasto a secco anche durante la goleada in Europa League contro i lussemburghesi del Dudelange.

Il Gallo vive di queste partite e il san Siro è uno stadio in cui ha fatto spesso gol. Ultima vittima l’Inter nel 2-2 d’inizio campionato.

L’esultanza di Belotti contro i nerazzurri

E pensare che proprio il terreno del Meazza poteva essere suo dato che il club rossonero lo ha cercato più volte per rimpiazzare Andrè Silva e Kalinic. Le grandi richieste del presidente granata, Urbano Cairo, e l’affare con la Juventus hanno poi fatto cambiare idea al direttore sportivo del Milan, Leonardo.

I pronostici possono essere vari, una cosa è certa i due bomber ci saranno e proveranno entrambi a colpire.

EPISODIO DUE

Matteo “HOLLY” Moglia e Matteo “BENJI” Biasin nella nuova avventura di Mondiali.it: ogni martedì e venerdì, in diretta streaming per consigli, commenti e pronostici sulla Serie A (e non solo…). Perché sappiamo quanto costa schierare la formazione giusta al fantacalcio e noi vogliamo essere accanto ai fantallenatori. 

Serie A review  – Giornata 12:

🔸 Come sono andati i nostri 3 Top e 3 Flop pronosticati della 12a giornata? L’attaccante del Milan, Gonzalo Higuain prende ZERO al fantacalcio tra rigore sbagliato ed espulsione;  Samir Handanovic, il portiere dell’Inter, prova a tenere a galla la squadra neroazzurra, ma non avevamo fatto i conti con la difesa della squadra di Milano; El Papu Gomez ci ha spiazzato con il suo eurogol;

🔸 Ciccio Caputo is the new Piatek: terzo gol consecutivo per l’attaccante dell’Empoli che ha segnato anche contro Juventus, Napoli e Udinese;

🔸 I difensori dell’Atalanta “silent sniper”: Mancini è al terzo gol consecutivo e prova a raggiungere il record di Caldara che, nel 2016-2017, ha realizzato ben 7 reti. Ma Mancini sarà titolare quando rientrerà Masiello?;

🔸 Ha segnato Schick…e Dzeko è ancora fermo…che altro dire?

Serie A review – Ventura si dimette:

🔸 Gian Piero Ventura dura soltanto 32 giorni sulla panchina del Chievo Verona. Ma c’è chi ha fatto anche peggio, esonerato in 10 minuti. Qui la top5;

🔸 13 novembre 2013, a un anno dal “Sansirazo” e dall’Italia fuori dai Mondiali. Il pezzo di Vincenzo Pastore.

Eroe del giorno: Leandro Paredes

🔸 Il calciatore argentino dello Zenit St. Pietroburgo ed ex Roma per vedere il Superclasico tra Boca Junior e River Plate, finale di Libertadores, si è fatto espellere durante la partita di campionato. La curiosità scovata da Dario Sette.

I pronostici di Matteo e Matteo sulla Giornata 13 di Serie A

Cinque quote croccanti consigliate da Replatz combinando 1×2/ under-over 1.5/ gol-nogol:

È quell’ultimo gradino che gli ha impedito di entare nell’area dei fuoriclasse, restando nel recinto dei campioni. Gonzalo Higuain è un centravanti formidabile, in carriera ha segnato finora 288 reti nei club tra River Plate, Real Madrid, Napoli, Juventus e Milan. I 36 centri nella stagione 2015 2016 gli valgono il record assoluto di gol nel campionato italiano. Ha superato il primato di Nordahl che resisteva dal 1950. Eppure, al Pipita è sempre mancato quell’ultimo salto di qualità definitivo. Quel passettino che gli avrebbe permesso di entrare nell’olimpo ristretto dei fenomeni. Un limite causa (o effetto) della sua fragile tenuta mentale, come dimostrato nel match con la Juve.

Argentina Germania – 13 luglio 2014, finale dei Mondiali brasiliani. Assieme a Messi Gonzalo ha l’occasione di riportare la Coppa del Mondo a Buenos Aires da protagonista. Ventiquattro anni dopo Maradona in Messico. E invece no, il titolo va ai tedeschi dopo i supplementari. Higuain prima segna una rete in fuorigioco, poi fallisce una clamorosa occasione sotto porta.

Napoli Lazio – Il 31 maggio 2015 al San Paolo è spareggio per la qualificazione in Champions League. Passa la Lazio (4-2), Higuain marca il tabellino con una doppietta. Ma non basta, perché pesa l’errore decisivo dal dischetto che condanna il Napoli all’Europa League.

Argentina Cile – Poco più di un mese dopo, il 4 luglio, il Pipa ha la possibilità del riscatto. A Santiago del Cile c’è la finale di Coppa America tra i padroni di casa e l’Albiceleste. L 0-0 resiste per 120 minuti, si va ai rigori. Higuain sbaglia uno dei due rigori falliti dall’Argentina, l’altro lo fallisce Banega. Vince il Cile di Sanchez e Vidal, Gonzalo chiude un mese da incubo.

Udinese Napoli – Il 3 aprile 2016 gli azzurri di Sarri si recano al “Friuli” per coltivare le loro speranze scudetto contro la Juve di Allegri. I bianconeri padroni di casa vincono 3-1, Higuain firma il pareggio momentaneo prima della doppietta di Bruno Fernandes. Il nervosismo lo tradisce, venendo espulso dall’arbitro Irrati e inveendo contro di lui. Arriva la squalifica di 4 giornate, poi ridotte a 3.

Argentina Cile bis – Il 27 giugno 2016, al MetLife Stadium nel New Jersey, Argentina e Cile giocano la seconda finale di Coppa America consecutiva. Al 21’ Higuain la grande occasione per sbloccare il risultato, ma la fallisce clamorosamente. Si va nuovamente ai rigori e nuovamente vince il Cile ai rigori, complice i rigori falliti da Messi e Biglia. Higuain era uscito al 70’, sostituito da Aguero.

Juventus Real Madrid – Il 3 giugno 2017 a Cardiff è finale di Champions League tra bianconeri e blancos. Higuain, passato alla Juve, ha l’ennesima occasione di diventare decisivo in una finale. La sua presenza si segnala solo per l’assist per la splendida semirovesciata di Mandzukic che vale il momentaneo 1-1. Il match finirà 1-4 per il Real Madrid, il Pipita sarà spettatore non protagonista.

Milan Juventus – Estate 2018, la Juve scarica il Pipa per l’acquisto del secolo con Cristiano Ronaldo. Gonzalo va al Milan e medita vendetta contro la Vecchia Signora come una finale. Solo che le finali, come visto, non gli portano fortuna. Prima si fa parare un rigore da Szczesny (il sesto su 18 calciati in A), poi esplode di rabbia contro l’arbitro Mazzoleni dopo un’ammonizione, venendo espulso.